QUESTA
VOLTA VI PARLIAMO DEL “KALI” E PONIAMO QUALCHE DOMANDA AL SIG. MORENO
MARTELLI , UN INSEGNANTE BOLOGNESE DI QUESTE DISCIPLINE PER CONTO DELL’A
K E A ...
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BASTONI
ROVENTI
Di: ALESSANDRO FIUMETTI (da Capitasport)
Come
è noto, da molto tempo ormai il nostro Paese accoglie ed ospita ogni anno
centinaia di stranieri provenienti da ogni parte del mondo. Molti di questi
trovano nelle nostre città un luogo piacevole dove fermarsi per piantare
radici. Diverse sono quindi le comunità di cittadini stranieri che sono sorte
in questi anni nella nostra società, una delle quali è per esempio, quella dei
Filippini. Persone cortesi, sempre sorridenti e grandi lavoratori (specialmente
collaboratori domestici), dall'apparenza così lontana dalla realtà della loro
terra di origine. L'arcipelago delle Filippine, infatti, è un luogo di antiche
tradizioni belligeranti, che ha subìto nel passato l'influenza sia del mondo
occidentale (Spagna, ma anche Stati Uniti), sia del mondo musulmano: non a caso,
molti abitanti di quelle isole si trovano costretti ad andare in giro armati di
uno o più armi da taglio, e sempre non a caso, le Filippine sono la culla di
uno dei più efficaci stili di arti marziali conosciuti al mondo, che prevede
l'applicazione di tecniche sia a mani nude che armate di bastone o coltello, e
conosciuto con il nome di Kali. A Bologna opera ormai da alcuni anni una scuola
di kali guidata da Moreno Martelli, un ex praticante di livello nazionale
dell'arte coreana del tae kwon do ("mi attraeva moltissimo l'uso dei
calci, specialmente quelli acrobatici") ed oggi istruttore di kali per
l'AKEA, Arnis Kali Escrima
Association.
L’ho
intervistato per voi:
D: Che cosa è
il kali?
R: Personalmente definirei il Kali come un completo sistema
di combattimento estremamente efficace e facilmente assimilabile da uomini e
donne allo stesso modo, in quanto non richiede particolare forza fisica. Ha
origini molto antiche ed è stato tramandato quasi per selezione naturale,
passando attraverso migliaia di combattimenti: la sua caratteristica peculiare
è che nasce come sistema di autodifesa mediante l'uso di un arma (bastone o
coltello), che si applica poi, con pochi adattamenti, anche alle situazioni
disarmate. Inoltre, è un'arte che si apre al confronto con gli altri stili
(fortissimo in questo senso il contributo del jeet kune do di Bruce Lee),
cercando di coglierne spunti tecnici di miglioramento.
D:
Non è un po' strano che un'arte marziale cominci dalle armi e poi passi alle
mani nude?
R: In realtà no, se si pensa al contesto nel quale il Kali
è nato. Le Filippine hanno subìto una forte influenza spagnola, ed è quindi
normale che la scherma, intesa quindi come combattimento armato, sia un tratto
genetico della storia di questo popolo. Si pensa prima a difendersi con le armi
e poi a mani nude, anche perché ci si nutre della convinzione che solo chi sa
utilizzare una qualsiasi arma sia in grado di difendersi propriamente dalla
stessa posta nelle mani di un aggressore.
D: Interessante, e funziona?
R: Sì, in quanto l'addestramento all'uso del bastone o del
coltello elimina ogni disparità legata alla conformazione fisica o al sesso: si
usa dire infatti che una persona con un'arma in mano non è né donna né
uomo, bensì solo una persona con un'arma in mano....
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D: C'è chi dice che sia pericoloso, sotto tanti punti di
vista, giocare con questo concetto...
R: Il punto è questo: se io non so che cosa si può fare
con un coltello o un bastone in mano, io non sarò mai in grado di difendermi.
E' un principio che condiziona in maniera molto efficace l'allenamento: io
dovrò esercitarmi osservando movimenti, tempi e distanze tali da mantenermi
sempre in perfetta sicurezza. Va da sé che nella nostra scuola non si
utilizzano lame affilate e in nessun modo incoraggiamo i nostri studenti a
sperimentare situazioni di pericolo: la regola è evitare sempre ogni situazione
potenzialmente pericolosa. Ciò che studiamo deve essere riferito
unicamente a quei momenti in cui non esiste la possibilità di defilarsi.
D:
Che cosa spinge un ragazzo o una ragazza ad avvicinarsi alla tua scuola? In
fondo non sei sulle Pagine Gialle....
R: In generale ho riscontrato che si tratta di due
motivazioni diametralmente opposte. Da un lato ci sono coloro che hanno
già praticato un'arte marziale e che quindi vogliono provare uno stile nuovo,
per completare il proprio bagaglio tecnico, o, più semplicemente, provare
qualcosa di nuovo. Dall'altro ci sono invece persone che sono del tutto a
digiuno di queste discipline e sono incuriosite dal lavoro con i bastoni o i
colpitori: puro divertimento, quindi.
D: Che cosa si fa durante le tue lezioni?
R: Ogni lezione dura circa un'ora. Si inizia con il saluto,
un breve riscaldamento, poi tecniche a mano nuda (jeet kune do), da soli e in
coppia usando i colpitori. Poi tecniche di bastone, singolo e doppio, ancora da
soli e in coppia. Infine affrontiamo il capitolo della difesa dall'uso del
coltello (sempre di legno, di gomma o di metallo, comunque non affilato), anche
simulando situazioni di pericolo. Finiamo la lezione con il saluto.
D:
Bologna e le arti orientali: siamo una città all'avanguardia o semplicemente
dei provinciali?
R: Francamente sono un po' perplesso. Venti o trenta anni fa
Bologna presentava una nidiata di maestri di karate di assoluto rilievo
mondiale, molti dei quali peraltro sono ancora in attività. Poi ha avuto un
calo.
Pensa che qualche anno fa Bologna ha ospitato al Paladozza una tappa del famoso
torneo K-1, forse la più moderna espressione del combattimento orientale
agonistico. Un evento seguitissimo dai media sportivi di tutto il pianeta.
Ebbene, a quell'incontro erano presenti poche centinaia di spettatori. Infine,
non si può non segnalare anche nella nostra città il diffondersi del fenomeno
fitness, che come ogni moda, sta invadendo anche settori non di competenza: non
di rado capita infatti che molte persone, specialmente ragazze, vengano attratte
da istruttori che promettono una linea perfetta ed una realistica autodifesa.
Credimi, non sempre i due concetti coincidono...
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