logo ilguerriero.it

Vari

[ Home ] Precedente ] [ Forum ] [ La bacheca ] [ Ricerca nel portale ] [ Ricerca nel web ] [ Video ] [ Prossimi eventi ] [ Contatti ]

Stampa questa pagina Stampa la pagina

Le Forze dell'Ordine si preparano all'autodifesa

QUALI STRUMENTI PER DIFENDERSI DA AGGRESSIONI HANNO OGGI A DISPOSIZIONE GLI APPARTENENTI ALLE FORZE DELL’ORDINE NEL NOSTRO PAESE?  

Di: Roberta Cerruti 

Il nostro reportage “telematico” (condotto cioè tramite un’approfondita ricerca nel web) cercherà di rispondere a questa domanda attraverso un viaggio tra i siti che hanno pubblicato notizie riguardanti la formazione del personale facente parte di questa categoria professionale.

Prima di iniziare la nostra panoramica sugli strumenti messi a disposizione e le modalità con cui vengono fruiti occorre forse precisare cosa si intende precisamente per “forze dell’ordine”.

Secondo il nostro ordinamento si definiscono tali le tre forze di polizia a cui la legge conferisce la qualifica di operatori di Pubblica Sicurezza: Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Corpo della Guardia di Finanza. Il loro compito è quello di mantenere, ove necessario, l'ordine pubblico laddove vi sia pericolo di degenerazioni (manifestazioni politiche, sportive, sindacali, culturali, ecc.).

Gli operatori di Pubblica Sicurezza si suddividono in Ufficiali e Agenti. Recenti disposizioni consentono tuttavia al Prefetto di accomunare alla categoria di APS (Agenti di Pubblica Sicurezza), su apposita richiesta del Sindaco, anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Municipale (i Vigili Urbani, per intenderci).

(Fonte: www.wikipedia.it)

La nostra indagine si concentrerà (soprattutto per quanto riguarda l’ultima parte dell’articolo) in particolare su quest’ultima categoria, la Polizia Municipale, che in genere per i compiti che svolge è quella con meno mezzi a disposizione per la propria autodifesa in caso di aggressioni da parte di malintenzionati. In effetti i compiti di questo corpo rientrano in un alveo di “minor tasso di pericolosità”, come potremmo definirlo, rispetto ai compiti di Polizia e Carabinieri. L’area di competenza è innanzitutto locale (limitata al territorio comunale) e non nazionale, il che comporta vigilanza su attività che per la loro ristrettezza territoriale non possono essere a rischio elevato (traffici illegali, esercizio della prostituzione, ecc.). Le loro competenze (secondo la legge n. 65 del 7 marzo 1986) concernono la prevenzione e  la repressione in campo amministrativo e penale, con particolare attitudine ed attenzione verso problemi riguardanti il rispetto dei Regolamenti Locali, delle Ordinanze del Sindaco e delle norme che regolano la circolazione stradale; le ispezioni in esercizi commerciali, pubblici esercizi e circoli privati; i problemi inerenti l'inquinamento e l'abusivismo edilizio. Svolgono inoltre compiti di Polizia Giudiziaria e (in base a più recenti disposizione del D.lg 285/92) di Polizia Stradale.

Altra distinzione rispetto a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, consiste nel fatto che l’appartenenza al corpo non abilita automaticamente alla detenzione di un’arma. E’ tuttavia possibile seguire corsi che ne consentiranno, se adeguatamente superati, il possesso e l’utilizzo nell’esclusivo ambito territoriale comunale di appartenenza.

Per questa serie di ragioni (legate al limitato rischio delle funzioni svolte e al non obbligatorio possesso di armi) si è ritenuto sempre più pressante da più parti in Italia, con particolare riferimento alle città di maggiori dimensioni dove vi è una maggiore probabilità di trovarsi in situazioni di pericolo, attivare corsi per istruire gli appartenenti al Corpo di Polizia Municipale (ma in generale anche agli altri esponenti delle Forze dell’Ordine) di autodifesa personale.

Ma cosa intendiamo quando parliamo di autodifesa?

Autodifesa, o difesa personale, è la capacità propria di saper gestire o evitare una disputa (non per forza violenta) tra individui che, per svariati motivi, possono giungere ad uno scontro. È diffusa l'opinione che la difesa personale sia solo un insieme di tecniche ed insegnamenti atti ad atterrare un avversario prima che sia lui a farlo. In realtà la difesa personale comprende sia tecniche fisiche per la difesa dalle aggressioni, sia un profondo lavoro psicologico, che richiede come condizione imprescindibile l’essere seguiti da ottimi istruttori.

 La difesa personale deve essere vista come una cultura di prevenzione adatta a tutti. Lo studio di un'arte di difesa prima di tutto intende dare fiducia in se stessi ed una conoscenza dei rischi e delle violenze. L'atteggiamento di una coscienza preventiva di qualsiasi attacco.

