IL M° GIULIANO DELLE MONACHE CI INVIA QUESTO ARTICOLO CHE CI FA
COMPRENDERE COME LE ARTI MARZIALI POSSANO ESSERE STATE PER MOLTI DEI
SUOI PIONIERI TUTT’ORA IN ATTIVITA’… UNA GRANDE ESPERIENZA ED
IMPORTANTISSIMO PERCORSO DI VITA… MA IN CUI HANNO LASCIATO ANCHE UNA
PROFONDA TRACCIA PERSONALE, DETTATA DAL PROPRIO STUDIO E CONTRIBUTO
PROGETTUALE.
Karate, una esperienza della mia vita
Negli
anni settanta quando ho iniziato a studiare le Arti Marziali il
Karate non era conosciuto e presente nella società come è oggi, mi
ricordo allora adolescente come questa Arte misteriosa e piena di”
leggende metropolitane”fosse per noi ragazzi un miraggio verso l’
invincibilità ,un metodo per aiutare a superare le insicurezze di
quella età … Ho iniziato a praticare il Karate nel 1972 all’età di
quattordici anni,la Domenica mi alzavo alle 6 e30 prendevo la
bicicletta tempo buono o no mi facevo la mia pedalata di 5 km dalla
campagna fino al paese vicino dove prendevo l’autobus e dopo diversi
cambi finalmente verso le 8 e 40 arrivavo nel teatro di una
cittadina dove sul palcoscenico per oltre due ore ci allenavamo
diretti da un Maestro di Shotokan in questa favolosa Arte. Per un
po’ è andata così sino a quando ho conosciuto per motivi di lavoro
il Maestro Marino, colui che sarebbe stato per molti anni il mio
Maestro anche dopo il rientro in Giappone del M° Goto. Lui mi
parlava (mentre lavoravamo nella sua bottega di intaglio del legno
che frequentavo dopo la scuola )del suo Maestro di Karate Naotoshi
Goto allievo di Murakami e dello stile da lui insegnato, lo Shotokai
( il M° N.Goto proveniente dallo Shotokan è stato il primo
giapponese ad aprire una Scuola Shotokai in Italia ,fondata dopo
l’incontro con il M° Murakami allievo diretto del Maestro Egami ).
Al primo allenamento con il M° Goto rimasi colpito dalla sua
eleganza e dal suo modo deciso (che a me per la verità faceva un po’
paura) ma fu sufficiente a farmi cambiare direzione di studio...
La pratica
L’allenamento era diviso in 3 pratiche settimanali a Pisa con
N.Goto e proseguiva sia in bottega dove era alloggiato un makiwara
per coltivare i nostri” calli” di cui a quel tempo ne andavamo fieri
e proseguiva in palestra ,con una pratica cresciuta negli anni su
basi trasmesse anche oralmente dal Maestro Goto al Maestro Marino .
La pratica con il Maestro Marino non lasciava spazio a
concessioni,durissima con allenamenti che si protraevano oltre le
due ore ogni corso (con periodi di 5-6 ore giornaliere),per fare un
esempio già durante il Taiso ogni tanto qualcuno sveniva dalla
fatica , mi ricordo un episodio di una squadra di calcio che
partecipò a un nostro “riscaldamento,” svennero in tre(non si sono
più visti) come se non bastasse se andavi “giù”per riposarti o ti
alzavi erano” botte” più o meno forti,lo stesso durante il Kihon,interminabile,
costruito con incitamenti che condizionavano il movimento e
riuscivano a far uscire quella parte più insita della persona
influenzata anche dal fatto che se non ce la facevi o se non era
come doveva il Maestro si metteva davanti e quando voleva ti
colpiva …
Tutto questo può sembrare incomprensibile, ma allora il Karate
non era stato ancora elaborato per noi occidentali, veniva
trasmesso quindi, in una modalità tradizionale giapponese,almeno ,a
noi è stato trasmesso così… In inverno una volta anche con Goto,
siamo andati in mare ad allenare lo tsuki ,mi ricordo l’acqua
veramente fredda che entrava dalle maniche del karategi (nessuno si
è mai preso un raffreddore) o quando andavamo a fare meditazione e
allenamento sul prato la mattina di inverno a piedi nudi su la brina
della notte quasi ghiacciata,o quando al buio d’inverno uscivamo
dalla palestra per fare allenamento( a Pisa con Goto lungo la riva
dell’Arno e a piedi nudi naturalmente), a volte con Marino in paese
su il terreno “sterrato”(lascio immaginare il Kihon,) non menziono
altri modi di come venivamo allenati per evitare che qualcuno
cerchi di imitare,comunque la palestra non era sufficiente a
contenere gli iscritti nonostante i diversi corsi…
Il Kumite
purtroppo per noi era una pratica che faceva parte dello
