Le Forze dell'Ordine si preparano all'autodifesa
QUALI STRUMENTI PER DIFENDERSI DA AGGRESSIONI
HANNO OGGI A DISPOSIZIONE GLI APPARTENENTI ALLE FORZE DELL’ORDINE
NEL NOSTRO PAESE?
Di: Roberta Cerruti
Il
nostro reportage “telematico” (condotto cioè tramite un’approfondita
ricerca nel web) cercherà di rispondere a questa domanda attraverso
un viaggio tra i siti che hanno pubblicato notizie riguardanti la
formazione del personale facente parte di questa categoria
professionale.
Prima di iniziare la nostra
panoramica sugli strumenti messi a disposizione e le modalità con
cui vengono fruiti occorre forse precisare cosa si intende
precisamente per “forze dell’ordine”.
Secondo il nostro ordinamento si
definiscono tali le tre forze di polizia a cui la legge conferisce
la qualifica di operatori di Pubblica Sicurezza:
Polizia di Stato,
Arma
dei Carabinieri e
Corpo della
Guardia di Finanza. Il loro compito è quello di mantenere, ove
necessario, l'ordine pubblico laddove vi sia pericolo di
degenerazioni (manifestazioni politiche, sportive, sindacali,
culturali, ecc.).
Gli operatori di Pubblica Sicurezza
si suddividono in Ufficiali e Agenti. Recenti disposizioni
consentono tuttavia al Prefetto di accomunare alla categoria di APS
(Agenti di Pubblica Sicurezza), su apposita richiesta del Sindaco,
anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Municipale (i Vigili
Urbani, per intenderci).
La
nostra indagine si concentrerà (soprattutto per quanto riguarda
l’ultima parte dell’articolo) in particolare su quest’ultima
categoria, la Polizia Municipale, che in genere per i compiti
che svolge è quella con meno mezzi a disposizione per la propria
autodifesa in caso di aggressioni da parte di malintenzionati. In
effetti i compiti di questo corpo rientrano in un alveo di “minor
tasso di pericolosità”, come potremmo definirlo, rispetto ai compiti
di Polizia e Carabinieri. L’area di competenza è innanzitutto locale
(limitata al territorio comunale) e non nazionale, il che comporta
vigilanza su attività che per la loro ristrettezza territoriale non
possono essere a rischio elevato (traffici illegali, esercizio della
prostituzione, ecc.). Le loro competenze (secondo la legge n. 65 del
7 marzo 1986) concernono la prevenzione e la repressione in campo
amministrativo e penale, con particolare attitudine ed attenzione
verso problemi riguardanti il rispetto dei Regolamenti Locali, delle
Ordinanze del Sindaco e delle norme che regolano la circolazione
stradale; le ispezioni in esercizi commerciali, pubblici esercizi e
circoli privati; i problemi inerenti l'inquinamento e l'abusivismo
edilizio. Svolgono inoltre compiti di Polizia Giudiziaria e (in base
a più recenti disposizione del D.lg 285/92) di Polizia Stradale.
Altra
distinzione rispetto a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza,
consiste nel fatto che l’appartenenza al corpo non abilita
automaticamente alla detenzione di un’arma. E’ tuttavia possibile
seguire corsi che ne consentiranno, se adeguatamente superati, il
possesso e l’utilizzo nell’esclusivo ambito territoriale comunale di
appartenenza.
Per questa serie di ragioni (legate
al limitato rischio delle funzioni svolte e al non obbligatorio
possesso di armi) si è ritenuto sempre più pressante da più parti in
Italia, con particolare riferimento alle città di maggiori
dimensioni dove vi è una maggiore probabilità di trovarsi in
situazioni di pericolo, attivare corsi per istruire gli appartenenti
al Corpo di Polizia Municipale (ma in generale anche agli altri
esponenti delle Forze dell’Ordine) di autodifesa personale.
Ma cosa intendiamo quando parliamo
di autodifesa?
Autodifesa,
o difesa personale, è la capacità propria di saper gestire o evitare
una disputa (non per forza violenta) tra individui che, per svariati
motivi, possono giungere ad uno scontro. È diffusa l'opinione che la
difesa personale sia solo un insieme di tecniche ed insegnamenti
atti ad atterrare un avversario prima che sia lui a farlo. In realtà
la difesa personale comprende sia tecniche fisiche per la difesa
dalle aggressioni, sia un profondo lavoro psicologico, che richiede
come condizione imprescindibile l’essere seguiti da ottimi
istruttori.
La difesa personale deve essere
vista come una cultura di prevenzione adatta a tutti. Lo studio di
un'arte di difesa prima di tutto intende dare fiducia in se stessi
ed una conoscenza dei rischi e delle violenze. L'atteggiamento di
una coscienza preventiva di qualsiasi attacco.
