UN ARTICOLO CHE DISQUISISCE
SULL’ANNOSA DOMANDA DEL “QUANDO” SAREBBE MEGLIO COMINCIARE A
PRATICARE LE ARTI MARZIALI. IL DIPARTIMENTO EDUCAZIONE DELLA WTKA
(GUIDATO DA GIULIANO DELLE MONACHE) CONTINUA LA SUA OPERA E SEMBRA
POTENZIARSI CON L’AIUTO DI ALTRI TECNICI, ESPERTI DEL SETTORE.
A che età cominciare?
Di: Nicola Giusti
(Dipartimento Educazione WTKA)
È
una domanda che spesso viene formulata, giustamente, dai genitori al
maestro o all’istruttore, prima di far intraprendere al figlio la
disciplina marziale. È difficile rispondere: ogni bambino –
individuo è un’entità unitaria originale ed omologa ma allo stesso
tempo differente da ogni altra.
Questo concetto deve essere sempre
presente nell’educatore – maestro o istruttore che sia – anche se il
proprio lavoro deve, per forza di causa, generalizzare, ma resta
fondamentale non annullare le personalità degli allievi.
Il bambino è un’entità ben più
complessa e articolata dell’adulto, che necessita di attenzioni ed
interventi adeguati, personalizzando interventi correttivi in base
alle caratteristiche fisiche e non solo. Molti istruttori “adeguano”
il lavoro degli adulti (facilitando in questa maniera il proprio
compito) ai bambini, limitandosi a diminuire il carico di lavoro,
creando così un’attività inidonea e incompleta per il bambino, che
porta nel migliore dei casi ad un suo disinteresse per l’attività
proposta. Il bambino, nella sua fase evolutiva, ha bisogno di
attività ludica a momentaneo discapito degli elementi tecnici.
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L’attività ludica non deve comunque
essere improvvisata ma deve mirare, soprattutto, allo sviluppo delle
principali capacità motorie, quali equilibrio e lateralizzazione
oltre che al coordinamento e alla percezione di una “prima”
conoscenza del proprio corpo. L’attività ludica deve venire proposta
dall’istruttore – educatore con percorsi a tema, dove è possibile
“specializzare” l’attività, oppure impegnare il giovane allievo in
un percorso “multi – specializzante”.
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I cosiddetti “percorsi”, cronometrati
o no, individuali oppure a squadre attraggono soprattutto i bambini
compresi nella fascia 8/10 anni, periodo estremamente vitale,
caratterizzato da un coordinamento motorio molto avanzato. La fascia
di età 6/7 anni ha un atteggiamento diverso da quello precedente, a
causa del continuo cambiamento scheletrico, con sproporzioni
fisiologiche (es. una muscolatura lunga e sottile), e con un
atteggiamento di apatia dovuto al dispendio energetico per la sua
“continua e importante crescita”.
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L’educatore, cosciente di questi
mutamenti per lo più fisiologici, deve accompagnare questo evolversi
favorendone l’acquisizione o consolidandola con nuovi schemi motori,
nella maniera meno traumatica, prevenendo ogni sensazione di
insicurezza eccessiva, mirando ad una continua gratificazione,
soprattutto psicologica, del giovane allievo.
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Evitando di elencare le diversità
fisiologiche e i mutamenti scheletrico – ossei nonché degli organi e
della evoluzione psichica, si rende necessaria una variazione
continua delle attività, e percorrendo la “via” del gioco, aiutare
il bambino a concentrarsi su sé stesso, cercando di incentivare il
suo rendimento, facendolo corrispondere ad un più generale benessere
psichico e sociale che nell’età evolutiva assecondi quei processi
fisiologici di uno sviluppo equilibrato. |