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Black & White

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ABBIAMO PROPOSTO AI NOSTRI BLACK & White… CHE OSSERVANO SEMPRE IL NOSTRO MOVIMENTO NEL MONDO ORGANIZZATO… DI DISQUISIRE PROPRIO SUGLI ASPETTI CHE DIVIDONO LE DIVERSE ORGANIZZAZIONI… FORSE E COME AL SOLITO NON TUTTI COMPRENDERANNO IL LORO APPARENTE ERMETICO MODO DI ESPRIMERSI… MA PER AIUTARLI TUTTI, POSSIAMO SOLO DIRE CHE NON STANNO AFFATTO PARLANDO DI RELIGIONE… MA DI NOI TUTTI.

Ciò che separa…

Di: Black & White

White: Caro guerriero, ci eravamo ripromessi senza dircelo di incontrarci su questa spiaggia o in qualunque altro posto che sia ciò che desideriamo.

Black: Non credo abbiamo bisogno di dircelo, quando vogliamo incontrarci… un posto vale l’altro, ma forse… alcuni valgono più di altri..

White: … dipende forse da chi si incontra e come…. Il sole sta per unirsi al mare e tra non molto il giorno farà posto alla sera, tutto sembra calmo. Poche persone si stanno attardando prima di rincasare ai loro altri piaceri e per taluni forse…  obblighi e doveri.

Black: C’è infatti chi ritiene gli obblighi un dovere, chi i doveri come obblighi… e chi invece li vede entrambi come piaceri.. indubbiamente il mondo è vario…

White: Noi invece siamo venuti qui appositamente per restare il tempo di una passeggiata.

Black: Già, ma la lunghezza del tempo quindi, dipende da quello della passeggiata… si direbbe il nostro… sia un incontro spazio-temporale…

White: … ma a livello psicologico se restiamo non c’è movimento, e quindi misura, annullando tempo e spazio. Così dopo una giornata di attività in cui la mente è forse stata rapita per risolvere tutta una serie di problemi che di volta in volta sembravano affacciarsi dinnanzi a noi, questo è forse il momento di fermarsi e vedere… al di là di questo mare tenuemente rischiarato dall’insinuarsi della sera. Pare questo un luogo irraggiungibile, dove il mondo non può entrare, mentre i guerrieri sembrano sapersi comunque muovere anche in questo posto con la consueta naturalità, seguendo ciò che sentono di essere.

Black: Un guerriero rimane sempre un guerriero… non è detto che la battaglia sia sempre e per forza cruenta… a mio avviso invece… questa può essere anche oltremodo piacevole…

White: infatti un guerriero combatte sempre per come naturalmente è. Anche il fiume poco più avanti si muove naturalmente aprendosi la strada verso il mare con movimenti sinuosi, che assecondano l’orografia del territorio. Alcuni tronchi d’albero, trascinati dal fiume e sbattuti sulla spiaggia dalle mareggiate, paiono riempire questo luogo dando la sensazione di un posto senza tempo, in cui il presente non lascia spazio al passato e il futuro risulta essere oltre quella pineta…

Black: Il presente risulta sempre primeggiare… si direbbe sia invincibile…

White: … forse proprio perché il presente è ciò che esiste... Incamminiamoci quindi verso nessuna direzione, seguendo i nostri passi, un piede dopo l’altro accompagnando le nostre menti ancora per un altro dei nostri soliti piacevoli… incontri.

Black: Certo… tanto sicuramente arriveremo esattamente proprio dove vogliamo arrivare, non preoccuparti…

White: e quindi lasciamoci accarezzare dal suono lento delle onde che si infrangono sulla battigia che segna il ritmo dei nostri passi mentre ci muoviamo sulla sabbia lungo la spiaggia, in cerca di niente, in quanto forse siamo già tutto ciò che desideriamo essere, altrimenti… non saremmo qui adesso.

Black: Se siamo in cerca del niente, possiamo dire di averlo già trovato, visto che non lo abbiamo neanche cercato…

White: certo, proprio non cercando possiamo scoprirlo. Ciò che pare ci abbia fatto scoprire ogni volta… nuovamente, forse non è diverso da quello per cui esistiamo e l’esistenza forse non è limitata dalla tradizione, dalle idee, dai modelli, dalla… cultura. Essa sembra non debba essere conforme a niente di conosciuto, pur volendola confinare entro le nostre conoscenze derivanti dalla tradizione dalle ideologie, dalla cultura..

