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Quello che apparentemente potrebbe sembrare contraddittorio è forse tale solo perchè lo si guarda da un solo punto di vista. E quello che ci propone la nostra affezionata collaboratrice Cristina Radivo potrebbe aggiungere un ulteriore punto di vista ad un modo di vivere le proprie esperienze e come queste dipendano da come stiamo. Attraverso la sua esperienza, raccontata tra lo scorato e l'ironico , ci pone davanti alcune considerazioni su cui riflettere per come ognuno vive se stesso e quindi la vita.Alzheimer & New AgeConsiderazioni sul tema: l’Alzheimer è la New Age?
Di: Cristina Radivo
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Cos’è lo stress? Insieme di reazioni di allarme dell’organismo provocate da qualsiasi agente offensivo (stanchezza, emozione, intossicazione, infezione, trauma, ecc...). La causa dello stress può essere di natura biochimica, come la liberazione di istamina, di natura fisica come una malattia o una ferita, il surmenage; o di natura emotiva, per esempio una forte preoccupazione. Ogni individuo può essere soggetto a stress
emotivo, ma alcuni vivono continuamente sottoposti ad ansietà e a
preoccupazioni. Se lo stress è costante e l’individuo non riesce ad
adattarvisi, ne può conseguire una malattia psicosomatica. Il paziente può allora soffrire di tutta una serie di sintomi: mal di testa, disturbi digestivi, asma, allergie, dolori toracici, disturbi circolatori o cardiaci, crisi di panico, insonnia o altro.
La
terapia si basa sulla valutazione precisa dei problemi del paziente
e consiste, prima di tutto, nell’alleviare i sintomi, poi nel
cercare di rimuovere, per quanto è possibile, le cause dello stress.
(Definizione di “stress”, tratta da un dizionario) |
D’altronde, alcuni segnali di stress, nel corso della nostra vita, sono stati e continuano ad essere essenziali e provvidenziali, per la nostra sopravvivenza, mentre altri tipi di stress che non riusciamo a elaborare e superare del tutto; creano uno stato di sovraccarico nella nostra psiche e nella nostra anima, una sorta di lesione o cicatrice cronica, che somatizziamo e fisicizziamo poi nel corpo.
Non credo sia un caso, che in questa epoca, e in modo particolare in Occidente, si noti un aumento delle malattie psicosomatiche e del disagio mentale. Probabilmente questo si verifica ovunque nel mondo, ma la maggior parte degli occidentali non ne è consapevole.
Tuttavia, solo da pochi decenni, la classe medica occidentale, accetta e riconosce la complessità e nello stesso tempo, l’unicità, dell’individuo e ne ammette la singolarità; stimolata dalla richiesta da parte dell’utenza, di una medicina più umana e in parte dalla ipotizzabile prospettiva di nuovi introiti. È “il ritorno alla saggezza degli Antichi”; la rivalutazione di cure e rimedi definiti tradizionali, alternativi o naturali, di tecniche e metodi di origine prevalentemente orientale, che considerano l’essenza della persona nella sua interezza. Probabilmente, questo giustifica il motivo per cui l’espressione “psico-somatico”, oggi è più diffusa e maggiormente accettata rispetto ad una volta.
Questo forse, svela il successo della New Age?
L’evoluzione e l’incremento di queste sindromi degenerative, purtroppo così subdole e ambigue all’inizio, devastanti per la persona e per il suo contesto famigliare, non possono forse, essere considerate anche come una malattia dell’anima, specchio del disagio di una società ammalata di stress? Essere ammalati di Alzheimer oggi verosimilmente è “trendy” ma non è “politically correct”. Non sappiamo più accettare la vecchiaia e morte come parte integrante della Vita; e talvolta le strutture sociali, non sono adeguate alle nostre esigenze di utenti.
Quando non riusciamo più a sostenere i ritmi del quotidiano, ci ritiriamo in un nostro “mondo a parte”, dove c’è meno sofferenza, dove il dolore dell’anima è più tollerabile. Poiché non abbiamo più strumenti o spazio utile per gestire lo stress, la coscienza lo emargina, lo rigetta e il nostro sistema cerebrale modifica la sua struttura e le sostanze che abitualmente genera, per adeguarsi all’emergenza; così lentamente, anche il corpo si adegua al nuovo modello, e si modifica in base ai messaggi chimici e fisici che riceve dal cervello. La Mente, mente!
Non riusciamo a stare al passo con i tempi sempre più veloci che ci vengono imposti. Non siamo più adatti a questa realtà, così ne plasmiamo un’altra, presumibilmente un po’ meno dolorosa, dove la consapevolezza è diversa dal modello, che la società in cui viviamo esige da noi e stabilisce come adeguato.
Molte persone, per trovare conforto o sollievo al proprio personale malessere interiore o alla propria presunta inadeguatezza, intraprendono una ricerca di soluzioni o accorgimenti, al fine di migliorare la qualità della propria vita.
È questa la mitica e perenne ricerca del GRAAL?
Altri, forse più deboli, oppure con minori strumenti, o soltanto più stanchi e affaticati, desistono e si arrendono, cedono alla malattia. Forse l’istinto di sopravvivenza è immortale, e questa è la scelta del male minore, in alternativa all’evento definitivo, considerando quale è il nostro concetto occidentale di Morte. Una Vita a regime ridotto.
