“Cercare l’origine”
Di: Giuliano delle Monache
…Senza
negare il diritto a ricercare un profitto, c’è da rilevare come gli
interessi presenti nell’ambiente del karate dei nostri giorni
siano in tanti casi sostanzialmente serviti a far fiorire invidie e
molte vanità, c’è chi ad esempio, rappresenta con ostentazione il
proprio “sapere” con il vissuto di una cintura, un titolo,un
ruolo,altri attraverso un immagine di intransigenza e durezza
mostrano l’illusione di una futile rappresentazione del vero
guerriero … Esempi infiniti di tecniche di mercato che alcuni
prendono a modello, consolidando alla fine una condizione mentale
utile solo a complicare ed a allontanare dalla comprensione dello
spirito originale dell’arte e la sua dimensione di lavoro,per
questo, difficilmente sarà possibile ritrovarne l’essenza solo
tramite la volontà di un potere di turno di un altra intenzione
dato che ogni tentativo di ricerca, resta vano se non vincolato da
un “onesta coscienza”.
Perchè come scriverà Matsumura sensei:
“Noi siamo fili d’erba o alberi della foresta ,creature dello
spirito dell’universo e questo spirito non ha ne vita ne morte,la
vanità è il solo ostacolo alla vita”
La ricerca
Aoki Hiroyuki sensei scrive : “Sekiun Harigaya ,un samurai
vissuto nel XVII secolo sviluppò una teoria facendo veri
combattimenti nei quali uno dei due avversari poteva venire
ucciso,su la base di questa sua teoria egli creò una scuola in
cui si ricercava uno “spazio” raggiungibile da ognuno ma non con
dei metodi ordinari, questo livello fu da lui chiamato
“sei”(santità o entrare nello spazio più sacro). Sekiun insegnava a
non imporre una filosofia particolare alla tecnica ,che utilizzare
la spada è simile a utilizzare i bastoncini per mangiare,si tengono
senza pensarci, naturalmente,come se fossero un estensione delle
mani che è differente da tagliare con tutte le forze,contraendo i
muscoli delle braccia e i pugni e che non occorre concentrare un
potere speciale nell’hara ma è più importante seguire naturalmente
il nostro corpo,là dove ci porta muovendoci come un bambino.Egli
sosteneva che non c’è movimento troppo veloce né troppo lento, non
c’è una scelta privilegiata del momento d’intervento da rispettare
ma semplicemente guidati dal nostro corpo, spostarsi ,senza alcun “
ma”,o “spazio”temporale tra te e il tuo avversario , se la distanza
è troppo grande,avanza fino a che è corretta e poi taglia ,se la
distanza è corretta dall’inizio allora taglia naturalmente… La
tecnica attraverso la quale sviluppò la sua filosofia esprimeva
un intenzione attraverso un movimento morbido, sciolto ,istantaneo e
indipendente dalla potenza . Sekiun sviluppò i principi più
importanti delle arti marziali concernenti l’utilizzo dell’energia
,del tempo e dello spazio attraverso la sua teoria e una raffinata
tecnica segreta che manifesta un ideale spirituale per raggiungere
il regno del sacro,su la base di questa consapevolezza , arrivò a
definire come”animalesche” le tecniche di combattimento a cui erano
associate filosofie barocche ,finalizzate solo al combattere e al
vincere . Quando Seikun realizzò questo,le arti marziali giapponesi
raggiunsero il loro apogeo”…
Secondo le parole di Aoki Hiroyuki sensei,questa affermazione
sembra voglia dire che ciò che conta nell’arte non è come
sconfiggere un nemico o sopravvivere in battaglia ma è come entrare
in uno spazio sacro, mettendo da parte i turbamenti del mondo
ritrovando la “condizione originale di bambino,”una asserzione che
racchiude in se l’essenza delle arti marziali descrivendone un
ambito di elevata concezione a cui aspirare.
Questa via comune di alcune arti marziali giapponesi,nel corso
degli anni ha avuto innumerevoli interpretazioni generando nel
contempo importanti esempi per riflessioni, una di queste ci è
fornita da Egami sensei il quale scriverà:
…”bisogna dire che la situazione ,nell’ambito del karate è
completamente degradata ,di fronte a questa situazione sento anch’io
una responsabilità:nella mia giovinezza ho pensato e ho agito con
l’idea di essere efficace in una situazione reale ,ho quindi
praticato principalmente il combattimento libero ,che è la forma
originale dell’attuale combattimento da competizione,per rendere
potenti i miei pugni mi sono allenato al makiwara più rigido.Mi sono
allontanato dall’allenamento essenziale,non capisco perché il
karate continui,oggi a evolversi nella direzione errata ,che era la
nostra già molte decine di anni fa ,all’opposto della direzione
giusta.Se si definisce il karate come una pura competizione
sportiva,non ho niente da dire ma non è tempo di riflettere ,per
ridefinire che cosa deve essere il karate?”