L'attività di difesa personale parte da due filosofie essenziali:

  • essere preparati
  • servire solo per difesa e mai per offesa

A differenza delle tecniche di combattimento sportive, quelle di difesa personale si differenziano per due caratteristiche fondamentali:

  • l'applicazione: devono cioè essere eseguite nel modo più efficace possibile, e soprattutto non ci sono esclusioni di colpi;
  • la durata: mentre l'allenamento sportivo prepara l'atleta ad affrontare incontri molto lunghi, suddivisi magari in più round, quello di autodifesa prepara l'allievo ad affrontare scontri che magari possono durare pochi secondi.

Le tecniche di difesa dalle aggressioni fisiche sono molteplici e variano da scuola a scuola. Tutte però hanno in comune la ricerca della semplicità di esecuzione e l'efficacia. È importante che una tecnica di difesa entri nella memoria fisica di chi la esegue, cioè deve essere eseguita spontaneamente; la tecnica non deve essere pensata, deve essere eseguita e basta, come se il corpo reagisse per istinto. Non esiste una tecnica in assoluto più efficace di altre, ma esiste una linea guida da seguire affinché la tecnica utilizzata lo possa diventare. Le più diffuse sono:

  • cercare di mantenere l'iniziativa, incalzando l'avversario per non dargli il tempo di reagire e possibilmente di attaccare;
  • puntare alle parti anatomiche più esposte e delicate (per es. occhi, naso, parti intime);
  • ogni parte del corpo può diventare un'arma, senza dimenticare che praticamente qualsiasi oggetto può essere usato allo stesso scopo.
(Fonte: www.wikipedia.it)

Le attività rivolte all’autodifesa sono molteplici: tra queste spicca lo studio di alcune arti marziali, particolarmente indicate in caso di necessità di affrontare a mani nude uno o più potenziali aggressori, anche se non sono l’unico strumento a disposizione per “difendersi” da eventuali attacchi esterni.

A chi si rivolgono i corsi autodifesa?

Occorre precisare che le tecniche di difesa personale che ricorrono all’uso dell’arte marziale non sono rivolte solo ed esclusivamente alle Forze dell’Ordine. Anzi, sempre più ne fanno ricorso e stanno proliferando in tutta Italia corsi per le categorie ritenute più esposte al rischio. Stiamo parlando in particolare dei corsi destinati alle donne, che purtroppo le cronache riportano con ossessiva frequenza come oggetto di violenza, in genere sessuale ma non solo. Il problema pare abbia assunto dimensioni tali per cui sempre più donne, giovani e non, si rivolgono a istruttori di arti marziali per non farsi trovare impreparate in caso di pericolo. Purtroppo su questo delicato argomento i media tendono a ingigantire talune questioni e a sottostimarne altre. Ad esempio riportano a gran voce stupri o tentativi di stupro effettuati da persone di altri Paesi (in genere bollate come “immigrati clandestini”) verso donne con cittadinanza italiana. O al massimo situazioni in cui l’aggressore è “il branco”. Non sembrano invece far notizia gli abusi di varia natura che donne italiane e straniere subiscono quotidianamente tra le mura domestiche ad opera di compagni, padri, vicini di casa (persone insomma che frequentano abitualmente e non certo sconosciute), nella maggior parte dei casi di nazionalità italiana anch’essi. Stime recenti parlano di 13 violenze denunciate al giorno. Ma secondo l’ISTAT sarebbero solo il 4% quelle denunciate, restando quindi un “sommerso” del 96% che significherebbe 325 abusi subiti ogni giorno dalle donne nel nostro Paese! Stime appunto…ma comunque allarmanti e di queste violenze circa il 65%, è doveroso ricordarlo, va imputato a maschi italiani.

Questo sicuramente un elemento che spinge le donne a organizzarsi cercando protezione in primo luogo aiutando se stesse attraverso corsi di autodifesa, per non dover attendere di essere salvate da altri.

Perché puntare sui concetti di autocontrollo e rispetto dell’altro?

Dopo questa apparentemente poco attinente ma a nostro parere doverosa digressione sulla difesa personale delle donne, torniamo al mondo delle Forze dell’Ordine, indubbiamente anch’esso esposto a possibili attacchi da cui potrà meglio difendersi se in possesso di conoscenze marziali.

Occorre a questo proposito una necessaria precisazione riguardo al fatto che le tecniche di autodifesa devo essere utilizzate solo ed esclusivamente per questo scopo: difesa personale appunto, o, al più difesa, dell’altrui persona in pericolo. Ciò distingue il fine di tali tecniche da quello della arti marziali in generale, che nascono come discipline volte al combattimento, inteso talvolta anche come offesa. Se viene snaturato l’obiettivo specifico dell’autodifesa gli strumenti nelle mani delle Forze dell’Ordine possono diventare un pericolo anziché un aiuto per la collettività che esse dovrebbero difendere e un pericolo anche per il potenziale aggressore, che magari è spinto all’azione da cattive intenzioni, ma che potrebbe trovarsi in netto svantaggio nei confronti dell’Agente addestrato adeguatamente: se questi usasse indiscriminatamente la sua forza e le sue capacità potrebbe trasformarsi da difensore della propria incolumità ad aggressore con conseguenze anche tragiche per il malcapitato. Per tale motivo è importante dare molto risalto nei corsi di autodifesa che prevedono l’insegnamento delle arti marziali ai principi che esse stesse racchiudono quali l’autocontrollo e il rispetto degli altri. Spesso chi pratica queste arti non trova immediatamente lampanti questi aspetti, che vengono compresi solo dopo anni. Un buon istruttore deve saper quindi far apprendere al più presto questi messaggi sottesi all’uso dell’arte insegnata.

