GIAPPONE… A TOKIO IL SOGNO SI
RINNOVA!
Era passato un anno intero da quando avevo messo per la
prima volta piede in Giappone…
In un anno ne cambiano di cose….figuriamoci quanto può
mutare in una metropoli al centro del mondo hi-tech come Tokyo!
DI: MARCO MASTROROCCO
Certi
sapori però restano!..esattamente come quando torni in un luogo visitato ed a
te caro, di cui hai piacevoli ricordi…ci potranno essere modifiche al
paesaggio stampato nella nostra memoria…ma
uno scorcio, un odore o una via ci riporteranno subito a quelle magnifiche
sensazioni che erano stipate dentro di noi…e così è accaduto per me!
16 Dicembre 2003, sbarco a Tokyo..e come per incanto una
porta si apre….ed il tempo si ferma…solo per un attimo!
Una sistematina all’orologio per il fuso orario…ben 8
ore in più….e via alla riscoperta dei quartieri che tanto mi hanno
affascinato!…Per lo meno finchè il fisico mi regge allo stress post viaggio…
Ho subito pronta una bella lista di palestre da andare a
vedere , come intermezzo tra le interminabili passeggiate per le vie di Shinjuku
o Shibuya…o i mercatini di Ueno…
Con mio sommo dispiacere , ed incapacità lo ammetto, non
riesco a trovarne nemmeno una…si perché non so se lo sapete ma a Tokyo non ci
sono nomi nelle strade, ma solo indicazioni sul quartiere ed un complicato
intreccio di numeri che rappresentano il sottoquartiere ( Chome ) , l’isolato
e l’edificio appartenente a tale isolato!!!
Roba da matti credetemi, eppure le poste nipponiche sono le
più capillari e tempestive del mondo a quanto pare, ma io non sono né postino
né giapponese e quindi dopo interminabili giri e ricerche , con mio fratello
non troppo entusiasta, ho alzato bandiera bianca!..per la gioia anche del mio
portafogli, visto che i prezzi delle metropolitane sono salati e le distanze da
percorrere infinite!
Mi sono dovuto accontentare di farmi “scorpacciate”
pomeridiane di incontri alla tv via cavo che spaziavano dal Pride, alla Thai
fino alla Kickboxing e delle chiacchiere con conoscenti, prontamente tradottemi
dal mio Cicerone, sull’ultima edizione del K-1 e sull’imminente scontro tra
l’energumeno americano Bob Sapp ed il leggendario ( in Giappone ) lottatore di
Sumo Akebono(match per il quale non si sono certo risparmiati in pubblicità).
E’ davvero strana questa città, piena di contraddizioni
ed esasperazioni, piena di vita e di rigore, come di tradizioni e di
innovazioni.
Puoi incontrare persone che si meravigliano ed arrossiscono
per piccole cose che noi vediamo e viviamo quotidianamente come normali nei
rapporti interpersonali, ma pochi istanti dopo li vedi leggere di fianco a te in
metropolitana, senza alcun segno di vergogna , un “manga”( noti fumetti
giapponesi) erotico…e siamo noi a questo punto a sentirci in imbarazzo!!
Un
pomeriggio mi reco nel centralissimo e popoloso quartiere di Shibuya, ed uscendo
dalla stazione mi immergo in una piazza che, avvolta da palazzoni a vetri con i
soliti sfavillanti neon, schermi pubblicitari e quant’altro di colorato
possiate immaginare.. precede un incrocio davvero spettacolare quando si tratta
di osservare l’attraversamento dei pedoni….immaginate per ogni ciclo di
verde un numero impressionante di persone che sbuca da ogni direzione, e si
affretta a raggiungere uno dei diversi punti al di la della strada..e subito
dopo al sopraggiungere del rosso, scompaiono letteralmente…lasciando il via
libera al flusso di auto! Uno spettacolo credetemi, solo vedendolo dal vivo si
può apprezzare.
Ebbene ero appena uscito dalla “subway” quando inizio
ad avvertire degli strani rumori, quasi dei passi che aleggiassero nell’aria,
e credevo che le mie orecchie mi stessero ingannando, c’erano troppe persone
intorno col loro relativo brusio da poter essere quello che pensavo fosse!
Mi ero quasi dimenticato della strana sensazione quando mio
fratello mi sgomita, e mi indica stupito un grattacielo; alzo lo sguardo ed uno
schermo pubblicitario( che di giorno è semplicemente la vetrata esterna del
palazzo) dell’altezza di 15 piani cattura la mia attenzione..il rumore di
passi torna a farsi largo tra la folla…e due ombre di dinosauri ( del genere
di Jurassic Park ) si stanno per incrociare sul mega schermo…e boom…due
guantoni enormi si scontrano fragorosamente producendo un’esplosione quasi
realistica dalla quale appaiono i due super giganti di cui ho prima parlato…AKEBONO
e SAPP…che si dicono qualcosa di minaccioso in giapponese.