Black: L’esistenza non la conosciamo, ma si svela continuamente nel presente… in un continuo divenire…

White: proseguiamo e vediamo come… Confinando l’esistenza entro la tradizione, l’ideologia, la cultura, possiamo infatti assistere agli innumerevoli conflitti che questa produce, conflitti che spesso diventano poi scontro con l’altro, a cui diamo il nome di… combattimento; un combattimento che è privo di quel sentire naturale che sembra invece essere l’esistenza, per cui esso non può che dar luogo allo scontro. Questa sembra quindi essere la conseguenza di quello che crediamo debba essere rispetto a ciò che invece… è. Cioè la tradizione, l’ideologia, la cultura… o quello che ci hanno detto.

Black: Combattere per tradizione, per cultura, per ideologia?... ma chi sono questi guerrieri che combattono non per quello che sono, ma per quello che credono e che gli hanno detto di essere?

White: Possono la cultura, la fede, l’ideologia evitare lo scontro, il conflitto con l’altro? Oppure la cultura, come la fede, come l’ideologia, è separazione, è isolamento, quando viene anteposta all’altro, quando attraverso la tradizione, la cultura, vediamo… l’altro. Dal momento che la cultura è chiusa ad ogni altra conoscenza, può solo mostrare quel timore e insicurezza verso la vita che non viene vissuta, ma trattenuta entro la propria credenza. Per cui si crede che la propria cultura sia la migliore e quindi l’unica possibile a questo mondo.

Black: Hai detto bene… si crede… ma tra il credere ed il consapevole sapere di essere… ne passa di strada…

White: cioè tempo, che è movimento e quindi il divenire qualcosa di diverso da ciò che egli è… Cosa accade quindi quando incontriamo un’altra cultura?

Black: Sicuramente, la prima cosa che notiamo sono le differenze con la nostra..

White: cioè paragoniamo… per cui come è possibile capire l’altro, quando frapponiamo ad essa una ideologia, una fede? E’ possibile vedere con una fede un’altra fede? Cosa mai potremmo vedere? Forse l’infedele…

Black: Chi ha fede, si dice che dovrebbe aver piena fiducia nel suo credere…

White: … per cui non dovrebbe temere un’altra fede. Accade però di vedere solo e soltanto in rapporto a quello che è la propria fede, quindi non certo quella dell’altro. Così, se entrambi si rinchiudessero dentro la propria fede, cosa mai potrebbero comunicare che non sia il giudicare il comportamento dell’altro in base alla propria credenza? Il confronto della propria ideologia con l’altro, può consentire di accogliere l’altro?

Black: Credo sia più un tentativo di affermare la superiorità dell’uno sull’altro..

White: e quindi l’esigenza di ritenere necessari i compromessi, attraverso i quali si riesce a comunicare…. O forse solo a sopravvivere, non certo a vivere.

Black: I compromessi, si dice che aiutino a sopravvivere, ma sopravvivere è molto diverso dal vivere…

White: … dove quel vivere è accogliere l’altro senza convenienze dettate da raffronti e paragoni tra ciò che è giusto o sbagliato, in base alla propria cultura. Sono i compromessi il meglio dell’uno e dell’altro?

Black: Dice che chi più ne sia capace, più valga…

White: E chi decide cosa sia meglio per l’uno o per l’altro?

Black: E chi lo decide poi… colui che decide chi lo decide?

White: E così potremmo continuare all’infinito… non arrivando a capo di niente. Fermiamoci invece a riflettere sui compromessi, domandandoci se invece questi non fossero altro che il frutto di ciò a cui noi riteniamo di poter rinunciare, e quindi concediamo all’altro, mentre ciò a cui non vogliamo rinunciare per l’altro… diventasse automaticamente “inconcedibile”?

Black: Questo è il pensiero che i furbi definiscono come intelligente…

White: e quindi questa è intelligenza? Oppure è piuttosto isolamento? Restare chiusi nelle proprie credenze, nella propria fede, ideologia, cultura, tradizione. Possiamo vedere come le fedi uniscano o forse... separino le persone.

Black: Uniscono tra loro forse, ma separano i diversi gruppi…

White: Ma anche all’interno di una stessa fede possiamo dire che vi sia unione? Possiamo dire che le persone sono unite o ognuna vive la fede per come crede meglio gli convenga?

