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VI PROPONIAMO IN ANTEPRIMA, UN ARTICOLO PREPARATO DA CLAUDIO ROTA PER USCIRE SULLE RIVISTE CARTACEE NEL MESE DI OTTOBRE, SUL TRENTENNIO DALLA FONDAZIONE DELLA WAKO, CON INTERVISTA AL SUO PRESIDENTE ENNIO FALSONI. UNO SGUARDO AL PRESENTE e SULLA STORIA PASSATA, MA SOPRATTUTTO SULLE PROSPETTIVE FUTURE.

WAKO:
30 ANNI INSIEME!

(Con intervista a Ennio Falsoni)

Di: Claudio Rota

Terminate le prove di selezione per entrare nella rosa degli “azzurrabili”, sostenuti i collegiali e le relative selezioni in varie città d’Italia sotto l’abile guida dei tecnici preposti (Federico Milani e Silvano Casentino –light-, Massimo Rizzoli e Riccardo Bergamini – low-kick-, Claudio Alberton e Giorgio Iannelli – K1 Rules-) , le squadre azzurre FIKB ,quando uscirà questo giornale, avranno già difeso i nostri colori nella massima rassegna mondiale, quella della WAKO.

(VEDI: I  mondiali di Belgrado)

     

Nel light schiereremo Valeria Calabrese(50), Adriana Tricoci (55), Letizia Bitozzi (60), Chiara Leopardi (65), Annalisa Ghilardi (70), Serena Scarfi(+70) tra le donne, e per gli uomini Marco Sarais (57), Elio Pinto (63), Andrea Nunzio (69), Alessio Marchesini (74),Andrea Primitivi (79), Gianluca Stizer (84), Sebastiano La Spina (89), Agostino Pavesi (-94), Cristian Lubrano (+94).

      

Nella low-kick, Eleonora Leporini (48), Rit De Angelis (52), Emanuela Margotti (56), Barbara Plazzoli (60), Mimma Mandolini (65), quindi Marco De Paolis (63,5), Andrea Colantoni (67), Andrea Andrenacci (71), Stefano Paone (75), Luciano Nubile (81), Claudio Grazioni (86) e Umberto Lucci negli oltre 91 chili.

       

Infine per la squadra di K1 Rules, Rossana Panipucci (48), Donatella Panu (56), Paola Cappucci (60) e tra gli uomini, Gaetano Verziere (57), Cristian Burchielli (60), Federico Pacini (63,5), FabioAmbrosini(67), Manuele Raini (71), Luca Fei (75), Evan Valerii (81),Matteo Piran (91) e Pasquale De Ruvo nei supermassimi.

Notoriamente l’Italia è, complessivamente, tra le prime dieci nazioni al mondo nell’ambito della WAKO. Al solito, i nostri azzurri incontreranno negli sport da ring atleti fortissimi e magari insormontabili , soprattutto quelli provenienti dall’est : russi, uzbeki, kazakistani, kirgistani, bielorussi, ucraini e serbi in testa. Non è che nel light contact , sport da materassina, potremo cavarcela meglio ma tutti i tecnici preposti hanno lavorato bene, gli atleti si sono allenati duramente e sono pertanto ottimisti.
Belgrado,dopo la splendida edizione dell’edizione 2001, si appresta a rinverdire quei fasti con una promozione sontuosa, supportata, al solito, dalle massime autorità politiche e sportive dello Stato e dai mass media locali che seguono la kickboxing come da noi il calcio.

Siamo certi del grande successo di critica e di pubblico che questi Mondiali 2007 avranno, ma Belgrado rappresenterà anche un’altra celebrazione: quella dei 30 anni nella WAKO di Ennio Falsoni, alla guida dell’organizzazione che è ormai lanciata verso i più alti riconoscimenti internazionali ininterrottamente dal 1984.

E proprio con lui siamo a parlarne per saperne un po’ di più.

Ennio Falsoni: “ Cosa vuoi che ti dica, i 30 anni appena trascorsi sono certamente la parte più importante e intensa della mia vita. L’incontro con la WAKO, avvenuto attraverso l’amico Geert Lemmens nell’ormai lontano 1977, ha condizionato successivamente la mia attività professionale. E’ stata una bella cavalcata, almeno sino a qui, con alti e bassi, com’è giusto che sia, ma con tante belle soddisfazioni.
Sarà un piacere, senza retorica, ripercorrere quei 30 anni insieme a tanti amici, a tanta gente che ha creduto nel mio operato e mi ha seguito in tutte le scelte che ho compiuto. Sto infatti ultimando un filmato su questa storia...”