L'attività
di difesa personale parte da due filosofie essenziali:
- essere preparati
- servire solo per difesa e mai per offesa
A differenza delle tecniche di
combattimento sportive, quelle di difesa personale si differenziano
per due caratteristiche fondamentali:
- l'applicazione:
devono cioè essere eseguite nel modo più efficace possibile, e
soprattutto non ci sono esclusioni di colpi;
- la durata:
mentre l'allenamento sportivo prepara l'atleta ad affrontare
incontri molto lunghi, suddivisi magari in più round, quello di
autodifesa prepara l'allievo ad affrontare scontri che magari
possono durare pochi secondi.
Le tecniche di difesa dalle
aggressioni fisiche sono molteplici e variano da scuola a scuola.
Tutte però hanno in comune la ricerca della semplicità di esecuzione
e l'efficacia. È importante che una tecnica di difesa entri nella
memoria fisica di chi la esegue, cioè deve essere eseguita
spontaneamente; la tecnica non deve essere pensata, deve essere
eseguita e basta, come se il corpo reagisse per istinto. Non esiste
una tecnica in assoluto più efficace di altre, ma esiste una linea
guida da seguire affinché la tecnica utilizzata lo possa diventare.
Le più diffuse sono:
- cercare di
mantenere l'iniziativa, incalzando l'avversario per non dargli
il tempo di reagire e possibilmente di attaccare;
- puntare alle
parti anatomiche più esposte e delicate (per es. occhi, naso,
parti intime);
- ogni parte del
corpo può diventare un'arma, senza dimenticare che praticamente
qualsiasi oggetto può essere usato allo stesso scopo.
Le attività rivolte all’autodifesa
sono molteplici: tra queste spicca lo studio di alcune arti
marziali, particolarmente indicate in caso di necessità di
affrontare a mani nude uno o più potenziali aggressori, anche se non
sono l’unico strumento a disposizione per “difendersi” da eventuali
attacchi esterni.
A chi si rivolgono i corsi
autodifesa?
Occorre
precisare che le tecniche di difesa personale che ricorrono all’uso
dell’arte marziale non sono rivolte solo ed esclusivamente alle
Forze dell’Ordine. Anzi, sempre più ne fanno ricorso e stanno
proliferando in tutta Italia corsi per le categorie ritenute più
esposte al rischio. Stiamo parlando in particolare dei corsi
destinati alle donne, che purtroppo le cronache riportano con
ossessiva frequenza come oggetto di violenza, in genere sessuale ma
non solo. Il problema pare abbia assunto dimensioni tali per cui
sempre più donne, giovani e non, si rivolgono a istruttori di arti
marziali per non farsi trovare impreparate in caso di pericolo.
Purtroppo su questo delicato argomento i media tendono a ingigantire
talune questioni e a sottostimarne altre. Ad esempio riportano a
gran voce stupri o tentativi di stupro effettuati da persone di
altri Paesi (in genere bollate come “immigrati clandestini”) verso
donne con cittadinanza italiana. O al massimo situazioni in cui
l’aggressore è “il branco”. Non sembrano invece far notizia gli
abusi di varia natura che donne italiane e straniere subiscono
quotidianamente tra le mura domestiche ad opera di compagni, padri,
vicini di casa (persone insomma che frequentano abitualmente e non
certo sconosciute), nella maggior parte dei casi di nazionalità
italiana anch’essi.
Stime
recenti parlano di 13 violenze denunciate al giorno. Ma secondo
l’ISTAT sarebbero solo il 4% quelle denunciate, restando quindi un
“sommerso” del 96% che significherebbe 325 abusi subiti ogni giorno
dalle donne nel nostro Paese! Stime appunto…ma comunque allarmanti e
di queste violenze circa il 65%, è doveroso ricordarlo, va imputato
a maschi italiani.
Questo sicuramente un elemento che
spinge le donne a organizzarsi cercando protezione in primo luogo
aiutando se stesse attraverso corsi di autodifesa, per non dover
attendere di essere salvate da altri.
Perché puntare sui concetti di
autocontrollo e rispetto dell’altro?
Dopo questa apparentemente poco
attinente ma a nostro parere doverosa digressione sulla difesa
personale delle donne, torniamo al mondo delle Forze dell’Ordine,
indubbiamente anch’esso esposto a possibili attacchi da cui potrà
meglio difendersi se in possesso di conoscenze marziali.
Occorre
a questo proposito una necessaria precisazione riguardo al fatto che
le tecniche di autodifesa devo essere utilizzate solo ed
esclusivamente per questo scopo: difesa personale appunto, o, al più
difesa, dell’altrui persona in pericolo. Ciò distingue il fine di
tali tecniche da quello della arti marziali in generale, che nascono
come discipline volte al combattimento, inteso talvolta anche come
offesa. Se viene snaturato l’obiettivo specifico dell’autodifesa gli
strumenti nelle mani delle Forze dell’Ordine possono diventare un
pericolo anziché un aiuto per la collettività che esse dovrebbero
difendere e un pericolo anche per il potenziale aggressore, che
magari è spinto all’azione da cattive intenzioni, ma che potrebbe
trovarsi in netto svantaggio nei confronti dell’Agente addestrato
adeguatamente: se questi usasse indiscriminatamente la sua forza e
le sue capacità potrebbe trasformarsi da difensore della propria
incolumità ad aggressore con conseguenze anche tragiche per il
malcapitato. Per tale motivo è importante dare molto risalto nei
corsi di autodifesa che prevedono l’insegnamento delle arti marziali
ai principi che esse stesse racchiudono quali l’autocontrollo e il
rispetto degli altri. Spesso chi pratica queste arti non trova
immediatamente lampanti questi aspetti, che vengono compresi solo
dopo anni. Un buon istruttore deve saper quindi far apprendere al
più presto questi messaggi sottesi all’uso dell’arte insegnata.
