logo ilguerriero.it

Ninja

[ Home ] Precedente ] [ Forum ] [ La bacheca ] [ Ricerca nel portale ] [ Ricerca nel web ] [ Video ] [ Prossimi eventi ] [ Contatti ]

Stampa questa pagina Stampa la pagina

DOPO IL SUO PRIMO ARTICOLO SU “CHI” FOSSERO STATI VERAMENTE I NINJA, ECCO IL SECONDO INTERVENTO DI LUCIO PICCIOLI, DELLA Makotokai Karate Arezzo, CHE CI PARLA DELLA STORIA DEI NINJA.

Storia dei Ninja

Da una ricerca di : Lucio Piccioli “CENTRO MAKOTOKAI TOSCANA”
(Foto di repertorio tratte dal web)

Per certi versi la storia dei Ninja comincia con Minamoto no Yoshitsune, formidabile guerriero le cui qualità risiedono nello studio approfondito del libro "L’Arte della Guerra", un trattato militare scritto nel 6° secolo avanti Cristo dal generale cinese Sun Tzu.

Probabilmente, le prime tecniche marziali che avrebbero determinato la nascita del Ninjutsu, si svilupparono durante il periodo Nara (710 - 784 d.C.) quando si diffuse uno stile di allenamento mirato al Satori – illuminazione -, proprio dei Buddisti, che veniva praticato in villaggi isolati dei quali era difficile avere notizie, tanto che attorno ad essi finirono per circolare leggende di rituali misteriosi e magia: probabilmente si trattava di cerimonie che si rifacevano al Mikkyo, una scuola di Buddismo esoterico.

Questi luoghi vennero chiamati Shinobi no Sato, cioè “villaggi abitati da Shinobi”, ed è forse in essi che nel periodo Heian (784 -1185 d.C.) videro la luce il Koga-Ryu e l'Iga-Ryu, assieme al Fuma-Ryu gli stili di Ninjitsu più importanti.

Dopo il periodo Heian, le tecniche subirono sostanziali evoluzioni: a fronte della antica impostazione basata sul numero dei soldati, sul valore dei condottieri e sulla disponibilità di armi, molti generali nel periodo Kamakura introdussero tattiche di guerra basate sulla sorpresa e sull’intelligence: raccolta di informazioni e uso di infiltrati. Nel periodo successivo - Muromachi (1336 - 1573 d. C.) -, sotto lo Shogunato di Yoshihira Ashikaga caratterizzato da relativa tranquillità, i condottieri crearono più raffinate strategie belliche e nel lungo periodo di guerra civile che va dal XV al XVII secolo, denominato Sengoku, i Ninja vennero utilizzati molto spesso come spie: lo stesso Shogun, capo militare assoluto dell’Impero, ne richiese aiuto e così facendo intere province finirono sotto il loro controllo.

Assieme ai Samurai ormai, i Ninja costituivano una componente fondamentale dell’Esercito di ogni signore feudale; con alti e bassi questa situazione si protrasse fino all'arrivo delle navi portoghesi e dei primi missionari gesuiti, che nutrivano un profondo odio verso le discipline interiori del Ninjitsu, che considera ogni individuo sacerdote di se stesso, ed essendo costretti a scontrarsi col potere dei clan Shinobi incoraggiarono la religione cristiana per cercare di isolarli sul terreno culturale. Successivamente decisero di scendere in guerra aperta nel 1579, conquistando e distruggendo la roccaforte Ninja di Iga: nella battaglia di Teusho Iga no Ran le truppe dei gesuiti subirono una disastrosa disfatta per opera dei Ninja che dimostrarono per l’ennesima volta di essere eccellenti combattenti anche in campo aperto.

Una delle figure più importanti dell'oscura storia dei Ninja, fu probabilmente il generale Toyotomi Hideyoshi, che pur provenendo da una classe inferiore finì per determinare i destini del Giappone costruendo un sistema dittatoriale che dominò fino a quasi tutto il XIX secolo. Proprio come oggi dirigenti dei servizi segreti riescono a conquistare il potere nei loro paesi, allo stesso modo Toyotomi Hideyoshi dovette molta della sua fortuna al fatto di appartenere ad un gruppo speciale di Samurai al soldo del Daimyo Oda Nobunaga; per quanto non vi siano prove documentali riguardo la sua appartenenza ad un clan Ninja, molte fonti testimoniano la presenza nello stesso clan di Hachisuka Koroku, grande maestro dell’arte del Ninjitsu che, nella battaglia di Okehazama, portò al potere i Nobunaga.

