ALAN BACCI INIZIA CON QUESTO ARTICOLO LA SUA COLLABORAZIONE CON
ILGUERRIERO.IT PER QUANTO CONCERNE IL KARATE KYOKUSHINKAI. DANDOGLI
IL BENVENUTO CI COMPLIMENTIAMO CON LUI PER LA QUALITA’ DEL SUO
LAVORO E LO AGGIUNGIAMO ALLA GIA’ NUTRITA LISTA DEI NOSTRI VALIDI
COLLABORATORI.
Kyokushinkai: Viaggio nella leggenda
Racconto di un viaggio in Giappone,
patria del Kyokushinkai Karate
Di: Alan Bacci
Credo
che ogni giovane studente di arti marziali sia rimasto prima o poi
pervaso dalla curiosità di visitare il Giappone; ricordo benissimo
il fascino che esercitava su di me la presenza di un maestro
orientale ai seminari cui partecipavo da ragazzino, quando nelle
file della F.I.K., muovevo i primi passi nel mondo del karate. Era
vivo il sogno di un karate olimpico, e lo stile Shotokan
imperversava nel nostro paese come unico verbo. Trascorrevo parte
del mio tempo libero tra la palestra e le grandi librerie, venivo
letteralmente fagocitato dai testi dei vari autori, specialmente
nipponici, seguendo lo stereotipo ricorrente che Karate significava
Giappone e viceversa. Da bambino era un desiderio che coltivavo,
quindi, quello di visitare questo Paese, i suoi miti, le sue
tradizioni, tanto da spingermi nel tempo, ad affrontare una ricerca
spasmodica sull’argomento, attraverso libri, video, studi di
confronto tra la nostra società e quella giapponese. In realtà, sono
rimasto ai margini di quella che è una vera preparazione accademica
e mi sono spinto più in là di una semplice curiosità turistica. Il
mistero che ammanta le gesta e le parole dei Maestri giapponesi, di
qualsiasi arte, ed in particolare quelle marziali ha affascinato
generazioni di appassionati, sino a sfociare in caricature
cinematografiche e nell’esagerata convinzione che basta avere gli
occhi a mandorla per essere Maestri di karate. Nei miei viaggi
“virtuali” in libreria, anni fa, trovai un libro che parlava di un
uomo capace di atterrare un toro a mani nude con un solo colpo:
diamine, se esiste lo voglio conoscere, mi dissi, con quel velo di
ironico scetticismo e boria, dettato dalla giovane età e dal fuoco
incosciente che la consuma. L’uomo era Masutatsu Oyama, lo stile il
Kyokushinkai Karate.
Masutatsu Oyama
Ad
un primo sguardo, le tecniche ed i colpi nelle foto del libro, erano
del tutto simili a quelle degli altri stili di karate: quello che mi
impressionava erano le dimostrazioni di tameshiwari (tecniche di
rottura) in cui si producevano i protagonisti di queste fotografie.
In pratica si vedevano mattoni spaccati da un colpo col taglio della
mano, tegole sbriciolate da un pugno, meloni ed angurie trafitte e
squarciate da dita a forma di lancia (nukite), e queste fotografie,
unite alle parole che andavo a leggere nel testo, esprimevano una
grande sensazione di forza e potenza. Rimasi impressionato da quelle
immagini, e continuai la ricerca sulle opere di questo Maestro e del
suo stile. Masutatsu (Mas) Oyama, era un giovane studente di arti
marziali cresciuto col nome di Yong-I Choi in un villaggio della
Corea del Sud. Di robusta corporatura sin da bambino, si diletta
nello studio di una forma di Kempo quando viene mandato per un
periodo a lavorare presso la fattoria della sorella in un villaggio
della Manciuria, in Cina. All’età di 9 anni questo bambino inizia
così il viaggio che lo porterà ad essere, come venne in seguito
definito,” Il più Duro di tutti i tempi nel mondo delle arti
marziali” ( Black Belt Magazine, Honorary Haward,1994). Il giovane
Choi comincia presto ad esprimere la personalità di un genio del
combattimento quando merita a soli venti anni il 4° dan di
karate,studiando presso il dojo di Gichin Funakoshi, fondatore del
karate Shotokan, ottenendo a tempo di record anche il 4°dan di
judo,nello stesso periodo in cui emigrante in Giappone, vuole
riuscire ad entrare nell’armata imperiale come pilota di aviazione.
Fallito questo proposito, Choi sente comunque un grande desiderio di
realizzazione in un paese a lui ostile perché coreano, ed adotta il
nome giapponese della famiglia che lo ospitava:è la nascita di
Masutatsu Oyama; In seguito l’incontro con un maestro di Goju-ryu
karate, di nome So Nei Chu, ispirerà Oyama a compiere con un
approccio diverso il suo percorso di vita facendolo riflettere sulla
necessità di dedicare la sua esistenza al Karate. Il maestro So, è
originario della stessa provincia coreana di Oyama, ed è un uomo
dedito all’introspezione spirituale, membro della setta buddista
Nichiren, oltre che un forte e vigoroso karateka. E’ quest’uomo a
spingere Mas Oyama ad approfondire lo studio dei classici sulle arti
marziali e all’allenamento più intenso immerso in un totale
isolamento in montagna, come i grandi guerrieri del Giappone antico.