Giusto per farvi un esempio di come non si preoccupino di
spendere per attrarre spettatori ai loro eventi!
Immaginatevi se ci fosse qualcuno disposto a metter mano al
portafogli per dare spazio a match importanti qui in Italia, si griderebbe
subito allo “spreco”…e probabilmente non avrebbero tutti i torti, ma se
pensiamo a quanti sprechi ci sono per pubblicizzare le partite di calcio….li
è tutto permesso, non vi è nulla di amorale!..ma questa è un’altra storia..
Dopo
aver placato il mio nervosismo per non essere riuscito a trovare biglietti o
posti dove poter assistere a manifestazioni di sport da ring, ho deciso di fare
di “necessità virtù” ed ho iniziato i miei appuntamenti quotidiani alla tv
, dove ogni pomeriggio dalle 16 alle 17,30 ero “a bordo ring” sul mio
divano.
Ho visto almeno una decina di “serate”, ma quello che
mi hanno lasciato queste visioni, è stato decisamente diverso da quello che mi
attendevo.
La prima delusione era per i nomi degli stessi atleti che
erano per me incomprensibili poiché scritti in kanji, e non potendo costringere
mio fratello anche a questo supplizio, mi sono accontentato di guardare senza
pretendere altro!!!
Non mi soffermerò dunque sui singoli match per darvi le
solite fredde cronache tecniche, bensì mi dilungherò sulle sensazioni che ne
ho tratto, e soprattutto sulle considerazioni che ne sono scaturite, a mio
titolo personale ovviamente.
Con sommo rammarico mi son trovato dinanzi agli stessi
difetti con cui siamo abituati a scontrarci tutti i giorni nel nostro ambiente,
per certi versi anche peggiori.
Incontri con disparità di livello incredibili, combattenti
di kick che si scontravano con pugili in incontri di thai, abbigliamenti da
circo per alcuni fighter..il tutto contornato , devo ammetterlo, da una
coreografia da cinema, davvero spettacolare, ma che non poteva compensare il
mediocre livello tecnico a cui ho assistito.
Mi auguro di aver trovato un periodo di programmazione,
diciamo….infelice…almeno per quanto riguarda la thai-kickboxing, perché
credetemi, i nostri tornei nazionali dilettanti
cui siamo abituati a partecipare, vedere o criticare, beh non avrebbero
certo sfigurato come qualità tecnica…
Il top in senso negativo è stato raggiunto dalla messa in
onda del K-1 WORLD MAX 2003…
All’inizio
scenografie, musiche, pubblico e soprattutto nome dell’evento mi facevano
presagire a qualcosa di interessante…la speranza di vedere finalmente qualche
incontro dai contenuti all’altezza della disciplina praticata, ma il primo
match di thai kick mi ha subito “tagliato le gambe”.
Per chiarirvi meglio le idee farò una singola eccezione a
carattere tecnico, ma che mi pare sia necessaria a comprendere quello di cui sto
parlando: un americano di colore in tutina arancione
( presa dal
genere di quelle usate da bruce lee per il jkd..) con una capigliatura fine anni
settanta voluminosissima…un vero comico da cabaret…
Il suo avversario era un giapponese che sicuramente era
più ortodosso nel presentarsi e nell’impostazione del combattimento, ma
dimostrava sin dalle prime battute di essere davvero agli esordi,
indietreggiando vistosamente agli sporadici attacchi dell’americano in
esplicita guardia da full, completamente laterale quasi in posizione “di coda”…tanto
per rimanere in tema con l’annata della sua capigliatura.
Potete ben immaginare cosa ne sia venuto fuori!
Per dovere di cronaca ha vinto il giapponese dopo due round
nei quali dal suo angolo sembravano non trovare la chiara e distinta “chiave”
del match…low kick..a causa dei quali il povero ed estroso americano doveva
arrendersi prima del limite non avendo secondo me mai parato in vita sua un
calcio basso!
Lo spirito e il clima che ne è venuto fuori è stato
quello dell’”americanata”, nel senso che organizzatori cercavano solo
lo spettacolo, il divertimento del pubblico, ma badavano poco alla bravura
tecnica degli atleti presenti; ciò mi ha fatto supporre come evidentemente non
siamo affatto così indietro , nella comprensione e nel saper apprezzare questi
sport, rispetto ad alcuni paesi
ritenuti “inarrivabili” in questo senso.
