
La Funzione dei Kata
- Passato, Presente e Futuro -
di Thomas Maxwell
C.N. V Dan – Responsabile Tecnico Kodo-ryu Classical Karate and
Kobudo Renmei
Lo
studio e la pratica del kata sono stati visti da tempo come
fondamento per lo sviluppo del Karate-ka; oggi, nei diversi “stili”,
sono state create molte versioni e applicazioni dei vari kata. Ma è
questo ciò che avevano in mente per noi i creatori dei kata? Il
creatore/i (?) di Kusanku o di Naihanchi aveva in mente per noi che
continuassimo il suo lavoro ed evolvere e interpretare creativamente
le sue forme? O le forme sono state create con una funzione ed un
contesto specifici? Certamente, sembra che, se qualcuno avesse
dovuto creare un nuovo kata, una funzione ed un contesto specifici
per il suo uso sarebbe un pratico punto di partenza con cui
tracciare e registrare un set di tecniche. In questo articolo spero
di presentare alcune idee e sollevare varie domande, che sembrano
essere comunemente ignorate da molti praticanti e insegnanti di
Karate.
I kata sono necessari? E se si, per cosa? I sistemi full contact
come Boxe, Muay Thai, Brazilian Jiu Jitsu, Lotta Greco-Romana, Catch
Wrestling, Shoot Fighting, Escrima/Kali (per esempio si consiglia di
vedere “the dog brothers”) e Judo, per nominarne alcuni, non
praticano o studiano i kata, loro tutti sviluppano le loro abilità
tramite un ambiente di allenamento full contact e trasmettono un
grande bagaglio di conoscenze e abilità senza il bisogno di alcun
tipo di kata. Pertanto, se è possibile sviluppare alti livelli di
destrezza e abilità nel colpire, nel calciare, nella sottomissione e
nel grappling senza kata, allora perché studiarli prima di tutto?
Perché non possiamo spendere meglio il nostro tempo, per esempio,
nel combattimento reale o nel grappling, sviluppando capacità
essenziali e riflessi, che oltretutto possono essere allenati solo
con un partner e non in un esercizio da soli? Che vantaggio potrebbe
ricavare un giocatore di tennis, per usare una semplice analogia, a
correre attorno al campo colpendo una palla immaginaria contro un
giocatore immaginario? Questo lo sta aiutando a diventare un
giocatore migliore? Lo sta aiutando nella coordinazione mano-occhio,
nei riflessi veloci, a leggere l’avversario, a ribattere la palla
con variazione di potenza? Ovviamente no. Pertanto dove si colloca
la pratica dei kata nella nostra crescita come artisti marziali e
praticanti di karate?
2.
3.
“Questa è una tipica applicazione dello shuto, si noti che la
posizione e la mano posteriore non giocano alcun ruolo nella
funzione”
Nathan
Johnson ed un gruppo di Karate-ka con grande esperienza e altri
praticanti di arti marziali sono stati coinvolti in una ricerca
intensiva, durante gli ultimi 20 anni, finalizzata a esplorare le
originarie funzioni dei kata, ereditati dalla Cina (Naihanchi,
Kusanku, Sanchin, Seisan, Sanseriu, Chinto e Passai). I risultati
sono stati impressionanti e anche polemici: è stato scoperto che
tutti i kata ereditati dalla Cina, ad eccezione di Naihanchi, erano
originariamente forme per apprendere l’uso dei Sai (mentre
Naihanchi rappresenta un set completo di tecniche di bloccaggio).
Queste ricerche, dettagliate nel brillante lavoro di Johnson “The
Great Karate Myth” (Il Grande Mito del Karate), esaminano
e dimostrano che la fonte materiale del Karate di Okinawa era di
fatto costituito da set di movimenti originariamente sistematizzati
per l’uso dei Sai (uno strumento Cinese di arresto civile). Questo
sembra impossibile per molti, ma ancora una volta mi soffermo sulla
prova schiacciante che i kata non sono affatto necessari o
produttivi per la lotta a mani nude.
.
5.
“la funzione originale con I sai di questa tecnica
utilizza l’intero corpo,
la gamba posteriore e lo spostamento del peso da forza
alla mano posteriore per tirare il bastone mentre il
corpo
che si sposta in avanti da forza al colpo alla spalla
con la mano frontale” |
Prima di esporre le funzioni dei kata per l’uso e l’allenamento
delle armi, c’è un altro punto chiave che dovrebbe essere tenuto a
mente, che è l’incoerenza delle applicazioni tradizionali come
funzionali per il combattimento a mani nude. Il creatore(i) di
Kusanku ha messo semplicemente insieme un set casuale di tecniche di
difesa personale incoerenti? Se così fosse, che senso avrebbe
studiare un gruppo di tecniche di difesa personale casuali, con la
speranza che, semmai fossimo attaccati, il nostro aggressore usi con
uno di quei movimenti con cui abbiamo fatto pratica per difenderci?