Seguendo
il modello di Musashi, il più famoso dei samurai giapponesi, Mas
Oyama trascorre lunghi periodi isolato dal resto del mondo,
allenandosi fanaticamente durante il giorno e meditando durante la
notte. In principio è accompagnato nell’impresa da un suo giovane
allievo ed amico, ma dopo pochi mesi la sofferenza della solitudine
fa crollare quest’ultimo che di nascosto durante la notte, abbandona
il Maestro al suo destino sulle montagne. Tra i pensieri di quel
periodo, il maestro Oyama ha sempre ricordato che, fra tutte, la più
dura delle sfide era riuscire a superare l’asprezza della
solitudine, e la tentazione di ritornare nel mondo civile. Ma questa
sarà anche la nascita di un uomo nuovo, che attraverso l’allenamento
più feroce e la meditazione sotto il getto di gelide cascate,forgerà
il suo corpo e temprerà il suo spirito, con esemplare tenacia.
Terminato il primo periodo di allenamento sulla montagna, Oyama
vince il Campionato Giapponese di karate di tutti gli stili, il
primo torneo ad essere organizzato dopo la seconda guerra mondiale,
nel 1947. Dopo un ulteriore periodo di isolamento e deciso a
dimostrare al mondo la sua forza, decide di compiere un
combattimento a mani nude contro un toro. Realizza quest’impresa in
più occasioni cominciando anche a sfidare i lottatori più famosi del
pianeta, arrivando fino negli Stati Uniti, dove sosterrà
combattimenti cruenti e vittoriosi sotto i riflettori dei più
prestigiosi Rings americani, meritandosi il soprannome “The Godhand”,
La mano di Dio, per l’attitudine usata nell’ abbattere i suoi
avversari usando un solo, feroce,definitivo colpo di pugno.
Rientrato in Giappone, una casa cinematografica propone ad Oyama di
filmare il combattimento contro il toro: La drammatica sfida ha
luogo sulla spiaggia di Tateyama, prefettura di Chiba, nell’ottobre
del 1954. L’evento viene registrato con successo in un film che farà
scalpore e che mostra il poderoso uomo torcere il collo della
bestia inferocita,trascinandola fino a terra dove con un colpo di
Shuto (taglio della mano) ne spezza il corno sinistro. La notorietà
del Maestro, richiama anche l’attenzione delle sezioni di
addestramento militare degli Stati Uniti , nonché l’urgenza di
approntare una Organizzazione Internazionale in grado di accogliere
appassionati e artisti marziali interessati al Karate di Mas Oyama.
I suoi libri, “What is karate?”(1958) e “This is karate” (1966)
pubblicati in lingua inglese, sono best-seller in Giappone e Stati
Uniti. Siamo sul finire degli anni ’50 e la squadra di karateka di
questa scuola è già così famosa e numerosa che si rende necessaria
una nuova sede in Giappone. Nel 1963 viene così inaugurato un nuovo
quartier generale (Honbu) e adottato il nome “Kyokushin”, ossia
“ultima verità”, al posto di Oyama-dojo. Nel 1964 lo stile Kyokushin
è l’unico a raccogliere la sfida lanciata dalla Thai- box siamese a
tutto il resto del mondo marziale. Per questo tre karateka
d’eccezione, Nakamura Tadashi, Kurosaki Kenji,e Fujihira Akio (più
famoso col nome di battaglia di Noboru Osawa), vengono spediti in
Thailandia dal Maestro Oyama, riportando due vittorie su tre match,
riscattando il nome del karate giapponese ed il suo onore. Da questo
momento in poi si guarda al Kyokushin karate con grande rispetto
anche in seno alle altre associazioni marziali. L’ascesa di questa
Organizzazione porta allo stabilirsi di filiali in molti Paesi, con
la nascita del primo dojo fuori del Giappone inaugurato nelle isole
Hawaii da Shihan Bobby Lowe,a partire dal 1957, ed al diffondersi di
grandiose manifestazioni come i Campionati Giapponesi, ed i
Campionati del Mondo,per la prima volta presentati nel 1975 con uno
strepitoso successo di pubblico, celebrati ogni 4 anni come il più
grande e spettacolare evento di Karate Full Contact senza categorie
di peso. I tornei di carattere nazionale ed internazionale si
ripetono in ogni Paese annualmente, come battaglie di moderni
gladiatori che appassionano migliaia di fans nelle arene di tutto
il mondo da quasi cinquant’ anni. Il Kyokushinkai ha annoverato tra
i suoi membri personaggi famosi del calibro di Sean Connery, che nei
panni di James Bond,
girò
alcune scene a fianco dei campioni di Oyama nel film “You only live
twice” (Si vive solo due volte) dopo avere studiato alcuni rudimenti
dell’arte (per la cronaca, le prove di forza di quelle scene furono
girate senza l’ausilio di materiale scenico). Lo stesso presidente
del Sud Africa Nelson Mandela, cosi´ come un appassionato Re Juan
Carlos di Spagna, sono membri onorari, mentre la star dei film
d’azione Dolph Loundgreen, (Ivan Drago in “Rocky IV”), 3° dan col
grado di Sensei, è stato un vero campione nei tornei full-contact
del circuito Kyokushin. L’intento di Mas Oyama è sempre stato
quello di mantenere alto il proprio livello di preparazione fisica
così come quello dei suoi studenti. Ma la vera forza di
quest’uomo, e’ stata quella di riuscire a trasmettere le sue
esperienze agli studenti di diversi Paesi e abitudini sociali,
facendo loro sperimentare il travaglio interiore e la trasformazione
fisico-spirituale da lui conquistata con l’allenamento quotidiano.