Non
vedrete mai sulle reti televisive giapponesi la disparità di visibilità che si
riscontra da noi col calcio; hanno capito che il prodotto( lo sport in questo
caso) non può progredire se non gli si da la possibilità di essere conosciuto,
soprattutto perché fanno un’importante eguaglianza : Passione = Merchandising
= tanti profitti…..ogni mondo è paese…
Di inarrivabile c’è senz’altro il loro spirito
nel saper coinvolgere lo spettatore in questi “nuovi” eventi, il
saper e voler rischiare su discipline non troppo apprezzate fino a poco tempo fa
dal difficile e tradizionalista popolo nipponico; eppure ci sono riusciti…assimilando
nuovi concetti e diventando un popolo davvero “Polisportivo”..e corretto!
Un’altra nota positiva che ho potuto apprezzare, non ho
mai avuto l’impressione , da noi così fastidiosamente diffusa, della
politica dell’ ”atleta di casa” ..ho visto infatti tanti incontri
in cui proprio il beniamino del pubblico veniva messo alle strette da un più
valido avversario GAIJIN
( straniero)..e perdeva ai punti o addirittura per ko,
senza suscitare le solite sceneggiate di disapprovazione cui siamo tristemente
qui abituati..e che forse sono anche una delle cause più importanti di questo
modo di agire cui gli arbitri sembrano a volte esser quasi “costretti”..
Potete dunque immaginare come sia stata grande la delusione
nell’assistere a certi incontri…delusione che si tramutava in stupore mano a
mano che si saliva di categorie di peso…fino ad arrivare ai pesi massimi.
Categoria di peso dove ormai in Giappone si fa sport
davvero solo e soltanto per business!
Purtroppo
questo è uno dei lati negativi , delle “stranezze” a cui , nella mia prima
visita nel “sol levante” non avevo prestato attenzione perché stordito da
tutto il resto e dalla novità.
Le nuove “entrate” nel circuito K-1 lo dimostrano:
Akebono in primis, che all’esordio è stato sconfitto con un pesante k.o. dopo
pochissimo tempo dall’inizio della prima ripresa da parte di Sapp; il
leggendario lottatore di Sumo non ha nemmeno tentato di imbastire una seppur
minima azione degna di questo nome, non un pugno od un calcio più che
accennati..a mio avviso uno spettacolo indecoroso, ma evidentemente redditizio
vista l’audience.
Oppure gli ingressi di pugili ormai fuori dai circuiti che
contano nella boxe, e ripescati per dare un nuovo gusto, una nuova sfida
ma soprattutto nuove ENTRATE nelle casse della manifestazione.
Lo spirito e il clima che ne è venuto fuori è stato
quello dell’”americanata”, nel senso che organizzatori cercano solo
lo spettacolo, il divertimento del pubblico, ma badavano poco alla bravura
tecnica degli atleti presenti; ciò mi ha fatto supporre come evidentemente non
siamo affatto così indietro in Italia , nella comprensione e nel saper
apprezzare questi sport, rispetto
ad alcuni paesi ritenuti “inarrivabili” in questo senso.
Di
decisamente differente tra il Giappone e l’Italia c’è l’approccio allo
sport in generale, che avevo già constatato personalmente nel mio primo
viaggio, parlando con istruttori di boxe, per niente “agguerriti” verso le
nuove discipline.
Non vedrete mai sulle reti televisive giapponesi la
disparità di visibilità che si riscontra da noi col calcio; hanno capito che
il prodotto( lo sport in questo caso) non può progredire se non gli si da la
possibilità di essere conosciuto, soprattutto perché fanno un’importante
eguaglianza : Passione = Merchandising = tanti profitti…..ogni mondo è paese…
Di inarrivabile c’è senz’altro il loro spirito
nel saper coinvolgere lo spettatore in questi “nuovi” eventi, il
saper e voler rischiare su discipline non troppo apprezzate fino a poco tempo fa
dal difficile e tradizionalista popolo nipponico; eppure ci sono riusciti…assimilando
nuovi concetti e diventando un popolo davvero “Polisportivo”..e corretto!
A tal proposito ho potuto apprezzare la totale mancanza di
un’abitudine , da noi così fastidiosamente diffusa, della
politica dell’ ”atleta di casa” ..ho visto infatti tanti incontri
in cui proprio il beniamino del pubblico veniva messo alle strette da un più
valido avversario GAIJIN
( straniero)..e perdeva ai punti o addirittura per ko,
senza suscitare le solite sceneggiate di diapprovazione cui siamo tristemente
qui abituati..e che forse sono anche una delle cause più importanti di questo
modo di agire cui gli arbitri sembrano a volte esser quasi “costretti”..
