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IL MAESTRO BRUNO AURELIANO, IN OLTRE 30 ANNI DI PRATICA NELLE ARTI MARZIALI… SI E’ SPECIALIZZATO DA TEMPO NELLA PRATICA DEL KOBUDO. ECCOVI ALCUNE SUE PERSONALI ED INTERESSANTI CONSIDERAZIONI.

Considerazioni estive di un Maestro di kobudo

M° Aureliano Bruno

Siamo in pieno periodo vacanziero, le palestre tutte chiuse, le città deserte, il mondo sembra disabitato. Regale solitudine dove l’Io, intendo l’ Atman, respira e ascolta se stesso. Ma quanto è profondo l’Atman? Tanto profondo quanto inascoltato, inesistente per la maggioranza di noi. Sentirsi non compresi è terribile e allora cerchiamo consolazione nei “valori” conclamati come la Religione, il Misticismo, l’Arte o lo Sport. Per un po’ stiamo meglio, come quando cambiamo posizione nel letto, poi un sottile malessere ci pervade. Che fare? Una cena con gli amici, una sigaretta, un boccale di birra? Una volta soli quel sottile malessere ricomincia.

Questa è stata per lunghi anni la mia intima esperienza, fino a quando, per puro caso, ho incontrato il Tao Te King. Un libricino di Lao Tze dal titolo enigmatico: “ Il libro del principio e della sua azione”. Il Principio era il “Tao” e l’Azione o virtù il “Te”.

Dal libro di Lao Tze al Buddismo Mahayana alla filosofia del Tao, allo Zen, avevo compiuto un viaggio di molti secoli.

 

Ritenevo di aver compreso in un colpo d’occhio la verità della realtà, l’essenza della coscienza dell’ “Io”, il superamento di “Maya”, il “Nirvana” che ci libera dal “Samsara”, la ruota di nascita e morte. Il senso d’intensa liberazione è durato a lungo.

Ritenevo di aver compreso la vita e l’essere, di potermi confrontare con la realtà e controllare questa realtà e di conseguenza controllare il mio Io. Non potevo sapere che ciò era impossibile e che questo Io è una convenzione e che individualmente non va da nessuna parte, come bene dice il Sutra di Gotama: “esistono le imprese nessuno che le compie”. Forse la realtà è semplicemente il rifiuto dell’egocentrismo.

E così si ruppe un altro periodo di relativa pace e il sottile malessere si ripresentò. In principio io credevo di aver trovato la soluzione al mio problema esistenziale, ma non era così. Indagando dentro il mio essere feci allora una nuova scoperta. Il dilemma era forse riflettere sulla vita di tutti i giorni pensando al passato e il futuro, ma non concentrandomi sull’unica realtà possibile: il presente.

 

Forse è proprio questa la realtà: concentrarsi sul presente, quello che in oriente chiamano “l’infinito presente” e che io ho trovato personalmente praticando le arti marziali. Attualmente il sottile malessere è scomparso.  Fino a quando? Non so fino a quando, ma la mia trentennale esperienza la pongo a disposizione dei miei tanti allievi a tanti dei quali la offro a titolo gratuito. Il compenso? Riuscire a cogliere nei loro occhi un lampo di comprensività.

Questo, è il Nirvana!


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