Claudio Rota: Raccontaci sinteticamente le parti che ritieni più significative…

Ennio Falsoni: “Sai, sintetizzare 30 anni di storia in poche parole non è mica facile. Credo però di poter dire che mi sono sempre attenuto ad un aforisma orientale che dice ‘ La vita è un continuo cambiamento e sopperisce colui che non si adatta al cambiamento ’. Nella mia vita ho fatto di tutto: dal cameriere al barista nella trattoria di mio padre, dall’atleta al coach, dall’insegnante di lingua inglese nelle scuole medie al maestro di karate, dal proprietario di palestre all’organizzatore, dal giornalista al promoter, dall’annunciatore all’editore, dall’arbitro al dirigente, ho avuto un’agenzia turistica e faccio anche l’imprenditore, insomma mi sono sempre adattato nelle varie situazioni, e sempre trovandomi bene in quello che facevo. Non ho mai avuto paura dei cambiamenti e perciò mi è stato facile mettermi in gioco quando ho cominciato quest’avventura. Allora ero un maestro di karate , un ex atleta dalla reputazione rispettabile. Una volta che ho intuito che c’era del buono nel “karate contact”, mi ci sono buttato come ci si butta dal base jumping. Solo che io non avevo il paracadute. Quando sono entrato nella WAKO, non c’erano pressoché regole scritte, non c’era un’organizzazione stabile, non c’era… tutto quello che gli ideatori mi avevano detto che esisteva.
Nel 1978 mi recai con l’amico Bruno Munda e mia moglie negli Stati Uniti per un viaggio “esplorativo” , ossia volevo scoprire se quello che Mike Anderson mi aveva detto era vero circa lo stato di buona salute del “Full Contact Karate”. Ti basti pensare, e ciò basti, che quando arrivai a casa sua a St. Petersberg in Florida, la sua famosa fabbrica di protezioni e uniformi “Top Ten”, leader nel mondo- a suo dire- era…nel suo garage!
Ma ciononostante, non potevo più tornare indietro. In pochi anni ho sopperito ad un sacco di manchevolezze, ho dato immagine e credibilità alla WAKO . Ho investito e perso un sacco di soldi nella promozione di eventi di “karate full contact”, partendo però dai miei soli allievi, ho creato poco a poco un movimento in Italia e all’estero che oggi è il principale sia nel mio paese che nel mondo.
Ho trovato in Georg Bruckner e Mike Anderson due personaggi autentici che avevano sì grandi idee, ma scarsa attitudine a tenere i piedi per terra. Mike, per problemi personali, si è tolto di scena da solo per problemi personali, Bruckner ha cercato invece per breve tempo (dal 1985 - al 1987) anche di ostacolarmi, creando addirittura una “sua” nuova WAKO dopo che io ero stato eletto democraticamente alla presidenza nel 1984, ma ha dovuto fare marcia indietro. Il successo dei Mondiali WAKO che organizzai a Budapest nel 1985 fu tale che nel 1987 riunificammo le 2 WAKO in occasione dei Mondiali di Monaco Di Baviera all’Olimpiahalle e io , ancora una volta, ne fui eletto presidente.
A suo modo, pur essendo entrato nella storia come un “rivoluzionario” col ‘full contact karate’, Georg era però un ‘conservatore’, era contro i ‘calci alle gambe’ per esempio (“..calciano alle gambe perché non sanno calciare al viso”…, diceva); era contro il “professionismo”, insomma era contrario a modernizzare lo sport che amava e che riteneva perfetto così com’era.