Tutto questo senza coltivare la menzogna di una pratica che non si
sposa con la realtà, come adottano invece altre scuole, ma
ricercando la soluzione più efficace e veloce per risolvere una
lotta che necessariamente porta al contatto. Su queste basi e con
questi mezzi duri il Kyokushinkai ha selezionato nel tempo persone
con sentimenti simili che vedono nello stile di Mas Oyama una valida
filosofia di vita per migliorare se stessi attraverso la pratica.
L’Esperienza
Con
grande entusiasmo riuscii a mettermi in contatto con alcuni
esponenti del Kyokushinkai Olandese nei primi anni ’90. Cintura nera
di karate shotokan, partii da solo, coi pochi risparmi di studente e
molta incoscienza, alla volta del dojo di Amsterdam, dove diventai
(e tutt’ora lo sono) un “adepto” dello stile, come qualcuno ci
definisce. Il Kyokushinkai è uno stile ormai conosciuto, che ha dato
origine ad altre forme di combattimento full-contact, ed è senza
dubbio l’origine della kickboxing giapponese tanto celebrata oggi
con i tornei del K-1. Ho imparato sin da piccolo che “l’Esperienza
è madre di ogni Certezza” come diceva Leonardo Da Vinci, e quel
soggiorno mi aprì la porta su un mondo particolare, dove il rigore
regna sovrano,e la Certezza è figlia dell’Esperienza. Lo spirito che
viene insegnato attraverso la pratica è quello della perseveranza,
che rende attuale l’affermazione:”Se si avanza con fiducia nella
direzione dei propri sogni, e ci si impegna a vivere la vita che ci
siamo immaginati, si incontra un inatteso successo in poco tempo.”
(D.H. Thoreau). Ricordo lo sgomento provato quando colpendo i sacchi
o cimentandomi in un leggero sparring, mi resi conto che le tecniche
da me ritenute fino a quel momento letali se portate senza
controllo, tradotte in un confronto a pieno contatto sarebbero
risultate quantomeno inadeguate. Ma imparare era tutto ciò che
volevo, quello era il mio “sogno”. Rimasi molto segnato
dall’esperienza nella Terra dei tulipani,che cambiò profondamente la
prospettiva dei miei punti di vista. Uno dei miei istruttori un
giorno mi disse che ciò che stavo facendo aveva lo stesso
significato di quando uno vuole leggere un libro, ne scorre alcune
pagine per capire se gli piace, e poi lo richiude. Allora mi sembrò
un’enormità, vista la mole di allenamento a cui mi stavo
sottoponendo. Oggi, ripensando a quelle parole, penso semplicemente
che aveva ragione. Il rientro in Italia vide parzialmente
soddisfatta la mia curiosità e completamente distrutto il mio
scetticismo. Avevo visto coi miei occhi rompere una robusta mazza da
baseball con un calcio, frantumare con un pugno un blocco di
cemento, e la famosa tecnica di “Shuto” (colpo portato col taglio
della mano) rompere al volo il collo di una bottiglia di birra,
tecnica dimostrativa preferita da Mas Oyama.
Kyokushinkai
Il
karate kyokushinkai prevede un regolamento di gara, di conseguenza
sembra uno sport da combattimento come molti altri; Eppure è
qualcosa di più. Il combattimento prevede che i colpi siano portati
“full-contact”, a contatto pieno, senza alcun tipo di protezione e
con poche restrizioni come il colpire gli organi genitali, ed il
volto con i pugni, tutto il resto è ammesso. A primo impatto
assistere ad una competizione di questo stile, può sembrare uno
spettacolo violento, ma al di là delle dissertazioni, sono comunque
poche e selezionatissime le persone che vengono scelte e preparate
adeguatamente ad affrontare un torneo di kyokushin. Gli atleti di
questa disciplina sviluppano nel tempo un fisico che per potenza,
fiato, resistenza e flessibilità è unico nel suo genere e godono
fama di essere i fighters più determinati nel panorama marziale.