Le tecniche di autodifesa maggiormente in uso attualmente traggono spunto dalle seguenti discipline marziali: Ju-Jitsu, Judo, Aikido, Karate, Kung-Fu, oppure da sistemi di combattimento come il Jeet Kune Do, il Kaisendo, il Wing Chun, il Krav Maga israeliano e altri ancora.

Perché dunque insegnare tecniche di difesa personale agli appartenenti delle Forze dell’Ordine?

Benché sul web non esistano stime ufficiali riguardo alle aggressioni subite dai vari corpi appartenenti alle Forze dell’Ordine (i siti di Polizia e Vigili Urbani non riportano nulla in merito), siamo riusciti a trovare alcuni dati, seppur molto parziali, che mostrano come questa professione presenti un tasso di esposizione a episodi di attacchi personali significativo.

L’osservatorio “Sbirri Pikkiati” di Asaps – Il Centauro, per esempio, tiene sotto controllo il fenomeno semisconosciuto della violenza nei confronti di operatori di polizia stradale, evidenziando come solo nel primo semestre del 2007 sono stati 372 gli episodi di aggressione fisica. In realtà questa pare sia solo la punta dell’iceberg visto che nel solo 2004 le persone denunciate per violenza o resistenza a Pubblico Ufficiale sono state 25.800: nel corso dello stesso anno ne sono state condannate 10.928. La maggior parte degli episodi avviene al nord, con 206 eventi (55.4%), mentre nel Mezzogiorno e nel Centro del Paese si osservano 83 episodi ciascuno (22.3%). Gli eventi vengono classificati in relazione alla forza di polizia oggetto di aggressione: Polizia di Stato (146 aggressioni, 39.2%), Carabinieri (148 aggressioni, 39.8%), Polizia Locale (80 episodi, 21.6%) ed “Altro”, intendendo con quest’ultima voce le divise che in generale non effettuano controllo del territorio, i Pubblici Ufficiali o gli Incaricati di Pubblico, comprendendo anche conducenti di autobus (o ferrovieri), guardie private e sanitari (52 eventi corrispondenti al 14% dei casi violenti).

In oltre il 50% dei casi queste aggressioni sono associate ad un abuso di alcool da parte dell’automobilista fermato e magari soggetto a contravvenzione perché non del tutto in regola.

Si precisa che queste aggressioni riguardano esclusivamente la situazione di organi di polizia preposti al controllo del traffico e che quindi hanno a che fare con la categoria degli automobilisti. Benché non si trovino dati concernenti l’intero alveo di compiti svolti dalle Forze dell’Ordine si può tuttavia comprendere come il fenomeno abbia dimensioni rilevanti. Notizie purtroppo parziali e riferite a singoli comuni riportano per esempio di 105 aggressioni che hanno richiesto cure mediche subite a Roma nel 2008 da parte dei Vigili Urbani. In realtà pare sia un dato sottostimato poiché non tutte le situazioni sono state regolarmente segnalate e archiviate o poiché non hanno necessitato di un intervento medico.

Il sito Comuni d'Italia riporta, si presuppone fedelmente, le denuncie di aggressioni subite dalla Polizia Municipale in tutta Italia. Dai post pubblicati si evince per esempio che 9 sono stati i Vigili aggrediti nel mese di luglio 2008, 23 nel mese di agosto… La distribuzione geografica copre l’intera penisola, dal Veneto alla Campania, dalla Puglia alla Lombardia, Umbria, Liguria, ecc. Anche secondo questi rapporti emerge come in molti casi (la maggioranza) si tratti di situazioni di conflitto createsi in seguito a controlli e sanzioni legate a infrazioni del Codice della Strada, ma sono indicati anche episodi di altro tipo (controlli a bancarelle abusive, interventi per sedare risse tra cittadini, ecc.).

Bastano questi dati frammentari per far comprendere come sia opportuno formare gli appartenenti delle Forze dell’Ordine (soprattutto a quanto pare nell’esercizio delle loro funzioni con la categoria degli “automobilisti”) in modo da essere preparati e poter così contrastare gli attacchi personali che possono subire nelle più disparate circostanze.

A tal fine sono stati ideati programmi appositamente studiati per l’autodifesa di questa categoria professionale.

Quali i metodi principali di autodifesa con oggetto le arti marziali in uso tra le Forze dell’Ordine?