Le tecniche di autodifesa
maggiormente in uso attualmente traggono spunto dalle seguenti
discipline marziali: Ju-Jitsu, Judo, Aikido, Karate, Kung-Fu, oppure
da sistemi di combattimento come il Jeet Kune Do, il Kaisendo, il
Wing Chun, il Krav Maga israeliano e altri ancora.
Perché dunque insegnare tecniche
di difesa personale agli appartenenti delle Forze dell’Ordine?
Benché
sul web non esistano stime ufficiali riguardo alle aggressioni
subite dai vari corpi appartenenti alle Forze dell’Ordine (i siti di
Polizia e Vigili Urbani non riportano nulla in merito), siamo
riusciti a trovare alcuni dati, seppur molto parziali, che mostrano
come questa professione presenti un tasso di esposizione a episodi
di attacchi personali significativo.
L’osservatorio “Sbirri Pikkiati” di
Asaps – Il Centauro, per esempio, tiene sotto controllo il fenomeno
semisconosciuto della violenza nei confronti di operatori di polizia
stradale, evidenziando come solo nel primo semestre del 2007 sono
stati 372 gli episodi di aggressione fisica. In realtà questa pare
sia solo la punta dell’iceberg visto che nel solo 2004 le persone
denunciate per violenza o resistenza a Pubblico Ufficiale sono state
25.800: nel corso dello stesso anno ne sono state condannate 10.928.
La maggior parte degli episodi avviene al nord, con 206 eventi
(55.4%), mentre nel Mezzogiorno e nel Centro del Paese si osservano
83 episodi ciascuno (22.3%). Gli eventi vengono classificati in
relazione alla forza di polizia oggetto di aggressione: Polizia di
Stato (146 aggressioni, 39.2%), Carabinieri (148 aggressioni,
39.8%), Polizia Locale (80 episodi, 21.6%) ed “Altro”, intendendo
con quest’ultima voce le divise che in generale non effettuano
controllo del territorio, i Pubblici Ufficiali o gli Incaricati di
Pubblico, comprendendo anche conducenti di autobus (o ferrovieri),
guardie private e sanitari (52 eventi corrispondenti al 14% dei casi
violenti).
In
oltre il 50% dei casi queste aggressioni sono associate ad un abuso
di alcool da parte dell’automobilista fermato e magari soggetto a
contravvenzione perché non del tutto in regola.
Si precisa che queste aggressioni riguardano
esclusivamente la situazione di organi di polizia preposti al
controllo del traffico e che quindi hanno a che fare con la
categoria degli automobilisti. Benché non si trovino dati
concernenti l’intero alveo di compiti svolti dalle Forze dell’Ordine
si può tuttavia comprendere come il fenomeno abbia dimensioni
rilevanti. Notizie purtroppo parziali e riferite a singoli comuni
riportano per esempio di 105 aggressioni che hanno richiesto cure
mediche subite a Roma nel 2008 da parte dei Vigili Urbani. In realtà
pare sia un dato sottostimato poiché non tutte le situazioni sono
state regolarmente segnalate e archiviate o poiché non hanno
necessitato di un intervento medico.
Il sito Comuni d'Italia riporta, si
presuppone fedelmente, le
denuncie di aggressioni subite dalla Polizia Municipale in tutta
Italia. Dai post pubblicati si evince per esempio che 9 sono
stati i Vigili aggrediti nel mese di luglio 2008, 23 nel mese di
agosto… La distribuzione geografica copre l’intera penisola, dal
Veneto alla Campania, dalla Puglia alla Lombardia, Umbria, Liguria,
ecc. Anche secondo questi rapporti emerge come in molti casi (la
maggioranza) si tratti di situazioni di conflitto createsi in
seguito a controlli e sanzioni legate a infrazioni del Codice della
Strada, ma sono indicati anche episodi di altro tipo (controlli a
bancarelle abusive, interventi per sedare risse tra cittadini,
ecc.).
Bastano questi dati frammentari per
far comprendere come sia opportuno formare gli appartenenti delle
Forze dell’Ordine (soprattutto a quanto pare nell’esercizio delle
loro funzioni con la categoria degli “automobilisti”) in modo da
essere preparati e poter così contrastare gli attacchi personali che
possono subire nelle più disparate circostanze.
A tal fine sono stati ideati
programmi appositamente studiati per l’autodifesa di questa
categoria professionale.
Quali i metodi principali di
autodifesa con oggetto le arti marziali in uso tra le Forze
dell’Ordine?
