|
L’atleta Marco Mastrorocco, approfittando di un suo ennesimo viaggio nella terra del “sol levante”, si improvvisa nostro corrispondente estero in Giappone… e ci invia un bellissimo articolo da Tokio.Un insolito capodanno… a Tokyo !Di: Marco MastroroccoCome negli ultimi tre anni,
anche questo Natale l’ ho passato nella magnifica e sempre sorprendente
capitale del Giappone, Tokyo. Questa aveva un sapore particolare però…
infatti era forse l’ultima volta che avevo l’opportunità di assaporare
quell’atmosfera all’altro capo del mondo. Ho voluto rivedere quindi tutti i
posti che maggiormente mi avevano colpito nei precedenti viaggi, ma allo stesso
tempo colmare il più possibile, gli inevitabili “buchi” che per
forza di cose, quando visiti un luogo talmente vasto e zeppo di siti
archeologici, di cultura e di città ognuna unica a suo modo, si accumulano tuo
malgrado. Ho potuto fare una passeggiata nel quartiere di Ryogoku, famosissimo
perché culla delle maggiori scuole di Sumo della provincia di Tokyo; un posto
in cui si nota l’assenza dei classici intrattenimenti per straneri…è
infatti raramente meta dei soliti itinerari turistici. Le
case sono decisamente più piccole e si scorgono i “futon” appesi fuori dai
balconi, cosa impensabile in altri quartieri centrali... oppure vi potrebbe
capitare, come è successo a me, di incrociare un lottatore di Sumo quasi
totalmente nudo che si aggira per la strada come se nulla fosse ( il “nulla”…
sarebbero gli appena 2 gradi C° ed il vento gelido) al ritorno da una sauna o
un allenamento… non mi sono azzardato a domandarlo… era enorme!!! Poco dopo
ho visitato il museo dedicato alle vittime dei più grossi terremoti di cui
Tokyo è stata palcoscenico. Davvero impressionante… foto dell’epoca…
alcuni frammenti di case, biciclette, pali della luce… “sopravvissuti”
alla devastazione. Subito di fianco al museo un piccolo tempio, dedicato alla
memoria dei caduti sotto il bombardamento americano, subito dalla capitale poco
prima della fine della seconda guerra mondiale e… della bomba atomica di
Iroshima…. Anche in questo frangente mi sono reso conto dalle foto ( panoramiche della città rasa quasi completamente al suolo..) di quanto spirito organizzativo abbia dovuto tirar fuori questo popolo per risollevarsi dalla crisi… ho capito ( credo..) il perché siano diventati così metodici, laboriosi e collaborativi tra loro come formiche, fatalisti e poco legati ai beni propri. Al contrario di noi occidentali, che vediamo la casa di proprietà come il segno inequivocabile di chi ha raggiunto un traguardo. I giapponesi no! No… perché , vuoi per i terremoti sempre in agguato, vuoi per le tragedie che li hanno visti loro malgrado protagonisti durante la guerra… sanno che basta davvero un attimo per perdere tutto…e quindi tanto vale pensare a viverla diversamente la vita! Ecco secondo me il perché delle loro case minuscole, essenziali e con pochi suppellettili… cose veloci (vedi i futon) da prendere e portar via in casi di emergenza! Sono andato a visitare sotto la neve, nel fantastico parco scintoista del quartiere di Omotesando a Tokyo, il famoso tempio Mejii Shingu Shrine, al cui ingresso principale vi è una porta bellissima e mastodontica, a forma di Pi greca; un’opera architettonica che, se verrete mai in Giappone, non potrete fare a meno di notare e ammirare all’ingresso di ogni tempio… magari in dimensioni diverse, ma comunque inequivocabile segno architettonico che state varcando una “zona sacra”. Era il 31 di Dicembre, la neve continuava a imbiancare i tetti, le strade e l’aria, che negli altri miei precedenti viaggi era stata artificialmente commerciale, questa volta era davvero magica e natalizia. Credetemi, solo in Giappone è possibile passare