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E così nacque la musica Taiko. Questa fantastica storia sembra sia stata tratta dal Nihon Shoki, una cronaca giapponese del 7° e 8° secolo d.C.. Naturalmente la storia è puro mito, ma dietro ogni mito c’è sempre una verità. Un significato di questa storia potrebbe essere che il Taiko ha il potere di dare gioia e quando c’è gioia non può esserci collera. In merito alle vere origini del Taiko, penso sia più realistico affermare che non sono chiare, ma sicuramente si perdono in tempi antichissimi. Sembra che in molti popoli primitivi il tamburo sia stato lo strumento musicale più diffuso. Possiamo pensare anche che venisse utilizzato come mezzo di comunicazione tra i villaggi. Tuttavia sono certo che vi siano anche altri motivi della sua diffusione. Nella tradizione giapponese, così come forse anche in altre tradizioni antiche, il tamburo va oltre quello che potrebbe sembrare uno mero strumento musicale. Ad esso sono legati miti e tradizioni antichissime. Con il termine “Taiko” viene indicato uno stile di percussione di origine giapponese. Letteralmente Taiko indica un grosso tamburo (vedi la botte di sakè di Ame-no-Uzume-no-Mikoto), ma esistono varie tipologie di Taiko e varie misure. Il termine "Taiko" in generale è spesso usato anche per rappresentare la relativamente moderna arte del Giappone dei tamburi (kumi-daiko). Infatti, mentre diversi tipi di Taiko (tamburi) vennero usati in Giappone per oltre 1.400 anni, lo stile del Taiko che oggi conosciamo ha una breve storia iniziata appena negli anni '50. Per il Giappone il Taiko rappresenta qualcosa di intimamente e profondamente legato alla propria cultura e quindi alla propria tradizione. Si dice che il potente suono di questi tamburi sia simile al tuono e che addirittura possa giungere nel cielo, là dove dimorano gli dei (kami – divinità). Anche il materiale con cui sono costruiti i tamburi, il legno, è parte di quella natura, di quel sacro essere di cui anche l’albero stesso si compone. Questo potrebbe anche spiegare uno dei motivi per cui fin dai tempi antichi il tamburo sia stato parte importante di cerimonie di vario tipo, da quelle religiose a quelle legate a riti per la fertilità della terra e i prodotti che da questa venivano. Ma anche feste sociali in cui gli uomini godevano della vita, ma sempre e comunque in comunione con le divinità. Inoltre il Taiko veniva utilizzato anche in battaglia per spaventare i nemici, oltre che per incitare, dare forza e vigore all’esercito. Altre fonti riferiscono che il Taiko veniva usato sul campo di battaglia per far udire gli ordini anche a grande distanza. Oggi tutte quelle condizioni e motivazioni contenute nei riti e nelle feste stanno forse scomparendo o si sono ridotte notevolmente. I giapponesi, legati da sempre alle antiche tradizioni, continuano però a celebrare questi riti, nei quali il Taiko rimane parte rilevante.
In questi ultimi tempi si sta verificando una riscoperta di queste origini e tradizioni antiche, quindi anche il Taiko torna ad acquisire nuova importanza. Recentemente, inoltre, si sta diffondendo anche una nuova corrente di musica per percussioni chiamata sôsaku Taiko ("Taiko creativo") in cui si possono avvertire influenze occidentali, specie provenienti dal jazz, producendo una mescolanza di suoni suggestivi che incantano e trasportano l’ascoltatore, catturando la sua attenzione per tutto il tempo dello spettacolo. Negli ultimi cinquant'anni, da quando si è riscoperta l’arte del Taiko, si è avuto anche un enorme incremento di scuole di Taiko: sembra che abbiano addirittura raggiunto gli ottomila gruppi sparsi in molte città. Infatti spettacoli di sole percussioni stanno riscuotendo sempre più successo, non solo in Giappone ma anche all'estero dove, anzi, sta diventando il genere di musica "tradizionale" giapponese più conosciuto.