Black: Anche se fossero tutte come in quest’ultimo caso… sarebbero unite proprio dallo stesso conveniente modo di concepire la fede…

White: Cosa dunque potrà mai creare tutto questo? La separazione non è forse ritenere di essere migliori dell’altro o piuttosto che l’altro sia superiore a noi? Altrimenti perchè essere separati? Non è forse il timore di vedere minacciato ciò in cui crediamo, per cui senza quello che crediamo di avere ci sentiremmo… persi, senza riferimento… soli.

Black: Indubbiamente la fede di ognuno fa sentire più forti… così come la mancanza o la venuta meno di questa… sicuramente rende maggiormente insicuri o instabili…

White: Dipendendo dalla fede l’essere sicuri o insicuri sembrerebbe che questa sia qualcosa di separato dai noi. E dalla separazione nasce la tolleranza, la quale mostrerebbe l’evidente supposizione di essere migliori e per cui concediamo all’altro di poter continuare a vivere la propria fede anche se diversa dalla nostra, purché rispetti la nostra? Possiamo dire di rispettare la sua dal momento che noi gli concediamo di poter vivere la sua fede? E quindi come possiamo pretendere rispetto se noi per primi non rispettiamo…l’altro? Anche in questo caso possiamo vedere lo stesso identico isolamento che le ideologie, le fedi, producono.

Black: Effettivamente sembrerebbe proprio di si.. ma forse a fin di bene… almeno così dicono alcuni…

White: che sanno quale sia il bene dell’altro… Perché è così importante la fede? Cosa crediamo di essere con la fede, per cui senza non potremmo essere? Cosa pensiamo di essere di così diverso se non vi fosse fede?

Black: Forse la fede ci aiuta a credere… se non avessimo fede, sarebbe infatti più difficile… riuscire a credere.

White: e quindi come possiamo abbracciare l’altro mantenendo intatta la nostra fede, la nostra ideologia? Forse abbracciamo l’altro solo per quello che non è in contrasto con la nostra fede, con la nostra ideologia, con il nostro modello, altrimenti non lo abbracceremmo. Per cui abbracceremo solo una parte dell’altro, e quale? Quella che si conforma al nostro ideale, non certo quella che non corrisponde al nostro modello. Basta vedere quando esiste un conflitto tra due persone… queste si abbracciano? Come potremmo accettare e quindi accogliere chi non corrisponde alla nostra fede, al nostro ideale?

Black: Apparentemente e superficialmente, potremmo quindi pensare che le culture sono diverse, per cui le persone sono diverse? Ma sono le persone diverse che producono diverse culture o… ques’ultime diverse che formano e producono diverse persone…?

White: Credo tu abbia colto come l’attaccamento e l’identificazione alla cultura sia la ripetizione della tradizione, del passato. Ma se andiamo più in profondità potremmo scorgere che le persone, anche se di diversa cultura, agiscono secondo i medesimi meccanismi, i medesimi schemi mentali, secondo le stesse reazioni comuni a tutti.

Black: Evidentemente allora… abbiamo tutti dei comuni denominatori naturali.. e quindi uguali per tutti..

White: Entrambi infatti vedono l’altro con il filtro della propria cultura, della propria fede, della propria ideologia, del proprio dio. Entrambi credono di dover essere ciò per cui la loro cultura li ha condizionati. Fintanto che tutto procederà secondo quello che è il proprio condizionamento, crederanno che tutto vada benissimo. Ma appena si manifesterà una situazione che possa essere in contrasto con quanto ognuno ritiene che debba essere, allora esploderà ogni volta il conflitto, addebitandone le colpe all’altro. Così entrambi non riusciranno a scorgere che è solo e soltanto il loro modo di vedere, attraverso quella che è la loro fede, la loro ideologia, il loro modello, attraverso ciò in cui credono… a tenerli separati.

Black: l’apparente paradosso… è che spesso dicono di credere entrambi nell’unione dei popoli… ma ognuno sotto la propria cultura evidentemente..

White: e quale altra dovrebbe essere vera? La fede può quindi liberare la mente da tale situazione? O la fede parrebbe far muovere la mente entro i limiti del campo…della propria fede? E limitando i movimenti della mente come è possibile vedere ciò che è? Forse vedremo solo e soltanto ciò che crediamo debba essere, è così?

