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ECCO CHE DOPO IL SUO PRIMO SCRITTO SU “CHI” FOSSERO STATI I NINJA E SEGUNDO IL SUO SECONDO SULLA STORIA DEI NINJA… LUCIO PICCIOLI, DELLA Makotokai Karate Arezzo, CI PARLA DELLE VARIE ARMI TRADIZIONALI IN USO TRA I NINJA

Le armi dei Ninja

Da una ricerca di: Lucio Piccioli “CENTRO MAKOTOKAI TOSCANA”
(Foto di repertorio tratte dal web)

    

La dotazione di armi nell'arsenale dei Ninja era sicuramente molto variegata, anche se dobbiamo comunque tenere ben presente che loro compito principale era spiare i nemici del Daimyo per il quale lavoravano avendo cura di evitare quando possibile il combattimento: essi erano impiegati per la maggior parte del tempo in attività di raccolta informazioni come infiltrati, ruolo che ovviamente mal si conciliava con l'uso delle armi che avrebbe inevitabilmente attirato attenzione su di loro.

L’arma indubbiamente più conosciuta dei Ninja (resa popolare dai famosi film di Michael Dudikoff, Sho Kosugi e dall’indimenticabile telefilm “Master” con Lee Van Clef nei panni un moderno Nukenin) è lo Shuriken, in particolare nelle versioni Hira Shuriken o Kurumaken chiamate impropriamente “stelle assassine”, consistente in un disco metallico circondato da lame affilate ed appuntite: sfruttando la forza centrifuga impressa dal lancio, queste possono coprire ed essere mortali anche su distanze medie. Il termine Shuriken indica pure stiletti e pugnali da lancio, esiste poi una variante meno nota detta Bo-Shuriken consistente in un dardo appuntito.

 

Un'altra arma molto conosciuta tra quelle utilizzate dai Ninja era lo Shuko, o Tekagi, un "pugno di ferro" che potrebbe molto lontanamente ricordare il Tekko del Kobudo di Okinawa: si tratta di un guanto, da indossare che presenta sul palmo dei corti artigli in metallo ed ha le nocche prolungate da lunghe unghie appuntite, anch’esse di metallo; ideali prolungamenti delle dita, micidiali se usati in coppia, i primi Shuko vennero probabilmente forgiati prendendo ispirazione dagli artigli dei felini e degli uccelli rapaci.

 

Anche il Kunai è un'arma Ninja molto conosciuta: si tratta di un pugnale d’acciaio dalla lunghezza 10/15 centimetri, dotato di uno stretto manico a sezione circolare terminante con un anello e di una lama piatta affilata su entrambi i lati ed appuntita: l'anello serviva per assicurare il Kunai al polso con una cordicella, questo perché esso non veniva usato soltanto come arma da taglio o lancio ma alla bisogna era anche uno strumento per scalare pareti.

    

Tra i segreti più gelosamente custoditi dagli Shinobi spicca indubbiamente la conoscenza della polvere da sparo che, in Oriente, veniva utilizzata quasi esclusivamente per la fabbricare fuochi artificiali e molto raramente in guerra. Alcune fonti danno notizie di Ozutsu - armi da fuoco – quali piccoli mortai e mine ante litteram, create con miscele di olio e polveri, usate per attentati. Probabilmente, l'arma più particolare utilizzata dai Ninja è il Makibishi utilizzato per costruire trappole, per compiere attentati o per proteggersi la fuga ferendo i piedi degli inseguitori: esso poteva avere la forma di un chiodo a più punte (come quelli utilizzati oggi per forare le ruote delle auto) oppure di una piramide in metallo dai lati taglienti.

       

Altre armi attribuite dall’iconografia tradizionale ai Ninja sono il Nunchaku, bastoni corti collegati da catena; Kama, falcetti; Tonfa, manganelli; Tokusho, bastone telescopico; Hinawajku, cerbottana con dardi avvelenati e Marikikusari, catena con due piccoli pesi alle estremità; contrariamente poi a quanto si pensi, la Katana non appartiene al loro arsenale: al suo posto utilizzavano infatti un tipo particolare di spada corta (solo 72 cm.) facilmente occultabile ed utilizzabile anche in ambienti ristetti chiamata Chokuto o Ninnato.

