Le contestazioni
Il segno del successo
Di: Antonio Casoria
Quest’anno sono state pari ad un
numero altissimo e persino forse spropositato… i vari tipi di
competizioni che si sono svolte al Carrarafiere in occasione della
Maratona delle Arti Marziali WTKA 2008. Per far funzionare i vari
quadrati impegnati nello svolgimento delle diverse gare in
programma, sono stati impegnati oltre 200 Ufficiali di Gara. Questi
hanno assicurato il regolare svolgimento delle competizioni,
provvedendo a dare applicazione ai regolamenti specifici per quella
particolare disciplina che di volta in volta si svolgeva nelle
tantissime aree approntate.
Tutto ci è sembrato svolgersi
serenamente senza difficoltà, anche in conseguenza della oltremodo
potenziata organizzazione, con cui quest’anno sono state disputate
le diverse discipline. Nonostante il lavoro svolto dai responsabili
del settore arbitrale, con incontri e seminari durante tutto l’anno
e proprio in preparazione di questa Maratona delle Arti Marziali
WTKA, pare non siano mancate alcune contestazioni sulla conduzione
di gara e sui verdetti.
In ogni competizioni solitamente
accade che i verdetti dei giudici siano più o meno contestati da
alcuni dei team partecipanti a quella specifica competizione, per
diversi motivi e non ultimo forse, anche una abitudine di
comportamento da parte di quanti si sentono defraudati, penalizzati,
di una evidente, a parer loro… vittoria. Non entro certo nel merito
di tali contestazioni, quanto invece tento di fare con voi qualche
considerazione generale.
Proviamo quindi insieme, a domandarci
se il torto che si pensa di aver subito possa essere attribuito al
giudice o al regolamento. Nel primo caso, cioè se si pensa che il
giudice abbia sbagliato, si ritiene che il regolamento sia
quantomeno corretto. Quindi se si pensa che il regolamento sia
corretto, non dovrebbero poterci essere interpretazioni tali da
mettere in contrasto giudici e chi si ritiene danneggiato. Per cui
se la contestazione viene messa in evidenza, è perché quel giudice è
in malafede, disponendo chiaramente l’evidenza di quanto viene
regolamentato. Ma se il regolamento è ben fatto, allora forse
dovrebbe prevedere tra le altre cose anche quella di potersi
tutelare dalla eventuale, presunta, malafede del giudice, senza
dover giungere a contestazioni in sede di gara.
Queste rimostranze vengono talvolta
manifestate in maniera disdicevole, mettendo spesso soltanto in
evidenza la propria mancanza di educazione. Senza educazione e
quindi in mancanza di un comportamento corretto, come si può
pretendere che ve ne sia dall’altra parte? In tali situazioni il
regolamento dovrebbe prevedere che le contestazioni vengano espresse
in sedi più opportune, che non sia certo quella del quadrato di
gara, evitando di fermare la competizione su quell’area in attesa di
risolvere una questione personale (l’educazione appunto) e quindi,
se non altro, per consentire la continuazione delle altre
competizioni in programma, evitando così di danneggiare chi deve
ancora competere.
Per quanto giusta possa essere la
contestazione ritengo, ma è solo la mia opinione, che un regolamento
debba prevedere i modi per eventuali ricorsi ad un verdetto dei
giudici, quando si ritiene questo abbia compromesso l’esito
dell’incontro. I giudici di gara si limitano ad applicare le norme
dei regolamenti per come queste sono scritte. Quindi l’eventuale
carenza nel regolamento di queste modalità non potrebbe essere un
problema dei giudici, ma di chi o di quanti forse non hanno
segnalato tale mancanza. E non avendola segnalata perché poi
pretendono di contestare un verdetto che ritengono sia sbagliato?
Non vorrei che questi comportamenti potessero celare la mancanza di
conoscenza di norme dell’organizzazione, regole che ogni
responsabile di team, o gruppo che sia, come ad esempio i coaches,
dovrebbero averne una buona padronanza, se non altro per poter
preparare i propri atleti a combattere per come tali norme prevedono
sia o meno consentito fare.
Per cui ,se tali modalità non ci
sono, perché contestare un verdetto? Se al contrario tali modalità
fossero contenute nel regolamento invece, perché contestare al di
fuori dalle norme prescritte nel regolamento? In ogni caso,
sembrerebbe inutile contestare sul quadrato di gara un verdetto.
Perchè dunque protestare se quella non è la sede?... Forse perchè
ognuno si sente in diritto di modificare il regolamento sul posto?
