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Direzione… JESOLO!Di: Franco PiccirilliSiamo nuovamente pronti per partire verso uno dei nostri soliti viaggi. Soliti perché viaggiamo spesso, non certo perché questi siano tutti uguali, altrimenti che viaggeremmo a fare? Ci rileggeremmo sempre il solito… no? Sabato 7 luglio, una giornata che sembra fin troppo estiva, per come fino ad ora appariva non fosse così… estiva. Nei giorni scorsi infatti, il tempo ci aveva regalato solo qualche giornata di sole pieno, facendo temere una estate non proprio di fuoco e come si poteva forse sospettare da un suo apparente precoce inizio. E le stagioni? Quelle c’erano una volta, adesso ognuno fa quello che più gli conviene. Se l’estate vuole entrare prima, non chiede mica permesso alla primavera. Così anche l’inverno, se si è stancato del suo stesso freddo, chiede ospitalità alla primavera… E le piogge? Solo se capita, ma attenzione che se capita… bisogna aver portato l’ombrellone! Come ogni volta sapevamo di dover andare, ma non sapevamo a che ora, rimandando il tutto al momento in cui dovevamo partire. Questo ci consente certamente di essere più liberi di fare quello che stiamo facendo, senza doverci preoccupare più di tanto dell’ora della partenza, quando smettiamo si parte, per cui forse possiamo anche dire che non finiamo mai di…partire? Però non tutti possono e sanno adeguarsi ad una vita presa per come viene e non per come crediamo la vorremmo, rigidamente confinata entro regole inflessibili, tanto che la loro eventuale trasgressione solitamente produce quei conflitti interiori che si ripercuotono poi nei rapporti con gli altri. Ma sembra che, per il fatto che si pensa tutti siano così, venga come normale questo modo di vivere forse un po’ patologico. E gli psicologi? Si stanno preparando e ci aspettano al varco. Per curarci? O forse per guadagnarci? Ma che problema c’è se qualcuno guadagna sulle patologie altrui? In fondo ci fanno stare poi bene, ed è quindi giusto dovergli dare una ricompensa per il tempo speso ascoltando le nostre storie. Dite che forse costano troppo? E perché ascoltare le nostre storie vi sembra interessante?
Il nostro collaboratore Roberto Fragale era stato contattato dal maestro Roberto Agostinetto per presenziare e dirigere l’arbitraggio ad una sua manifestazione che si svolge puntualmente da diversi anni a Jesolo Lido: The Best of Best VI. Con l’occasione Agostinetto aveva anche chiesto a Fragale se poteva fare in modo da adoperarsi per la pubblicazione sul portale de ilguerriero.it di un suo articolo promozionale.
Fragale, nonostante abbia ormai lasciato la conduzione del portale con le sue riviste di informazioni sportive, resta comunque uno dei più influenti collaboratori, tanto che i suoi ancora puntuali consigli si rivelano sempre preziosi per la Redazione. Così aveva appoggiato l’inserimento di un promo per la manifestazione del maestro Agostinetto, supportandolo con il fatto che gli era stata assicurata l’esclusiva sul promo della manifestazione: The Best of Best VI. La Redazione era stata quindi lieta di pubblicare quanto Fragale aveva consigliato. Successivamente abbiamo però constato quanto il concetto di esclusività possa essere per taluni, talvolta opinabile. Le motivazioni di tale esclusività ci sembrano invece manifestare il desiderio di farsi conoscere proprio per come sono. Ognuno forse agisce per come è, ma non è l’azione a rivelare cosa si è, quanto forse la motivazione che sottintende quell’azione, così che l’azione rivela ciò che si è. Ecco perché l’agire mostra ciò che siamo. No? Se non avete capito… Provate a rileggerlo lentamente… Così ciò nonostante la Redazione aveva comunque rispettato gli impegni presi, inserendo quanto aveva approvato.
Come vi avevo detto, Fragale era stato convocato direttamente dal maestro Agostinetto come giudice e arbitro del suo Best of The Best VI. Qualche giorno prima aveva però ricevuto dallo stesso Agostinetto la richiesta di poter fare da Commissario di Riunione, responsabile dei giudici e addirittura anche speaker della serata. Forse una richiesta un po’ troppo impegnativa… per poter essere assolti nel migliore dei modi tutti questi compiti, dal pur versatile ed esperto Fragale. D’accordo che sia “u president” ma resta sempre e comunque soltanto un uomo e come tale sa anche fin dove potersi spingere e dove non può arrivare… sa come delegare a persone di sua fiducia e delle quali lui stesso si assume la responsabilità. Ecco quindi che evidentemente versatile lo è, non tanto per come si può credere che sia, quanto soprattutto per le sue idee. Prevedendo quindi il da farsi per la serata, aveva fatto venire per quel viaggio anche Lorenza De Muro, della quale potersi avvalere nel caso ce ne fosse stato bisogno come giudice. Ma anche per la simpatica compagnia di cui lei è solitamente generosa, quando si tratta di viaggiare con “u president”.