Naturalmente questo risultato deriva da un regime di allenamento che
e’ specifico dello stile, nulla e’ lasciato al caso e non vi e’,
come in altri sport da combattimento, la possibilità di emergere
all’improvviso, senza l’aiuto e l’esperienza pluriennale di altri
che hanno percorso lo stesso sentiero. Molti sono gli aspetti e le
peculiarità del Kyokushin, come ad esempio la tradizionale
fenomenologia dell’Uchi Deshi. In Molte scuole tradizionali
Giapponesi si incontra questa figura: Uchi –Deshi e’ uno studente
speciale che viene per così dire “adottato” dal Maestro della
disciplina in questione, vive con lui, lo serve in qualsiasi
necessità, e per questo motivo il maestro ripone in questo studente
speciale delle aspettative maggiori rispetto ad un allievo
qualsiasi, questo vuol dire che un Uchi Deshi ha maggiori
responsabilita’ nell’apprendimento dell’arte che sta studiando, e la
severità dell’insegnamento sarà molto enfatizzata nei suoi
confronti. Essere Uchi Deshi in una disciplina come il Kyokushinkai
e’ un grandissimo onore ma che comporta notevole sacrificio
personale, sia fisico che mentale. Ogni anno sono molte le domande
per entrare a far parte di questa ristretta cerchia di studenti che
hanno il privilegio di vivere “respirando” quotidianamente i
pensieri del Maestro, ricevendone l’insegnamento diretto, senza
interferenze esterne, ma anche dopo una attenta selezione, sono
comunque in pochi a portare a termine questa impresa: mille giorni
di permanenza nelle mura del dojo, con rarissimi contatti esterni,
un regime di allenamento quotidiano straordinario e lo svolgere
mansioni particolari per i superiori in grado ed il Maestro, durante
il poco tempo libero che resta.. Talvolta il sogno di diventare Uchi
Deshi di Mas Oyama ha infiammato molti discepoli, ma e’ andato
presto in fumo come quello che evapora sopra la testa, dopo un
lavoro fisico estremo nel rigore di un allenamento in mezzo alla
neve durante l’inverno.. Anche se in modo piu’ modesto, gli Uchi
Deshi del Kyokushin hanno l’occasione di provare le stesse
sensazioni vissute dal Maestro durante l’isolamento della montagna,
e sviluppare di conseguenza la comprensione necessaria per
esercitarsi con la giusta attitudine. Chi riesce a superare i mille
giorni di immersione totale nella disciplina, e’ naturalmente un
uomo nuovo, che guarda alla vita con molto piu’ ottimismo, ed ha
sviluppato delle qualità che lo renderanno “speciale” qualsiasi
strada della vita possa intraprendere.
Un
altro aspetto cui e’ doveroso soffermarsi, anche se l’argomento e’
di per sé inesauribile, riguarda un’altra caratteristica di questa
scuola, che pone enfasi sul combattimento, e se per ottenere lo
Shodan ( cintura nera 1° Dan) di Kyokushin, non bastano 5 ore di
test tecnico e fisico, e almeno tredici rounds di combattimento full
contact ,della durata di 2 minuti con altrettanti atleti scelti per
l’occasione tra gli agonisti piu’ preparati, vi sono degli
esaminandi per il terzo dan che devono affrontare trenta avversari,
e così via fino al grado di Shihan, dove si affrontano in fila 50
avversari per il conseguimento del quinto dan. Ma la vera
consacrazione la si ottiene affrontando il test estremo cui solo
pochi uomini si sono sottoposti nella storia del Kyokushinkai: Il
combattimento contro 100 uomini (Hyakunin Kumite): Si Tratta di una
prova difficile e di arduo adempimento, affrontare 100 avversari in
fila è sicuramente una dura punizione anche per un fisico ben
preparato ed allenato, diventa così materia di sopravvivenza e il
corpo deve essere sostenuto da una volontà indomabile. Il test è
riservato solo a personaggi di spicco dello stile che abbiano dato
prova di abilità eccezionali. Il ricovero in ospedale resta comunque
l’epilogo finale per i candidati che avendo superato la prova
ricevono immediato soccorso e mantenuti sotto osservazione per
qualche giorno dopo questa impresa. Naturalmente per superare la
prova è necessario vincere più della metà degli incontri per
knock-out, punteggio, o superiorità tecnica. E’ dallo studio dei
classici sulle arti marziali che Mas Oyama si è ispirato per questo
Test al quale si sottopose in gioventù affrontando 100 avversari al
giorno per 3 giorni consecutivi, superandoli tutti. Per gli scettici
ed i curiosi, sono disponibili filmati che per queste occasioni
vengono registrati in Giappone. Naturalmente sono pochissimi coloro
che hanno superato brillantemente la prova e tra questi spicca
l’attuale Kancho (direttore) dell’Organizzazione Matsui Akyoshi, un
passato da grande agonista, con al suo attivo ben due vittorie nel
celebratissimo All Japan Championship, fino al titolo di Campione
del Mondo anno 1987, alla quarta edizione del torneo che non
prevede categoria di peso, vincendo in finale contro uno strepitoso
Andy Hug, scomparso e compianto campione del Kyokushin e del moderno
K-1.