“ma cosa deve essere il karate?”
…Come sappiamo, nel karate esistono interpretazioni che ne hanno
sviluppato i vari percorsi, uno di questi,per la sua evidente
diffusione è quello sportivo, un'altro sicuramente circoscritto
definito classico-budo nel quale viene ricercata una via di antica
tradizione e in ultimo che definirei evolutivo o innovativo,
divenuto un ambito ampliabile all’infinito, perché qualsiasi
tentativo di ricerca anche se di dubbio significato può tentare di
vantarne l’appartenenza. Ogni epoca ha espresso il senso della
ricerca con un proprio modo, per questo avere un riferimento può
essere particolarmente utile per provare una esplorazione più
chiara di questo spazio e dei suoi conseguenti interessi nel
passaggio attraverso il tempo. Personalmente ho provato a rivolgere
lo sguardo iniziando dalla via tracciata dal maestro G.Funakoshi ,
fondata su precise e fondamentali regole… Come è noto, il maestro
Funakoshi sviluppò un ideale di arte per andare oltre una
condizione mentale “medioevale” a questo proposito “progettò “un
karate Budo fruibile a un pubblico più ampio, selezionando tecniche
e esercizi in modo da eliminare tensioni e pericolosità inutili,per
questo ne utilizzò e ne divulgò solo alcune delle conoscenze
acquisite, prediligendo la parte formativa,educativa volta al
rispetto, che non significa debolezza ,ma comprensione delle
potenzialità e pericolosità di un arte in grado di compromettere il
sistema vitale anche a distanza di anni, constatazione che trova
facilmente riscontro negli esempi documentabili di “vita breve” di
chi ha ricercato una efficacia attraverso una pratica di contatto
ed è anche per questo che Funakoshi sensei trasformò il karate in
una dimensione sociale,ideale a cui rimase fedele per tutta la
vita fino alla sua morte, pur restando con pochi allievi,per noi
un esempio di dedizione e amore per l’arte anteposto da il maestro
a una carriera commerciale –sportiva, per questo rimane poco
comprensibile quanto riportato su alcune recensioni secondo le
quali,Nakayama sensei , fu definito suo successore,nonostante che la
sua opera fosse svolta anche attraverso le competizioni e il kumite
libero, quanto di più distante dalla via di G.Funakoshi sensei,..
Delle molte difficoltà di interpretazione,ne è testimone anche
Egami sensei il quale riferendosi a G.Funakoshi affermerà;” … una
strada che ci ha indicato ma neanche procedere su un sentiero
tracciato da i nostri predecessori è facile ,poiché vi sono sempre
dei problemi di stato mentale per noi che siamo uomini comuni. Anche
se un sentiero è stato dissodato una volta può succedere che con il
tempo si perda,per questo alcuni si perdono e altri entrano in un
labirinto a forza di voler affrettatamente voler trovare un
efficacia . Vi è in ogni caso un sentiero che è stato tracciato una
volta e togliendo erbe e pietre possiamo percepirne le tracce”…
Molti sono gli esempi storici della “difficoltà” di comprensione di
questa “via,” uno è quello del figlio di Funakoshi sensei, Yoshitaka
il quale fedele a un idea radicata nei giovani giapponesi di quel
periodo prebellico, “morire a venti anni”inizierà una ricerca
dell’efficacia attraverso un metodo altamente contundente,
cambiandone lo spirito e di conseguenza la tecnica, riportando
indietro con una visione arcaica, una fondamentale idea evoluta di
coscienza professata dal padre. … La storia ci racconta di come le
pratiche venissero svolte in un ambiente di elevata tensione
psicologica, derivata dalla percezione di pericolosità per la
propria incolumità, eseguite nella convinzione che l’ efficacia
potesse essere ricercata solo tramite una verifica di contatto
nell’idea che servisse a superare la paura,questo ci lascia
immaginare come gli “incidenti” fossero la normalità . Certamente
anche questo fu uno dei motivi dei numerosi episodi di contrasto tra
genitore e figlio, uno di questi, che evidenzia la differente
condizione di spirito è narrato in un intervista avvenuta nel 1985
da H.Namekawa allievo del giovane maestro durante la guerra,le
parole rivolte da Yoshitaka agli allievi ; credete che potreste
uccidere degli uomini con queste tecniche pietose? Io ho ucciso con
le mie mani molti cinesi quando ero in Cina ,non è facendo come voi
che si arriva a uccidere ! Prontamente rimproverato dal padre
G.Funakoshi :“perché dici delle cose simili a i tuoi giovani
allievi? E’ vergognoso! Il karate non è fatto per uccidere gli
uomini come tu pretendi di credere!”…
Anche
Egami sensei condivise questa ricerca dell’ efficacia con Yoshitaka,