Così come molteplici sono le tipologie di corso proposte, lo stesso vale per gli enti che si occupano specificatamente di questo segmento della richiesta di programmi di difesa personale. In genere si tratta di organizzazioni specializzate nella difesa personale che tengono corsi specifici per ciascuna categoria e talvolta prevedono una sezione destinata appositamente agli operatori di Pubblica Sicurezza.

 E’ il caso per esempio della Security Consulting di Farinetti Michele che propone stages, seminari, full immersion, corsi veri e propri in tutta Italia, dedicandosi per l’appunto (oltre che a famiglie e imprese, operatori sanitari e personale di volo e aeroportuale) agli addetti alla Sicurezza Pubblica.

I corsi prevedono lezioni teoriche alternate a dimostrazioni pratiche ed hanno orario flessibile per consentire agli operatori di frequentarli in base al tempo libero dal servizio prestato. Si affrontano i seguenti argomenti:

  • metodologie e strategia per sopravvivenza e difesa dal coltello;

  • Self-defence training system: questo metodo ha in realtà un’attinenza solo marginale con le arti marziali tradizionali. Si basa infatti su tecniche e tattiche americane con metodologie operative israeliane. Il sistema si è sviluppato confrontando esperienze di professionisti nel settore della sicurezza e istruttori di discipline marziali e ha tempi di apprendimento brevi che incontrano le esigenze degli operatori del settore;

  • procedure di controllo, disarmi, immobilizzazioni e ammanettamento;

  • tecniche specifiche di difesa della propria arma in dotazione;

  • apprendimento dell’utilizzo del Tonfa (strumento utilizzato nelle arti marziali giapponesi e cinesi lungo dai 50 ai 60 cm con un’impugnatura di 12 cm) e del Baton telescopico .

(fonte: www.securitycons.com)

 Anche la FIJLKAM si è cimentata direttamente in questo campo. Alcuni insegnanti tecnici aderenti alla Federazione, che per motivi professionali hanno sperimentato l’applicazione delle conoscenze marziali alla difesa personale hanno infatti messo a punto l’ormai noto Metodo Globale di Autodifesa, noto più semplicemente con l’acronimo MGA. Il Metodo nasce nel 1998, quando il “Consiglio Federale” della FIJLKAM, sensibile alle necessità dei propri associati, nomina un “Gruppo di lavoro” il cui compito consiste nel codificare un metodo di autodifesa, affidabile e professionalmente corretto. In questo stesso periodo è in fase di conclusione uno studio analogo iniziato nel 1997 nell’ambito della Polizia di Stato al fine di sopperire alla necessità di modificare l’addestramento alla difesa personale per gli operatori di polizia.

Tale esigenza viene accolta dal Direttore Centrale per gli Istituti di Istruzione della Polizia di Stato pro tempore che affida l’incarico di Responsabile di un “Gruppo di lavoro” appositamente costituito al Maestro Lacantore.

Il “Gruppo di lavoro” viene formato con altri tre maestri di Judo della FIJLKAM messi a disposizione dal Presidente federale nonché di alcuni Istruttori delle più importanti Scuole della Polizia di Stato.

Il lavoro si conclude nel 1998, con la codificazione di un metodo esclusivo basato denominato PSD (Policemen’s Self–defence Do) “La Via dell’autodifesa per gli operatori di polizia”.

Il lavoro federale, si conclude alla fine del 1999, con la codificazione del programma tecnico “Metodo Globale di Autodifesa”, disciplina non agonistica che si rivolge ad una fascia di praticanti che spazia tra i 18 anni e la cosiddetta terza età.

Che cosa sono l’MGA e il PSD?

MGA è il risultato di uno studio che corre trasversalmente tra tutte le arti marziali nipponiche diffuse dalla FIJLKAM (Judo, Karate, Aikido, Ju Jutsu, Lotta) ed orientali in genere, finalizzato esclusivamente alla difesa.

Hiji Kime Osae Il metodo prevede un programma semplice ma allo stesso tempo articolato, costruito sull’insegnamento di quattro tecniche (di lussazione) fondamentali che possono essere utilizzate in più situazioni.

Shiho Nage La particolarità del metodo, consiste proprio nel fatto che le tecniche proposte, se applicate correttamente e senza scadere nella violenza incontrollata, possono salvaguardare la persona che le utilizza da spiacevoli conseguenze per la propria incolumità.

MGA, pur rispettando le regole conformi allo spirito delle discipline federali, si differenzia da esse in quanto non segue l’insegnamento tradizionale delle arti marziali agonistiche ma prevede un addestramento finalizzato al raggiungimento, in tempi brevi, di una buona preparazione rivolta esclusivamente alla salvaguardia della incolumità personale di chi lo pratica.

Kote Hineri La metodologia didattica di MGA è stata studiata per permettere ai praticanti di raggiungere in tempi brevi una buona preparazione tecnica, mirata a sviluppare la loro capacità di trasformare a proprio vantaggio le energie utilizzate da chi intende offendere.

La metodologia dell’allenamento, a sua volta, consiste in un susseguirsi di azioni ideali per coloro che non accettano il contatto fisico, la cui pratica è utile anche per conseguire un completo benessere e raggiungere un giusto equilibrio psicofisico.