Così come molteplici sono le
tipologie di corso proposte, lo stesso vale per gli enti che si
occupano specificatamente di questo segmento della richiesta di
programmi di difesa personale. In genere si tratta di organizzazioni
specializzate nella difesa personale che tengono corsi specifici per
ciascuna categoria e talvolta prevedono una sezione destinata
appositamente agli operatori di Pubblica Sicurezza.
E’
il caso per esempio della Security Consulting di Farinetti
Michele che propone stages, seminari, full immersion, corsi veri e
propri in tutta Italia, dedicandosi per l’appunto (oltre che a
famiglie e imprese, operatori sanitari e personale di volo e
aeroportuale) agli addetti alla Sicurezza Pubblica.
I corsi prevedono lezioni teoriche
alternate a dimostrazioni pratiche ed hanno orario flessibile per
consentire agli operatori di frequentarli in base al tempo libero
dal servizio prestato. Si affrontano i seguenti argomenti:
-
metodologie
e strategia per sopravvivenza e difesa dal coltello;
-
Self-defence training system:
questo metodo ha in realtà un’attinenza solo marginale con le
arti marziali tradizionali. Si basa infatti su tecniche e
tattiche americane con metodologie operative israeliane. Il
sistema si è sviluppato confrontando esperienze di
professionisti nel settore della sicurezza e istruttori di
discipline marziali e ha tempi di apprendimento brevi che
incontrano le esigenze degli operatori del settore;
-
procedure
di controllo, disarmi, immobilizzazioni e ammanettamento;
-
tecniche specifiche di difesa
della propria arma in dotazione;
-
apprendimento dell’utilizzo del
Tonfa (strumento utilizzato nelle arti marziali giapponesi e
cinesi lungo dai 50 ai 60 cm con un’impugnatura di 12 cm) e del
Baton telescopico .
Anche
la FIJLKAM si è cimentata direttamente in questo campo.
Alcuni insegnanti tecnici aderenti alla Federazione, che per motivi
professionali hanno sperimentato l’applicazione delle conoscenze
marziali alla difesa personale hanno infatti messo a punto l’ormai
noto Metodo Globale di Autodifesa, noto più semplicemente con
l’acronimo MGA. Il Metodo nasce nel 1998, quando il “Consiglio
Federale” della FIJLKAM, sensibile alle necessità dei propri
associati, nomina un “Gruppo di lavoro” il cui compito consiste nel
codificare un metodo di autodifesa, affidabile e professionalmente
corretto. In questo stesso periodo è in fase di conclusione uno
studio analogo iniziato nel 1997 nell’ambito della Polizia di Stato
al fine di sopperire alla necessità di modificare l’addestramento
alla difesa personale per gli operatori di polizia.
Tale esigenza viene accolta dal Direttore Centrale per gli
Istituti di Istruzione della Polizia di Stato pro tempore che affida
l’incarico di Responsabile di un “Gruppo di lavoro” appositamente
costituito al Maestro Lacantore.
Il “Gruppo di lavoro” viene formato con altri tre maestri di Judo
della FIJLKAM messi a disposizione dal Presidente federale nonché di
alcuni Istruttori delle più importanti Scuole della Polizia di
Stato.
Il lavoro si conclude nel 1998, con la codificazione di un metodo
esclusivo basato denominato PSD (Policemen’s Self–defence Do) “La
Via dell’autodifesa per gli operatori di polizia”.
Il lavoro federale, si conclude alla fine del 1999, con la
codificazione del programma tecnico “Metodo Globale di Autodifesa”,
disciplina non agonistica che si rivolge ad una fascia di praticanti
che spazia tra i 18 anni e la cosiddetta terza età.
Che cosa sono l’MGA e il PSD?
MGA è il risultato di uno studio che corre trasversalmente tra
tutte le arti marziali nipponiche diffuse dalla FIJLKAM (Judo,
Karate, Aikido, Ju Jutsu, Lotta) ed orientali in genere, finalizzato
esclusivamente alla difesa.
Il
metodo prevede un programma semplice ma allo stesso tempo
articolato, costruito sull’insegnamento di quattro tecniche (di
lussazione) fondamentali che possono essere utilizzate in più
situazioni.
La
particolarità del metodo, consiste proprio nel fatto che le tecniche
proposte, se applicate correttamente e senza scadere nella violenza
incontrollata, possono salvaguardare la persona che le utilizza da
spiacevoli conseguenze per la propria incolumità.
MGA, pur rispettando le regole conformi allo spirito delle
discipline federali, si differenzia da esse in quanto non segue
l’insegnamento tradizionale delle arti marziali agonistiche ma
prevede un addestramento finalizzato al raggiungimento, in tempi
brevi, di una buona preparazione rivolta esclusivamente alla
salvaguardia della incolumità personale di chi lo pratica.
La
metodologia didattica di MGA è stata studiata per permettere ai
praticanti di raggiungere in tempi brevi una buona preparazione
tecnica, mirata a sviluppare la loro capacità di trasformare a
proprio vantaggio le energie utilizzate da chi intende offendere.