Lorenza aveva già avuto modo di lavorare con Fragale in occasioni simili e Fragale stesso ne aveva evidentemente apprezzato le qualità, associate alla passione che lei ci mette nell’accogliere tutti questi compiti affidati. E chi sa prendere evidentemente… sa anche dare, altrimenti come potrebbe accogliere? Lorenza mi è sembrata subito disponibile all’invito di Fragale, mettendosi a “’esposizione” per tutto quello che lui le avrebbe chiesto di fare.
Arriviamo all’appuntamento in Redazione in puntuale ritardo, proprio per rimarcare che prima non potevamo esserci, altrimenti ci saremmo stati, sapendo che evidentemente avevamo da fare qualcosa che non poteva essere fatto prima, ecco perché siamo arrivati dopo. E’ semplicemente rispetto per gli altri e per cui in considerazione di tale rispetto gli altri rispettano noi e noi gli altri, per cui quello che poteva apparire un ritardo, era invece l’ora giusta per… partire per Jesolo Lido.
Avevamo deciso di partire piuttosto presto, considerato che era sabato e luglio, per cui probabilmente avremmo trovato molto traffico. Non volevamo certo arrivare tardi solo perché non avevamo previsto che in quei giorni molti si sarebbero spostati con i loro mezzi per raggiungere luoghi di vacanza… non tenendo forse conto che tanti altri si devono comunque spostare per lavoro, tra cui noi. Mica che la vacanza sia meno importante di chi lavora, ma sembra che le ferie stiano diventando il vero motivo di chi lavora. Se così fosse, sembrerebbe voler dire che non si lavora per il piacere di fare, ma per quello che crediamo di doverci poi meritare.. le ferie? E quindi dove passare le ferie? Per rispondere a questa domanda, solitamente ci vuole almeno tanto quanto un intero anno di lavoro. Pensare di stare bene in ferie, forse perché si pensa di stare male durante tutto il resto dell’anno? Ma siccome per noi il lavoro sono le ferie, e quando siamo in ferie lavoriamo, che ci pensiamo a fare? Lasciamo quindi che ci pensino gli altri, a come passare un anno di lavoro pensando alle ferie.
Naturalmente la Redazione aveva approfittato del fatto che Fragale e Lorenza dovevano andare a Jesolo per aggregarmi con loro, o forse erano loro che si erano aggiunti a me? Dipende da cosa si vuole vedere che sia, in ogni caso è la somma che fa il totale, giusto? Per cui il totale non poteva che fare tre. Come i tre moschettieri? O forse più realisticamente come i tre porcellini? Se “du’ megli che one”, figuriamoci tre… Ma avanti che c’è posto ed a me viene da ridere, pensando come spesso accade che più siamo… meglio stiamo.
I posti davanti erano occupati: io che guidavo e Fragale che leggeva… le stazioni radio per trovare quelle sonorità nostre di altri tempi, ma che sembra continuino ad essere attuali: la musica è musica, se piace non c’è tempo e quindi senza tempo non c’è distanza, per cui il passato è sempre presente là dove quel presente si rinnova nel passato. Ecco quindi che la musica pur evocando ricordi, resta piacevole non tanto per i ricordi in se, ma per le vibrazioni che questa riesce ad erompere dentro ognuno di noi, facendo emergere sensazioni non certo passate quanto presenti, in quanto quelle sensazioni sono anche ciò che stavamo facendo.
Lorenza, seduta abbondantemente nel posteriore dell’auto, sembrava godesse senza capire quello che ci stavamo dicendo con Fragale. Non sapeva perché, forse, ma sentiva di stare bene, proprio perché quello che stava accadendo, era ciò che desiderava accadesse. Allontanandoci dalla costa e viaggiando verso l’interno, non potevamo non notare che molti si spostavano nella direzione opposta alla nostra, raggiungendo le località di mare, forse più fresche o forse proprio perché provenivano dell’interno volevano raggiungere l’esterno, la costa. Questo ci consentiva di viaggiare meglio, senza traffico, meravigliandoci di come non riuscivamo a trovare quel movimento che temevano di poter incontrare. Man mano che il viaggio proseguiva, aumentavano anche le nostre speranze di non trovare quel traffico per cui eravamo partiti presto…
Avevamo passato l’Appennino ed i cantieri ancora attivi sulla variante di valico, senza incontrare traffico e code, tanto che eravamo molto in anticipo sull’orario che avevamo stabilito, per cui ci siamo anche permessi, dopo aver passato Bologna, di proseguire sull’adriatica fintanto che non sono cominciate ad apparire le indicazioni per Ancona. A quel punto forse svegliati dal nostro torpore di mezza estate, abbiamo ritenuto opportuno consultare una mappa. Nel corredo di sopravivenza del nostro mezzo di trasporto, siamo riusciti a recuperare una cartina stradale dell’Italia risalente al secolo scorso, tenuta insieme da una quantità inverosimile di scotch. Certo non era come avere il navigatore satellitare, ma contavamo sul fatto che gran parte delle località non fossero cambiate da allora. E ciò che nel tempo era stato modificato risultava aggiornato a… mano.
