UN INTERESSANTE ARTICOLO DI AGNESE ROLLO E TRATTO DA “VERSORIENTE”,
CHE CI PRESENTA UNA DELLE PIU’ ANTICHE MERAVIGLIE DEL SUD EST ASIATICO. LA
REDAZIONE UNISCE A COMPLEMENTO, IMMAGINI TRATTE DAL WEB CHE RAFFORZANO L’EFFETTO
ONIRICO E RIAFFACCIA AL NOSTRO IMMAGINARIO I POSTI INCANTATI DELLE FIABE. DAL
DICEMBRE 1992 “WORLD ERITAGE SITE”, PATRIMONIO MONDIALE DELL’UNESCO.
Il meraviglioso Angkor Wat
parco storico nazionale o
cantiere all'aperto?
Di: Agnese Rollo
Tratto da:
Questo e’ il dubbio che sovviene passeggiando tra le rovine
di quella che un tempo era la magnificenza artistica khmer.
Nel 802 il re Jayavarman II riunificò la Cambogia, sino ad
allora divisa tra piccoli regni combattenti e stabilì la sua capitale presso la
riva settentrionale dei laghi, nella zona che viene chiamata col termine
generico di Angkor.
Di lì a poco la Cambogia si unì sotto un’autorità centrale,
sfruttò al massimo le proprie risorse tanto da acquisire una potenza ed uno
splendore senza eguali nel Sud-Est asiatico.
I numerosi re che si susseguirono, lasciarono il segno della
loro grandezza elevando templi imponenti ma il massimo venne raggiunto nel 1113
da Suryavarman II con il suo tempio-motagna, Angkor Wat: la rappresentazione
fisica della cosmologia induista, da tutti considerato il vero capolavoro
dell’arte khmer.
A partire dalla fine del XII sec. un insieme di fattori
politici concorsero a provocare la decadenza della Cambogia: Angkor venne
saccheggiata e abbandonata dai Thai, invasa dalla foresta e scomparsa dalla
memoria degli uomini fino al tardo XIX sec. quando gli europei riuscirono a
scoprire l’immenso patrimonio khmer inglobato totalmente dalla vegetazione.
Fu infatti l’Ecole Francaise d’Extreme-Orient, fondata nel
1899, la prima ad occuparsi della pulizia e del restauro dei templi-montagna.
Personaggi eminenti come Commaille, Marchal, Lagisquet, Glaize,
Boisselier, Laur, Gloslier, Parmentier, Stern e Coedes nel corso quasi di mezzo
secolo condussero lavori di conservazione, componendo inoltre opere talmente
magistrali da essere considerate alcune delle principali fonti della storia e
della civiltà antica cambogiana.
Nonostante l’assidua attività francese, i materiali delle
costruzioni (legno, mattoni, stucco, laterite, arcose e arenaria) essendo stati
esposti per più di mille anni a delle violente condizioni ed alterazioni
ambientali, si trovano, ancora attualmente, in un catastrofico stato di
deterioramento.
Per evitare la scomparsa di una meraviglia artistica di tale
portata, divenuta nel dicembre 1992 "World Heritage Site", e’ stata istituita
nel 1993 la "International Coordinating Commitee", responsabile della
conservazione e del restauro di Angkor, presieduta dagli ambasciatori francesi e
giapponesi con un segretariato nominato dall’Unesco.
Il Comitato organizza piu’ incontri in un anno per
controllare che i lavori vengano eseguiti dalle diverse squadre e pianificarne
di nuovi.
Queste ultime vengono da diversi paesi: la squadra tedesca e’
impegnata nello studio e restauro delle "apsaras" di Angkor Wat; il "World
Monuments Fund" degli Stati Uniti d’America lavora principalmente sul Preah
Khan; il team cinese si occupa del Chao Say Tevoda; i francesi in collaborazione
con l’Efeo restaurano le terrazze del "Re Lebbroso", degli "Elefanti" e il
Bapuon; una squadra indonesiana si occupa dei "gopura" del palazzo imperiale di
Angkor Thom; l’Italia e’ impegnata nel restauro del Pre Rup ed infine il
Giappone sta portando avanti notevoli lavori al Bayon, al Prasat Suor Prat e al
Banteay Kdei con la sua "Sophia University" di Tokyo.
Gli stessi kmher hanno istituito l’ "Apsara"
(Authority for the Protection of the Sites and Administration of the Region of
Angkor), impegnata in molteplici attivita’.
Camminando lungo gli innumerevoli labirinti che conducono ai
monumenti e’ impossibile ed inevitabile non notare le mastodontiche impalcature
che affiancano le torri, su cui giacciono gli operai di diverse razze che
tenendosi in equilibrio si affrettano e s’impegnano a tenere in vita un
patrimonio artistico mondiale destinato alla scomparsa.
Bibliografia:
-
A.A.V.V. Le Civilta’ dell’Oriente,
Arte, Firenze-Roma, 1970
-
Croci G. The
structural behaviour of the temples of Angkor, Phom Penh, 1998
-
Freeman M., Jacques C.,
Ancient Angkor, Bangkok, 1999
-
http://it.wikipedia.org/wiki/Angkor_Wat
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