continuando per anni anche dopo la sua morte a condurre studi e
sperimentazioni con metodi definiti da alcuni suoi allievi, severi
o spietati, fino a quando incontrerà un collega che gli dirà : “come
,tu continui ancora a formare degli assassini?” Questa frase (forse
anche causa del suo debole stato di salute su cui è lecito supporre
possa aver influito in negativo anche la ricerca dell’efficacia
testata su se stesso) scatenerà in Egami una profonda crisi
portandolo a rimettere in discussione lo studio intrapreso . Dopo
un tempo di riflessione, ritrovando un senso perduto di amore e
rispetto per la vita che illuminerà la sua conseguente
ricerca,affermerà, riferendosi alla via tracciata dal suo maestro:
un giorno nella mia giovinezza mi sono perso,ho abbandonato questo
sentiero e mi sono trovato in un labirinto …Ho messo del tempo per
capire questo e per tornare sulla buona strada ….da quel giorno ho
potuto far fronte a tutti i tipi di difficoltà e sono arrivato in
ogni caso fino all’ultimo punto del sentiero tracciato dal mio
Maestro G.Funakoshi …
Uno dei risultati raggiunti dopo questo sofferto periodo, si
evidenzia anche con le poche parole di seguito riportate in grado di
riassumerne caratteristiche spirituali di una dimensione percepita
che lo allontaneranno definitivamente da una coscienza sviluppata
durante le indagini sull’efficacia,superando così una primitiva
condizione.
Le
affermazioni di Egami;”il ritmo dei movimenti tecnici equivale a
una musica,i tracciati disegnati nello spazio sono dipinti su una
tela che è l’universo.Bisogna allenarsi al fine di fondersi con la
natura”… Questo stato mentale accompagnerà il maestro Egami
verso una nuova e graduale dimensione proiettata oltre i confini
ormai ristretti di uno shotokai influenzato da un periodo superato
nella sua finalità e di conseguenza nella sua espressione originale.
Egami sensei ,comprese inoltre che il processo di
razionalizzazione per opera degli interessi collegati alle arti
marziali, aveva contribuito a svuotarle di sostanza, ed anche per
questo, iniziò con il suo assistente Hiroyuki Aoki una nuova
indagine attraverso il patrimonio del karate, i kata, questo studio
portò a guardare con attenzione l’uso del corpo,a come si esprime
la forza e a comprendere come alcune teorie presenti nei club di
arti marziali fossero errate o inutili,mentre altre anche se
trascurate erano veri e propri tesori,con queste consapevolezze
Egami ,consegnerà ad Hiroyuki Aoki sensei un ideale e un invito a
continuare le ricerche che egli non era più in grado di portare
avanti a causa della sua cattiva salute. Aoki in questo periodo
mentre stava studiando ancora con Egami creerà un suo gruppo di
studio tra i praticanti di karate, includendo artisti marziali di
alto rango, donne,bambini, anziani, persone con limitazioni fisiche
e quelli che avevano abbandonato lo shotokai perché troppo severo o
spietato, formulando le basi di quella che anni dopo sarà la sua
scuola con un’ opera da gli evidenti connotati marziali in grado
di esprimere la sua essenza attraverso un metodo non selettivo ed
esclusivo, una“nuova via del corpo e dello spirito” che ad oggi
continua attraverso un modo più naturale, a rigenerare e preservare
la fiamma del budo tradizionale …
Dopo questa breve osservazione di vissuto in una corrente
iniziata con Funakoshi sensei,questi esempi sono sufficienti per
capire come sia “ facile” perdere la via ma anche come sia
possibile ritrovarla e quanto sia importante ricercare l’origine con
umiltà, una verità a cui Egami sensei non si è sottratto,suggerendo
con la sua esperienza un invito che dovremmo cogliere per cercare
attraverso una introspezione la giusta direzione… Questa ricerca di
cosa deve essere il karate, appartiene anche alla mia esperienza
maturata negli anni attraverso il Ki No Nagare,per mezzo di questo
movimento ma sopratutto grazie agli insegnamenti e alla
disponibilità del maestro Masashi Minagawa della scuola Shintaido e
alle varie occasioni di studio dello shintaido- karate, ho avuto la
possibilità di riflettere e rivedere molte delle convinzioni
maturate durante la mia esperienza nel mondo del karate,
comprendendo quanto sia fondamentale per liberare la mente da
blocchi e vanità percorrerne la via con umiltà , e come questa
dimensione di libertà se ritrovata, può divenire una sufficiente
opportunità di ricerca per aspirare di vivere le arti marziali con
uno spirito di sincera meraviglia,istintivo, naturale e puro,
una“condizione originale di bambino”…
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