Fragale, fidandosi delle spiccate doti di navigata navigazione della nostra ospite, aveva pensato bene di metterle in mano la… carta. Stupita, ma non troppo, della fiducia, si è subito messa all’opera per cercare di farci uscire da quella situazione, indicandoci esattamente dove sapevamo già di essere, per cui abbiamo potuto sapere che Lorenza ci stava seguendo, per questo sapeva dove eravamo… c’era anche lei! Non restava quindi altro da fare che una veloce inversione di marcia alla prima uscita utile, per rientrare nella direzione giusta per dove eravamo diretti. Avevamo così speso una buona mezz’ora di viaggio sull’adriatica, che a quell’ora non sembrava fosse come ce l’avevano sempre descritta… piena di veicoli ed auto in transito una sopra l’altro. Ripresa quindi la giusta direzione, la strada scorreva liscia come l’olio, rinchiusi nella nostra scatola di ferro, ma con all’interno l’aria fresca del condizionatore. Sopraggiungeva così anche l’inesorabile ora del pranzo, rigorosamente al sacco per chi ce l’aveva, per tutti gli altri… assalto all’autogrill.
Lorenza a questo proposito ci elogiava quello che riteneva esistesse solo all’autogrill, e per il quale non si faceva mai mancare di prenderne almeno uno, tutte le volte che le capitava di andare in autostrada, facendoci forse sospettare che a volte… in autostrada ci vada apposta per assaggiarne qualcuno di questi… panini. Panini di ogni genere, riccamente farciti che riempivano non solo gli occhi, ma anche gli stomaci vuoti ed in latente crisi ipoglicemica, come il mio.
Dopo simili elogi non potevamo che assecondarla ed entrare anche noi là dove ci aveva proposto di seguirla e, dopo la consueta fila alla cassa, potevamo così prenderci ognuno il nostro, consumando il pasto seduti ad un tavolino del self service, dove appunto ognuno si serve da solo al posto che vuole. Il tempo di assentarmi qualche minuto per un ricambio di liquidi e quando torno Fragale aveva già vinto un paio di piatti gentilmente offerti dal self service. Forse per rimarcare il fatto che “u presidet” si era fermato anche al self service, lo hanno voluto omaggiare come solo i self service di un certo prestigio possono permettersi di fare? Si sa “u president” è anche così, stupisce per come riesce a far andare le cose nel modo che gli altri non credono che possano muoversi.
E noi dobbiamo comunque muoverci, perché presto saremo di fronte alla barriera di Mestre e non si sa mai ci stessero aspettando… mica potevamo farli attendere oltre il consentito. Ripartiamo fiduciosi che “u president” non sia poi così famoso e che quindi passeremo la barriera senza problemi, quando ad un certo punto del nostro viaggio, cominciamo a vedere i tabelloni di avvisi che segnalavano 5 km di coda a Mestre: evidentemente si era sparsa la voce che che “u presidnet sarebbe passato da lì e in quel punto lo stavano aspettando.
Siamo arrivati così in prossimità della formazione schierata su due colonne, tante quante le corsie dell’autostrada dove stavamo transitando. Infatti tutte le corsie erano occupate dai veicoli, e subito notiamo i “soliti ignoti” che cercavano quale fosse la fila che scorresse più velocemente. Così assistiamo ad un continuo cambio di corsie da parte di chi non è capitato in quel posto per perdere tempo, ma piuttosto per prendere tempo, per cui vorrebbe arrivare subito nel posto che pensa e crede si sia meritato. Non c’è da stupirsi, che se poi ognuno facesse così e per cui il risultato finale sarebbe esattamente l’empasse della coda, cioè esattamente e proprio quello che loro volevano evitare. Così credendo di essere originali, ma forse mostrando solo di credere nel fatto di essere solo più furbi di altri, alcuni riuscivano a guadagnare solo qualche posizione, stando attenti che qualcun altro, facendo esattamente come loro avevano fatto, non gli facesse perdere il terreno così audacemente conquistato. Ma questi non dovevano essere in vacanza? E allora perché continuano a combattere e scontrarsi con gli altri, invece di rilassarsi ed aspettare che tutto fluisca in maniera naturale e per come in maniera del tutto naturale si era creata la coda? Ma allora le vacanze a cosa servono? Solo per poter poi raccontare dove sono stati, tralasciando come ci sono stati… continuando così a voler apparire per come vorrebbero far pensare agli altri di essere.