studio,forse per le abitudini acquisite o per l’età o solo per il
fatto che lo Shotokai essendo uno studio non sportivo, costruito sul
concetto dell’anticipo e dell’entrata decisa se applicato anche
parzialmente è di difficile controllo e allora troppo spesso
qualcuno si faceva “male”… Un nostro esercizio in irimi con il
Bo:attacco di Bo da l’alto verso il basso alla testa, entrata
Kawashi Irimi ,quanti bastoni ho visto colpire qualche ritardatario
o spezzarsi sul pavimento! Ma il jiyu-ippon che facevamo era
ancora molto più pericoloso Quando nella seconda metà degli anni 70
iniziammo a studiare anche alcuni metodi di combattimento tipo il
Full Contact, Kick Boxing per noi non fu così complicato ,si trattò
solo di aggiungere le protezioni … Venne anche il periodo dello
shiwari,per noi era solo un modo per dimostrare la nostra
preparazione durante le esibizioni che facevamo (molte)tutto quello
che era possibile rompere per noi era una sfida c’era chi
rompeva,mattoni pieni con la testa o due lastre di marmo di 3
cm,innumerevoli tegole di empi,tavole di 5 cm con i tobi geri ,con
occhi bendati , con il bersaglio da rompere in movimento saltando
ostacoli e molto altro…
Oggi sono così lontano da questa concezione, che sembra quasi
incredibile che mi possa essere allenato così per anni…
Negli anni ho condotto degli studi per brevi periodi anche in
altre arti orientali:shiatsu,yoga,tai chi,aikido,kung fu ,ma devo
dire che ancora oggi il Karate-Do rimane per me l’Arte più
affascinante,anzi posso affermare che ho incominciato solo negli
ultimi anni a comprenderne il significato più profondo grazie anche
al Maestro Masashi Minagawa allievo diretto di Aoki Sensei… Oggi il
mio studio è volto anche alla diffusione dei valori etici per mezzo
delle Arti Marziali,attraverso un lavoro in palestra, nelle Scuole
elementari con i bambini grazie alla possibilità che mi è stata
offerta dal Ministero della Pubblica Istruzione ,dal CONI e dal
Comune dove lavoro, grazie alla opportunità messa a mia disposizione
dalla Federazione Internazionale WTKA con la nomina a Direttore del
Dipartimento Educativo,e dalla redazione del IL Guerriero di cui
faccio parte come collaboratore, grazie anche a tutto questo ,ho la
possibilità di promuovere anche scrivendo articoli l’idea di un
progetto che vuole essere un invito per una riflessione e un aiuto
per una diffusione di uno spirito di sincera ,positiva e costruttiva
collaborazione … Tecnicamente, ho abbandonato da tempo tutte quelle
inutili tensioni che accompagnano lo studio, ricercando nel Karate
una maggiore espressività,ma devo ammettere che il mio modo pur
corretto nell’intenzione non sarebbe mai arrivato alla raffinata
cultura dello studio che il Maestro Masashi propone. Mi ritengo
molto fortunato per questo punto di arrivo e allo stesso tempo di
inizio,perché per me questo è un ulteriore opportunità di sviluppo
di una grande passione che fino a oggi ha accompagnato gran parte
della mia vita…
Cenni storici tratti da un vecchio articolo del Maestro Roberto
Fragale
Forse
in pochi sanno che la Toscana e quindi anche la città di Pisa, sono
state tra i primi territori italiani a conoscere e sviluppare in
maniera precisa le prime Arti Marziali Orientali giunte sino a noi.
In particolar modo la Toscana, potremmo definirla come essere stata
la culla italiana del Karate Shotokai. Tutti i primi praticanti
degli anni 70 infatti, hanno conosciuto ed iniziato con questo
stile. Era frequente che persino il Maestro Murakami in persona,
tenesse suoi stages in questa terra. Lo stile era molto faticoso e
prevedeva una durissima disciplina tradizionale di pratica, per
fortificare prima di tutto lo spirito del praticante. Forse proprio
per questo, subito dopo, molti di noi preferirono passare allo
Shotokan, con posizioni più comode e forse di più facile e veloce
comprensione per noi occidentali. Inoltre sembrava forse più idoneo
alle competizioni sportive ed anche questo aspetto fece pensare
forse erroneamente ai frettolosi ed intraprendenti praticanti, che
fosse superiore. Proprio nei primi anni 70 giunse a Pisa come
studente universitario, un giovane giapponese: Naotoshi Goto.
