PER
LA NOSTRA RUBRICA “CULTURA E VIAGGI” CI GIUNGE LA BELLISSIMA PRESENTAZIONE DI
UNA DELLE TANTISSIME LOCALITA’ ITALIANE DENSE DI STORIA E TRADIZIONI. L’ACCURATA
DESCRIZIONE CON LA QUALE CI VIENE PRESENTATA DENOTA UN AMORE PER LA PROPRIA
TERRA E CULTURA, CHE NON POTRA’ NON CONTAGIARE IL LETTORE ATTENTO E CHISSA’ CHE
NON POSSA DIVENIRE META DI UN VIAGGIO ESTIVO IN OCCASIONE DELLA SUA RIEVOCAZIONE
STORICA DEL 5 E 6 AGOSTO, IN ONORE DEL PASSAGGIO DI FEDERICO II.
Roccadaspide -SA-
Di: Nadia Parlante
foto di: Nadia Parlante
Abbarbicata su uno sperone roccioso, bella e imponente, ci
saluta Roccadaspide, antichissimo borgo che un’affascinante leggenda vuole esser
stato fondato dai seguaci di Spartaco.
Conosciuta per la bellezza selvaggia dei suoi paesaggi,
solcati dal fluire tortuoso del Calore e per la bontà della sua castagna,
prodotto tipico per eccellenza, il paese è sicuramente la meta ideale per una
passeggiata “fuori porta”.
Le sue denominazioni più antiche sono Casavetere di Capaccio
e San Nicola de Aspro sostituite, a partire dal XII secolo, dal toponimo Rocca
dell’Aspro e poi dell’Aspide. Dal 1850 la cittadina è conosciuta come
Roccadaspide, ma è attualmente in corso un recupero storico dell’antico toponimo
cinquecentesco Rocca d’Aspide.
Centrale nelle vicende storiche e culturali della cittadina,
che vi si stringe intorno, il castello, edificato nel 1245 durante il regno di
Federico II.
Molto ben conservato, è sicuramente fra i più integri e
interessanti dell’intera provincia, e fra questi si distingue per eleganza
architettonica e stilistica. Appartenuto per secoli ai principi Filomarino di
Napoli, venne ceduto nel corso dell’Ottocento alla famiglia Giuliani che ne
detiene tuttora il possesso.
Partendo dal castello, attraversiamo il centro storico fino
alla quattrocentesca chiesa di Santa Sinforosa, protettrice del paese.
L’iconografia artistica più ricorrente la raffigura insieme
al consorte, San Getulio Zotico e i sette figli con i quali fu martirizzata.
Una caratteristica processione detta dello “Scanno”,
ricordava l’intervento miracoloso della santa, che liberò il paese da una
terribile invasione di cavallette.
Raggiunta la piazza e la bella fontana dei delfini, entriamo
nella chiesa del Carmine. Essa venne costruita nel corso del Settecento e ospita
tele e tavole di pregevole fattura.
Degna di nota è la grandiosa chiesa secentesca della Natività
della Beata Maria Vergine, più conosciuta come l’Assunta. Chiusa al culto per
oltre un ventennio a causa dei danni provocati dal terremoto, è recentemente
ritornata all’antico splendore, con grande soddisfazione dei rocchesi che le
sono particolarmente legati.
L’edificio custodisce dipinti e la preziosa statua di Santa
Sinforosa.
Imponente è il portale di bronzo lavorato a bassorilievo dal
peso di ben 100 quintali, raffigurante episodi evangelici ed eventi
significativi della storia del paese.
Una piacevole passeggiata nel centro storico fino alla fine
dell’abitato dove è possibile godere di un’ampia panoramica degli Alburni, e poi
scendiamo verso la valle, culla naturale e suggestiva del Convento di Sant’Antonio.
Rievocazione storica del passaggio di Federico II al castello di
Roccadaspide, che si tiene ogni anno nel primo fine settimana di Agosto, quest'anno
il 5 e 6
La tradizione narra che il convento abbia avuto come
superiore Felice Perretti da Grottammare, diventato Papa nel XVI sec. col nome
di Sisto V. Nonostante la vicinanza all’abitato, il complesso monastico è
avvolto da un silenzio assoluto.
Ogni rumore qui è attutito, impercettibile.
L’ideale francescano di povertà e semplicità è perfettamente
rispecchiato nell’essenzialità delle strutture architettoniche dell’edificio,
ormai in gran parte diroccate.Collocata in una nicchia, all’esterno del portico,
scorgiamo la piccola statua in pietra della Madonna del Latte che accoglie
benevola, il visitatore.
Segue il portale cinquecentesco, affiancato da due leoni
stilofori opera del lapicida castelcivitese Belardino Rotundo (lo stesso
scultore che realizzò il portale del convento di Bellosguardo e restaurò la
torre di Castelcivita).
Centro cittadino in occasione della straordinaria nevicata di
quest'anno, a Febbraio.
Le pareti e le volte a crociera del portico esterno sono
riccamente affrescate, ma ormai scolorite dal tempo e dall’incuria.
Tra scarabocchi e maldestre coperture di calce, riusciamo a
malapena ad individuare l’albero vitae francescano con i ritratti dei santi
dell’Ordine, il borgo medievale di Rocca d’Aspide e uno stemma gentilizio
raffigurante un’aquila bifronte e i due leoni sulla scacchiera.
Interessantissimo anche l’interno dell’annessa chiesa di
Santa Maria delle Grazie, recentemente restaurata, che ospita un prezioso
tabernacolo ligneo dipinto.
Al centro del trittico è inserita la statua della Vergine
delle Grazie che veniva invocata dai rocchesi contro la siccità. A memoria
d’uomo non è stata mai rimossa e la tradizione vuole esser stata costruita sul
posto.
Centro cittadino in occasione della straordinaria nevicata di
quest'anno, a Febbraio.
Riprendiamo la strada del ritorno e mentre risaliamo in
paese, riemergono i suoni della vita moderna che per un istante, quel luogo
senza tempo, intriso di una religiosità popolare, semplice e autentica, aveva
sommerso.
Nel ringraziare anticipatamente tutti voi, colgo l'occasione
per porgere distinti saluti.
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