DOPO ESSERCI GIA’ OCCUPATI
DELL’ARGOMENTO (VEDI:
Cerimonia del Tè - Cha-no-yu) ECCOVI ANCORA UNO SCRITTO A FIRMA
DI LUCIO PICCIOLI, DELLA
Makotokai Karate Arezzo, CHE CI PARLA ANCORA DI QUESTA
AFFASCINANTE CERIMONIA.
La cerimonia del tè
Di : Lucio Piccioli “CENTRO
MAKOTOKAI TOSCANA”
(Foto di repertorio tratte dal web)
Questa settimana abbiamo deciso di
parlarvi della Cerimonia del tè una antichissima tradizione della
cultura giapponese nel corso della quale vengono combinati con
estrema armonia ed assoluta perfezione elementi estetici, valori
religiosi e filosofici dando vita ad un rito davvero affascinante
mirato all'intrattenimento cerimoniale degli ospiti ai quali viene
servito il tè, dando nel contempo vita ad un rituale di pace che
purtroppo agli occhi sciocchi e superficiali di un occidentale
rischia di apparire solo come una inutile perdita di tempo se non
addirittura un'assurda pantomima.
La cerimonia definita Sado (via del
tè), conosciuta anche come Chanoyu (acqua calda per il tè), è un
rituale tipicamente giapponese e assunse particolare importanza per
l'arte del popolo del Sol Levante.
La pratica di bere il tè venne
introdotta in Giappone nel VIII secolo d.C. dai monaci Buddisti con
l'unico fine (anche se può apparire banale) di non addormentarsi
durante la meditazione ed in seguito trovò larga diffusione nei
monasteri Zen nel XII secolo. All'origine di questo rito c'è un
antica leggenda orientale secondo cui il patriarca dello Zen, il
monaco Bodhidharma, si tagliò le palpebre come punizione per essersi
addormentato durante la meditazione; stando all'antica credenza nel
punto in cui il monaco gettò le palpebre recise nacque la prima
pianta del tè e da questo momento in poi la bevanda è sempre stata
inclusa in tutte le cerimonie che veneravano lo stesso Bodhidharma.
Come è avvenuto per altri costumi
scaturiti dallo Zen, anche il consumo del tè si diffuse in tutto il
mondo nel corso del XV secolo. La prima sala da tè costruita per
celebrare la cerimonia legata a questa bevanda venne allestita nel
1489 nella famosa villa dal Padiglione d'Argento "Ginkakuji" dello
Shogun Yoshimasa appartenente alla dinastia Ashikaga, nella città di
Kyoto.
Successivamente, alcuni ricchi
mercanti di Sakai elaborarono uno stile più austero nel consumo del
tè, ispirato ai principi tipici dello Zen e perfezionato da Sen no
Rikyu, che andò sostituendo i preziosi utensili sino ad allora in
uso con dei banali oggetti domestici ed in seguito edificò delle
piccole sale da tè trasferendo anche la zona preposta alla
preparazione della bevanda al centro del circolo degli ospiti.
La sua fondamentale estetica Zen, il
cosiddetto "Wabi" o fascino impoverito, arricchì immensamente il
contenuto intellettuale ed estetico della cerimonia. Rikyu fu
maestro del tè di Oda Nobunaga e di Toyotomi Hideyoshi, che tennero
splendide cerimonie con migliaia di ospiti, mentre i suoi successori
servirono la dinastia Tokugawa.
Diffusa tra i personaggi più
illustri, la cerimonia del tè divenne un'istituzione nazionale nel
XVII secolo divenendo al contempo l'unico evento di cospicua
influenza sulle arti contemporanee come la ceramica, l'artigianato,
la pittura, la composizione floreale (Ikebana), l'architettura,
l'arredamento di interni. La cerimonia del tè venne formalmente
codificata nel periodo Edo (1600-1868), quando le differenti scuole
ne stabilirono le possibili variazioni che sono state trasmesse fino
ai nostri giorni.
Andiamo adesso a vedere come si
svolge questa affascinante cerimonia, vera e propria forma di
meditazione in movimento. Innanzitutto bisogna dire che la cerimonia
del tè si svolge in un edificio appositamente costruito che prende
il nome di "Chashitsu" (la casa del tè); l'ideale è una costruzione
di rustica semplicità, edificata in un giardino, alla quale si
giunga percorrendo un sentiero sinuoso. Prima di fare il loro
ingresso nell'edificio gli ospiti devono purificarsi con l'acqua di
una brocca posta innanzi ad una piccola porta. Anche la ridotte
dimensione della suddetta porta assumono un valore ben preciso:
stanno infatti a simboleggiare l'abbandono delle gerarchie mondane
che viene evidenziato dalla costrizione a piegarsi. La stanza, dalle
dimensioni davvero ridotte - generalmente mai superiore ai tre metri
quadrati - presenta un focolare centrale circondato d'acqua ed è
priva di qualunque ornamento ed inutile orpello, al punto di
apparire quasi spoglia; al suo interno spicca infatti solo una
nicchia dentro a cui sono riposti un rotolo di carta di riso, un
vaso di fiori o altri oggetti artistici.
Come abbiamo accennato, nel tempo
sono sorte varie scuole di pensiero relativamente alla preparazione
del tè: secondo quella più diffusa, la cerimonia deve essere
preceduta dal consumo di alcune primizie di stagione, in seguito
vengono esposti gli attrezzi necessari alla preparazione del tè, che
sono spesso antichi e di grande valore. Dopo questa fase iniziale il
Maestro del Tè mette l'acqua a scaldare in un apposito bollitore,
generalmente riponendolo sopra il focolare o su di un braciere;
mentre l'acqua si riscalda il Maestro procede a versare un
particolare tipo di tè in polvere molto amaro (che non ha niente a
che vedere con il tè come lo intendiamo noi) dal colore verde in una
tazza, effettuata questa operazione aggiunge l'acqua ed infine agita
il composto servendosi di una speciale spazzola di bambù (simile ad
un pennello da barba) fino a che si forma della schiuma.
A questo punto la coppa viene offerta
al primo degli ospiti che dopo averla sorseggiata la dovrà pulire e
quindi procederà a passarla ad un altro convenuto che dovrà fare
altrettanto.
Durante lo svolgimento della
cerimonia i presenti sono tenuti a parlare mantenendo un tono di
voce molto pacato, possono ammirare gli strumenti per il tè e gli
altri oggetti contenuti nella nicchia.
Dopo la cerimonia principale viene
talvolta serviti un tè più leggero assieme a dei dolci in stoviglie
meno preziose.
Terminata la cerimonia il padrone di
casa saluta gli ospiti.
Vi assicuro che assistere a questa
particolare cerimonia trasmette delle sensazioni davvero forti che
male possono essere descritte con semplici parole, posso soltanto
ribadire la riflessione con cui ho aperto questo servizio: per noi
occidentali è davvero difficile comprendere quanta cultura, storia e
soprattutto valori spirituali si nascondano dietro alla sacralità di
quei gesti armoniosi, eleganti e perfetti eseguiti in un atmosfera
che mi sento di poter paragonare senza paura d'essere contraddetto
ad un rito religioso. |