Quella
fisicità, che è tipica espressione del Kyokushin, con le
incredibili prove di forza, gli allenamenti sovrumani, la scelta del
contatto duro per il combattimento, ha ispirato oggi anche altri
stili di karate, che sicuramente hanno fatto tesoro delle esperienze
e degli insegnamenti del Maestro Oyama. Ma non tutto ciò che può
essere riprodotto nella forma, lo si comprende nella sostanza; La
prosperità del Kyokushin trova le sue radici in qualcosa di più
profondo, la preparazione fisica e mentale è solo uno strumento
attraverso il quale si instilla nell’individuo una straordinaria
forza di volontà; ed è questa la vera forza del Kyokushin: un
insegnamento che può essere tradotto nelle conquiste personali della
vita, oltre le mura di una palestra. E’ pur vero che solo pochi
aspiranti riescono a sopportare l’asprezza di certe sessioni di
allenamento, e questo spiega la superiore attitudine di chi resta:
La motivazione che spinge i “leoni “ kyokushin a gareggiare ed
allenarsi in condizioni estreme, e’ forse riconducibile a
quell’innato ancestrale sentimento di sconfiggere le avversità, che
alberga nell’animo umano sin dai primordi e che oggi, con la
tecnologia ed un mondo evoluto, con l’agiatezza raggiunta ed ogni
comfort, pare sia un sentimento in via d’estinzione. Masutatsu Oyama
scompare nel 1994, all’età di 71 anni, lasciando tramite testamento
l’Organizzazione nelle mani piene di talento di Matsui Akyoshi,
all’epoca poco piu’ che trentenne. Come in tutte le grandi famiglie,
talvolta i figli prendono le distanze da ciò che le ultime volontà
di un padre anziano possano aver dettato, e ognuno percorre la sua
strada, quindi attualmente ci sono altre organizzazioni che
rivendicano la proprietà del marchio e dei diritti, e battaglie
legali sono tutt’oggi in corso; Per fortuna non tutti i “figli”,
anche avendone piu’ diritto di altri, fanno questioni di “bottega”,
ed hanno seguito la volontà del fondatore. Tra questi c’e’ Shihan
(professore) Wakiuchi Tsutomu, responsabile per l’Italia dello stile
Kyokushin.

Shihan Wakiuchi
Spesso
i nostri occhi esterofili guardano ad Oriente alla ricerca del
personaggio, del Maestro, del Campione che possa rivelarsi a noi ed
illuminarci col suo consiglio. Mi viene in mente la storiella di
quello che cercava disperatamente gli occhiali per vedere meglio e
non si rendeva conto di portarli sul naso...Shihan Wakiuchi,
giapponese residente a Messina, è un Maestro di grande levatura
tecnica che ho avuto la fortuna e l´onore di incontrare proprio qui
in Italia, che ha concretamente dedicato con grande umiltà la
propria vita al Kyokushinkai e al suo fondatore: percorrendo la dura
via di un Uchi Deshi, per più di 1000 giorni, e’stato introdotto a
quella conoscenza dell’arte a cui solo pochi eletti possono
partecipare. Ha ricoperto l’incarico di guardia del corpo e autista
personale di Mas Oyama, scelto da quest’ultimo come capo istruttore
al Tokyo Honbu (quartier generale) per diversi anni, e poi inviato
ad insegnare prima a New York, poi in Malesia, infine in Italia. Gli
Uchi Deshi che vengono inviati a divulgare l’arte nel Mondo, sono
come missionari e solo i migliori tra loro vengono scelti per
rappresentare lo stile all´estero, in un Paese diverso dal
Giappone, che può rivelarsi spesso ostile nell’accogliere uno
straniero. Ma questo e’ solo un profilo spicciolo del personaggio di
cui spero di poter parlare in modo più esauriente in un’altra
occasione; Molti “addetti ai lavori” non lo conosceranno, essendo
Shihan una persona riservata. Forse non lo conosceranno anche a
seguito della sua decisione di vivere a Messina, il che comporta una
certa difficoltà nel raggiungerlo, ma questa sua scelta io vorrei
romanticamente attribuirla al fatto che la Sicilia, oltre ad essere
molto bella e’ un isola, ha un vulcano, gli alberi da frutto in
fiore, il mare.. proprio come il Giappone. Io l’ho incontrato e i
suoi occhi mi hanno raccontato molto piu’delle sue parole. La sua
e’una attitudine alla pratica da vero discepolo dell’arte, e la sua
presenza ispira anche il piu’ insolente al rispetto ed
all’ammirazione. Attento e rigoroso nell’insegnamento, come un vero
samurai fuori dal tempo, Shihan (come tutti lo conoscono a Messina)
e’ altrettanto socievole e molto sensibile e, fuori dal Dojo, il
suo viso si apre in larghi sorrisi, specialmente verso chi non e’
dell’ambiente e messo sotto pressione dall’atteggiamento pieno di
riverenza di noi studenti, ne teme la figura: allora quest’uomo
pieno di carisma sorprende per la gentilezza e la simpatica
cordialità che inaspettatamente sa esprimere. Ovunque io sia andato,
solo recitare il nome di Shihan Wakiuchi, ha fatto assumere
atteggiamento di rispetto e decisamente sono stato accolto con
favore in ogni quartier generale Kyokushin del Paese che visitavo,
sia negli Stati Uniti, sia in Brasile,e....in Giappone.
