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Una tazza di tè

Testo a due mani di: Black & White

Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868 – 1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.

Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì a contenersi. “E’ ricolma. Non ce n’entra più!”

“come questa tazza,” disse Nan-in “tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

101 storie zen – 1973 Adelphi Edizioni S.p.A. Milano

paesaggio cineseEccoci ancora qui a riflettere (e spero non me ne vogliate) sull’insegnamento-apprendimento del Kung Fu. Anche se in questa discussione potremmo intendere con il termine “Kung Fu” qualsiasi altra arte marziale ma non solo… qualsiasi altro aspetto della vita dove ci sia la necessità di insegnare-apprendere qualsiasi cosa o più semplicemente e comunemente, rapportarci ed interagire con gli altri. Ancora una volta “è con le domande che possiamo risponderci” forse… indagando, riflettendo e osservando come ci rapportiamo e ci relazioniamo in questo caso, con l’insegnante.

Tutti noi, nel nostro peregrinare alla ricerca dello “scopo” siamo giunti o arriviamo in una “scuola” di Kung Fu (per molti la “palestra”, c’è differenza ma… ne discuteremo un’altra volta) pensando di poter così apprendere l’arte marziale. Ma cosa pensiamo di apprendere del Kung Fu? Direte che… non lo sappiamo, per questo siamo venuti ad apprendere… Ma ne siete proprio sicuri di non  sapere cosa apprenderete? Siete sicuri di non avere delle aspettative? Pensateci bene, pensate all’idea che avete del Kung Fu. Ognuno è venuto con una certa idea di cosa sia o debba essere questa arte marziale. Non penso siate venuti in questo posto senza alcuna idea o aspettativa di cosa avreste fatto, vero? Una qualche idea l’avete su cosa siete venuti a fare: ad apprendere il Kung Fu, è così? Per il solo fatto di avere desiderio di voler apprendere l’arte, saprete allora anche di cosa si tratta… vero? Almeno una certa idea l’avrete, altrimenti per voi sarebbe stata la stessa cosa Kung Fu, pallavolo, golf, calcio…. Ma voi avete scelto  e preferito proprio il Kung Fu!

