Ranieri Giuseppe è un nostro giovane ed appassionato lettore, che trovando di suo gradimento alcuni articoli più riflessivi sulla pratica delle arti marziali… ha voluto provare a dare un suo personale contributo alla web-rivista che apprezza maggiormente. Lo accogliamo ben volentieri nella schiera dei nostri collaboratori e ringraziandolo, ci auguriamo che la sua attività collaborativa possa divenire per noi un contributo fisso e periodico.

INSEGNAMENTI DALLA PRATICA DELLE ARTI MARZIALI

Di: Raneri Giuseppe

Spesso chi pratica arti marziali viene visto nell’immaginario collettivo come una persona violenta o rissaiola ed inoltre, da molti di loro queste discipline non vengono ritenute nemmeno uno sport.   Credo personalmente che sia giunto il momento di finirla con queste ingiuste considerazioni che non hanno alcun senso, in quanto la pratica di queste discipline offre davvero molto ad una persona ed a tale scopo, grazie alla potenza di internet (che mi ha permesso di fare ciò a livello nazionale senza limitarmi alla regione in cui vivo) ho deciso di chiedere tramite i forum, ai praticanti di arti marziali e/o sport da combattimento… quali pensassero che fossero gli insegnamenti ricevuti dall’esercizio di queste discipline.

La maggior parte delle persone, credo che inizi a praticare arti marziali con lo scopo di imparare a difendersi, ma con il tempo i praticanti si accorgono di ricevere molto di più… specialmente a livello psicologico.

 A me personalmente, come so anche ad altri, ha dato una sicurezza maggiore ad affrontare la vita in ogni suo aspetto, grazie al fatto che le arti marziali infondono una maggiore sicurezza nei propri mezzi, un’abitudine al confronto e alle situazioni di tensione ed abituano a soffrire un po’, rafforzando il carattere.  Fanno sentire più in pace con se stessi e con il mondo che ci circonda. Questo è l’aspetto significativo che credo io abbia ricevuto maggiormente a livello personale, ma mi sono chiesto “è così anche per gli altri?”.

Così ho posto questa domanda anche ad altri praticanti e per prima cosa mi sono reso conto che soltanto chi pratica questi sport con continuità e da qualche anno, riceve degli insegnamenti che vanno oltre la tecnica… ricevendo in ultimo quel “qualcosa in più” che rende speciale la pratica di queste discipline. La maggior parte di coloro che praticano da più anni, mi ha risposto che dalle arti marziali hanno imparato soprattutto ad avere una maggiore benevolenza e pazienza verso il prossimo, ho cercato di trovare una risposta e credo che questo sia dovuto soprattutto al fatto che avanzando di grado, si inizia ad accumulare quell’esperienza che ti porta ad iniziare a dare consigli ai nuovi arrivati… a tentare di capire i loro errori e le loro difficoltà… e penso che questo atteggiamento poi, si rifletta anche nella vita di tutti i giorni.

 Molti praticanti delle arti marziali dove ci si esercita nell’uso delle forme, hanno risposto che hanno ricevuto una scioltezza e particolare fluidità, sia nei movimenti del corpo che nell’attività mentale.

Questo dimostra che mente e corpo vanno di pari passo e che le forme hanno una grande importanza ,in quanto il “fissaggio” e conservazione di movimenti sequenziali nella mente, la rende anche come dire… “più agile” nella vita di tutti i giorni.  In molti,  la pratica delle arti marziali da anche un forte senso della disciplina ( cosa sempre più difficile da trovare nei giovani e che altre strutture non riescono più a dare) e una fortificazione dello spirito, oltre che del carattere.

 L’avere una maggiore sicurezza, una maggior pazienza verso il prossimo, una maggiore elasticità mentale e uno spirito e carattere più forti… non sono forse tutte cose  fondamentali per la crescita di una persona? Per questo, io considero le arti marziali più che uno sport… una vera e propria palestra di vita e non posso fare altro che consigliare a tutti di iniziare la pratica di queste discipline…  visto tutti i benefici che sono in grado di conferire, sia a livello fisico che di crescita interiore. Credo dobbiamo solo riuscire ad abbattere i residui di scetticismo che ancora qualcuno ha, verso queste discipline o verso chi le pratica.