Il Meihua Zhuang all’Università degli Studi di Palermo
Un seminario sui generis sulla cultura cinese 26-28 luglio 2011
Di: Giusi Tamburello
(Ricercatrice Università degli Studi di Palermo)
Come docente di cinese dell’Università degli Studi di Palermo,
ritengo che sia molto importante offrire agli studenti occasioni di
incontro con la cultura cinese che esulino dall’ambito strettamente
universitario. Cogliendo l’occasione del suo rientro dalla Cina per
le vacanze estive, ho chiesto a Giuseppe Mighali, campione italiano
ed esperto di arti marziali, al quale ho avuto il piacere di offrire
i primi rudimenti della lingua cinese durante il mio periodo di
insegnamento presso l’Università degli Studi di Lecce (ora
Università del Salento), di incontrare gli studenti dei miei corsi
palermitani. Giuseppe è stato molto gentile e ha accettato l’invito.
A Palermo ha trascorso tre giorni durante i quali ha tenuto due
lezioni-allenamento e un seminario. Tutte le attività si sono svolte
all’ombra dei grandi alberi del bellissimo boschetto, una sorta di
Central Park nostrano, che si trova nel cuore del Viale delle
Scienze. Giuseppe è un esperto dello stile meihua zhuang,
letteralmente ‘pali dei fiori di prugno’, ed è uno dei pochi
stranieri che, nell’ambiente delle arti marziali in Cina, abbia
avuto l’onore di prestare giuramento e accettazione, come si dice in
gergo, nel corso della tradizionale cerimonia baishi. Per questo
motivo, Giuseppe può essere considerato ufficialmente come
discendente di 17ma generazione nell’ambito della gerarchia interna
allo stile stesso. Si tratta di un dettaglio molto particolare e
importante se si tiene conto dell’esclusività della cerimonia alla
quale non tutti possono essere ammessi e tanto meno gli stranieri.
Spesso, infatti, a questi ultimi è negato anche il semplice
allenamento pre-cerimonia.
Il meihua zhuang è un’antica arte marziale cinese che affonda le
radici nella notte dei tempi, motivo per il quale le sue origini
sono molto dibattute. In pochi conoscono questo stile che un tempo
era molto raro perché trasmesso solamente di padre in figlio. Si
tratta di uno stile particolare rispetto agli altri anche per la
metodologia d’allenamento. Questa si basa sull’acquisizione delle
cinque posizioni statiche (una per ogni petalo del fiore di prugno)
che poi, nella pratica della cosiddetta ‘intelaiatura’ (l’insieme
dei movimenti semi-prestabiliti), trovano il proprio sviluppo
dinamico e propedeutico al combattimento reale. Questi elementi,
apparentemente semplici, che contraddistinguono il meihua zhuang,
testimoniano dell’antica purezza e del valore applicativo di questo
stile. Al giorno d’oggi, in molti altri stili, entrambi questi
aspetti, sia per ragioni storiche sia per ragioni economiche,
tendono purtroppo a scomparire.
Durante
le due lezioni-allenamento, Giuseppe ha insegnato agli studenti
intervenuti i primi movimenti fondamentali dello stile. Affinché
fosse possibile comprendere la finalità degli stessi, ha mostrato
anche le loro diverse applicazioni all’interno del combattimento
mimando alcune tecniche. L’approccio di Giuseppe all’insegnamento
delle arti marziali è molto diretto e tende a valorizzare le
caratteristiche personali dell’allievo. Inoltre, il suo stile
didattico si avvale continuamente di riferimenti al pensiero
filosofico cinese, alla teoria e alla pratica dei maestri cinesi
della tradizione, e alla sua esperienza che continua ad arricchire
in Cina dove risiede stabilmente da ben otto anni. La parte
seminariale da lui svolta ha offerto agli studenti la possibilità di
familiarizzare con lo sviluppo storico cinese delle arti marziali,
con la configurazione del mondo che ruota intorno a queste arti in
Cina, con le differenze rispetto alla pratica occidentale delle arti
marziali, con gli sviluppi contemporanei dei vari stili e delle
varie tecniche, con l’impegno quotidiano che è fondamentale per un
apprendimento profondo di queste arti. Nel corso della
presentazione, gli studenti hanno potuto porgere tutte le domande
che sono venute loro in mente e Giuseppe ha risposto a tutte con
grande dovizia di particolari suscitando un ascolto affascinato. La
sensazione di fascino è stata accresciuta anche dalla dimostrazione
fatta da Giuseppe, su richiesta degli studenti, di alcune evoluzioni
avanzate tipiche del suo stile. Stare seduti sotto gli alberi e
ascoltare i racconti di Giuseppe, ammirare i suoi esercizi,
osservare la sua pazienza nel correggere e incoraggiare i ragazzi è
stata un’esperienza molto interessante e fonte di molteplici stimoli
intellettuali. Cercheremo, per il prossimo anno, di riproporre
l’iniziativa certi che piacerà a molti. |