    

Dobbiamo poi ricordare gli strumenti non offensivi in uso a questi splendidi soldati come l'Irogome, una spiga di riso colorata e lasciata sul terreno per lanciare dei segnali (ad ogni colore corrispondeva un ordine o un avvertimento), funzione simile era assolta anche dai Caleidoscopi muniti di carta di riso a cinque colori ed alla cui combinazione corrispondevano messaggi in codice; altri accessori molto usati erano poi lo Shogei, un vero e proprio arpione tascabile dotato di corda utile per scalate, e una sorta di microfoni a cui ricorrevano per amplificare i suoni.

    

Riguardo al loro peculiare modo di vestire, è assodato che questi formidabili personaggi non passavano la maggior parte del tempo nascosti in una tuta nera che veniva indossata prettamente nelle missioni notturne, mentre per quelle diurne o in ambienti innevati possedevano una tuta bianca che alternavano a quella marrone indossata per agguati nelle foreste e quindi adatta per mimetizzarsi col territorio circostante. In ogni caso, essi indossavano per lo più abiti comuni in modo da confondersi meglio con il resto della popolazione.

 

Due delle principali doti degli Shinobi sono in sintesi quella di confondersi alla perfezione con l’ambiente in cui devono operare e quella di utilizzare come arma qualunque cosa capiti loro sotto mano: alla luce di ciò è logico pensare che un Ninja moderno si muova tra la gente vestito in maniera insospettabile con giacca e cravatta e sia al momento adatto capace ad utilizzare anche i suoi stessi indumenti o gli accessori che indossa come arma: la cintura dei pantaloni, la stessa cravatta, una carta di credito…

    

Per tornare alla storia dobbiamo mettere bene in evidenza che non esisteva nulla che potesse intimidire un Ninja al punto di farlo desistere dai suoi obiettivi perché, proprio come il Samurai, questo era pienamente consapevole del fatto che la morte è parte integrante della vita dell’uomo e per questo non la temeva ma la guardava col sorriso sulle labbra. Per il Ninja non esistevano differenze di casta: gli uomini si dividevano in adepti del proprio clan, cui era dovuta fedeltà assoluta, e gli altri nei confronti dei quali tutto era lecito. Un Ninja catturato veniva ucciso dopo altre atroci sevizie (che spesso contemplavano anche la possibilità di essere bruciato o bollito vivo); per contro il Guerriero delle Tenebre non era mai inutilmente crudele: avendo già esplorato il proprio lato oscuro non sentiva bisogno di cedervi quindi uccideva, solo se necessario o se gli era stato espressamente comandato, nel modo più veloce ed indolore possibile.

    

La sua stessa concezione del mondo lo portava ad agire in un modo particolare: per attingere alla forza che pervade e collega tutto ciò che e' vivo nell'universo occorre turbarne il meno possibile l'Armonia, medesimo principio che governa l’Aikido. Uno dei motivi del terrore che ispiravano i Ninja era proprio questa loro diversità, questa loro assenza di passioni, tanto che dopo aver appreso ad estinguerle dentro di se l'adepto doveva imparare a simularle per potersi mescolare al popolo, per potersi infiltrare tra i propri simili, tra i propri amici, e quindi tra la società.

    

Quello emerso nelle nostre pagine è un ritratto affascinante, quasi romantico, dei Ninja e speriamo che sia servito a fare un po’ di luce su questi incredibili combattenti sfatando le false credenze che li dipingono solo come una setta esoterica di feroci killer, seppur estremamente raffinati e votati al senso dell’onore, a cui gli antichi signori Giapponesi ricorrevano per fare il “lavoro sporco” e mantenere il potere.


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