Dentro al “Kyokushinkai Tokyo Honbu”
Dalla mia esperienza in Olanda, ne e’ trascorso di tempo; oggi i
miei viaggi non sono piu’ virtuali, e il mio lavoro, (di professione
sono assistente di volo in una compagnia aerea) mi porta spesso a
confrontare culture diverse, a mangiare pietanze che in altre
circostanza non preferirei, a cambiare spesso clima e abitudini
sociali. E spesso si sente il bisogno di tornare a casa propria,
dove invece si incontra gente che aspetta ansiosa le ferie per
fuggire. Non siamo mai contenti! Ma il Karate e le arti marziali
sono sempre nel mio cuore.
Eccomi
allora su un volo di linea, destinazione Tokyo. Vedo spuntare
maestoso il Fuji-san, come lo chiamano i nipponici, simbolo del
Giappone di ogni epoca, stagliarsi sopra la fitta coltre di nubi,
come un Dio che protegge o punisce le proprie creature. Vado a
cinturarmi dopo il consueto controllo della cabina, e dodici ore di
“assistenza al passeggero” lasciate alle spalle. Penso che è anche
grazie a questa professione, nonostante sia ovviamente faticosa e
stressante, che ho realizzato alcuni dei miei sogni, come in
occasione di questo mio viaggio nel Paese del Sol Levante. Si aprono
le porte, il cielo è coperto,ma il clima è piacevole. I passeggeri
scendono ordinati, lasciando una cabina immacolata nonostante il
lungo viaggio. Rimango affascinato dalla compostezza della struttura
aeroportuale di Narita, più che altro sembra una clinica
ospedaliera, e dopo un tragitto un po’ lungo che mi porta in Hotel,
arrivo nel quartiere di Shinjuku, dove le sagome dei palazzi si
inalberano nel cielo rischiarato. Arriva come una bastonata la
differenza di fuso orario (7 ore in più), che mi fa crollare per un
paio d’ore sul letto in albergo. Poi, dopo un breve ristoro (la
sosta sarà solo 2 giorni), è ora di muoversi, e comincio a girare il
quartiere. A Tokyo, non esiste un vero e proprio centro cittadino
come nelle città europee ed occidentali in genere, ma le cose da
vedere sono sparse qua e là per tutto in territorio dell’area della
capitale, questo comporta spostarsi drammaticamente tra un fiume di
persone, servendosi del più economico dei mezzi nella seconda città
più cara al mondo: con la eccellente e puntualissima linea
ferroviaria giapponese (JR). E’ la fine di Marzo, e sono leggermente
in ritardo per vedere i rigogliosi ciliegi in fiore, tanto famosi in
tutto il mondo. Ma il tempo è tiranno, e mi dirigo verso l’area di
Ikebukuro, che ospita nei suoi quartieri il nuovissimo Tokyo Honbu ,
ossia il quartier generale del Kyokushinkai Nipponico. Arrivato a
destinazione comincio a cercare la sede, e grazie alla celebrità di
questo stile in Giappone, alcune persone mi indicano la direzione
sino a giungere alla nuova costruzione inaugurata nel ’99, dove
troneggia il “Kanku” (simbolo dell’organizzazione) sull’insegna
della palazzina. E’ una porta scorrevole a vetri quella che divide
le mie titubanze dalla realizzazione di un sogno. Entro. Con un “osu!”
perentorio, faccio il mio ingresso nella stanza, salutando la
gigantografia di Mas Oyama proprio dinanzi a me. Il significato di
“Osu” ( pronunciato Oss! ),tradotto è qualcosa come “ perseverare
contro le avversità”, e nelle scuole di kyokushinkai è un termine
molto stressato tra i praticanti che rimpiazza le parole come “si”,
“va bene”, “lo farò”, “chiedo scusa”, oltre che per salutare
appunto, e per rivolgersi ad un superiore in grado (sempai). Saluto
di nuovo alla mia sinistra dove un giovane Uchi Deshi (che ha com’è
tradizione la testa rasata da poco tempo, mentre solo ai più anziani
è permesso di far crescere un poco i capelli) svolge il turno di
segreteria e accoglienza visitatori, compito che rientra nelle
mansioni della giornata di uno studente speciale quando non si
allena. Dopo aver salutato, con grande emozione, consegno la tessera
internazionale di membro dell’Organizzazione, necessaria per
accedere alle lezioni, insieme ad una lettera di presentazione di
Shihan Wakiuchi. Tanto basta e dopo un’anticamera di 10 minuti,
vengo accompagnato in una sala dove mi allenerò per circa 2 ore.