La metodologia dell’allenamento, a sua volta, consiste in un
susseguirsi di azioni ideali per coloro che non accettano il
contatto fisico, la cui pratica è utile anche per conseguire un
completo benessere e raggiungere un giusto equilibrio psicofisico.
Infatti, l’allenamento è basato prevalentemente su una intensa
attività motoria che si esplica in una serie di movimenti aerobici,
che mirano a migliorare la resistenza, il sistema cardiovascolare e
la coordinazione motoria dei praticanti siano essi persone comuni o
allievi dei corsi di formazione delle forze di polizia.
Per quanto attiene più specificatamente il PSD (Policemen’s Self–defence
Do) possiamo sottolineare i seguenti aspetti:
-
è
una proposta addestrativa che, per la prima volta sulla scena
delle arti marziali, offre soluzioni d'avanguardia racchiuse in
un unico sistema, studiato esclusivamente per quegli operatori
che svolgono compiti di “Police control;
-
è un metodo di addestramento
adatto per la formazione degli “operatori di polizia” di Paesi
democratici;
-
si avvale di nuove metodologie di
addestramento interdisciplinari che insegnano agli “operatori di
polizia” come svolgere il servizio in sicurezza, aspetto
quest’ultimo che rappresenta una delle priorità assolute di un
addestramento corretto;
-
è un metodo sempre attuale perché
non esclude la necessità di valutare quando e dove intervenire
per tenere aggiornata la metodologia didattica e
dell’addestramento;
-
ha definitivamente sostituito la
precedente metodologia didattica e dell’addestramento tipiche
delle arti marziali sportive in base alle quali, gli istruttori
di difesa personale, senza volerlo, addestravano gli operatori
di polizia ad affrontare un aggressore con la mentalità
dell’atleta che deve realizzare una vittoria.
Attualmente questo metodo è
utilizzato dalle seguenti istituzioni:
-
Polizia
di Stato (nella versione con denominazione propria);
-
Corpo di Polizia Penitenziaria che il 3 Marzo
2004, ha stipulato una Convenzione con la FIJLKAM per la
formazione dei quadri Istruttori di Difesa Personale;
-
Scuola del Corpo della Polizia Municipale di
Milano
-
Corpo della Polizia Municipale di Bergamo;
-
Corpo della Polizia Municipale di Lamezia Terme;
-
Corpo della Polizia Municipale di Fondi (LT);
-
Corpo della Polizia Municipale di Spezzano
Albanese (CS);
-
Corpo della Polizia Municipale di Terranova di
Sibari (CS);
-
Corpo della Polizia Municipale di S. Marco
Argentano (CS);
-
Corpo della Polizia Municipale di Nicosia (EN);
Altro
metodo di difesa personale che ha una notevole diffusione (pare
addirittura fino a raggiungere il 60% delle forze di polizia del
mondo) è quello insegnato in Italia in primis dalla Scuola del
Maestro Filippo Cuciuffo, Capo Istruttore per l'Italia della
WingTsun Organizzazione Italia e Responsabile dell'Accademia
Sud-Europa di Livorno. Cuciuffo incarica il Maestro Cosimo Laguardia
di addestrare l'intero corpo di Polizia Municipale nelle tecniche
WingTsun, nell’ambito del Progetto “Sicurezza incolumità e
prevenzione per O.P.M.”. Nel frattempo istituzioni e realtà
territoriali locali, riconoscono il valore della formazione e degli
insegnamenti di Sifu Laguardia, autorizzandolo a svolgere attività
di addestramento e formazione in forma “riservata” nell’ambito
dell’attività delle Forze dell’Ordine appartenenti a diversi Corpi,
con la quale a tutt’oggi collabora. L’Accademia Nazionale lo nomina
Coordinatore Provinciale responsabile per tutta Foggia.
Nel
2004 il Ministero degli Interni Italiano, conferisce ufficialmente,
al Maestro Laguardia l’incarico di Docenza, formazione e
addestramento alle Forze dell’Ordine all’interno di strutture
istituzionalmente riconosciute.
Nel 2004 è Docente ospite per la
sicurezza e la difesa personale, presso il Reparto Mobile della P.S.
di Bari; Docente ospite per la sicurezza e la difesa personale,
presso il Comando provinciale della Guardia di Finanza; e presso il
Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri.
Nel Gennaio 2005 l’Amministrazione
Comunale di Cerignola lo incarica ufficialmente della formazione
nelle tecniche di difesa personale e gestione dei conflitti degli
Agenti di Polizia Municipale assunti a tempo determinato per otto
mesi; un traguardo importante, essendo questo, l’unico corso di
formazione previsto per gli O.P.M. neo-assunti. L’Amministrazione
inoltre, incarica il Maestro Laguardia di stilare, per ogni
partecipante a fine corso, una relazione, che sarà riconosciuta
ufficialmente ulteriore nota di merito e riconosce il corso quale
importante punteggio aggiuntivo, nell’espletamento del concorso per
l’assunzione a tempo indeterminato.
Cos’è il Wing Tsun?