Nel periodo dello Shogunato Tokugawa (1603 - 1868 d.C.) i Ninja contribuirono in modo decisivo alla pacificazione dell’Impero: terminate le battaglie, gli adepti dell’Antica Arte della Notte si legarono a filo doppio col potere centrale venendo impiegati come Oniwabansyu, responsabili della sicurezza e guardie del corpo incaricate della protezione degli appartenenti uomini al potere, oppure vennero destinati al controllo del territorio e alla raccolta di informazioni per la prevenzione e repressione di eventuali ribellioni o tentativi di insurrezione. In questo periodo, Hujibayashi Sabuji scrisse il Mankawashukai, primo trattato conosciuto dedicato ai Ninja. Le ultime notizie riguardanti i guerrieri ombra risalgono alla fine del periodo Edo, più o meno coincidente con lo Shogunato Tokugawa: divenuti ormai meno utili in guerra, si trasformarono in abili diplomatici sfruttando le loro capacità di comunicazione, di spionaggio e di dissimulazione.

Col nuovo corso intrapreso dal Giappone pareva che i Ninja fossero incamminati inevitabilmente lungo il viale del tramonto, in realtà le cose non sono andate affatto così poiché non tutti i Ryu di Ninjutsu decisero di rinunciare al loro essere e, ritiratisi tra le ombre di sperduti monasteri continuarono a tramandare la loro arte e molti episodi storici dimostrano che questi hanno continuato ad essere molto attivi poiché, volente o nolente, il potere ha pur sempre bisogno di uomini in possesso di doti non comuni, per fondare o consolidare la propria supremazia. Nel 1853, quando le navi del Commodoro Perry violarono l'isolamento del Giappone, una spia Ninja fu incaricata di salire di nascosto a bordo di una di esse per sottrarre documenti che facessero intuire le intenzioni degli stranieri, questa ritornò manoscritti che sono ancora oggi conservati dalla famiglia Sawamura nella città di Iga-veno.

Allo scoppiare della guerra con la Russia attoniti marinai dello Zar si trovarono ad affrontare misteriosi guerrieri vestiti di nero che abbordavano le loro navi, le sabotavano con maestri e poi sparivano nel nulla. Nel corso della Prima Guerra Mondiale, tra i soldati turchi circolava la leggenda dei diavoli giapponesi capaci di uccidere con il tocco di un dito. E ancora durante la Seconda Guerra Mondiale tra la giungle delle Isole Filippine, lo Stato Maggiore giapponese riscoprì l'importanza di persone capaci di muoversi furtivamente nella notte, addestrate a sopportare con indifferenza disagi di ogni genere e che fossero in grado di colpire il nemico senza apparire o lasciare tracce.

Come noto poi l’occupazione militare del Giappone da parte degli Americani costrinse tutte le Arti Marziali (eccetto l’Aikido) ed in particolar modo il Ninjitsu a tornare alla clandestinità più totale. Nel frattempo però il seme dell'Arte era stato gettato in nuovi terreni e all’orizzonte compariva un diverso tipo di guerra: segreta, fatta di colpi di mano, attentati, omicidi commissionati, furto di informazioni, nella quale gli alleati di un tempo divenivano nemici e viceversa…Per l’ennesima volta l'Arte Silenziosa era chiamata ad una scelta e nuovamente si divise: alcuni clan, perseverarono nelle scelte degli antenati e decisero di mantenere per i loro affiliati un ruolo di stretto legame con le istituzioni ufficiali, altri decisero di troncare ogni legame con il mondo esterno e si isolarono completamente.


www.ilguerriero.it
Le riviste elettroniche


mailContatti

note

note

Inizio pagina

stella www.ilguerriero.it