L’Organizzazione Internazionale di Kyokushinkai (IKO) è la più
grossa organizzazione come numero di iscritti al mondo, ha toccato
punte di 10 milioni di praticanti, ed è seconda solo alla WKF (ex-Wuko)
ma questa raccoglie un po’ tutti gli stili di karate. Nonostante le
dimensioni, la IKO si è sviluppata su tutto il globo come una scuola
di qualità che non gradisce mercificare i propri insegnamenti (i
gradi nel kyokushin sono i più duri da dare e da ricevere) ed è
gestita molto seriamente, mantenuta con pugno ferreo negli standard
creati da Mas Oyama, è quindi impossibile trasgredirne le regole,
tutto l’interesse dei responsabili è diretto a conservare la
reputazione costruita in 50 anni di vita della stessa.
Questa è la
premessa necessaria per descrivere l’atmosfera di rigore che si
respira entrando nella sala, dove chi arriva per ultimo deve
salutare ed aspettare in silenzio l’inizio della lezione, mai usare
atteggiamenti poco rispettosi, e soprattutto non avere riguardo del Dojo, ritenuto sacro da ogni praticante, quindi pulito e lasciato in
ordine durante e dopo la fine della lezione, specialmente in
Giappone. L’ istruttore è Sensei (maestro 4° dan) Irisawa Gun,
pluridecorato campione della squadra giapponese, piazzatosi tra i
migliori 3 nelle ultime due edizioni degli All-japan, un peso di 100
kg che si muove con grande perizia colpendo chirurgicamente le zone
scoperte degli avversari, di carattere quieto e disponibile come
tutti i veri Maestri di qualsiasi Arte, rispecchia il discepolo
ideale dello stile kyokushin, come disse Oyama in uno dei suoi
scritti: “ Il tenere la testa bassa (modestia), lo sguardo alto
(ambizione), la bocca chiusa (serenità), questi sono i segni per
riconoscere l’allievo che non finirà mai di imparare”. Del
contributo di questo campione si avvale il team di agonisti della
squadra giapponese, che ha come punta di diamante il super tecnico
Kazumi, sovrano indiscusso dei pesi massimi. La lezione è dura, ma
questo era scontato, soprattutto il soffitto basso rende dopo pochi
minuti l’aria povera di ossigeno; si lavora ad un ritmo elevato, con
molte tecniche del repertorio classico dello stile , intervallate da
esercizi di potenziamento e resistenza alquanto innovativi, quindi
la perdita di liquidi è abbondante. Ogni mezz’ora una piccola pausa
per curare l’igiene personale e la toilette, 2-3 minuti in cui
vengono aperte le finestre e avviato il condizionatore, aspettando
ad occhi chiusi in posizione di meditazione di ricominciare la
lezione. Si arriva alle tecniche da combattimento, molto curate in
questo stile rispetto ad altri, dove è posta enfasi sull’uso del
gedan.geri, (il famoso low-kick alle cosce) alternato a combinazioni
di pugno e ai Jodan-geri che sono il marchio di fabbrica kyokushin
nei tornei, per spettacolari knock-out. E’ sconvolgente vedere
questi formidabili atleti muoversi nel loro “habitat naturale”: la
velocità e la tecnica dei colpi è già impressionante mentre si
studiano le combinazioni a coppia, ma la devastante efficacia la si
sente lavorando sugli scudi. L’ultima adrenalinica mezz’ora è
dedicata al combattimento, quindi si indossano i paratibie e si
comincia a lavorare cambiando puntualmente avversario ogni minuto e
mezzo. Durante il confronte che coinvolge tutti gli studenti
presenti, una giovane cintura verde fa letteralmente dannare il
sottoscritto, e successivamente mette K.O. con sempre la stessa
combinazione di pugno-calcio alla testa ben 3 malcapitati. Il mio
celato sbigottimento è pari solo all’indifferenza generale per
l’accaduto. Alla fine della lezione, dopo gli esercizi di
scioglimento, lo studente più anziano recita il “dojo-kun”
(giuramento) che viene ripetuto da tutti sottolineando l’importanza
di essere un degno membro del Kyokushin e della società in cui si
vive. Una breve conversazione con Sensei Irisawa mi riappacifica e
mi riempie di orgoglio, ma è tardi e, raggiunta l’uscita, sotto lo
sguardo incuriosito di altri campioni appena arrivati, a malincuore
lascio il Tokyo Honbu. Impressioni: Lo standard di preparazione
fisica e mentale dei praticanti di kyokushin karate, è molto alto,
d’altra parte le motivazioni che spingono ad affrontare questo tipo
di percorso sono le più varie, ma alla fine si finisce di sentirsi
membri di una grande famiglia, di qualsiasi nazione si faccia parte.