A onor del vero anche qui qualche nota stridente la si può
trovare, proprio cercando sotto il nido dalle “uova d’oro” delle
competizioni del K-1, nelle quali la smania di business induce taluni promoters
a “favorire” implicitamente l’ascesa
di questo o quell’atleta, a seconda del suo..diciamo “indice di
gradimento”!
Ora è legittimo pensarla in maniera concorde o meno con
queste linee di condotta.
C’è chi le sostiene dicendo che “almeno questi sport
iniziano ad entrare nelle case di tutti”, anche se il livello è scarso ( con
le doverose eccezioni!) oppure chi le combatte pensando che non è la miglior
presentazione da fare a questa disciplina che inizia ad essere scambiata per
manifestazione per “fenomeni da baraccone”, o come l’eterno dilemma ( alla
base poi della nascita del K-1) del capire quale sia lo sport da combattimento
più valido; con l’evidente risultato che il pericolo di ritrovarsi con
neofiti sconcertati, divertiti piuttosto che affascinati, è più che un’eventualità.
Ebbene lascio a voi le eventuali considerazioni,
sottolineando però come i tanti giapponesi con cui ho avuto il piacere , e la
grande difficoltà; di comunicare apprezzino si il K-1, ma più perché possono
ammirare colossi all’opera, che per un discorso puramente sportivo...
Non dimentichiamo che i giapponesi hanno un forte senso di
inferiorità verso gli “alti e grossi” occidentali e che fanno di tutto per
imitarli.
La via che hanno deciso di percorrere è quella che
perseguono anche nella vita di tutti i giorni ( e su questo forse qualche altra
riflessione personale sarebbe doverosa) cioè quella dello svago mentale, del
voler fermare il cervello dopo le stressanti giornate lavorative e rilassarsi
senza pretendere grossi contenuti, ma lasciando che la quantità abbia la meglio
sulla quantità!..insomma, qualunque cosa purchè si distraggano.
Ecco uno dei motivi per i quali potrei dire che qui è
proprio il caso di dire il “troppo stroppia”..pur di metter “in onda”
quotidianamente un alto numero di eventi si finisce per penalizzarne la
qualità.
Certo è da valutare come in altre specialità da me
visionate alla tv, certe “spettacolarizzazioni” non esistano, anzi non siano
proprio ammesse dalla loro etica sportiva.
Nelle trasmissioni di eventi sul karate shidokan si
assisteva a incontri, anche se sul tatami, tra ottimi atleti, validissime
tecniche e grande fair play; anche nei pesi massimi si denotava una non comune
padronanza di numerosi schemi motori che rendeva questi massicci combattenti
agili come pesi piuma..un bello spettacolo sul quale dovremmo riflettere tutti,
quando dal peso massimo in genere ci attendiamo esclusivamente manifestazioni e
dimostrazioni di sola potenza
bruta, ma che non necessariamente devono andare di pari passo con la bravura
tecnica.
Addirittura nel Pride(una sorta di shoot boxe) riscontravo
nell’80% dei matches a cui ho assistito una valenza tecnica di molto superiore
alla media vista nella Thai.. qualsiasi categoria di peso si affrontasse, sul
ring c’erano due atleti fisicamente preparati al meglio e con ottime tecniche
pugilistiche e di bloccaggio nei low kicks….chi eccelleva nelle tecniche di
gambe chi nelle braccia, ma senz’altro più completi che non i loro colleghi
cimentatisi e da me visti nella più amata ( da me..) disciplina siamese.
Questo viaggio insomma mi ha aperto uno spiraglio di luce
su alcuni aspetti , senz’altro da approfondire ancor meglio nelle mie prossime
visite, ma decisamente più oggettivi di quelli da me riscontrati con occhi
adoranti nella mia prima permanenza in terra d’oriente.
Un posto dove tradizione e solidità sportiva fanno da
contr’altare ad una voglia di
spettacolo e di grandi eventi che sfiorano il cattivo gusto.
Un luogo dove discipline che, secondo la mia opinione, i
giapponesi non muteranno mai( giustamente) nei contenuti e nelle espressioni,
come il karate shidokan o il sumo, ed altre, invece classificate come più
occidentali, per la massa e per i “palati meno fini” diciamo, che invece
sono sempre in via di sviluppo, alla ricerca di qualche “trovata” che ne
possa decretare il successo a livello organizzativo e soprattutto di immagine e
di profitti!
Tirando le somme , riprendendo il concetto espresso all’inizio,
questo Giappone è una terra affascinante , enigmatica e magnetica, dalla quale
è facile rimanere rapiti o quanto meno storditi per la complessa diversità di
“visioni” e di concetti , se paragonata alla nostra realtà;
piena però allo stesso
tempo di contraddizioni così stridenti che a volte mi domando come faccia a
regnare un così apparente equilibrio.
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