Come familiare di un malato di Alzheimer, anzi di due (cerco sempre le “offerte speciali”!), questa esperienza, particolarmente all’inizio, prima di comprendere e contrastare, o almeno cercare di contenere la malattia, è stata sconvolgente, destabilizzante, oso dire distruttiva. Non riuscire più ad essere in contatto emotivo con la persona, non essere in grado di comunicare con un senso logico (almeno per me): -a domanda, risponde...- come andare a sbattere contro un muro di gomma o guidare a fari spenti nella nebbia. La stanchezza, lo sfinimento, l’esasperazione, la solitudine, la rabbia, il dolore, l’impotenza, sono stati i miei compagni di viaggio in questo terribile periodo. E lo saranno ancora per il futuro; chissà ancora per quanto?...
Sto vivendo quello che tantissime altre famiglie hanno già vissuto, e che molte altre, purtroppo vivranno. Questo non mi consola. Ho superato il periodo di “massimo allarme rosso”; ora siamo sempre nell’emergenza, è diventata la quotidianità, la normale routine...
Cosa mi hanno insegnato l’Alzheimer e la New Age?
Un concetto ZEN!
Qui e Ora!
Si può vivere solo un giorno per volta, solo un attimo alla volta, solo un respiro per volta; nemmeno uno assomiglia al precedente o al successivo. Quando questo istante presente è stato vissuto, penso: anche questo è superato! Avanti il prossimo! Sperando in cuor mio che questo equilibrio quotidiano così precario, che ho architettato per pura sopravvivenza, non mi crolli addosso di colpo e non annienti anche me. Nutrendo la speranza che la situazione non peggiori troppo velocemente, augurandomi di avere il tempo e la forza d’animo e fisica di affrontare gli eventi.
Nel frattempo, ho dato le dimissioni da “Direttore dell’Universo”. Mi sono resa conto di non poter controllare e prevedere tutto. Ho buttato al macero i sensi di colpa, gli scrupoli inutili, i risentimenti. Ho messi in stand-by le aspettative, i progetti personali e anche i sogni. Mi occupo di cose pratiche, concrete: pannoloni, medicine, medicazioni, bollette, conti, spese, idraulici, dottori, lampadine rotte, parenti (di solito assenti o serpenti). Con pazienza, quasi senza alcun coinvolgimento emotivo, cerco di risolvere i problemi di ordine pratico, man mano che mi si presentano, secondo la lista delle priorità; con una freddezza, una lucidità, un distacco, un automatismo, che stupiscono me stessa per prima.
Devo dire grazie all’Alzheimer mio malgrado, per avermi permesso di riconquistare la mia autostima, ho riscoperto le mie capacità, e ho messo in luce le mie potenzialità. Grazie alla malattia di Alzheimer dei miei congiunti, sono riuscita a portare alla superficie della mia coscienza e consapevolezza, molte capacità finora inespresse. Le terapie alternative e le tecniche orientali riconducibili a ciò che, per semplificare, definiamo New Age, e tanto per menzionarne qualcuna: meditazione, yoga, Fiori di E.Bach, Nuad, shiatsu, concetti di energia, medicina cinese, Ayurveda, tibetana, aromaterapia, sciamanesimo, discipline di arti marziali e chi più ne ha più ne metta; tutte indistintamente mirano allo stesso fine. L’equilibrio e il benessere psicofisico, nutriti dalla consapevolezza di sé, in armonia con l’ambiente circostante, sono il traguardo da conseguire. Tutto quello che ho appreso al riguardo, nel corso degli anni, durante il mio percorso di crescita personale, grazie all’Alzheimer dei miei famigliari, ho potuto metterlo in pratica!
Direttamente sul campo e GRATIS!?!
Ho acquisito l’accettazione e il distacco emotivo, per legittima difesa. Ho messo in dubbio la mia sanità mentale, ho imparato a fortificarmi e a combattere; ad assumermi certe responsabilità e a rifiutarne altre, che non sentivo mie. Ho sviluppato la mia inventiva e la mia attenzione. Ho imparato a delegare, a organizzare, a gestire situazioni difficili, mio malgrado.
Se i miei famigliari, a causa della malattia di Alzheimer stanno lasciandosi sfuggire il presente, come sabbia tra le dita, perdendo il ricordo del loro spirito vitale e la consapevolezza di sé, io sto riscoprendo e ritrovando me stessa. Mentre loro si stanno allontanando dal loro centro, io mi sto avvicinando al mio. In tutto questo vedo il grande equilibrio della natura e dell’universo. Tutto inizia ad avere una logica. Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Io ho bisogno dei miei vecchi per crescere e loro hanno bisogno di me; per concludere il percorso della loro vita con dignità. C’è scambio, ma i piani sono diversi; loro stanno ritornando alla Terra, io sto ancora tendendo al Cielo. Ripercorrerò la loro strada che è anche la mia, che è di tutti, ma possibilmente non subito, non adesso; più tardi, quando sarà il mio tempo naturale, ora è il loro tardo Autunno e il loro Inverno è imminente, è sempre più prossimo.
Auguro a loro un Inverno tranquillo e sereno, e aspetto fiduciosamente il maturare della mia Estate, ricca di luce e colori, rigogliosa di frutti! Poi il ciclo delle stagioni della vita continuerà a scorrere, per me, come per tutti ...
L’Alzheimer è New Age?
Tutto questo, a qualcuno, potrebbe sembrare molto ZEN!
(invece è uno stratagemma, che ho escogitato, per non cedere allo stress! 6
giugno 2002.)
Dedicato alle Amiche e agli Amici dell’ Associazione Goffredo de Banfield, con tutto il mio affetto e la mia gratitudine, per il loro costante, impagabile, prezioso e insostituibile aiuto.
4 novembre 1906 - 4 novembre 2006 La malattia di Alzheimer compie 100 anni! |
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