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La cena di benvenuto della WTKA
Di: Franco Piccirilli
All’esterno, come avevo detto, ci stavano aspettando due
pullman turistici per portarci nel luogo convenuto per il benvenuto ufficiale.
Con Fragale però, avevamo preferito andare con il nostro mezzo, per poter essere
liberi di poter tornare in sede al momento e all’ora… giusta.
Ci siamo quindi messi al seguito dei due pullman che abbiamo
visto avanti a noi prendere l’autostrada per dirigersi ancora più a nord, per
poi infilarsi verso l’interno di quella frontiera naturale che separa la Toscana
dalla Liguria… lungo la valle del fiume Magra.
Abbiamo percorso circa una ventina di minuti di autostrada
non senza difficoltà a stare dietro ai due grossi mezzi che, nonostante la loro
mole, avevano una velocità degna di una più leggera auto. Così li abbiamo persi
all’uscita dell’autostrada per colpa del telepass, ma poi, grazie al nostro
navigatore che è solito chiedere dove andare per dove dobbiamo andare, li
abbiamo raggiunti in paese, prima di svoltare per cominciare… l’arrampicata.
Infatti il posto dove ci stavano aspettando, forse dandoci
anche per dispersi visto il ritardo con cui eravamo partiti, era in alto sui
monti sovrastanti il paese. Non era un locale qualsiasi come ce ne sono molti da
queste parti, ma un posto particolare e direi unico, come forse sembra essere la
WTKA. Eravamo diretti, non senza diverse curve, al Castello di Podenzana, un
maniero medioevale ricco di tradizione per le vicende che vi sono accadute
durante la sua lunghissima esistenza.
L’attuale ricostruzione del castello risale alla metà del
secolo scorso, ma le prime notizie circa la sua esistenza sembrano risalire a
poco prima dell’anno 1000 d.c.. La fortezza fu spesso oggetto di contese tra i
signori che regnavano di volta in volta nelle varie epoche in quelle zone. Più
volte distrutto e altrettante volte ricostruito, il maniero ha attraversato la
storia dei Malaspina, nota casata nobile della zona.
Così abbiamo cominciato a scalare la strada verso il
castello, arrampicandoci verso il cielo ormai decisamente buio ma ricco di
stelle. E proprio le stelle, pareva ci guardassero mentre noi salivamo sempre
più in alto e per strade sempre più strette, dove a fatica i pullman potevano
passare, fino a quando l’asfalto lasciava il posto allo sterrato, penetrando in
una selva oscura ove la diritta la via era.. perduta. Gli alberi ai lati dello
stradello sembravano incombere su di noi, mentre le stelle continuavano a
guardarci come per dire.. ma dove vogliono andare questi qua? Infatti, ad un
certo punto il due grossi mezzi di trasporto si sono fermati e noi con loro,
sospettando che forse dove eravamo non era dove avremmo dovuto essere.
Poco dopo cominciavano le consultazioni, a tratti anche
concitate, su dove andare. Anche la tecnologia in quel posto non ci era di
aiuto, visto che tutti i cellulari erano senza campo… Senza tecnologia,
nell’oscurità, senza riferimenti per poter decidere se tornare indietro o
proseguire verso l’ignoto, in quei minuti di sbigottimento pareva proprio di
essere in un altro posto, sospesi in un passato irreale, ma che con un po’ di
immaginazione… forse non ci sarebbe restato che piangere.
Ma fortunatamente una casa isolata poco distante ci ha
consentito di chiedere e avere le informazioni giuste per andare al maniero…
fantasma. Già perché di un castello… nelle vicinanze sembrava non esserci
traccia alcuna, se non nei racconti di chi aveva creduto di averlo visto.
Dovevamo tornare sui nostri passi per trovare un altro varco
che ci avrebbe consentito di arrivare la al castello. Noi e qualcun altro in
auto non avevamo difficoltà a fare inversione, mentre per i pullman sarebbe
stato certamente più difficoltoso, non osavamo pensare… impossibile, ma
speravamo nella indomita capacità degli autisti, di sapersela cavare in ogni
situazione.
Così, ormai calate le tenebre, siamo partiti in avanscoperta
seguendo le indicazioni che ci avevano dato e in breve tempo ecco come spuntare
dal mezzo ad una selva e in cima ad una altura il… fantasma del castello? No era
proprio un castello in pietra e cemento, come siamo soliti immaginare nei nostri
sogni… e questo lo stavamo vivendo.
Lasciata l’auto abbiamo proseguito lungo il viale che portava
all’ingresso della poderosa struttura. Le luci lungo la stradina dipingevano gli
alberi che la fiancheggiavano di particolari colori suggestivi con un gioco di
chiaro scuro, ma niente in confronto a quanto ci è apparso alla fine del viale.
Dietro l’ultimo albero abbiamo visto innalzarsi verso le
stelle il torrione del castello, illuminato di coinvolgente chiarore che lo
rendeva forse ancora più grande di quello che poteva sembrare, comunque
semplicemente incantevole.
Siamo rimasti qualche attimo quasi attoniti di fronte ad un
simile spettacolo e con noi anche le altre persone che avevano scelto di salire
con noi.
