ANCORA I NOSTRI DUE ENIGMATICI MA LAPALISSIANI BLACK & WHITE,
CHE DISQUISISCONO SULLE BATTAGLIE DELLA VITA IN MANIERA
APPARENTEMENTE ERMETICA PER GLI TUTTI ALTRI… MA SOLO I VERI
GUERRIERI CREDERANNO INVECE DI AVER BEN COMPRESO IL SIGNIFICATO
INTRINSECO DI OGNI LORO PAROLA.
Le battaglie passate
Di: Black & White
White: Ciao guerriero… Mettiti comodo come sai stare: la solita
tazza di tè?
Black: Si, grazie, mettiamoci comodi… hai intenzione di
parlare a lungo?
White: … solo il giusto per condividere con te qualche parola. E’
da tempo che in qualche modo ci frequentiamo e forse possiamo dire
anche di conoscerci, per come ognuno conosce se stesso.
Black: Eppure c’è chi dice che non si impara mai a conoscersi…
White: non saprei, ma in ogni caso siamo qui anche per questo.
In passato abbiamo combattuto insieme, come stiamo continuando a
fare anche adesso e come forse continueremo a fare.
Black: Pare sia il destino e la missione del guerriero…
White: …che sia consapevole della propria spada. Le nostre
battaglie sono state talvolta cruente, impegnando le nostre spade
per mettere ordine nel conflitto, spendendo oltremodo, in certe
circostanze, le nostre energie. Possiamo dire di rimpiangere
qualcosa? Di rinnegare le nostre battaglie? Di aver… sbagliato
qualcosa?
Black: Mai.. chi rimpiange qualcosa vive nel passato… Chi
rinnega le sue gesta, forse vive nel futuro o non ha amor proprio…
anche se più probabilmente… nessuno è perfetto…
White: …proprio perché lo vogliono divenire. Un guerriero sa che
non potrebbe essere tale se non avesse vissuto come ha vissuto e
proprio per aver vissuto egli adesso è. Se rinnegasse ciò che egli
ha vissuto allora forse rinnegherebbe ciò che egli è adesso, cioè il
presente.
Black: Già… effettivamente il presente non è altro che il
frutto del passato… ed il seme del futuro…
White: ...e quindi è possibile rinnegare il presente?
Black: Credo di no… ma so per certo che esiste chi ci prova
ugualmente…
White: non ne dubito, e forse proprio da questa osservazione ci
stiamo gustando il piacere di questa tazza di tè. Per un guerriero
sarebbe assurdo quanto impossibile disconoscere le battaglie
sostenute… Proprio per averle fatte, quelle battaglie, egli adesso
è… il guerriero.
Black: Il combattimento forgia il guerriero ed il guerriero
combatte…
White: e quindi possiamo dire di aver fatto errori nel passato?
Black: Credo di aver capito dove intendi arrivare… e in quel
senso allora… nessun errore è stato commesso se adesso siamo quello
che siamo anche per mezzo di quelle azioni…
White: se quindi è così tali azioni risulterebbero errate solo ad
un giudizio esprimibile a posteriori, non certo nel momento in cui
queste sono state compiute, proprio perché in quel momento quelle
battaglie erano ciò che desideravamo fare, altrimenti come avremmo
potuto combattere?
Black: Difficilissimo combattere con chi non vuole infatti….
White: infatti come sarebbe possibile affrontare una battaglia
sapendo di sbagliare?
Black: Credo sia contro lo spirito del guerriero…
White: sarebbe in effetti come combattere sapendo di perdere. Nel
momento in cui abbiamo estratto le nostre spade non lo consideravamo
certo un errore, ma più probabilmente la cosa giusta, o quantomeno
più conveniente, da farsi in quel momento per come sentivamo di
stare.
Black: Sarebbe oltremodo stupido dare battaglia sapendo di
fare la cosa sbagliata…
White: anche se dal modo di combattere possiamo vedere come
siamo; le battaglie che facciamo sono il risultato di come stiamo e
quindi di come siamo. Se non siamo adeguatamente preparati le
battaglie saranno l’espressione di questa inadeguatezza, così come,
invece, se il nostro equipaggiamento è giusto, questo emergerà nelle
nostre azioni in quella sfida.
Black: Già… l’equipaggiamento del guerriero ha buona parte di
merito nella vittoria…
White: Le battaglie che ognuno ha sostenuto probabilmente sono
avvenute dal momento che credevamo bastasse l’equipaggiamento che
avevamo preparato e quindi affrontare quel confronto ci avrebbe
fatto stare bene, non certo male, quantomeno come tu sei solito
dire… meglio.
Black: L’uomo cerca sempre di stare meglio no? Basta che non
diventi un’ossessione…
White: Esattamente, in tal caso infatti egli sarebbe sempre
insoddisfatto. Quindi le battaglie che adesso facciamo seguono lo
stesso processo: nel momento in cui combattiamo lo stiamo facendo
ritenendo che sia la cosa migliore. Successivamente può subentrare
l’eventuale giudizio verso quel combattimento. Ma è possibile
giudicare le battaglie fatte, per cui talune di queste sarebbe stato
meglio per noi non averle fatte, ritenendo quindi tali passati
combattimenti un… errore?