Noi intanto ci scegliamo la nostra fila che inesorabilmente, ci porterà innanzi al casello per l’obolo dovuto per il transito. Ma anche qui continuano le scene di infiltrazione nella corsia del casello che ritengono scorra più velocemente. Assistiamo ad alcuni soliti distratti che si infilano nella corsia dove il casello è chiuso… per poi arrivare davanti e facendosi sorpresi della chiusura del casello… speravano nella benevolenza di qualche automobilista per riuscire ad infilarsi anche con una certa educata prepotenza, nella corsia giusta. Prepotenza dovuta al fatto che questi ultimi, non capivano la situazione di disagio in cui loro versavano… per non essersi accorti che il casello era chiuso. Mica potevano tornare indietro, così come mica avevano ritenuto opportuno o educato avvisare gli altri che quella fila era vuota, come invece pretendevano che gli altri fossero educati nei loro confronti. O questi sono tutti furbi o gli automobilisti benevoli sono tutti scemi… E a tutti questi riesce, forse non subito, di farsi largo ed entrare infine nella fila giusta.
Ma anche noi abbiamo il nostro inconveniente del giorno: il nostro casello automatico si era bloccato, richiamando l’ assistenza sul posto dell’operatore per l’inserimento delle schede. Così trascorriamo circa un’ora in questa empasse di mezza estate, attendendo fiduciosi il nostro turno, che prima o poi sarebbe arrivato, godendoci lo spettacolo offerto da una truppa di originali automobilisti, educati nel pretendere e un po’ meno nel concedere. Non si capisce perché dover prendere una strada considerata veloce, per poi fermarsi e riperdere il tempo che si pensava di aver guadagnato. Tutto questo avrà forse un senso che al momento sembra sfuggirmi, forse perché ha preso un’altra strada? E se facessero le autostrade a numero chiuso? Magari anche con un esamino sul codice della strada per l’accesso? La mia potrebbe essere certamente un’idea malsana, ma non meno del fatto che sembra che le strade veloci stiano diventando sempre meno veloci.
Posso forse capire che adesso con i condizionatori a bordo si può sopportare meglio il caldo estivo, ma qualcuno ancora non se lo può permettere, per cui deve sorbirsi il tempo della coda con il calore estivo, senza che nessuno della gestione delle autostrade possa in qualche modo alleviarlo dal disagio che l’infrastruttura sembra avergli provocato. In ogni caso e comunque, deve pagare. Così finisce che quello che crediamo sia benessere a volte pare trasformarsi in malessere. Passiamo il confine di Mestre e ci troviamo sul raccordo per Trieste, in fila per tre con il resto di… tutti quelli che ci avrebbero seguito.
Lasciato il raccordo avevamo preso la direzione per Jesolo, avendo la sorpresa di incontrare nuovamente quello che credevamo di aver lasciato poco prima: la coda. Ma la coda solitamente non sta dietro? E come mai noi ce la troviamo sempre davanti? Bèh tutti i gusti son gusti e davanti o dietro… siamo comunque dentro, per cui non restava che accodarci. Adesso con la strada ad una corsia sola, non potevamo che seguirne la corrente. Ma non temevamo che poi saremmo infine arrivati a Jesolo Lido, ed esattamente nel posto dove si sarebbe svolta la manifestazione.
Nonostante infatti ci avessero trattenuto in strada, siamo comunque arrivati a Jesolo Lido in anticipo sull’inizio della serata, tanto che abbiamo avuto il tempo di prenderci un buon caffè seduti in un bar dinanzi all’anfiteatro di Piazza Aurora, dove il maestro Agostinetto ed il suo staff stavano ultimando l’allestimento del ring e delle strutture a corredo per la serata del Best of The Best VI.
Qui naturalmente Fragale incontrava tutta una serie di personaggi che lo salutavano cordialmente, intrattenendosi con lui. Notavo però che molti di questi salutavano anche me, facendomi pensare che forse conoscendo “u president” tutti ti conoscono? Sembrerebbe sia così, se dal momento che chi va con lo zoppo… zoppica, chi va con Fragale… non teme di camminare diritto per la sua strada.
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