Infatti, l’allenamento è basato prevalentemente su una intensa attività motoria che si esplica in una serie di movimenti aerobici, che mirano a migliorare la resistenza, il sistema cardiovascolare e la coordinazione motoria dei praticanti siano essi persone comuni o allievi dei corsi di formazione delle forze di polizia.

Per quanto attiene più specificatamente il PSD (Policemen’s Self–defence Do) possiamo sottolineare i seguenti aspetti:

  • è una proposta addestrativa che, per la prima volta sulla scena delle arti marziali, offre soluzioni d'avanguardia racchiuse in un unico sistema, studiato esclusivamente per quegli operatori che svolgono compiti di “Police control;

  • è un metodo di addestramento adatto per la formazione degli “operatori di polizia” di Paesi democratici;

  • si avvale di nuove metodologie di addestramento interdisciplinari che insegnano agli “operatori di polizia” come svolgere il servizio in sicurezza, aspetto quest’ultimo che rappresenta una delle priorità assolute di un addestramento corretto;

  • è un metodo sempre attuale perché non esclude la necessità di valutare quando e dove intervenire per tenere aggiornata la metodologia didattica e dell’addestramento;

  • ha definitivamente sostituito la precedente metodologia didattica e dell’addestramento tipiche delle arti marziali sportive in base alle quali, gli istruttori di difesa personale, senza volerlo, addestravano gli operatori di polizia ad affrontare un aggressore con la mentalità dell’atleta che deve realizzare una vittoria.

Attualmente questo metodo è utilizzato dalle seguenti istituzioni:

  • Polizia di Stato (nella versione con denominazione propria);

  • Corpo di Polizia Penitenziaria che il 3 Marzo 2004, ha stipulato una Convenzione con la FIJLKAM per la formazione dei quadri Istruttori di Difesa Personale;

  • Scuola del Corpo della Polizia Municipale di Milano

  • Corpo della Polizia Municipale di Bergamo;

  • Corpo della Polizia Municipale di Lamezia Terme;

  • Corpo della Polizia Municipale di Fondi (LT);

  • Corpo della Polizia Municipale di Spezzano Albanese (CS);

  • Corpo della Polizia Municipale di Terranova di Sibari (CS);

  • Corpo della Polizia Municipale di S. Marco Argentano (CS);

  • Corpo della Polizia Municipale di Nicosia (EN);

(fonte: http://www.mgasystem.eu)

 Altro metodo di difesa personale che ha una notevole diffusione (pare addirittura fino a raggiungere il 60% delle forze di polizia del mondo) è quello insegnato in Italia in primis dalla Scuola del Maestro  Filippo Cuciuffo, Capo Istruttore per l'Italia della WingTsun Organizzazione Italia e Responsabile dell'Accademia Sud-Europa di Livorno. Cuciuffo incarica il Maestro Cosimo Laguardia di addestrare l'intero corpo di Polizia Municipale nelle tecniche WingTsun, nell’ambito del Progetto “Sicurezza incolumità e prevenzione per O.P.M.”. Nel frattempo istituzioni e realtà territoriali locali, riconoscono il valore della formazione e degli insegnamenti di Sifu Laguardia, autorizzandolo a svolgere attività di addestramento e formazione in forma “riservata” nell’ambito dell’attività delle Forze dell’Ordine appartenenti a diversi Corpi, con la quale a tutt’oggi collabora. L’Accademia Nazionale lo nomina Coordinatore Provinciale responsabile per tutta Foggia.

Nel 2004 il Ministero degli Interni Italiano, conferisce ufficialmente, al Maestro Laguardia l’incarico di Docenza, formazione e addestramento alle Forze dell’Ordine all’interno di strutture istituzionalmente riconosciute.

Nel 2004 è Docente ospite per la sicurezza e la difesa personale, presso il Reparto Mobile della P.S. di Bari; Docente ospite per la sicurezza e la difesa personale, presso il Comando provinciale della Guardia di Finanza; e presso il Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri.

Nel Gennaio 2005 l’Amministrazione Comunale di Cerignola lo incarica ufficialmente della formazione nelle tecniche di difesa personale e gestione dei conflitti degli Agenti di Polizia Municipale assunti a tempo determinato per otto mesi; un traguardo importante, essendo questo, l’unico corso di formazione previsto per gli O.P.M. neo-assunti. L’Amministrazione inoltre, incarica il Maestro Laguardia di stilare, per ogni partecipante a fine corso, una relazione, che sarà riconosciuta ufficialmente ulteriore nota di merito e riconosce il corso quale importante punteggio aggiuntivo, nell’espletamento del concorso per l’assunzione a tempo indeterminato.

(fonte: http://www.olimpicstudio.org/public/wt_sifu.doc)

Cos’è il Wing Tsun?