in pochi secondi dall’iper tecnologico al sacro, balzando idealmente indietro nel tempo; questo è quello che succedeva a me, ogni volta che mi trovavo al cospetto dei santuari scintoisti o buddisti. Dovete sapere che durante gli ultimi giorni dell’anno , all’interno di questi luoghi culto, c’è un grand’andirivieni, di religiosi, di laici, di persone in genere che preparano le impalcature per i tendoni che saranno allestiti per la festa di fine anno. Tutti i parchi che circondano i templi sono terreno di lavoro per gli operai che si affrettano a terminare nel migliore dei modi i preparativi per la cerimonia. Già… vi parlerò proprio di questa festa di fine anno, che è così diversa dalla nostra in contenuti e modi di celebrarla. Molto prima della mezzanotte le famiglie si accalcano, si ritrovano nei pressi dei grandi templi, passano insieme le ore che precedono la mezzanotte, mangiando in continuazione… Sotto i tendoni stracolmi di leccornie di ogni genere (l’aspetto culinario è un comune denominatore dei popoli dell’est asiatico… ne trovi ovunque ed a tutte le ore) finchè non ci si avvicina all’ora fatidica… e qualcosa di emozionante si inizia ad avvertire nell’aria. Noto un gran falò, tantissima gente tutta intorno… scatoloni… frecce… “FRECCE”? Per fortuna mio fratello, ormai esperto di usanze nipponiche, accortosi del mio disorientamento, accorre in mio aiuto, spiegandomi cosa stia accadendo: le frecce sono il simbolo dell’anno in corso, ognuna ha appeso alla propria coda un quadrettino di legno che ne indica la data ed il segno sotto cui nasce quel preciso anno, il 2005 era quello del gallo. Ebbene, ogni anno vengono bruciate le frecce dell’anno che sta finendo, per poi venire acquistate per una cifra simbolica (che serve a “mò” di offerta per i monaci) dopo che sono state benedette durante la cerimonia sacra. Dopo questo ideale addio al vecchio anno, pochi minuti prima che scocchi la mezzanotte, c’è un luogo particolare in questi templi, una grossa campana, che viene suonata con l’ausilio di un grande palo orizzontale che va ad impattare sul centro della stessa… molti di voi l’avranno senz’altro già vista in qualche cartone animato giapponese… io per esempio la ricordo in alcuni episodi di “Lupin”. Questo enorme e pesantissimo “palo” viene spinto da gruppi di persone, che, succedendosi (un gruppo per volta) dicono una preghiera e battendo le mani 3 volte all’unisono, la fanno risuonare, mentre la folla al di sotto di questo luogo, ascolta in rispettoso silenzio, interrotto qua e la dal pianto di qualche bambino innervosito dal dover restare immobile… Il tutto poi, è reso davvero “magico” dalla preghiera continua di un monaco, che legge sermoni, mentre i fedeli si succedono in questo rituale. Quando la mezzanotte scocca, migliaia di palloncini si levano in cielo, palloncini bianchi che mi pare di aver capito, servono a scacciare il vecchio anno ed a salutare quello nuovo… un po’ come facciamo noi più rumorosamente con i nostri fuochi. Devo dire una cosa, non per sembrare sempre esterofilo e lodare le abitudini altrui disprezzando le nostre, ma malgrado questo popolo abbia uno sfrenato senso cinico del commercio, del saper sfruttare al meglio ogni situazione per farne un business (abitudine cui anche noi stiamo diventando abili), soprattutto nel periodo natalizio e senza falsi eccessi di compassione, come da noi spesso accade in particolari ed emblematici periodi dell’anno, riesce comunque a ritagliarsi qualche ora di vera partecipazione, come in questo frangente, che è davvero sentita da tutti! E non solo da anziani devoti… ci sono davvero tutte le fasce d’età a gioire assieme nella celebrazione. Si riesce quindi, a creare un’atmosfera in cui, del tutto spontaneamente, ci