Il
Wing Tsun Kuen è uno stile di Kung Fu, nato grazie all’intuito
femminile. Risale a circa 400 anni fa, e fu fondato da una donna Ng
Mui, che faceva parte dei cinque monaci scampati al rogo del
monastero di Shaolin, operato dai Manchu. A proseguire l’opera di
Mui fu un’altra donna, Yim Wing Chun, che lo insegnò a suo marito.
Colui che sviluppò lo stile fu però
il Granmaestro Yip Man, che ebbe tra i suoi allievi anche un certo
Li Jun Fan (Bruce Lee). Dopo una serie di problemi economici Yip Man
cominciò ad insegnare Wing Chun per vivere. Yip Man, durante la sua
"carriera di insegnante", attraversò diversi periodi che
influenzarono il suo modo di trasmettere lo stile. Quando ormai Yip
Man aveva chiuso la sua scuola, gli fu presentato un giovane, già
esperto praticante di Wing Chun. Questo giovane si chiamava Leung
Ting, e venne accettato da Yip Man come studente "a porte chiuse"
(cioè studente privato). Il Granmaestro gli raffinò tutte le
tecniche dalle basi, insegnandogli un Wing Chun morbido, che non
necessitasse di forza fisica per essere messo in pratica, ma
tremendamente efficace. Dopo la morte del Granmaestro, Leung Ting
fondò la sua organizzazione di Kung Fu, e brevettò il suo sistema
col nome Wing Tsun. Nel 1975 un esperto di arti marziali tedesco,
Keith K. Kernspecht, invitò Leung Ting in Germania, divenendo suo
allievo. In seguito a quest’incontro, Kernspecht fondò la EWTO (European
WT Organization), aprendo lo stile all’occidente. Caratterizzato da
estrema efficacia, il Wing Tsun è un’arte estremamente semplice ma
dove nulla è lasciato al caso, ed ogni movimento è mirato a fare il
massimo danno col minimo sforzo.
Vogliamo accennare per completezza di
informazione ad un altro metodo di autodifesa che ha avuto una certa
diffusione in Italia recentemente, benché non rientri esattamente
nel vasto campo delle arti marziali: stiamo parlando del Krav Maga.
Cos’è il Krav Maga?
Il
significato letterale di questa espressione è “combattimento con
contatto”, anche se la traduzione maggiormente utilizzata è
“combattimento corpo a corpo”. Il Krav Maga è un metodo di
combattimento nato in ambienti ebraici dell'Europa centro-orientale
nella prima metà del XX secolo. Anche se viene spesso indicata come
stile di combattimento finalizzato alla difesa personale, in realtà
il Krav Maga ha una componente offensiva che spesso prevede di
attaccare l' avversario prima di essere attaccati, di conseguenza
non è puramente difesa personale intesa come reazione ad un
aggressione.
Il
suo fondatore è Imi Lichtenfeld, grande ginnasta, pugile e campione
di lotta libera che alla base teorica aggiunge una grande esperienza
di lotta di strada, maturata in una gioventù in parte passata a
lottare per la vita nei vicoli della Bratislava occupata dai
Tedeschi. Agli inizi degli anni '50, parallelamente alla nascita
dello stato di Israele, a Lichtenfeld l’esercito israeliano richiede
di sviluppare un sistema di combattimento efficace ma rapido da
apprendere, al fine di addestrare le neonate forze speciali
israeliane, fin da subito impegnate in una durissima lotta.
Si
distingue per varie ragioni dalle arti marziali: innanzitutto Krav
Maga è una "tecnica di combattimento" semplice e pratica, nata per
essere appresa in breve tempo ed essere usata in un contesto
bellico. Il Krav Maga predilige un approccio offensivo, che
caratterizza questo sistema di combattimento. Se altre arti marziali
tradizionali, soprattutto di matrice orientale, tendono ad associare
oltre all'insegnamento delle tecniche un sistema filosofico e
spirituale, il Krav Maga risponde a criteri di tipo militare quali
l'efficacia e la rapidità con cui si arriva al risultato desiderato,
che è la neutralizzazione dell'avversario.
Inoltre mentre le arti marziali (tra
le quali anche quelle da cui il Krav Maga ha attinto, come il Jūdō,
il Ju-Jitsu, il Kung-fu, etc...) prediligono un'impostazione
attendista che lascia all'avversario la prima mossa, il Krav Maga
punta ad una rapida neutralizzazione dell'avversario prima che
questi possa diventare una minaccia.
Più specificatamente si tratta di una
sintesi armonica di tecniche derivate dalle arti marziali, da
sistemi di lotta a mani nude e dai metodi del Close Combat del
Maggiore Firebairn, un mix di colpi a mano aperta diretti a punti
sensibili come naso e gola, pugni di stile pugilistico, leve agli
arti del Judo e del Ju-Jitsu, e calci e ginocchiate tipici della
Thai Boxe.
Questo
è logo del Krav Maga: consiste nelle lettere K e M scritte in
Ebraico, in un modo artistico e combinato per formare la forma del
simbolo. La K e la M sono circondate da un cerchio aperto perché il
sistema può sempre essere migliorato aggiungendo o cancellando
tecniche, esercizi e tecniche di allenamento.