Black: Forse solo quando si ritiene non abbia portato i frutti
sperati… ma la battaglia non è certo un albero..
White: … per cui forse il motivo non è la battaglia in sè, ma…
quello sperano possa portare… Perché taluni guerrieri sono soliti
dire che la passata battaglia è stata un errore?
Black: Evidentemente non volevano combattere… ma allora
l’errore non è stata la battaglia, ma il fatto di aver deciso di
combatterla…
White: e quindi il motivo della battaglia… Potremmo quindi dire
che mentre combattevano, stavano male, mentre adesso stanno così
bene da poter vedere l’errore del passato? O forse il fatto di
giudicare il passato è ancora un sintomo di quel malessere, del
conflitto con ciò che si vorrebbe essere e quello che invece quel
guerriero è adesso?
Black: Brutto segno… quando il guerriero ritiene di non essere
quello che vorrebbe essere… direi che forse…
White: aspetta lasciami continuare… in qualche modo queste
persone sembrano giustificare il presente, avvalorando ciò che
adesso stanno facendo, le battaglie che adesso combattono, quello
che sono, giudicando quindi sbagliato il proprio passato. Per dare
valore e virtù al presente è necessario denigrare il passato
ritenendolo un errore?
Black: Questa potrebbe essere una spiegazione ma non certo una
giustificazione…
White: infatti.. allora domandiamoci perché quindi questi
“guerrieri” hanno bisogno di dare valore al proprio presente?
Black: Evidentemente sanno che non ne ha molto… o lo ritengono
inadeguatamente insufficiente…
White: e quindi probabilmente perché intimamente sanno di non
stare bene come vorrebbero, ma al momento non vedono altro
combattimento se non quello che stanno… vivendo. Però se stanno
vivendo quel combattimento non è forse perché è quello che vogliono?
Black: Credo nessuno possa essere quello che non vuole essere…
per cui in definitiva non possiamo altro che essere quello che siamo
voluti diventare…
White: Infatti credo che nessuno li obblighi a condurre una vita
che non piace. E quindi se lo vogliono, dal momento che lo hanno
voluto, perchè se ne lamentano? Certo che si lamentano, in quanto
devono trovare una motivazione per la battaglia che adesso stanno
combattendo, in contrapposizione ad una passata ritenuta sbagliata.
Black: Evidentemente non si può mai smettere di combattere
ehhh?
White: Certo non si smette mai di combattere, anche se ci sono
diversi modi per farlo... Queste persone non riescono probabilmente
a vedere che proprio questo modo di combattere, questo processo di
contrapposizione, mostra il conflitto che stanno ancora vivendo
nell’attuale battaglia. E se nel presente questi guerrieri stanno
vivendo questa conflittualità come possono dire di stare bene adesso
e quindi poter giudicare il passato, le passate battaglie?
Black: Evidentemente stanno combattendo contro se stessi…
chissà chi vincerà?
White: non so chi vincerà, ma sai anche tu che, qualunque sia
l’esito, si sarà già perso prima di cominciare la battaglia,
nell’attimo in cui emergerà la decisione di combattere in quel modo.
Se quindi quel guerriero non sta bene come potrà mai essere
l’attuale combattimento? Forse esattamente come ha dato battaglia e
combattuto nel passato, perpetuando il solito e medesimo modo di
affrontare la vita, un altro combattimento sbagliato per coprirne
uno che si crede altrettanto sbagliato.
Black: Un altro errore per controbilanciarne uno precedente?
White: Così sembrerebbe, per cui finisce per fare adesso un altro
errore per correggere quello che ritiene essere stato uno sbaglio
nel passato. Ma chi è che giudica? Non è forse ciò che quel
guerriero crede di dover divenire? E se quel guerriero vuole
divenire qualcosa o qualcuno probabilmente è perché quello che è
adesso non gli piace, per cui per poterselo far piacere o accettare
meglio il combattimento presente egli ha bisogno di screditare il
passato giudicandolo un errore. Una mente così contorta può mai
essere una mente sana ed equilibrata, libera di affrontare in modo
adeguato le continue e sempre nuove sfide della vita?
Black: Credo dipenda dal tipo di contorsione. Ne conosco
alcuni per esempio che, pur essendo definiti contorti, sono invece
dritti come un fuso…
White: …nel perpetuare il loro modo di… combattere. Se in seguito
a questo ragionamento a quel guerriero gli sovvenisse di chiedere
cosa dovrebbe fare per stare bene, forse questa stessa richiesta
mostrerebbe ancora una volta il desiderio di divenire… per cui
ancora una volta egli non potrà essere libero di vedere, in quanto
prigioniero del limite dei suoi stessi pensieri, continuamente
protesi verso la misurazione, il paragone, di una vita vissuta in
continuo conflitto.
Black: Non sempre quindi il conflitto è salutare per il
guerriero…
White: Parrebbe di no… Inoltre tale continuo conflitto darebbe
poi luogo alla sua frustrazione, dovuta al fatto di non essere
capace di divenire quello che egli desidera essere.