Le contestazioni sui verdetti dei
giudici solitamente vengono espresse da parte di coaches e atleti,
che si sono ritenuti penalizzati da un giudizio negativo, mentre
sembra, ma forse solo perché io non ne sono a conoscenza, che non vi
siamo state altrettante contestazioni da parte di quelli che
eventualmente, hanno invece avuto vantaggi da parte dei giudici.
Infatti, solitamente nella stessa gara protestano quelli che hanno
perso l’incontro, non certo chi lo ha vinto. Ma se viene contestato
ai giudici di non aver saputo fare il loro lavoro, perché anche
quello che ha vinto non si associa alla protesta di chi ha perso?
L’incontro era lo stesso per entrambi, ma quello che ha perso si è
sentito penalizzato da un giudizio negativo, mentre quello che ha
vinto sembra valutare che i giudici abbiano fatto bene il loro
lavoro, altrimenti credo che avrebbero protestato anche loro… o no?
Forse, se chi ha perso ritenendolo ingiusto… avesse invece vinto
ritenendo di non meritarlo… avrebbe contestato anche la sua
vittoria?
Anche il giudice che eventualmente si
mette a discutere con il coach, forse mostra di sentirsi in difetto
o quantomeno non proprio sicuro di ciò che ha visto e che ha
determinato il suo giudizio. In questo caso sarebbe meglio che non
facesse ciò che sa di non essere sicuro di far bene. Sul quadrato di
gara i giudici devono interpretare ed applicare il regolamento,
mentre i coaches devono dare indicazioni all’atleta per cercare di
vincere l’incontro secondo le modalità consentite nel regolamento.
Si è forse mai visto un giudice protestare verso il coach perché ha
sbagliato a dare indicazioni al proprio atleta o la tattica da usare
in quell’incontro? Ad ognuno il proprio mestiere e mansioni no? E
quindi perché dovrebbero invece farlo i coaches verso i verdetti dei
giudici?
Ognuno dovrebbe fare quello che sa
fare e non quello che pensa di saper fare… sembra la stessa cosa, ma
a me parrebbe totalmente diverso…. Ecco che uno spettacolo del
genere può generare nel pubblico un senso di mancanza di
organizzazione o peggio di incapacità dei giudici a svolgere la loro
funzione. Se da una parte queste loro perplessità sono
giustificabili dal fatto eventuale di non conoscere perfettamente,
come viene applicato il regolamento in quel caso specifico, non è
altrettanto giustificabile la mancanza di conoscenza del regolamento
da parte dei coaches e degli atleti.
Ripeto, queste sono solo mie
riflessioni a carattere generale e non vogliono certo entrare nel
merito di ogni singola eventuale contestazione che si fosse
verificata, per cui spero solo di aver dato motivo di una
riflessione su alcuni atteggiamenti che talvolta si manifestano in
tali circostanze. Senza i giudici… nessuna organizzazione potrebbe
gestire una manifestazione sportiva e a maggior ragione quando
questa coinvolge diverse decine di nazioni. Quindi una doverosa
riconoscenza credo debba essere data al corpo arbitrale, se non
altro per l’impegno speso in questi giorni di gara, nel dare il loro
contributo per assicurare il rispetto dei regolamenti, che credo
nasca anche dal rispetto dei giudici stessi.
Infine vorrei fare, promesso, un’
ultima considerazione sul significato della protesta in un contesto
di gara. Potremmo semplicemente domandarci… quando è che si contesta
un giudizio? Se quella gara non avesse alcuna importanza,
difficilmente ci sarebbero proteste per un verdetto negativo,
giusto? Ma quando invece si ritiene che l’incontro, la gara, la
manifestazione, sia importante per il proprio prestigio, in questo
caso un eventuale verdetto non condiviso potrebbe accendere vivaci
proteste.
Ecco quindi forse le contestazioni
che eventualmente potrebbero essere avvenute nel contesto della
Maratone delle Arti Marziali WTKA 2008, potrebbero rivelare ancora
di più il consenso dell’intera manifestazione, piuttosto che non il
giudizio negativo sulla conduzione della singola gara. Non sarebbe
quindi la gara in se a dare prestigio, quanto l’onore di aver
partecipato ad una simile competizione internazionale, il cui esito
si pensa possa dare valore al prestigio dei partecipanti.
Quindi anche le contestazioni, seppur
sconvenienti, posso dare modo all’organizzazione di valutare la
considerazione tra partecipanti, e quindi ammettere il successo
della Maratona delle Arti Marziali WTKA 2008. Per tali motivi
ritengo sia il caso di fare un plauso a tutti coloro che hanno
partecipato a questa maratona marziale, ognuno per come ha saputo e
potuto dare il proprio contributo al successo di questo evento
internazionale.
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