Seguendo la diffusione resa possibile
grazie ai primi studenti di Imi Lichtenfeld, oltre che in Israele,
il Krav Maga si è diffuso in paesi dove forte è la presenza delle
comunità ebraiche o si sono sviluppati solidi canali di
collaborazione in ambito militare e di intelligence. Per questo le
principali scuole di combattimento e la maggior diffusione di questi
sistemi si trovano negli USA, in Russia, in Francia ed in Italia,
paesi tutti che hanno forti legami con Israele e il mondo ebraico.
Il Krav Maga è insegnato con una sempre più massiccia diffusione in
Italia tra le Forze dell'Ordine (Polizia di Stato, Carabinieri,
corpi di polizia locale ecc..), i reparti militari d'elite fino ad
arrivare agli operatori della sicurezza e vigilanza privata (es.
guardie del corpo).
In quali località si tengono corsi
di difesa personale per addetti alla Pubblica Sicurezza?
Dopo aver illustrato alcuni tra i più
comuni metodi di autodifesa insegnati attualmente alle Forze
dell’Ordine vediamo dunque dove recentemente si sono tenuti corsi di
difesa personale. Il nostro viaggio nel web ci ha condotto
attraverso varie regioni d’Italia e ci ha permesso di reperire
articoli che ci danno un quadro certamente incompleto ma che mostra
come in diverse situazioni si sia sentita la necessità, per ragioni
di sicurezza personale, di istruire gli Agenti al fine di renderli
capaci di contrastare eventuali aggressioni.
Campania
Scopriamo
così che a fine febbraio 2009 ha preso il via il primo corso di
difesa personale rivolto a tutti gli agenti del corpo di Polizia
Municipale di Napoli. In divisa e con l’arma d’ordinanza nella
fondina, caschi bianchi e agenti motociclisti, suddivisi in corsi
giornalieri da 25 persone, si allenano nella sede della scuola
regionale di Polizia, nel quartiere Ponticelli, con tre istruttori
esperti in arti marziali; ad assistere al corso, anche il Comandante
del Corpo, Luigi Sementa.
Il corso si concentra
sull’apprendimento di tecniche di autodifesa e di prese per
immobilizzare il criminale di turno senza utilizzare la pistola, ma
si tengono anche lezioni sulle norme giuridiche relative alle
funzioni della polizia giudiziaria. Sul tappeto, sia donne che
uomini. Un primo passo per rendere efficiente il corpo di Polizia
Municipale di Napoli, a quanto sembra criticato di scarsa
preparazione per operare in una città con alto tasso di criminalità
e disagio sociale come Napoli.
In
termini più generici e restando in territorio napoletano vediamo che
nell’ottobre 2008, ad Acerra, è stata attivata una nuova struttura
presso l’Ironmen Club, ove si terranno esclusivamente corsi per
operatori delle Forze dell'ordine (Polizia, Arma dei Carabinieri,
Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria), personale militare
operativo e professionisti nel campo della Sicurezza.
I corsi si articolano a seconda delle
specifiche mansioni e prevedono la formazione in tecniche e tattiche
di difesa personale per Forze dell'Ordine, tutela di terze persone,
gestione dei conflitti a corta distanza, minacce e attacchi con armi
da taglio e contundenti, uso appropriato delle armi d'ordinanza (es.
ritenzione, estrazione in qualsiasi condizione, uso di bastoni
tattici), tecniche di coazione fisica e di controllo, possibilità ed
adeguatezza delle tecniche israeliane di disarmo.
Nella medesima struttura si terranno
lezioni private di Krav Maga e seminari dedicati.
(FONTE :
http://www.campaniakravmaga.it)
Sicilia
Passando
dalla Campania alla Sicilia possiamo vedere che a ottobre 2008 anche
gli Agenti di Polizia Municipale di Caltagirone (CT) hanno
intrapreso un lungo corso di difesa personale, nell’ambito di un più
ampio progetto di formazione continua che li vede coinvolti. Il
corso ha la durata di 12 mesi e prevede 3 incontri settimanali che
durano l’intera giornata e vedono alternarsi gli allievi in base ai
turni lavorativi. Vi hanno aderito 26 Vigili, di cui 10 donne. Il
corso è tenuto dall’Associazione Sportiva di Arti Marziali “Shaolin
Kung Fu Mei Hua”. L’obiettivo è l’apprendimento delle principali
tecniche di difesa personale del Kung fu. Va sottolineato che gli
insegnanti prestano il loro servizio gratuitamente, con l’intento di
far conoscere questa disciplina e mostrare come essa ben si applichi
anche al campo della difesa personale in un contesto quale quello in
cui operano agenti di Pubblica Sicurezza.
Gli elementi che vengono insegnati
sono i seguenti: addestramento psicofisico, tecniche di
autocontrollo, tecniche di caduta, tecniche di immobilizzazione,
maneggio del manganello. A questi si aggiungono nozioni teoriche di
diritto penale sulla legittima difesa.
