ANNI FA LEGGEVAMO CHE LA CINA AVREBBE RAPPRESENTATO IL NUOVO
PROSSIMO GIGANTE ECONOMICO-COMMERCIALE DEL MONDO. DOPO LE GRANDI GIA’ CONOSCIUTE
SUE METROPOLI… ADESSO SEMBRA CHE CHONGQING SIA DESTINATO A DIVENIRE IL NUOVO
ULTIMO MIRACOLO CINESE. TUTTI GLI SPECIALISTI NE PARLANO… MA IN GENERALE NESSUNO
NE HA ANCORA SENTITO PARLARE.
Il nuovo "mostro" cinese è Chongqing
Di: Fabio Mango
Tratto da:
In Cina tutti ne parlano, nel mondo nessuno la conosce. The
Guardian l’ha addirittura definita la città più grande del mondo di cui nessuno
ha mai sentito parlare. Ad ogni modo benvenuti a Chongqing.
Situata nella Cina centrale, con una popolazione che supera
abbondantemente i 30 milioni di abitanti, Chongqing è il nuovo miracolo cinese.
La soluzione, secondo il governo centrale di Pechino, a tutti quei problemi
creati da quelle politiche economiche liberiste che hanno causato gravi
squilibri tra la Cina industrializzata della zona costiera (Shanghai per
intenderci), fiore all’occhiello dell’economia cinese, e quella occidentale,
povera, popolata perlopiù da contadini, vittime di continui espropri delle loro
terre e artefici di circa 50.000 tra proteste e rivolte l’anno.
Una delle questioni più serie, che ha consentito a Chongqing
di essere una delle città più contaminate della Cina, è l’inquinamento
atmosferico, sopratutto d’inverno quando la maggior parte dell’energia elettrica
viene prodotta utilizzando il carbone. Ma nonostante sporcizia e inquinamento,
il dinamismo dal punto di vista economico è sorprendente. Chongqing infatti
cresce a ritmi da capogiro. Il PIL nel 2005 ha superato del 4.7% quello
nazionale. Carrefours, Starbucks, Mc Donald, Pizza Huts, Walmarts, tutte le
maggiori “foreign retailers” sono un pò sparse ovunque nella città, così come
sono presenti le più famose catene alberghiere internazionali: da Harbour Plaza
a Hilton, per passare da Holiday Inn fino ad arrivare all’ International JW
Marriot. Insomma Chongqing sembra godere di ottima salute.
Lo confermano gli stessi imprenditori cinesi che iniziano a
delocalizzare le loro produzioni proprio qui e paesi come Australia, Canada,
Giappone, Danimarca, Gran Bretagna, Svizzera e Austria (di cui nessuno può
dubitare in quanto a lungimiranza) che hanno aperto rappresentanze diplomatiche
e camere di commercio, seguite dalle rispettive mutinazionali.
Attualmente Chongqing rappresenta ciò che servirebbe alle
piccole e medie imprese italiane ovvero un nuovo sbocco commerciale, alternativo
a Shanghai, Canton e Pechino dove la maggior parte dei settori sono già saturi o
monopolizzati dalla presenza di grandi multinazionali straniere.
Ma l’Italia per ora resta a guardare. La sua presenza nella
Municipalità si limita ad appena una dozzina circa di joint-venture, tra cui
Piaggio. Nessun consolato ne tantomeno camera di commercio ha deciso di aprire a
Chongqing. L’istituzione italiana che ha la competenza su quest’area della Cina
interna è nientedimeno che l’ICE di Pechino con il risultato che il monitoraggio
delle opportunità d’investimento per le aziende italiane risulta inesistente.
Eppure i nostri colleghi stranieri hanno fatto fortuna proprio nei settori più
rilevanti per il Belpaese: dall’energia all’ambiente, dalla meccanica
strumentale (tessile, cuoio e ceramica) all’agricoltura e agroalimentare.
Ad ogni modo definirla città è comunque improprio. Con un
passato da capitale durante il periodo della Guerra Sino-Giapponese (1937-1945),
nel 1997 il governo centrale l’ha onorata assegnandole lo status di
Municipalità, ovvero il privilegio di aver poter legiferare in maniera autonoma
sulle politiche economiche e fiscali, titolo esclusivo fino ad allora delle più
note Pechino, Shanghai e Tianjin.
La speranza era (ed è) quella di creare un polo economico
alternativo a quello della costa, che facesse da traino alle economie delle
province sud-occidentali (Sichuan, Yunnan, Guanxi, Gansu ecc.), e con
l’obiettivo di “offrire un tetto” a tutti quei malcapitati che sono stati
sfollati in seguito al costruzione della diga delle Tre Gole (opera che verrà
completata nel 2008 e che è divenuta una delle mete turistiche preferite dei
cinesi).
Solo alcuni mesi fa è stato ribadito dal Consiglio di Stato
il ruolo chiave di Chongqing e approvato un piano di finanziamenti per lo
sviluppo urbano ed agricolo fino al 2020. Attraversata dal Jialing e dallo
Yangtze (Fiume Azzurro), fiumi che rappresentano più una minaccia, per il loro
livello di sostanze inquinanti, che una risorsa, Chongqing è diventata quindi un
sogno per le oltre 1370 persone che ogni giorno arrivano dalle contee limitrofe
o da altre province nella speranza di trovare un impiego stabile (si stima che
ci siano 3 milioni di operai “forestieri” che non abbiano un permesso di
soggiorno regolare).
Questi flussi continui creano naturalmente molti squilibri
sociali e problemi ambientali: dopo l’inquinamento atmosferico, lo smaltimento
giornaliero di circa 3.500 tonnellate di rifiuti, è solo uno di questi.
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