Insieme a Geert Lemmens, ho creato il “light contact”nel 1987 , e successivamente ho introdotto la “low-kick” contro il parere di molti.
A tal proposito devo dire grazie a Fred Royers. Lui infatti in quegli anni era il presidente europeo della WKA e io avevo cercato di trovare un accordo con quella sigla, accordo che prevedeva che la WAKO continuasse ad occuparsi di semi,light,full contact e forme musicali, la WKA di tutto ciò che è “calci alle gambe”.
Ovviamente Fred Royers allora rifiutò la mia proposta, e poiché la WKA aveva iniziato a copiare i nostri programmi, i nostri stili e le nostre promozioni, io allora decisi di introdurre quella nuova specialità in casa WAKO.
E’ stato un’ altra grande intuizione che in tempi recenti, sull’onda del successo dei tornei K1 di Kazuoshi Ihsii, mi ha portato all’introduzione del e “K1 rules” che ha preso il posto del termine “Thai-kickboxing” che avevo coniato. Col riconoscimento del GAISF, ho preferito evitare problemi di sorta con la Federazione ufficiale di Muay Thai, e di qui K1 Rules.
Insomma, col passar del tempo ci siamo adattati alle esigenze del cosiddetto “mercato”, abbiamo cercato di creare un “sistema kickboxing globale ” che tenesse conto delle esigenze di tanti fruitori e che ne potesse soddisfare le varie esigenze. Siamo stati attaccati, vituperati, ma alla fine siamo riusciti ad imporre la “nostra visione” di kickboxing in Italia e nel mondo.”

Claudio Rota: Beh, oggi la WAKO è riconosciuta ufficialmente dal GAISF, avete appena partecipato alla nona edizione dei Giochi Africani che si sono svolti ad Algeri in Luglio, (VEDI: La WAKO ai giochi olimpici) sarete questo mese a Macao (Cina) per la 2° edizione degli Asian Indoor Games, contate di essere presenti nei Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009, state per fare domanda ufficiale di riconoscimento al CIO… Ecco, se tu dovessi sintetizzare i momenti più salienti della tua organizzazione, quali citeresti?
Visti i presupposti, quale pensi che sia il futuro della WAKO?

Ennio Falsoni: “ Credo di poter dire che una volta raggiunta l’ufficialità col riconoscimento GAISF, per cui ho speso 13 anni della mia vita (ma niente in confronto ai 18 che ci ho messo per avere il riconoscimento CONI per la Federazione italiana !), ci sia quella base importante per ripartire con nuovo slancio. Contrariamente a prima, adesso sono i vari Comitati Olimpici asiatici o africani, per esempio, che mi contattano per appoggiare l’ingresso di questa o quella organizzazione.
Tieni poi presente che insieme ad altre 10 federazioni internazionali di provenienza “marziale”, nell’ambito del GAISF abbiamo già fondato una “umbrella organization” chiamata “World Martial Arts Games” che sfornerà nel 2010 la sua prima manifestazione ufficiale. Rappresenterà una sorta di vera e propria Olimpiade degli sport marziali, in attesa ovviamente che magari si compia il miracolo dell’Olimpiade – anche se io non credo ai miracoli. “

Claudio Rota: E per quanto ti riguarda ? A 61 anni compiuti, non cominci a pensare alla pensione?

Ennio Falsoni: “Francamente non ci penso proprio. Anzi, sono sempre più incasinato, sempre più lavoro, sempre più viaggi, sempre più impegni. Ma vedere che ciò che ho creato cresce sempre di più, che la “creatura” cresce, mi dà nuove energie e mi diverte. In fondo giro il mondo (e sono già stato in 70 paesi diversi nei 5 continenti) , vedo bei posti, sto con gente importante, ho la possibilità di conoscere altri 100 paesi in cui non sono mai andato, gioco a golf ovunque... Finché ho l’energia per fare tutto quello che faccio, e soprattutto finché mi diverto, perché mollare? “.

Claudio Rota: A Belgrado si terrà anche l’Assemblea Generale della WAKO. Sarai ancora candidato alla presidenza?

Ennio Falsoni: “ Per Statuto diamo la possibilità a chiunque abbia certi requisiti di proporsi alla presidenza o nel direttivo. Abbiamo allo scopo tenuto una riunione del nostro “ Board of Directors” qualche mese fa. Sarò certamente riproposto a guidare ancora la WAKO per altri quattro anni. E all’unanimità.

Sembrerà una votazione bulgara, invece è il segno che , in fondo, devo essere …il meno peggio. Scherzi a parte, credo di saper fare ciò che faccio, anche se porta via un sacco di tempo ad altre mie attività. Ma , come diceva mio nonno: “hai voluto la bicicletta? E allora, pedala!”.


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