Quindi immaginate a cosa vi state accostando, con l’intenzione di apprendere qualcosa di specifico e di cui vi siete fatti un’idea. Come avete fatto a costruirvi quest’idea? Se non sapevate dell’esistenza del Kung Fu, non sareste certo venuti con l’intenzione e la voglia entusiastica di praticare l’arte marziale… Le idee (o forse sarebbe più corretto parlare di desideri) non nascono da niente, nascono in relazione a ciò di cui abbiamo avuto esperienza, contatto, conoscenza,  sensazione e di cui riteniamo avere bisogno. Capite? Seguite? Altrimenti rileggetevi quello che ho scritto! Dunque avete avuto un qualche contatto (un amico,  un film, la pubblicità,  una lettura, ecc.) con il Kung Fu per cui avete desiderato e successivamente deciso, di praticare l’arte marziale orientale. Con quest’idea vi siete quindi iscritti alla scuola di Kung Fu. Ma cosa potrebbe accadere quando cominciamo a praticare, a lavorare l’arte? Abbiamo un’idea (la nostra idea) di cosa sia il Kung Fu e stiamo facendo esperienza diretta di questa arte marziale. Ci sono quindi… due cose: la nostra idea del Kung Fu… e ciò che stiamo facendo. Ciò che stiamo facendo però, è anche l’idea di Kung Fu di chi ci sta insegnando. Quindi ci sono due idee: quella di chi vuole apprendere e quella di chi deve insegnare. Sostanzialmente e volendo semplificare possono esserci queste due posizioni,  queste due idee possono essere: uguali o diverse! Il primo caso, forse il più semplice e apparentemente scontato, per il momento lo mettiamo da parte. Ci occuperemo del secondo, in quanto è la circostanza paradossalmente più comune, interessante e stimolante, per la nostra discussione. Quando queste due idee sono diverse cosa succede? Inconsciamente e istintivamente mettiamo a confronto la nostra idea con quella del nostro insegnante. E’ vero? Succede questo? Si, accade che mettiamo a confronto ciò che noi pensiamo sia il Kung Fu, con quello che il nostro insegnante ci mostra e spiega. Solamente sulla base di quest’ultima fase,  ci facciamo una certa idea di cosa sia il Kung Fu per il nostro insegnante. Nella nostra testa quindi esistono due idee sullo stesso oggetto, quella nostra e quella che pensiamo sia del nostro insegnante. Quando queste idee sono diverse entrano in conflitto. Conflitto per stabilire quale sia quella vera… (la scienza ci ha insegnato che esiste solo una unica verità… quella vera!) Sarà la nostra, o quella “del nostro insegnante”. Ma quale è dunque quella vera? Certamente risponderete razionalmente che è quella del nostro insegnante, che conosce l’arte marziale meglio di noi. Per questo siamo venuti ad imparare il Kung Fu alla sua scuola. Ma questo è solo quello che ci sentiamo in dovere di rispondere… forse più per raziocinio e paura di esporsi al proprio giudizio e quello altrui che altro. Ma… attenzione, forse le cose non stanno proprio come pensiamo che stiano e come abbiamo risposto… Per poter rispondere in questo modo dovremmo aver buttato via la nostra idea per far posto a quella del nostro insegnante, vero? Non potrebbero altrimenti coesistere due diverse idee sulla stessa cosa. Altrimenti, per come siamo abituati “dicotomicamente” a pensare, ci sarebbe sempre un conflitto. Siamo in grado di entrare in un corso di arti marziali  buttando via ciò che noi pensavamo del Kung Fu prima di arrivare, prima di praticarlo? Oppure restiamo semplicemente in attesa di vedere quanto del Kung Fu del nostro insegnante è ciò che noi pensiamo debba essere il Kung Fu? Tanto più l’arte  del nostro insegnante è diversa dall’idea che ci siamo fatti del Kung Fu, tanto prima potenzialmente e forse, abbandoneremo quel corso di arti marziali. In poche lezioni  quindi, noi (seppur inconsciamente) riteniamo essere stati in grado di capire il Kung Fu del nostro insegnante per poter quindi valutarlo, confrontarlo, paragonarlo, con quello che abbiamo già nella nostra zucca. Come potremmo imparare un Kung Fu che non è quello che noi pensiamo dovrebbe essere? Cominceremo col dirci che l’insegnante probabilmente non è valido, non insegna la vera arte marziale, ma forse qualche altra cosa, un Kung Fu tutto suo, ma non il Kung Fu: il Kung Fu… è il Kung Fu! Dietro quel:  “ il Kung Fu… è il Kung Fu!” Noi in realtà abbiamo già costruito un meccanismo inconscio, uno schema, per cui pensiamo che in qualsiasi “palestra” il Kung Fu… debba per forza essere il Kung Fu! Pensate a quello che succede per l’istruzione scolastica elementare: in ogni istituto, a parità di livello vengono insegnate le stesse cose, per cui è quasi del tutto indifferente andare in un istituto o in un altro, vero? E’ così. Fin da piccoli, veniamo abituati e ci “formiamo” in questa struttura di apprendimento. Il metodo che abbiamo sempre conosciuto e usato è ritenuto il modo migliore, la maniera giusta per apprendere, la sola maniera che abbiamo sperimentato ed imparato nella nostra formazione e quindi perché l’apprendimento del Kung Fu dovrebbe essere diverso? Deve funzionare allo stesso modo. Forse… anzi sicuramente, sono meccanismi “inconsci”, ma li abbiamo. Ecco che accade inconsciamente e  senza rendercene conto, che all’interno del corso e nelle sue lezioni, noi ci portiamo dietro questi schemi, ormai introiettati talmente tanto e facenti parte della nostra personalità, che non ci fermiamo certo a pensare a questo ma, dato inconsciamente ormai per assodato (un assioma appunto) verifichiamo la congruità di questo schema con quello proposto dall’insegnante. E cosa fa l’insegnante? Se anche l’insegnante è ancorato a questi schemi, il suo corso sarà la copia di ciò che fuori dal corso è il metodo dell’istruzione-apprendimento. Il suo corso ricalcherà quel tipo di apprendimento-insegnamento, graduale, con vari livelli, scientifico, cioè riproducibile in ogni momento e da chiunque lo voglia fare, un metodo conosciuto, una linea progressiva, un programma strutturato… Si, il programma ci dà l’esatta sensazione di quello che stiamo facendo, quanto abbiamo già fatto, a che punto siamo e naturalmente ci dà la possibilità di “capire” dove arriveremo. Ma soprattutto il programma ci darà (inconsciamente ce lo fa capire) la sicurezza della bontà di quel corso di Kung Fu, dell’affidabilità del corso, della “serietà” dello stesso. E questo a prescindere dall’insegnate. Lui è li solo a far da tramite tra il programma e noi. Se al contrario non riscontriamo questo tipo di schema, insegnamento-apprendimento, rimaniamo quantomeno perplessi sull’efficacia o serietà di quel corso di Kung Fu e naturalmente dell’insegnante.  In quanto ci obbligherebbe a rivedere i nostri processi cognitivi per apprenderne uno nuovo e sconosciuto. Questo ci creerebbe almeno un senso di frustrazione per non riuscire a seguire un metodo con una struttura conosciuta, una linea progressiva, un programma articolato e “razionalmente” strutturato. Se non conosciamo la strada come facciamo a sapere dove siamo e dove arriveremo? Non abbiamo più quelle certezze per cui “crediamo” di sapere dove stiamo andando. Ci sembrerà allora di andare allo sbando, senza una strada ben definita e segnata, ma ogni volta… sarà come percorrere strade diverse o forse sempre la stessa, non vediamo i progressi, progressi che attraverso la struttura di un programma possiamo invece testare e verificare a che punto dello stesso siamo arrivati. In breve tempo nella nostra mente potrebbero farsi strada una serie di pensieri che squalificano l’insegnante, forse non il Kung Fu, ma certamente l’insegnante. Per cui presto riterremo quell’insegnante non sia un insegnante di Kung Fu ma di un qualcosa tutto suo, che forse sembra Kung Fu… ma non è quello che vogliamo imparare noi! Ma abbiamo veramente provato a comprendere quello che l’insegnante ci dice, quello che sta esprimendo, il suo punto di vista dell’arte marziale, non se sia giusto o sbagliato, ma la sua visione ed il risultato di quello che è la sua esperienza nel Kung Fu? O forse pensiamo che l’arte debba essere  uguale per tutti i praticanti ed insegnanti? No, direte, ci sono molti stili dell’arte marziale, e quindi diversi Kung Fu…. Posso dirvi che una risposta del genere denota che dovrete studiare ancora molto per comprendere l’arte, anche se avete raggiunto livelli tecnici elevati, non ne avete ancora afferrato l’essenza ma siete rimasti alla superficie, prendendone solo lo schema, la tecnica, ma non l’essenza. Sapete come si chiama questo tipo di processo mentale? Pregiudizio!

