Guerriero della Luce Online – # 194
Indipendenza emotiva
“All’inizio della vita e, di nuovo, quando diventiamo
vecchi, abbiamo bisogno dell’aiuto e dell’affetto degli altri. Purtroppo, tra
questi due periodi della vita, quando siamo forti e in grado di occuparci di noi
stessi, trascuriamo il valore dell’affettuosità e della compassione. Poiché
anche la nostra vita comincia e finisce con il bisogno di affetto, non sarebbe
meglio se praticassimo la compassione e l’amore per gli altri mentre siamo forti
e capaci?”
Le parole sopra riportate sono dell’attuale Dalai Lama. E’
davvero molto curioso notare quanto siamo orgogliosi della nostra indipendenza
emotiva. Chiaro, non è proprio così: continuiamo ad aver bisogno degli altri per
tutta la vita, ma è una “vergogna” dimostrarlo, e allora preferiamo piangere di
nascosto. E quando qualcuno ci chiede aiuto, lo consideriamo debole, incapace di
controllare i propri sentimenti.
Esiste una regola non scritta, che afferma che “il mondo è
dei forti”, o che “sopravvive solo il più idoneo”. Se così fosse, gli esseri
umani non esisterebbero più, perché appartengono a una specie che ha bisogno di
essere protetta per un lungo periodo di tempo (alcuni specialisti affermano che
siamo in grado di sopravvivere grazie alle nostre forze solo dopo i nove anni di
età, mentre ad una giraffa servono appena da sei a otto mesi, e un’ape è già
indipendente in meno di cinque minuti).
Ci troviamo in questo mondo. Io, per quanto mi riguarda,
continuo e continuerò sempre a dipendere dagli altri. Dipendo da mia moglie, dai
miei amici, dai miei editori. Dipendo persino dai miei nemici, che mi aiutano ad
essere sempre allenato nell’uso della spada.
Certo, ci sono dei momenti in cui questo fuoco soffia in
un’altra direzione, ma io mi domando sempre: dove sono gli altri? Mi sono forse
isolato troppo? Come qualunque persona sana, ho bisogno anche di solitudine, di
momenti di riflessione.
Ma questo non può diventare un vizio.
L’indipendenza emotiva non conduce assolutamente da
nessuna parte – se non ad una ipotetica forza, il cui unico e inutile obiettivo
è impressionare gli altri.
La dipendenza emotiva, a sua volta, è come un falò che
accendiamo.
All’inizio, i rapporti sono difficili. Proprio come accade
con il fuoco, è necessario adattarsi al fumo sgradevole – che rende difficile la
respirazione e fa lacrimare. Eppure, una volta che il fuoco ha preso, il fumo
svanisce e le fiamme illuminano tutto ciò che c’è intorno –diffondendo calore e
calma. E talvolta facendo anche saltare qualche pezzetto di brace che ci brucia.
Ma è questo che rende interessante un rapporto, non è vero?
Ho iniziato questo testo citando le parole di un premio
Nobel per la Pace sull’importanza dei rapporti umani. Concludo con quelle del
Professor Albert Schweitzer, medico e missionario, che ha ricevuto lo stesso
Nobel nel 1952.
"Tutti conosciamo una malattia diffusa nell’Africa
Centrale chiamata malattia del sonno. Ciò che dobbiamo sapere è che esiste una
malattia simile che colpisce l’anima – e che è molto pericolosa, perché si
instaura senza essere notata. Quando dovessi notare il minimo segno di
indifferenza e di mancanza di entusiasmo nei confronti nel tuo simile, stai
allerta!”
"L’unica maniera di cautelarsi contro questa malattia è
capire che l’anima soffre, e soffre molto, quando la obblighiamo a vivere in
modo superficiale. L’anima ama le cose belle e profonde”.
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