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Arti Marziali: linguaggio per il superamento delle difficoltà

Di: Giuliano Delle Monache
Direttore Dipartimento Educativo WTKA International

Il percorso formativo delle  Arti Marziali, sia come pratica  volta all’agonismo o come percorso di studio tradizionale quindi come arricchimento culturale è fatto anche inevitabilmente di delusioni, sconfitte, ostacoli, infortuni e limiti, ed è il limite di ogni situazione che si viene a creare durante il percorso, a formare una reazione conseguente che sarà di sicuro, il “veicolo” delle scelte soggettive di risposta.

Nelle Arti Marziali esiste una stretta relazione tra il comportamento individuale e le problematiche che si incontrano strada facendo, esse danno una risposta creando presupposti di reazione, ponendo l’individuo di fronte a scelte a volte immediate, cercando di affrontare anche così le parti” negative” che di volta in volta si presentano.

Fuggire, negare o affrontare?

Nelle Arti Marziali in genere e con varie modalità che variano a seconda della  Scuola  e del Maestro,  queste problematiche vengono indubbiamente affrontate, creando un modo di risposta  volto al superamento del limite che la nostra mente è abituata a concedere, riuscendo a stimolare e a far manifestare le nostre facoltà più profonde ,naturalmente in tutto c’è una misura ed ognuno ha la sua,imparare a sfruttare le occasioni “negative” che si presentano è un mezzo di crescita  che di sicuro aiuta  per una  approfondita riflessione ,non è solo quindi il business della vittoria per un agonista o la conoscenza di una forma particolare per chi percorre la via della tradizione non agonistica  a determinare il “successo” della formazione di un individuo, ma anche il contrario è un eccellente mezzo  per favorire la crescita delle qualità etiche ,da questo nasce la convinzione che ogni difficoltà vada affrontata e vissuta come punto di inizio per una analisi personale …

          

La  “ fuga, la negazione o la troppa protezione” di conseguenza non permettono la fruibilità di tutto ciò ma anzi ne inibiscono la comprensione abituando il praticante a vedere solo strade positive che rappresentano solo una parte della vita, egli percepirà  un immagine distorta della realtà oggettiva,naturalmente per ogni cosa esiste un metro che ne determina il rapporto tra il giusto buon senso e il non senso ,questo metro è fatto di regole che nelle Arti Marziali sono per tradizione le stesse; il rispetto verso gli altri e verso noi stessi è forse quella definizione che le racchiude tutte,   regole che dovrebbero appartenere  in primis a chi è un Maestro…

Le reazioni individuali a delle problematiche  molte volte sono espresse istintivamente e a volte sono anche le migliori,però per chi è “delegato”a rappresentare la coscienza di una volontà costituita (rappresentanti di federazioni allenatori ecc..) la questione assume una rilevanza diversa e non più soggettiva,la reattività ad una situazione di “disagio”deve avvenire in una modalità di esempio civico, anche se mantenere il senso del limite non è cosa da poco,tutto ciò appartiene alla dimensione di comunicazione che si instaura con un linguaggio volto al superamento della difficoltà in modo costruttivo. L’esempio di queste espressioni e non solo di questo è evidente su i terreni di gara,reazioni a volte oltre la misura del buon convivere, denotano solo la parziale appartenenza a una dimensione di comprensione trasmessa da le Arti Marziali…

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