Si usa dire che i praticanti di kyokushin hanno tutti una sola
mente, non fanno eccezione i giapponesi. Sono rimasto molto felice
di constatare che la lezione di Shihan Wakiuchi non si discosta
affatto da quella effettuata al Tokyo Honbu ed anzi è, sotto certi
aspetti, addirittura più severa. Ovviamente stanco, ma col cuore
gonfio di felicità, sono rientrato a Shinjuku, dove ho avuto
occasione di rivedere la mia opinione sul tipico “sushi”,
specialità già gustata con sospetto in altre località: consiglio a
tutti coloro che visiteranno Tokyo di provare il sushi: anche il più
riottoso troverà delicato e gustoso, oltre che raffinato nella
presentazione, la scelta di pesce crudo offerta ai clienti , in
Giappone.
Oyama-Memorial
kaikan
Il giorno seguente, dopo una breve escursione turistica, decido
di visitare l’”Oyama Memorial Kaikan”, ossia il vecchio quartier
generale dove Oyama ha vissuto, poco distante dall’attuale Honbu. Ad
accogliermi all’entrata, una sorridente signorina, mi fa accomodare
e dopo essere venuta a conoscenza che sono italiano e che sono
studente di Shihan Wakiuchi,esulta di gioia; Questa signorina altri
non è che Cristina Oyama, la figlia secondogenita di Masutatsu Oyama,
nonché direttrice della fondazione. Mi fa accomodare in un salotto
dove offrendomi gentilmente una tazza di tè verde, mi spiega che
spesso Shihan Wakiuchi si è preso cura di lei, quando come studente
speciale occupava una stanza del dormitorio e Oyama usava affidare
la piccola figlia in sua assenza, al più responsabile dei suoi
uchi-deshi. Con discrezione, dopo la piacevole conversazione in un
perfetto inglese, Cristina si è ritirata e mi ha lasciato libero di
visitare la struttura, piena di fotografie rare ed inedite, oggetti
appartenuti al fondatore, riconoscimenti ufficiali dei governi di
tanti Paesi, e soprattutto, dentro un cristallo in vetrina, un
corno, il trofeo del combattimento tra un toro ed un uomo che ha
rivoluzionato il mondo delle arti marziali. E’ arrivato il momento
dei saluti: Sayonara, Arigato-gozaimasu! I giapponesi hanno perso il
titolo per la prima volta nella storia del Kyokushinkai, nel 1999 e
si stanno allenando ferocemente per strapparlo dalle mani di
Francisco Filho, brasiliano campione del mondo in carica e star del
K-1. Ho incontrato anche lui. Ma questa è un’altra storia…
"Alan Bacci, nato a Cascina (PI)
nel 1970, inizia lo studio del karate nel 1975 dal
Maestro italo-australiano Maurizio Matteucci. Cintura
nera di Karate shotokan nella Fitak, è campione
regionale di kumite in diverse occasioni e vicecampione
italiano al 1° Open d'Italia organizzato dal Maestro
Carlo Henke nel 1991. Scopre il karate Kyokushin nei
primi anni ' 90, e ne intraprende lo studio in Olanda.
Nel 1998 durante i suoi viaggi in qualità di assistente
di volo, incontra Shihan Yoshimura, responsabile
americano del karate Shidokan (stile derivato dal
kyokushin), diventa cintura nera ad Osaka in un esame
diretto da Shihan Tsukagawa.Nel 2000 incontra Shihan
Wakiuchi del Kyokushinkai e ne diventa allievo. Nel 2002
è vicecampione italiano di kyokushin nei leggeri, e
partecipa al Campionato Europeo svoltosi a Varna(Bulgaria).Nel
2003 è campione italiano di kumite kyokushin
cat.70kg;Nel 2004 vince la “Mas Oyama Cup” a Padova,e
nell’edizione 2007 ottiene il premio “Miglior tecnica”.
Durante le sue permanenze all'estero, studia con grandi
nomi del Kyokushin:In Brasile, con Shihan Isobe, Sensei
Riyuji Isobe,e l’attuale camp. Mondiale e stella del K-1
Teixeira, in Brasile; Shihan Gorai in USA, ed in
Giappone con Shihan Fukuda,i Sensei Irisawa e
Hovhannyssian, al Tokyo Honbu; con Shihan Nakamura
Makoto e Sensei Nishiyama ad Osaka ed altri campioni di
fama mondiale. Oggi, 3° dan, nominato responsabile della
Toscana per il Kyokushinkai, si avvale soprattutto dei
consigli e della guida attenta di Shihan Wakiuchi" |
Per informazioni sull’Ass. Italiana
Karate Kyokushinkai:
Shihan Wakiuchi Tsutomu – Via Del pozzo 2/B – 98121 MESSINA
Telefono: 090-346003
Alan Bacci – tel. 347-3625370 mail: alan47@interfree.it |