Il Wing Tsun Kuen è uno stile di Kung Fu, nato grazie all’intuito femminile. Risale a circa 400 anni fa, e fu fondato da una donna Ng Mui, che faceva parte dei cinque monaci scampati al rogo del monastero di Shaolin, operato dai Manchu. A proseguire l’opera di Mui fu un’altra donna, Yim Wing Chun, che lo insegnò a suo marito.

Colui che sviluppò lo stile fu però il Granmaestro Yip Man, che ebbe tra i suoi allievi anche un certo Li Jun Fan (Bruce Lee). Dopo una serie di problemi economici Yip Man cominciò ad insegnare Wing Chun per vivere. Yip Man, durante la sua "carriera di insegnante", attraversò diversi periodi che influenzarono il suo modo di trasmettere lo stile. Quando ormai Yip Man aveva chiuso la sua scuola, gli fu presentato un giovane, già esperto praticante di Wing Chun. Questo giovane si chiamava Leung Ting, e venne accettato da Yip Man come studente "a porte chiuse" (cioè studente privato). Il Granmaestro gli raffinò tutte le tecniche dalle basi, insegnandogli un Wing Chun morbido, che non necessitasse di forza fisica per essere messo in pratica, ma tremendamente efficace. Dopo la morte del Granmaestro, Leung Ting fondò la sua organizzazione di Kung Fu, e brevettò il suo sistema col nome Wing Tsun. Nel 1975 un esperto di arti marziali tedesco, Keith K. Kernspecht, invitò Leung Ting in Germania, divenendo suo allievo. In seguito a quest’incontro, Kernspecht fondò la EWTO (European WT Organization), aprendo lo stile all’occidente. Caratterizzato da estrema efficacia, il Wing Tsun è un’arte estremamente semplice ma dove nulla è lasciato al caso, ed ogni movimento è mirato a fare il massimo danno col minimo sforzo.

(Fonte: http://www.tuttoartimarziali.it)

Vogliamo accennare per completezza di informazione ad un altro metodo di autodifesa che ha avuto una certa diffusione in Italia recentemente, benché non rientri esattamente nel vasto campo delle arti marziali: stiamo parlando del Krav Maga.

Cos’è il Krav Maga?

 Il significato letterale di questa espressione è “combattimento con contatto”, anche se la traduzione maggiormente utilizzata è “combattimento corpo a corpo”. Il Krav Maga è un metodo di combattimento nato in ambienti ebraici dell'Europa centro-orientale nella prima metà del XX secolo. Anche se viene spesso indicata come stile di combattimento finalizzato alla difesa personale, in realtà il Krav Maga ha una componente offensiva che spesso prevede di attaccare l' avversario prima di essere attaccati, di conseguenza non è puramente difesa personale intesa come reazione ad un aggressione.

 Il suo fondatore è Imi Lichtenfeld, grande ginnasta, pugile e campione di lotta libera che alla base teorica aggiunge una grande esperienza di lotta di strada, maturata in una gioventù in parte passata a lottare per la vita nei vicoli della Bratislava occupata dai Tedeschi. Agli inizi degli anni '50, parallelamente alla nascita dello stato di Israele, a Lichtenfeld l’esercito israeliano richiede di sviluppare un sistema di combattimento efficace ma rapido da apprendere, al fine di addestrare le neonate forze speciali israeliane, fin da subito impegnate in una durissima lotta.

Si distingue per varie ragioni dalle arti marziali: innanzitutto Krav Maga è una "tecnica di combattimento" semplice e pratica, nata per essere appresa in breve tempo ed essere usata in un contesto bellico. Il Krav Maga predilige un approccio offensivo, che caratterizza questo sistema di combattimento. Se altre arti marziali tradizionali, soprattutto di matrice orientale, tendono ad associare oltre all'insegnamento delle tecniche un sistema filosofico e spirituale, il Krav Maga risponde a criteri di tipo militare quali l'efficacia e la rapidità con cui si arriva al risultato desiderato, che è la neutralizzazione dell'avversario.

Inoltre mentre le arti marziali (tra le quali anche quelle da cui il Krav Maga ha attinto, come il Jūdō, il Ju-Jitsu, il Kung-fu, etc...) prediligono un'impostazione attendista che lascia all'avversario la prima mossa, il Krav Maga punta ad una rapida neutralizzazione dell'avversario prima che questi possa diventare una minaccia.

Più specificatamente si tratta di una sintesi armonica di tecniche derivate dalle arti marziali, da sistemi di lotta a mani nude e dai metodi del Close Combat del Maggiore Firebairn, un mix di colpi a mano aperta diretti a punti sensibili come naso e gola, pugni di stile pugilistico, leve agli arti del Judo e del Ju-Jitsu, e calci e ginocchiate tipici della Thai Boxe.

File:Ikmi.jpg Questo è logo del Krav Maga: consiste nelle lettere K e M scritte in Ebraico, in un modo artistico e combinato per formare la forma del simbolo. La K e la M sono circondate da un cerchio aperto perché il sistema può sempre essere migliorato aggiungendo o cancellando tecniche, esercizi e tecniche di allenamento.