Alcuni spiegano questo successo con il fatto che il suono ritmato del tamburo ricorda il battito cardiaco della madre percepito dall’interno del suo grembo. Questo accomuna tutti gli esseri umani che di fronte al suono del tamburo non possono che emozionarsi e inconsciamente tornare indietro nel tempo, forse proprio a quel periodo della vita in cui si percepisce protezione e calore. Addirittura si potrebbe pensare di poter tornare ad essere… bambini. Bambini inteso qui come purezza, come non-contaminazione da parte del mondo e dei suoi condizionamenti. Quella purezza che forse semplicemente vive nel momento presente e non prima o dopo: adesso. Sembrerebbe essere questa la felicità… Oggi il Taiko, come ho detto, è diventato essenzialmente una forma di spettacolo e, pur ritrovando sonorità tradizionali, ha risentito dell’influsso di altre culture, soprattutto quella occidentale. Questi spettacoli vengono rappresentati da un numeroso gruppo di percussionisti che, proprio per la varietà dei tamburi, danno luogo a coreografie esaltanti ed emozionanti di sole percussioni. La posizione del percussionista, così come la misura e la forma del tamburo sono varie e particolari. Ci sono diverse posizioni del percussionista forse quanti sono i tipi di tamburo, i principali dei quali sono:
Ma quello che forse impressiona e che cattura il pubblico, è il modo con cui il Taiko viene percosso. E’ l’energia del percussionista che trasmette particolari sensazioni. Sembra che egli parli al Taiko o meglio che parli attraverso il Taiko. Parlare di quello che sente, di come sente. Così trasmette attraverso il suono, attraverso la percussione, le sue emozioni, il suo gioire, in un fluire di suoni prodotti dal martellare delle bacchette sulla pelle del tamburo. Ora rapido ed energico, ora lento e dolce… Ecco che la percussione diventa comunicazione interiore, quella comunicazione interiore che ritorna ad essere battito cardiaco. Forse quel battito, quel pulsare non è poi così diverso dal ritmo della vita, dal ritmo delle nostre intime pulsioni: ci fa ricordare e forse prendere consapevolezza che potremmo anche essere proprio e soltanto quello… pulsione di vita. A questo credo si possa legare anche la danza, come espressione del sentire quel ritmo dentro di noi e del muoversi in armonia con quel ritmo. Ecco che i percussionisti di Taiko, sembrano danzare con lo strumento o meglio si fondono con lo strumento, diventando strumento del ritmo, loro stessi sono il… ritmo. Può la mente in quanto pensiero voler esprimere il ritmo, quel ritmo? Credo che possiamo sentire il ritmo della vita solo se siamo liberi dal pensiero. Altrimenti quello che sentiremo sarà solo… rumore, forse piacevole ma solo rumore. E il rumore è qualcosa che spesso dà fastidio. Simile al conflitto interiore con cui spesso siamo costretti a convivere, o forse crediamo di essere costretti…
La libertà di cui parlo non è quella dei diritti della persona, ma qualcosa che va oltre la persona, che è parte dell’essere… ciò che sentiamo. L’acqua non ha forma eppure essa è tutte le forme, così forse anche il nostro Essere non ha forma, non ha schemi sociali, regole, condizionamenti, ma l’Essere li comprende tutti, per questo non può essere limitato in nessun schema. E il pensiero per sua natura è limitato, in quanto è esso stesso il risultato di uno schema. Forse per gli antichi il Taiko era il mezzo per andare oltre il limite terreno (gli schemi, i condizionamenti, le regole morali e culturali di ogni società) per raggiungere attraverso il suono prodotto dalla percussione quello che loro chiamavano cielo, dimora degli dei, ma che potremmo anche intendere come quella libertà di espressione che sembra ci venga negata in questo mondo, quella libertà che invece non ha limiti e quindi può arrivare là dove il pensiero non vede… oltre il cielo, verso gli dei, verso l’infinitamente intimo. Probabilmente quel suono prodotto dalle percussioni ci fa tornare, anche se solo inconsciamente, ad essere integri, cioè a ritrovare quell’unità indivisibile che siamo, non negando quello che sentiamo di essere. Il ritmo ci fa sentire semplicemente liberi e puri, vivendo quei momenti profondamente uniti al tutto… così in terra come in cielo… empaticamente assonanti con l’universo. Quindi forse si potrebbe anche intuire e sentire il ritmo come… Vita, e se la Vita siamo anche noi, allora anche noi siamo il ritmo della Vita. Bibliografia
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