Guerriero della Luce Online – # 195
Sfidando il maestro
L’uccello è vivo?
Il giovane era giunto alla fine
dell’addestramento, ben presto avrebbe iniziato a insegnare. Come
ogni buon allievo, aveva bisogno di sfidare il maestro ed elaborare
un proprio modo di pensare. Catturò un uccello e, tenendolo in mano,
andò da lui:
- Maestro, questo uccello è vivo o morto?
Il suo piano era questo: se il maestro avesse
detto “morto” lui avrebbe aperto la mano e l’uccello sarebbe volato
via. Se la risposta fosse stata “vivo”, lo avrebbe schiacciato fra
le dita: in questo modo, il maestro sarebbe stato in torto.
- Maestro, l’uccello è vivo o morto? -
insistette.
- Mio caro allievo, questo dipenderà da te –
fu il commento del maestro.
L’apprendista indesiderabile
- Non abbiamo portoni nel nostro monastero –
commentò Shantih con il visitatore.
- E le persone importune, che vengono a
turbare la vostra pace?
- Noi le ignoriamo, e loro se ne vanno via.
- Soltanto questo? E c’è qualche risultato?
Shantih non rispose. Il visitatore insistette
più volte. Vedendo che non otteneva risposta, decise di andarsene.
"Visto come funziona?" si disse Shantih fra sé
e sé, sorridendo.
Lo yogin e il folle
Nasrudin, il maestro folle della tradizione
sufi, passa davanti a una grotta, vede uno yogin immerso in
meditazione e gli domanda che cosa stia cercando.
- Contemplo gli animali, e da loro ho appreso
molte lezioni che possono trasformare la vita di un uomo – dice lo
yogin.
- Insegnami ciò che sai. E io ti insegnerò ciò
che ho appreso, giacché un pesce mi ha salvato la vita – risponde
Nasrudin.
Lo yogin si meraviglia: solo un santo può
avere la vita salvata da un pesce. E decide di insegnargli tutto ciò
che conosce.
Quando termina, dice a Nasrudin:
- Ora che ti ho insegnato tutto, sarei
orgoglioso di sapere come un pesce ti ha salvato la vita.
- E’ semplice. Stavo quasi per morire di fame
quando l’ho pescato, e grazie ad esso ho potuto sopravvivere tre
giorni.
Illuminazione in sette giorni
Budda annunciò ai suoi discepoli: chi si
sforza può raggiungere l’illuminazione in sette giorni. Se non ci
riuscirà, di sicuro la raggiungerà in sette mesi, o in sette anni.
Il giovane decise che l’avrebbe raggiunta in una settimana e volle
sapere come doveva comportarsi: “concentrazione” fu la risposta.
Il giovane cominciò a praticare, ma dieci
minuti dopo si era già distratto. A poco a poco, si mise a prestare
attenzione a tutto ciò che lo distraeva, e pensò che non stava
perdendo tempo, ma si stava abituando a se stesso.
Un bel giorno decise che non era necessario
arrivare tanto rapidamente alla meta, dato che il cammino gli stava
insegnando molte cose.
E fu in quel momento che divenne un
illuminato. |