Seguendo la diffusione resa possibile grazie ai primi studenti di Imi Lichtenfeld, oltre che in Israele, il Krav Maga si è diffuso in paesi dove forte è la presenza delle comunità ebraiche o si sono sviluppati solidi canali di collaborazione in ambito militare e di intelligence. Per questo le principali scuole di combattimento e la maggior diffusione di questi sistemi si trovano negli USA, in Russia, in Francia ed in Italia, paesi tutti che hanno forti legami con Israele e il mondo ebraico. Il Krav Maga è insegnato con una sempre più massiccia diffusione in Italia tra le Forze dell'Ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, corpi di polizia locale ecc..), i reparti militari d'elite fino ad arrivare agli operatori della sicurezza e vigilanza privata (es. guardie del corpo).

(fonte: www.wikipedia.it)

In quali località si tengono corsi di difesa personale per addetti alla Pubblica Sicurezza?

Dopo aver illustrato alcuni tra i più comuni metodi di autodifesa insegnati attualmente alle Forze dell’Ordine vediamo dunque dove recentemente si sono tenuti corsi di difesa personale. Il nostro viaggio nel web ci ha condotto attraverso varie regioni d’Italia e ci ha permesso di reperire articoli che ci danno un quadro certamente incompleto ma che mostra come in diverse situazioni si sia sentita la necessità, per ragioni di sicurezza personale, di istruire gli Agenti al fine di renderli capaci di contrastare eventuali aggressioni.


Campania

 Scopriamo così che a fine febbraio 2009 ha preso il via il primo corso di difesa personale rivolto a tutti gli agenti del corpo di Polizia Municipale di Napoli. In divisa e con l’arma d’ordinanza nella fondina, caschi bianchi e agenti motociclisti, suddivisi in corsi giornalieri da 25 persone, si allenano nella sede della scuola regionale di Polizia, nel quartiere Ponticelli, con tre istruttori esperti in arti marziali; ad assistere al corso, anche il Comandante del Corpo, Luigi Sementa.

Il corso si concentra sull’apprendimento di tecniche di autodifesa e di prese per immobilizzare il criminale di turno senza utilizzare la pistola, ma si tengono anche lezioni sulle norme giuridiche relative alle funzioni della polizia giudiziaria. Sul tappeto, sia donne che uomini. Un primo passo per rendere efficiente il corpo di Polizia Municipale di Napoli, a quanto sembra criticato di scarsa preparazione per operare in una città con alto tasso di criminalità e disagio sociale come Napoli.

(fonte: http://www.videocomunicazioni.com)

In termini più generici e restando in territorio napoletano vediamo che nell’ottobre 2008, ad Acerra, è stata attivata una nuova struttura presso l’Ironmen Club, ove si terranno esclusivamente corsi per operatori delle Forze dell'ordine (Polizia, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria), personale militare operativo e professionisti nel campo della Sicurezza.

I corsi si articolano a seconda delle specifiche mansioni e prevedono la formazione in tecniche e tattiche di difesa personale per Forze dell'Ordine, tutela di terze persone, gestione dei conflitti a corta distanza, minacce e attacchi con armi da taglio e contundenti, uso appropriato delle armi d'ordinanza (es. ritenzione, estrazione in qualsiasi condizione, uso di bastoni tattici), tecniche di coazione fisica e di controllo, possibilità ed adeguatezza delle tecniche israeliane di disarmo.

Nella medesima struttura si terranno lezioni private di Krav Maga e seminari dedicati.

(FONTE : http://www.campaniakravmaga.it)

Sicilia

Passando dalla Campania alla Sicilia possiamo vedere che a ottobre 2008 anche gli Agenti di Polizia Municipale di Caltagirone (CT) hanno intrapreso un lungo corso di difesa personale, nell’ambito di un più ampio progetto di formazione continua che li vede coinvolti. Il corso ha la durata di 12 mesi e prevede 3 incontri settimanali che durano l’intera giornata e vedono alternarsi gli allievi in base ai turni lavorativi. Vi hanno aderito 26 Vigili, di cui 10 donne. Il corso è tenuto dall’Associazione Sportiva di Arti Marziali “Shaolin Kung Fu Mei Hua”. L’obiettivo è l’apprendimento delle principali tecniche di difesa personale del Kung fu. Va sottolineato che gli insegnanti prestano il loro servizio gratuitamente, con l’intento di far conoscere questa disciplina e mostrare come essa ben si applichi anche al campo della difesa personale in un contesto quale quello in cui operano agenti di Pubblica Sicurezza.

Gli elementi che vengono insegnati sono i seguenti: addestramento psicofisico, tecniche di autocontrollo, tecniche di caduta, tecniche di immobilizzazione, maneggio del manganello. A questi si aggiungono nozioni teoriche di diritto penale sulla legittima difesa.