Vi ricordate allora della storiella all’inizio, quella della tazza di tè? Ne comprendete ora il significato? E allora adesso potreste dire di voler apprendere il Kung Fu? Oppure di voler apprendere quello che già pensate di sapere sia e debba essere il Kung Fu? In quest’ultimo caso, mi domando cosa ci veniate a fare in un corso di Kung Fu se già sapete tutto dell’arte? Avete visto come, pur partendo da un’idea di Kung Fu seppur minima, in realtà inconsciamente (avendo tutti noi e continuamente, delle aspettative precise) sappiamo benissimo come debba o dovrebbe essere un “vero” corso di Kung Fu. Allora, siamo in grado di poterci accostare ad un corso di Kung Fu senza alcun pregiudizio, cercando di capire quello che stiamo facendo senza dargli per forza un fine dichiarato, quello che il nostro insegnante ci sta dicendo senza alcun paragone con nostri eventuali pregiudizi o aspettative? E nella vita come pensiamo di comportarci? Nella relazione con gli altri come ci poniamo? Frapponendo i nostri pregiudizi? Oppure cercando di comprendere l’altro, il suo punto di vista? Possiamo confrontarci con gli altri senza pregiudizi, senza scontrarci per diventare vincitori, divisi, ma comprendendo l’altro, diventando uno? Essere, divenire e sentirsi vincenti, proprio per questo e senza scontrarci? In un confronto “il guerriero” si muove sempre vincente perché non si scontra con gli altri, sono gli altri che eventualmente si scontrano con lui… lui… “incontra” gli altri. Se siete arrivati fino a questo punto, la prossima volta che vi trovate di fronte ad una qualsiasi relazione, rapporto con gli altri, ripensate a quello che avete letto… cercate magari di applicarlo e… non ne sarete forse coscienti, ma starete semplicemente facendo… Kung Fu!

“Arte Marziale - Arte di Vita”….. significa anche questo?

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