DOPO UN PERIODO DI LATITANZA SU QUESTE NOSTRE PAGINE
ELETTRONICHE… ECCO RIAPPARIRE I SIMPATICI
BLACK & WHITE CON UN'ALTRA DELLE LORO VIRTUOSE DISCUSSIONI. L’ARGOMENTO
NASCE PROPRIO DALLA SCELTA DELL’ARGOMENTO.. E PROPRIO SU QUESTA OPERAZIONE
DISCUTONO. E’ SOPRATTUTTO DEL SUO SIGNIFICATO INTRINSECO CHE CI PARLANO
STAVOLTA, MA COME SEMPRE ANCHE DEI TANTI CONDIZIONAMENTI MENTALI CHE
SOVRAINTENDONO ALLA NOSTRA VITA DI RELAZIONE ED AI NORMALI PROCESSI DI
APPRENDIMENTO. CI PARLANO QUINDI DI UN COMPLICATO SISTEMA CONTENUTO IN UNA COSA
APPARENTEMENTE SEMPLICE. MA PUR FACENDOLO IN MANIERA NATURALE, POTREBBE INVECE
APPARIRCI MOLTO COMPLESSO. MA ORMAI SAPPIAMO BENISSIMO CHE DISCUTERE DEL
SEMPLICE CON LORO… PUO’ ESTERIORMENTE APPARIRCI AD UNA PRIMA E SOMMARIA LETTURA,
COME COMPLICATO!
L’ ESCLUSIONE
White: Di cosa parliamo?
Black: Di cosa vuoi tu… qualsiasi cosa…
White: Ottimo argomento… grazie! quindi di qualsiasi cosa
parliamo, sarà sempre una parte di un tutto, parte che però viene esclusa dal tutto,
per cui si può parlare ancora di tutto?
Black: Di qualsiasi cosa del tutto…!
White: ... per cui prendendone una, questa viene esclusa
rispetto all'includere tutto? Ciò che viene escluso è perché lo si ritiene
separabile dal tutto, e quindi quel tutto non è ciò che viene separato.
Black: Se viene separato… allora non è il tutto…
White: Ma se lo si separa dal tutto, allora il tutto
non è più tale, mancandone una parte. E ciò che resta del tutto cosa è? Forse la
parte più importante? E quello che viene escluso è quindi meno importante?
Black: In termini assoluti credo di no.. forse solo
relativi…ma forse neanche.
White: Chiediamoci allora anche chi stabilisce cosa nel tutto
sia più importante e cosa meno. Quell'oltre, al di là del quale esiste solo il
tutto, non potrà mai venire in essere se il tutto viene separato. Questo è un
fatto o una opinione?
Black: Sicuramente un fatto può generare o indurre una
opinione, ma anche una opinione può generare o dare vita, o modificare un fatto…
però non sono certo la stessa cosa… e la risposta alla tua domanda credo sia
estremamente soggettiva e sempre valida per chiunque, naturalmente solo e sempre
rispetto a se stesso.
White: forse il fatto per cui ne stiamo parlando per…
scoprire ciò che è rispetto a quello che pensiamo sia.
Se quindi una parte del tutto può essere separata, cosa è che separa il tutto? Forse ciò
che non può comprendere cosa sia il tutto, perché se lo comprendesse potrebbe
separare ciò che per sua natura è tutto?
Black: Spesso discernere, discriminare, dividere
settorialmente… aiuta la comprensione veloce, anche seppur parziale di una parte
del tutto… ma non certo la comprensione del tutto.
White: è così. Quindi quello che separa non può essere
il tutto, ma solo una sua parte ed essendone parte per sua definizione è…
limitata. Così domandiamoci se ciò che è limitato può vedere il tutto. Forse
potrà vedere soltanto entro i limiti di quella parte, negando quindi tutto ciò
che non è compreso entro quei limiti, quello che è fuori dai limiti, l'oltre
appunto.
Black: Certo… non è detto che conoscendone anche
ipoteticamente tutte le sue parti ma solo separatamente… conosciamo il tutto.
White: Ma il tutto, comprendendo ogni parte, può
forse, come mi pare tu dicessi, disporre di ogni parte per come la situazione
richiede che sia. Può disporre di quella parte solo se ne è consapevole che è
appunto una parte, altrimenti se ne fosse inconsapevole crederebbe che quella
parte sia il tutto, non vedendo e quindi negando tutto ciò che non rientra entro i suoi
limiti. Quindi comprendendo cosa sia il tutto, si può agire per come meglio si
ritiene sia quella situazione, senza per questo negare il tutto, proprio perché
consapevoli di agire solo per una parte, ciò che in quel momento ci conviene che
sia.