si trova a riflettere sull’anno che è trascorso… sulla bellezza di avere i propri cari vicino e su tante altre cose che in quel momento mi hanno “riempito” il cuore di gioia e commozione. Chiunque vi partecipi può confermarlo… è qualcosa che si trasferisce e si trasmette, anche a noi che non abbiamo nulla a che fare con quella religione e cultura… ma che possiamo apprezzare proprio perché va al di la dei dogmi e delle dottrine… è semplicemente l’espressione spontanea del voler fare qualcosa insieme. Reso probabilmente magico agli occhi di noi occidentali, per la presenza di queste figure religiose e dei suoni così inusuali al nostro udito… soprattutto per capodanno, quando i “nostri” botti per le strade la fanno da padrone… ed a tutto si pensa tranne che a quello che realmente sta avvenendo. Ma
a bilanciare questo momento di estrema sensibilità, di ammirazione per i
costumi giapponesi, ci ha pensato la tv… Come ben ricordavo, quasi sempre con
rammarico ed invidia, la televisione nipponica non è avara di belle serate con
sport da ring; anche questa vacanza si è rivelata ricca per le scorpacciate di
match, che spaziavano come al solito… dal Pride al K1, per finire al
taekwondo. Una delle più belle manifestazioni cui mi è capitato di assistere
è stata la finalissima del K1 World Max 2004, un particolare evento, come forse
non tutti sanno, dedicato esclusivamente alla categoria di peso Tutti quelli che non hanno avuto
la fortuna di vederlo (in diretta o differita) diranno..”bella forza il
tailandese... chi volevi che vincesse…”.. Diciamo che per certi versi
poteva essere prevedibile… ma non è andata così liscia come qualcuno
potrebbe immaginare per l’amico siamese… E no… perché di fronte si
è trovato molta concorrenza agguerrita… qualche esempio? I nomi in cartellone erano
diversi e tutti di buona caratura, alcuni esempi emblematici, il fortissimo
kickboxer greco Zambidis, un atleta che ha dei pugni esplosivi come dinamite ed
altrettanto devastanti… l’espertissimo australiano J.Wayne Parr, che in
settembre aveva vinto un torneo in Tailandia contro atleti del calibro di
Magomedov ( uno dei tre bravissimi fratelli) e Sharbosky.. passando per il
beniamino locale Genky Sudo (che batteva ai punti il greco) e per finire con un
altro atleta locale KOZO TAKEDA che arrivato sino alla finale si è dimostrato
più abile di quanto pensassi.. In finale il thai (davvero
scultoreo il suo fisico e soprattutto i suoi enormi polpacci… poco
rassicuranti!!) ha stravinto, ma ,oltre la tenacia che contraddistingue i
guerrieri nipponici, ha dovuto battere anche una giuria estremamente di parte
che lo ha costretto a ben 2 extra round!!!!.. Quando invece già alla fine dei
tre regolamentari, il verdetto sembrava chiaro ed inequivocabile… anche per il
giapponese che comprensibilmente non aveva molta voglia di continuare a
prenderle, ma che onorava da vero combattente la finale, rispondendo colpo su
colpo, seppur decisamente provato dai secondi che passavano senz’altro troppo
lentamente per lui e dai colpi che si abbattevano sempre più duramente sul suo
corpo… Alla fine il verdetto, come già rivelato dava la vittoria al thai, ma
il pubblico giapponese seppur deluso dalla sconfitta del proprio alfiere, aveva
avuto quello che voleva: una vera battaglia… ed uno dei due eroi era proprio
un giapponese! In questo ho potuto rivedere
tante di quelle “manovre” che spesso da atleta o spettatore mi è capitato
di vivere in diretta… anche sulla mia pelle… fuori casa… ma che certo non
mi aspettavo di trovare anche in tornei di così alto livello. Beh…ho pensato… : allora ogni mondo è paese… e mi sono consolato con questo esempio di “sportività” comune, per rinsaldarmi il morale di italiano all’estero…
|