O ha più senso studiare un’arte di combattimento come il Muay Thai
o il Brazilian Jiu Jitsu che allena ad essere spontanei e a reagire
in un ambiente reale, che si evolve? Se qualcuno volesse imparare
come combattere, sicuramente troveremmo nelle discipline prima
menzionate il più efficiente metodo per raggiungere il nostro
obiettivo.
Se i kata non sono necessari nello studio e nell’allenamento per
il combattimento a mani nude, sono necessari nello studio e
allenamento nell’uso dei Sai? Per rispondere userò come esempio il
kata Kusanku. La funzione originaria del kata Kusanku è per l’uso
dei sai contro un “bo”, un “bastone” o una “pertica”. Racchiude un
set completo di tecniche per essere utilizzate in uno scontro con
qualcuno armato di bastone e disarmarlo in un contesto di arresto
civile. Ciascun singolo componente e movimento in questo kata
contribuisce alla funzione espressa nell’uso dei sai.
.
7.
“qui si vede cosa accade contro un attacco casuale con
un pugno angolare (gancio) realistico p.es un pugile” |
Un
concetto chiave, molto importante, è quello di avere una sola
applicazione per ogni movimento, cosicché l’impulso guida di quel
movimento, durante l’allenamento del kata, non diventi
confusionario, come accade invece quando si associano più
applicazioni multistrato, che poco somigliano al movimento eseguito
nel kata. Ogni movimento dovrebbe essere eseguito come in uno
scontro vivo contro qualcuno armato di bastone, invece di dividere
la pratica in due: la tecnica contro una persona e l’esercizio da
solo, in questo caso il kata diventa ridondante.
Le tecniche catalogate in Kusanku tracciano sistematicamente in
moduli progressivi qualsiasi cosa il praticante abbia bisogno per
disarmare utilizzando i sai, qualcuno armato di bastone,
agganciando, colpendo, calciando, proiettando e bloccando. Le
posizioni così salde/radicate forniscono un solido sistema di leve
per pressare o tirare chi è armato di bastone mentre si colpisce, si
proietta o si intrappola con i sai. Man mano che il praticante
progredisce nell’apprendimento del completo set di tecniche ed
impara ad applicarle in una situazione reale, esercitandosi nel
combattimento libero, il kata prenderà vita. Ogni movimento ha una
funzione definita ed un singolo impulso, che richiede un abile uso
del corpo e abilità nella manipolazione dei sai, che a sua volta
necessita della pratica da soli per poter essere sviluppata e
migliorata. L’unico modo per sviluppare le abilità di ruotare,
tenere e manipolare il sai è esercitarsi molto; il kata fornisce
così un mezzo con cui lavorare, attraverso un sistema completo di
tecniche con una funzione ed un contesto definito, mentre alleniamo
l’intero corpo e ci esercitiamo con i sai allo stesso modo in cui li
dovremmo usare! Uno dei punti più importanti è che Kusanku è un
sistema per i sai completo, che ha più senso che un set incompleto
di incoerenti tecniche di difesa personale.
Quando i creatori del kata hanno sistematizzato dapprima le loro
esperienze e conoscenze, avevano in mente una specifica funzione,
altresì sapevano che il kata e questo tipo di allenamento non erano
idonei per la lotta a mani nude.
Le
funzioni originarie di queste forme, per molte possibili ragioni,
non si riscontrano nei kata sviluppati ad Okinawa, ma le scoperte di
Nathan Johnson e del suo gruppo di ricerca hanno permesso di
ripristinare i kata e le loro funzioni inserendole nel contesto
corretto. È veramente affascinate e, certamente, ha più senso avere
nei nostri kata un sistema completo di questo tipo che incoerenti
tecniche di difesa personale, che non sono assolutamente idonei o
pratici nella lotta a mani nude.
Adesso possiamo tutti condividere un pezzo di storia oggi
ripristinata nei kata ereditati dalla Cina, sistemi completi con
funzioni specifiche e anche allenare le nostre abilità nella lotta a
mani nude nei più efficienti metodi disponibili (vedi MMA, Boxe,
Muay Thai, Brazilian Jiu Jitsu, Lotta Greco-Romana e Shoot Fighting)
Se vi siete posti le stesse domande e avete gli stessi dubbi non
esitate a contattarci. Per maggiori informazioni e per
l’organizzazione di seminari sulle originarie funzioni dei kata,
contattare Gaspare Varvaro a
info@kodoryu-italia.com o
chiamando il numero 393 4751424.
 |