Black: Ma, veramente più che liberarci dalla situazione… direi che è stata proprio la mente a provocarla…

White: così come l’ha provocata dovrebbe potersene liberare… se ritiene indispensabile farlo. Ma ciò che crediamo debba essere  non potrà mai essere ciò che è, per il semplice motivo che non esiste, crediamo soltanto che esista, ma non è cosi! Ciò che invece è, è quello che esiste. E il credere presuppone sempre il fatto che non possa essere. Ma temendo che non possa essere… allora ci afferriamo e ci chiudiamo nella credenza, nella fede.

Black: Evidentemente la fede… aiuta.

White: … a credere che sia come ad ognuno conviene. La fede è quanto noi pensiamo che la vita debba essere. Quindi, fintanto che ci muoveremo entro quel campo, entro quel limite, saremo al sicuro. Ma quando accade qualcosa che non è conforme a ciò che crediamo debba essere cosa accade? Ci mettiamo in allerta e forse persino contrastiamo la nuova situazione estranea

Black: Accade così per tutti indipendentemente dalla propria fede e dalla propria ideologia e cultura.

White: in quanto solo creduto… Quindi, come potremo unirci a qualcuno che non sia esattamente ciò che crediamo debba essere? Forse potremmo solo scontrarci. Ecco quindi il combattimento che solitamente vedo intendere, imporre con la forza le proprie ragioni, in quanto non si è in grado di andare al di là di ciò che sono i propri condizionamenti, quello che ci è stato detto debba essere, attraverso la tradizione, la cultura l’ideologia. Il vincitore avrà ragione di ciò che crede… Qualcosa di profondamente diverso dal combattimento in cui il migliore non si scontra, ma si unisce all’altro non sopraffacendolo, ma facendolo desistere dalle sue intenzioni, proprio perché non c’è niente da combattere… e se non c’è niente da combattere come è possibile scontrarsi? Questo presuppone un’estrema attenzione e libertà nel nostro agire…

Black: Già… ma ognuno è libero di agire come crede sia più opportuno per lui no?

White: appunto il credere… Possiamo dire di essere liberi quando vediamo la vita in funzione di quella particolare fede o ideologia, cultura, tradizione o modello che sia?

Black: Siamo stati liberi di decidere di cominciare a credere.. ma è quando abbiamo cominciato a credere, che forse… non siamo più stati liberi di pensare come se non credessimo.

White: forse quando abbiamo cominciato non eravamo più liberi, altrimenti non avremmo cominciato. Così… come potremmo dire di combattere se non siamo liberi? Cosa mai potremmo unire, se non entro il campo di ciò che conosciamo sia la fede? Può dunque questa essere libertà? Può la libertà essere limitata al campo della propria fede? Oppure non avendo limiti tutto può essere, così che non possa esistere alcun conflitto nel tutto, nell’incommensurabile, proprio perché esso comprende tutto.

Black: Se tutto è possibile… allora tutte le fedi sono valide come nessuna…

White: o piuttosto perché tutto è possibile non può esistere alcuna fede… Il conflitto che la fede produce nella persona non è forse il sintomo di un naturale senso di inadeguatezza a vivere secondo quella fede, quell’ideologia, quella tradizione? Se vediamo tutto questo… perché dunque continuare a vivere in quel modo?

Black: Ma… forse per abitudine o forse per convenienza, almeno così ci hanno fatto credere che sia…

White: O forse si pensa che la comprensione debba essere un cammino, per cui si dovrebbe poter procedere per gradi.

Black: Anche questa mi sembra una buona scusa…

White: certo, forse solo una scusa per non dover rinunciare a ciò che crediamo di avere e quindi poter continuare a vivere come stiamo vivendo, ritenendo comunque che non sia importante tutto questo, illudendosi che l’esistenza sia così come la stiamo vivendo ed i problemi ci sono per il fatto che molti li hanno… e quindi la vita è così.

Black: Spesso, proprio così ci hanno detto…

White: quindi coloro che pur sapendo, continuano a vivere come se non sapessero… volendo credere che sia quello che credono debba essere, vivendo nell’illusione della propria fede, per non perdere ciò che pensano di avere, sono la manifestazione stessa del proprio isolamento.

Black: Si… però con le proprie ed insicure sicurezze…

White: per poter continuare a credere nelle loro sicurezze devono isolarsi. I guerrieri sono consapevoli di ciò che è, per questo le loro energie sono libere di poter scorrere le une nell’altro, producendo l’immensità dell’unione in ogni loro combattimento. In caso contrario sarebbe solo… illusione e come tale non potrebbe esistere.

Black: Forse per loro, di sicuro… ci sono soltanto le insicurezze.

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