Black: Si.. come ho detto prima, separare, discernere,
discriminare e dividere… è più semplice forse per la comprensione di una parte
del tutto…e sicuramente essere consapevoli dell’errore voluto ed usato, che
apparentemente ci facilita la comprensione… potrebbe risparmiarci altri errori o
prevenirli.
White: si, essere consapevoli… Ecco cosa forse
potrebbe essere la responsabilità nel nostro agire, non temerne di vedere e
sapere che il nostro agire, in talune occasioni, può anche essere dettato da
convenienze, giuste o non giuste non ha importanza per adesso, in quanto
presupporrebbe il giudicare qualcosa e giudicando separiamo il tutto in quanto
il giudizio è solo parziale, quindi limitato, e pertanto non assoluto.
Black: Certo… ammettiamo pure che talvolta, agire in
questo modo ci conviene.
White: e quindi conoscendo il giudizio, cioè la sua
natura, cioè il processo che genera il giudizio, potremmo allora agire liberi
per come sentiamo di volere, altrimenti giudicando l'azione, quindi separandola
dal tutto, reagiremo soltanto a quella situazione in base a preconcetti che per
loro natura non comprendono il tutto, ma solo quella parte che crediamo di dover
essere, mentre in realtà siamo anche quello, ma non solo.
Black: I preconcetti… gli schemi mentali a cui siamo
abituati lasciarci sovrintendere.. è sempre questo il problema credo…
White: già sembra proprio così. Quel “non solo” che,
se non compreso o meglio ricompresso nel tutto, non potrà che portarci a vivere
in maniera parziale.
Black: Perché parziale?
White: Parziale perché non saremo in grado di vedere
la situazione compresa nel tutto e quindi poi rispondere in maniera adeguata per
come sentiamo di volere. Per cui quell'agire sarà solo e soltanto una nostra
responsabilità, che potrà anche coincidere con alcuni degli schemi mentali a cui
siamo incessantemente sottoposti, ma in questo caso saremmo consapevoli che
rispondiamo solo uno schema mentale, senza illuderci che invece sia ciò che deve
essere.
Black: Sapere quel che facciamo e soprattutto il vero
motivo e il perché agiamo…il reputare giusta un’azione che non sempre porta del
bene… talvolta ci mette di fronte a conflitti personali…
White: Questo accade ogni volta che entriamo in
conflitto tra quello che vorremmo e ciò che accade... Quel conflitto mostra la
parzialità del nostro agire, dovuto ad un limite mentale verso qualcosa che
forse non ha limiti. Ed una mente così limitata cosa mai potrà vedere? e se non
vede come potrà agire conseguentemente e naturalmente, in modo… adeguato?
Black: Non è semplice indagare… fare simili introspezioni…
White: Se fosse facile forse non ne parleremo, ma non
per questo è impossibile che sia, per cui possiamo dire che… una mente che
indaga in questo modo non è forse una mente curiosa?
Black: La curiosità è dettata forse dall’interesse e credo
che le due cose messe assieme portano spesso alla conoscenza..
White: E allora saremmo d’accordo nel ritenere che la
curiosità è… sapere dei fatti o piuttosto indagare su come la nostra mente
comprende il modo in cui pensiamo i fatti? Come potremmo conoscere l’altro se
non conosciamo come pensiamo noi stessi? Cosa mai l’altro potrà darci se
vogliamo dall’altro solo ciò che pensiamo di dover avere?
Black: Detto così… sembrerebbe quindi che anche ogni
nostra azione apparentemente più generosa, possa nascondere anche un piccolo
fine egoistico o almeno un minimo di tornaconto…
White:
Così parrebbe che non sia l’altro a darci
quanto noi a volere. E’ questa la relazione? O piuttosto si tratta di un
rapporto filtrato da come crediamo che debba essere? Altrimenti se non lo
credessimo come potremmo farlo? Cosa è dunque questo filtro? Non è forse ciò che
separa?
Black: Si.. spesso crediamo infatti sia necessario questo
filtro, per facilitare l’apprendimento… almeno per come ci hanno insegnato a
discriminare.
White: ma la discriminazione è veramente necessaria
per facilitare l’apprendimento…?
Black: Direi utile… necessaria, a questo punto non saprei…
ma al momento direi di no!
White: Così anche il guerriero quando combatte, lo fa in modo
parziale, discriminante, o piuttosto in modo integro? E il combattimento può forse
essere separato dalla vita? E la vita è separata dal combattimento?
Black: Francamente.. direi di no, la Vita è combattimento!
White: Possiamo allora dire che forse il guerriero
quando combatte è… la vita!
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