Abruzzo
Anche
la Polizia Penitenziaria è coinvolta nei programmi di autodifesa,
come mostra un lapidario comunicato stampa del Ministero della
Giustizia del 27 maggio 2008, che invita a una dimostrazione finale
delle tecniche apprese durante il corso tenuto dalla Scuola di
formazione e aggiornamento del Corpo di Polizia e del Personale
dell’Amministrazione Penitenziaria di Sulmona (AQ).
Per quanto riguarda il metodo IDS
(utilizzato dall’esercito Israeliano cui abbiamo accennato sopra),
numerosi Corpi di polizia stanno attivando corsi presso le loro
strutture.
Accenniamo solo brevemente poiché
rientra in questa regione al fatto che il generale di divisione
Luciano Pezzi della scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia
di Finanza dell'Aquila ha introdotto ufficialmente il programma IDS
nell'addestramento degli allievi sottufficiali. La sede IDS di
Gaeta, il cui responsabile per il centro-sud è l'istruttore Erra
Valentino, ha inoltre ospitato nelle ultime settimane l'esperto
militare Jeffrey Brown - istruttore di numerosi corpi militari
americani in tattiche difensive - che, entusiasta del metodo
mostratogli in allenamento privato, ha organizzato una full
immersion per il suo team per apprendere tecniche reali e sicure
contro aggressioni con lame vere ed armi da fuoco, controllo
dell'avversario attraverso gli shock neurologici.
Emilia Romagna
A
giugno del 2008 si è svolto a Modena il primo Corso di Formazione
per Istruttori di Strumenti di Autodifesa del Corpo di Polizia
municipale. Il corso, della durata di quaranta ore, ha qualificato
12 operatori del corpo della Polizia Municipale cittadina per poter
effettuare corsi di mantenimento e aggiornamento a tutto il
personale al fine di garantire la massima sicurezza agli stessi e ai
cittadini.
Il programma ha visto la
partecipazione di cinque donne e sette uomini, che alla fine del
percorso hanno sostenuto una giornata di esami di qualificazione
consistenti in prove pratiche, tecniche e scritte.
Per primi in Italia e nel mondo,
questi Istruttori hanno utilizzato il nuovissimo strumento
denominato "Strumento Multifunzione di Sicurezza" (interamente
progettato e prodotto in Italia), che è come un coltellino svizzero,
perchè racchiude molteplici funzioni per gli operatori e quello
della difesa è solo un utilizzo fra i tanti possibili.
(Fonte:
http://www.asaitalia.org)
Restiamo
in Emilia Romagna, precisamente a Parma, dove nel marzo del 2008
l’assessore alla Sicurezza Costantino Monteverdi, così come molti
suoi colleghi in Italia, ha aderito alla proposta di un corso di 16
ore, quattro mattine da quattro ore, rivolto agli agenti della
Polizia Municipale, in grado di costruire le basi della difesa
personale per operare con maggiore sicurezza nell’esercizio della
professione.
Il progetto si chiama “Uncle” ed è già stato
adottato, oltre che da alcune Amministrazioni locali, anche dalla
Direzione Antimafia, dai Carabinieri, dalla Polizia di Stato, dalla
Guardia di finanza e dall’Esercito italiano. Il corso è organizzato
dalla Fisam, Federazione istituti superiori arti marziali, e
permette di imparare in tempi relativamente brevi le tecniche di
difesa nel rispetto della legalità.
Il corso ha visto impegnati 33 agenti
della Polizia municipale. Le tecniche operative insegnate spaziano
dalla capacità di neutralizzare e controllare le persone fino a
tecniche di ammanettamento in sicurezza e di disarmo.
Marche
Concludiamo
infine la nostra panoramica con un progetto un po’ più ampio, che
non riguarda solo ed esclusivamente programmi di difesa personale.
Si tratta della decisione della Giunta regionale delle Marche che
nel 2008 ha approvato il programma formativo rivolto al personale
della Polizia locale. Il quadro d'insieme dell'attività di
formazione e di aggiornamento è stato delineato da un apposito
Comitato ristretto che ha il compito di supportare e coordinare le
varie iniziative, in collaborazione con la Scuola regionale di
Formazione della Pubblica Amministrazione e con il Dipartimento per
le Politiche integrate di sicurezza e per la Protezione civile.
Il programma che
ha lo scopo di qualificare gli operatori di Polizia locale e
garantire in questo modo il livello di sicurezza per l'intera
comunità, prevede, oltre al corso di prima formazione per i nuovi
assunti in Polizia locale, sia municipale che provinciale, corsi di
lingua inglese di primo e secondo livello, un corso sulla sicurezza
personale e arti marziali, iniziative formative anche dietro
proposte formulate dall'autorità giudiziaria e giornate seminariali
di approfondimento. Nel corso di queste ultime, in particolare, sono
affrontati temi quali: novità del codice della strada,
infortunistica stradale, materie relative al commercio,
problematiche legate alla multietnicità, sicurezza urbana,
problematiche ambientali.
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