Abbiamo proseguito quindi verso l’entrata nel castello, un
portone riccamente abbellito di bassorilievi e da qui ancora scale per accedere
ad un salone inferiore, semplice negli arredi, in cui era stato preparato un brindisi
di accoglienza con un piccolo spuntino a base di schiacciatine, con affettati
preparati artigianalmente ed il cui gustoso sapore riusciva a prendere il
palato.
Intanto avevamo saputo che i pullman erano riusciti a trovare
il modo di fare anche loro inversione e presto ci avrebbero raggiunto.
Mentre abbiamo aspettato l’arrivo dei pullman con il resto
delle delegazioni invitate, con Fragale facciamo una escursione nelle stanze del
castello, almeno quelle accessibili agli ospiti. Infatti il castello risulta
tutt’ora residenza dei blasonati proprietari.
Al piano superiore abbiamo notato subito un salone ancora più
grande, apparecchiato per la cena. Su di un lato della stanza si imponeva con la
sua struttura la cappa di un grande camino, che probabilmente in tempi diversi
doveva scaldare tutto l’ambiente.
Su di un altro lato invece una specie di trono con uno sfondo
rosso poteva far immaginare come anticamente la sala fosse adibita al
ricevimento degli ospiti.
Siamo tornati al piano inferiore attraverso un altro
passaggio di scale mentre stavano affluendo il resto degli ospiti, dai pullman
appena arrivati. Mentre questi prendevano l’aperitivo, i camerieri nel salone al
piano superiore avevano il tempo di preparare il buffet.
In breve tempo l’aperitivo e gli spuntini sono svaniti negli
stomaci dei commensali, affamati per la tarda ora con cui si erano accompagnati.
Quindi è bastato dare la voce che avremmo potuto metterci comodamente seduti per
la cena, per far defluire tutti gli ospiti dalla sala inferiore per invadere il
salone superiore.
Poco dopo entravano i camerieri con i vassoi degli antipasti
e quindi ognuno dal proprio posto si era portato al tavolo del buffet per
servirsi, piatti alla mano con quanto era stato imbandito sui tavoli.
In maniera educata, tutti avevano aspettato il proprio turno
per assaggiare il contenuto dei vassoi messi in bella vista pieni di deliziosi
stuzzichini. Questi erano costituiti da prodotti tipici delle zone di terra tra
Toscana a Liguria, offerti alle numerose persone delle delegazioni presenti, in
segno di ospitale benvenuto.
Sul tavolo del buffet spiccavano formaggi, prosciutti salse
varie e dolci tipici. Addirittura un cameriere era dedicato ad affettare “a
mano” una spalla ed un prosciutto di maiale le cui fette, a richiesta, venivano
servite direttamente nei piatti allungati verso di lui.
Sui tavoli intanto, altri camerieri portavano del buon vino
del posto, rosso e bianco come ognuno preferiva accostarli. Non siamo riusciti a
non assaggiare più di quanto solitamente facciamo, per cui il solo antipasto è
stato sufficiente a riempirci lo stomaco. Ma l’arrivo dei primi piatti, serviti
direttamente dai ragazzi della sala, è riuscito a non trattenerci
dall’assaggiare una pasta tipica di questi posti.
Infatti, quello che veniva servito ai tavoli erano i famosi
“testaroli al pesto”, un piatto semplice ma saporito. Si chiamano così perché
sembra una volta venissero cotti in larghi vasi di terracotta, chiamati testi.
Si preparano con farina bianca e acqua, la pasta viene tagliata in larghe
strisce e si serve condita con il pesto alla genovese.
Gustare questi piatti, chiacchierare con gli altri commensali
seduti al tavolo con noi, faceva dell’evento una vera e propria festa di
presentazione della WTKA e di come questa tenga in modo particolare a dare il
giusto risalto e considerazione a quanti partecipavano a questi mondiali open
2007.
E come in ogni favola, ad un certo punto il Presidente si è
alzato richiamando l’attenzione dei commensali e, sollevato il bicchiere di vino
verso il soffitto, annuncia a tutti di fare un brindisi per l’occasione. Tutti
quanti hanno ripetuto il gesto del Presidente Panfietti e con orgoglio hanno
levato i loro calici in alto e con un “evviva!” ne hanno bevuto il contenuto.
Io e Fragale a questo punto eravamo davvero sazi ed inoltre,
dovevamo tornare giù per strade non proprio comode, per cui abbiamo deciso di
lasciare che gli ospiti del castello possano proseguire il loro meritato
benvenuto in queste terre tosco-liguri, per poi essere raccolti dagli autisti
del pullman, che li avrebbero riaccompagnati da dove erano partiti.
Abbiamo quindi salutato gli ospiti dandoci appuntamento
all’indomani mattina per la cerimonia di apertura dei mondiali open WTKA 2007.
Abbiamo ripercorso il viale non senza voltarci indietro,
chissà forse per vedere se era solo un castello fantasma quello da cui eravamo
appena usciti. Siamo entrati il nostro mezzo di trasporto e siamo discesi da
quelle alture percorrendo nuovamente la valle del fiume Magra per dirigerci
verso il nostro ritorno… nelle nostre sedi naturali e riflettendo su quanto
avevamo vissuto quella sera e convenendo che lo speciale de ilguerriero.it sui
mondiali open WTKA era appena cominciato!
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