Mi sembra di ricordare che praticasse il poco conosciuto per noi
(per quei tempi e quei luoghi) Karate Shotokan. Erano tempi in cui
le palestre erano poco più che ritrovi serali (le lezioni si
svolgevano soltanto nel tardo dopo cena) per giovani giudicati
fannulloni dalla stragrande maggioranza degli adulti. (ricordiamo
che questi erano anche gli anni delle famose contestazioni
giovanili) Ogni palestra era retta unicamente dal proprio Maestro,
che ne era anche il capo indiscusso e che dopo il proprio lavoro,
elargiva lezioni ai propri allievi.
La pratica di quei tempi era a dir poco massacrante e non
lasciava spazio alcuno per chi fosse poco motivato. Il giovane
Naotoshi Goto iniziò ad insegnare ad un piccolo gruppo di giovani
studenti nella palestra Alhambra. Dopo qualche tempo partecipò ad
uno stage tenuto dal maestro Murakami e fu amore a prima vista!
Ricordo che rimanemmo sbalorditi, in un momento in cui proprio noi
passavamo allo Shotokan… apprendere che proprio il giovane Naotoshi
Goto, si fosse convertito invece, alla pratica ed insegnamento dello
Shotokai.
Erano anni pionieristici e tra le diverse scuole di karate vigeva
una divisione netta, dettata semplicemente dal fatto che il maestro
era diverso. Ognuno voleva far comprendere che la sua scuola ed i
suoi allievi, fossero i migliori di quelli degli altri…ogni allievo
voleva mostrare tramite se stesso, che il suo Maestro fosse più
bravo di quello degli altri. Figuriamoci cosa potesse avvenire nel
caso in cui fosse diverso anche lo stile! La storia annovera infatti
molte sfide e litigi….
Ognuno difendeva l’onore della propria scuola come i vecchi e
primi film dettavano e come forse si pensava dovesse realmente
essere. Adesso ridiamo divertiti della nostra giovanile ed assurda
stupidità… ma vi assicuro che al tempo era considerata una cosa
molto seria. Il Mestro Naotoshi Goto insegnerà a Pisa per diversi
anni e formerà diverse cinture nere, qualcuna delle quali, al
momento della sua dipartita in Giappone, aprirà una propria scuola
per continuarne la diffusione degli insegnamenti.
Uno dei quali fu Marino Battaglini, che aprì per primo una
succursale a S. Giovanni Alla Vena (Vicopisano) ancora quando
Naotoshi era a Pisa. Lui ed i suoi allievi frequentavano sia l’una
che l’altra… allenandosi così ogni sera. Un giovanissimo allievo
compaesano di Marino Battaglini, fu proprio Giuliano Delle Monache.
Questo, alla prematura scomparsa del suo Maestro a causa di un
incidente motociclistico, rimase senza guida, ma non cambiò mai
stile e per molti anni, modo di intendere le arti marziali…
SEIDO KAN
Seido-Kan è il nome della scuola fondata a Pisa nei primi anni 70
dal m° Naotoshi Goto. Al rientro del Maestro in Giappone la scuola
si dividerà in due correnti. Un allievo fonderà il Seido-Kan di S.
Giovanni alla Vena (PI) continuando, nel rispetto della tradizione
trasmessa, lo studio dell’Arte.
Questa scuola cesserà di esistere intorno alla metà degli anni 80
con la scomparsa del Maestro. Le foto allegate, sono una piccola
testimonianza della storia del Seido-Kan.
Il Mestro Giuliano Delle Monache seguirà lo studio per gran parte
degli anni 90 nella seconda scuola formatasi dal Seido-Kan, una
scuola di grande profondità di contenuto, fortemente ancorata alla
tradizione Shotokai del maestro Muratami. Nel settembre 2005 il
Maestro Giuliano Delle Monache fonda la scuola Seido Kan Heiho in
collaborazione con la Confiam e la Pol. Piccoli Azzurri della
Pubblica Assistenza di Cascina (PI) .Nello stesso anno, l’incontro
con il Maestro Masashi Minagawa della prestigiosa Scuola Shintaido
determinerà l’inizio di un nuovo percorso di studio del Karate-Do.
Il 18 gennaio 2008 il Maestro Giuliano Delle Monache riceve dal
Maestro Masashi Minagawa l’autorizzazione e l’ onore per poter
chiamare il proprio gruppo di studio di Karate-Do con il nome Ki No
Nagare.
Nasce il KI NO NAGARE KAI
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