(fonte: http://www.lagazzettadelcalatino.it/giornale/gazzettaA5N78P6.pdf)

Abruzzo

Anche la Polizia Penitenziaria è coinvolta nei programmi di autodifesa, come mostra un lapidario comunicato stampa del Ministero della Giustizia del 27 maggio 2008, che invita a una dimostrazione finale delle tecniche apprese durante il corso tenuto dalla Scuola di formazione e aggiornamento del Corpo di Polizia e del Personale dell’Amministrazione Penitenziaria di Sulmona (AQ).

Per quanto riguarda il metodo IDS (utilizzato dall’esercito Israeliano cui abbiamo accennato sopra), numerosi Corpi di polizia stanno attivando corsi presso le loro strutture.

Accenniamo solo brevemente poiché rientra in questa regione al fatto che il generale di divisione Luciano Pezzi della scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza dell'Aquila ha introdotto ufficialmente il programma IDS nell'addestramento degli allievi sottufficiali. La sede IDS di Gaeta, il cui responsabile per il centro-sud è l'istruttore Erra Valentino, ha inoltre ospitato nelle ultime settimane l'esperto militare Jeffrey Brown - istruttore di numerosi corpi militari americani in tattiche difensive - che, entusiasta del metodo mostratogli in allenamento privato, ha organizzato una full immersion per il suo team per apprendere tecniche reali e sicure contro aggressioni con lame vere ed armi da fuoco, controllo dell'avversario attraverso gli shock neurologici.

(Fonte: http://iltempo.ilsole24ore.com)

Emilia Romagna

 A giugno del 2008 si è svolto  a Modena il primo Corso di Formazione per Istruttori di Strumenti di Autodifesa del Corpo di Polizia municipale. Il corso, della durata di quaranta ore, ha qualificato 12 operatori del corpo della Polizia Municipale cittadina per poter effettuare corsi di mantenimento e aggiornamento a tutto il personale al fine di garantire la massima sicurezza agli stessi e ai cittadini.

Il programma ha visto la partecipazione di cinque donne e sette uomini, che alla fine del percorso hanno sostenuto una giornata di esami di qualificazione consistenti in prove pratiche, tecniche e scritte.

Per primi in Italia e nel mondo, questi Istruttori hanno utilizzato il nuovissimo strumento denominato "Strumento Multifunzione di Sicurezza" (interamente progettato e prodotto in Italia), che è come un coltellino svizzero, perchè racchiude molteplici funzioni per gli operatori e quello della difesa è solo un utilizzo fra i tanti possibili.

(Fonte: http://www.asaitalia.org)

Restiamo in Emilia Romagna, precisamente a Parma, dove nel marzo del 2008 l’assessore alla Sicurezza Costantino Monteverdi, così come molti suoi colleghi in Italia, ha aderito alla proposta di un corso di 16 ore, quattro mattine da quattro ore, rivolto agli agenti della Polizia Municipale, in grado di costruire le basi della difesa personale per operare con maggiore sicurezza nell’esercizio della professione.

Il progetto si chiama “Uncle” ed è già stato adottato, oltre che da alcune Amministrazioni locali, anche dalla Direzione Antimafia, dai Carabinieri, dalla Polizia di Stato, dalla Guardia di finanza e dall’Esercito italiano. Il corso è organizzato dalla Fisam, Federazione istituti superiori arti marziali, e permette di imparare in tempi relativamente brevi le tecniche di difesa nel rispetto della legalità.

Il corso ha visto impegnati 33 agenti della Polizia municipale. Le tecniche operative insegnate spaziano dalla capacità di neutralizzare e controllare le persone fino a tecniche di ammanettamento in sicurezza e di disarmo.

(fonte: http://www.ufficiostampa.comune.parma.it)

Marche

Programma di formazione 2008 del personale di Polizia localeConcludiamo infine la nostra panoramica con un progetto un po’ più ampio, che non riguarda solo ed esclusivamente programmi di difesa personale. Si tratta della decisione della Giunta regionale delle Marche che nel 2008 ha approvato il programma formativo rivolto al personale della Polizia locale. Il quadro d'insieme dell'attività di formazione e di aggiornamento è stato delineato da un apposito Comitato ristretto che ha il compito di supportare e coordinare le varie iniziative, in collaborazione con la Scuola regionale di Formazione della Pubblica Amministrazione e con il Dipartimento per le Politiche integrate di sicurezza e per la Protezione civile.

Il programma che ha lo scopo di qualificare gli operatori di Polizia locale e garantire in questo modo il livello di sicurezza per l'intera comunità, prevede, oltre al corso di prima formazione per i nuovi assunti in Polizia locale, sia municipale che provinciale, corsi di lingua inglese di primo e secondo livello, un corso sulla sicurezza personale e arti marziali, iniziative formative anche dietro proposte formulate dall'autorità giudiziaria e giornate seminariali di approfondimento. Nel corso di queste ultime, in particolare, sono affrontati temi quali: novità del codice della strada, infortunistica stradale, materie relative al commercio, problematiche legate alla multietnicità, sicurezza urbana, problematiche ambientali.

(Fonte: http://www.diariodelweb.it)


www.ilguerriero.it
Le riviste elettroniche


mailContatti

note

note

Inizio pagina

stella www.ilguerriero.it