Karate e meditazione
Di: Enzo Cellini
(Tratto da:
www.irimi.it)
Dopo
anni di allenamenti di Karate Tradizionale Shotokai, ho sentito
l'esigenza di approfondire maggiormente alcuni elementi del mio
essere, che esulano dalla sfera materiale per esplorare quella parte
sconosciuta, che è l'energia vitale e la sua relazione con l'energia
universale di cui tutti facciamo parte.
Il Maestro Murakami e il Maestro
Egami hanno sempre indicato come obiettivo fondamentale quello di
riuscire a mettere tutto se stessi nella tecnica per ottenerne
l'efficacia massima. Di fatto, vuol dire mettere in pratica "un
colpo, una vita". Che cosa vuol dire mettere tutto se stessi
nella tecnica? Vuol dire fondere tutti gli elementi del proprio
essere in un gesto, in un'azione. Per riuscire ad ottenere questo,
occorre allenare il proprio "essere" nella sua globalità e non
soltanto la mente, o il corpo.
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quando è la mente a conoscere,
lo chiamiamo sapere.
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quando è il cuore a conoscere,
lo chiamiamo amore.
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quando è l'essere a conoscere,
la chiamiamo meditazione. OSHO
Ritengo che per i praticanti anziani
sia importante intraprendere un allenamento più completo, superiore,
sviluppando il keiko, che il M° Egami definisce l'allenamento
dello spirito differenziandolo dal renshu che è invece l'allenamento
del corpo. Nelle arti marziali tradizionali conoscere profondamente
se stessi è di fondamentale importanza, quindi prima di insegnare
agli allievi ad esplorare se stessi è necessario che l'insegnante
abbia percorso la via della meditazione per conoscere il proprio
essere.
Frequentemente gli insegnanti si
limitano ad addestrare gli allievi nelle tecniche fisiche, ma non
insegnano il modo giusto per utilizzarle, questo è pericoloso e
l'allievo rischia di scoprire a proprie spese, durante un confronto
vero, che per applicare correttamente le tecniche acquisite in tanti
anni di duri allenamenti occorrono capacità interiori che
coinvolgono tutto l'essere e che lui inspiegabilmente non ha. Egli
si accorge che quella buona dose di aggressività acquisita durante
gli allenamenti, nel momento di necessità si trasforma in tensione,
ansia, paura e molto spesso in panico. La meditazione è il
completamento della nostra pratica, è un viaggio interiore, verso la
consapevolezza di noi stessi, che consiste nell'essere estremamente
attenti al proprio corpo, si diventa attenti ad ogni gesto, ad ogni
movimento, infine il corpo diventa più rilassato, e l'armonia
interiore migliora. La meditazione, insieme al nostro allenamento
marziale è la via giusta da percorrere per praticare il vero
Karate-Do, il Budo, verso la via dell'armonia.
Non
possiamo affrontare un combattimento con uno spirito "ammalato",
filtrando la realtà attraverso le proprie tensioni, paure, angosce,
emotività, che non ci permettono di vedere la vera realtà che è
davanti a noi, ma una visione distorta e falsata. In un
combattimento tutto ciò è fatale, non siamo in grado di capire
veramente cosa sta accadendo e quando accadrà. Per apprendere l'arte
del combattere bisogna guarire il proprio spirito, il proprio
essere.
La meditazione è un esercizio di
"lavaggio", di purificazione dell'essere. Per attivare questo
processo di pulizia, e di auto-guarigione bisogna riattivare il
flusso energetico attraverso la respirazione profonda. La millenaria
medicina orientale ci insegna a fondere insieme la mente ed il corpo
proprio attraverso la consapevolezza della respirazione per
"attivare" il nostro flusso energetico vitale. Personalmente pratico
il Soto Zen, (quello dei samurai e dei contadini), che si fonda su
una profonda meditazione, su "sedute di consapevolezza" dove quello
che conta è lo "stare", respirare lentamente in assenza di pensieri,
sempre vigili e disponibili. Il Soto Zen non è una religione, è la
vita stessa, è vivere consapevolmente la propria esistenza, istante
per istante, il "qui ed ora". I maestri sostengono che ogni istante
privo di concentrazione è sprecato, quando si mangia bisogna
concentrarsi sull'atto di mangiare, quando si dorme bisogna
concentrarsi sul sonno. Non è utile cercare di capire lo Zen, non
c'è nulla da capire, bisogna praticarlo, viverlo per esserlo.
Lo Zen è vita: voler capire lo Zen
è come voler catturare la propria ombra,
più ci si avvicina ad essa e più ci si allontana dal sole.
Nella
pratica delle arti marziali la meditazione ci prepara al
combattimento reale. Immaginate di dover affrontare una grossa
difficoltà, un esame a scuola, all'università, sul lavoro, un
combattimento. Per esprimere al meglio le proprie capacità
conoscitive teoriche, o fisiche bisogna trovarsi nello stato
interiore "giusto".
La meditazione ci permette di
scoprire e di instaurare uno stato di calma attraverso la
respirazione, liberando i canali energetici dai detriti della
tensione, permettendo all'energia di fluire liberamente
diffondendosi in tutto il corpo, diventando tutt'uno con il proprio
essere. La meditazione coinvolge tutto se stessi, non trascura né la
materia né l'energia, coinvolge la mente, il corpo, la sfera
emotiva, e lo spirito. Per affrontare un combattimento reale ed
uscirne indenni e vittoriosi bisogna allenare tutto il proprio
essere e progredire verso un'autoguarigione, questo ci metterà in
condizioni di utilizzare al meglio la tecnica fisica acquisita negli
anni, ma soprattutto di vivere in armonia con noi stessi e con gli
altri fino al superamento del combattimento stesso. |