Black: infatti a quanto pare non basta desiderarlo.. ma
bisogna divenirlo…
White: così l’esaudimento di quel desiderio farà forse stare bene
quella persona. Ma in caso contrario sarà ancora una ulteriore
delusione. La frustrazione così accumulata nel tempo, se non
adeguatamente incanalata e compresa, non può che emergere in ogni
sorta di scontro, non solo fisico, ma anche e prima di tutto
psicologico, proiettando le proprie responsabilità verso quello che
egli ritiene essere il suo avversario, l’ostacolo ritenuto la causa
della propria… infelicità.
Black: Non è detto si debba per forza abbattere gli ostacoli…
se ci sono ci sarà una ragione… e le ragioni si possono comprendere…
così come gli ostacoli si possono anche aggirare…
White: questo se attuato sarebbe sensato, anche se pare la
frustrazione non porti a ragionamenti e comportamenti saggi. Quindi
scontrandosi, eliminando con la spada tale ostacolo, egli crede di
poter combattere senza conflitti interiori. Ma l’eliminazione, così
come lo scontro, l’uso della spada in questo modo può portare
all’armonia, oppure ancora una volta produce ulteriore disarmonia?
Disarmonia che è sinonimo di spreco di energia che altrimenti
convogliata nel giusto modo può creare il movimento dell’equilibrio
in cui il guerriero può muoversi liberamente, mostrando come egli è
senza alcun divenire in quanto probabilmente egli è già tutto ciò
che deve essere.
Black: Già.. se avesse dovuto essere qualcos’altro non sarebbe
quello che ritiene di essere infatti…
White: semplicemente ovvio per una mente libera, ma forse non per
chi è incline a contorsionismi neuronali, per cui scontrandosi con
un avversario ancora una volta egli concede all’altro il potere di
farlo stare bene o male, altrimenti perché scontrarsi? Più
precisamente, solo apparentemente egli permette di dare tale potere,
perché in realtà vede l’agire dell’altro in relazione a quello che
egli vorrebbe divenire. Quindi non è l’altro a far stare male quel
guerriero, quanto ciò che egli desidera divenire, quello che
desidera avere per poter credere di stare finalmente in pace.
Perpetuando ogni volta questo processo e rinnovando ogni volta
questo suo desiderio, egli non potrà arrivare a niente se non a
desiderare continuamente di divenire, sentendosi ogni volta
frustrato quando tale aspettativa non si realizza, per non essere
stato capace di combattere adeguatamente al fine di arrivare ad
avere ciò che egli crede di dover meritare.
Black: Il conflitto maggiore e quello che li fa cadere in
errore quindi… è la relazione tra ciò che pensiamo di essere e
quello che pensiamo dovremmo essere…
White: esattamente. Quindi forse la responsabilità delle passate
battaglie che quel guerriero ha fatto, così come la responsabilità
di quelle attuali, è solo e soltanto sua, per cui la conseguente
frustrazione è la manifestazione di quello che egli è: incapace di…
combattere.
Black: Quantomeno ha scelto la maniera peggiore…
White: … pur pensando sia invece la migliore. Un guerriero che
non è capace di combattere può definirsi tale? Se si definisse tale
allora lo farebbe solo per poter continuare a credere di esserlo; e
crederlo significa dubitare di esserlo: altrimenti non lo crederebbe
ma… sarebbe un guerriero!
Black: Già… se non credi sei sicuro.. ma se non sei sicuro..
al massimo lo credi.
White: semplice, vero?... Ecco quindi che la via del guerriero è
piena di continue sfide a cui poi ognuno risponde per come sente di
stare. La risposta adeguata non potrà certo giungere da chi crede di
essere o vorrebbe divenire: in tali situazioni infatti i responsi
emergerebbero da una conflittualità interiore che produrrebbe
unicamente risposte inadeguate alla situazione. Così stare bene non
è certo scontrarsi con un avversario, quanto forse incontrarsi con
esso: lo scontro è il prodotto della propria violenza, mentre
l’incontro è l’accettazione di ciò che si è.
Black: È pur sempre anche questo l’esito positivo di una
battaglia…
White: forse per questo ognuno combatte per come sa e come può…
Ad ogni modo possiamo dire che la violenza attiene al rifiuto di sé;
rifiuto che è colpa, proiettata verso l’altro, mentre l’incontro è
la libertà di essere quello che un guerriero sente di volere…
La violenza manifestata da quella persona mostra quello che non gli
piace vedere di sé stesso, la non accettazione di quello egli è.
Black: Se un guerriero non accetta il fatto di essere un
guerriero… non credo possa combattere buone battaglie…
White: e forse neanche definirsi tale… Infatti l’accettazione di
se stessi non ha bisogno di essere mostrata attraverso l’errore
passato, in quanto il guerriero non si sente in colpa per aver
combattuto quelle battaglie così come quelle che attualmente sta
vivendo.
Black: Il guerriero combatte per vivere… ma non vive per
combattere…
White: per cui saremmo d’accordo nel dire che egli combatte
perché... vive!
Black: Ma perchè… forse qualcuno pensava che il guerriero
vivesse per combattere?
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