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CONTINUA LA COLLABORAZIONE DIVULGATIVA DELL’ I.M.B.A. SULLE SUE MOLTEPLICI ATTIVITA’ CON ILGUERRIERO.IT… IN QUESTO ARTICOLO CI PARLANO DELL’UTILITA’ DELLE TECNICHE DI MUAY THAI ANCHE NELL’ALLENAMENTO AI COMBATTIMENTI DI VALETUDO… ORMAI TUTTE LE PIU’ GRANDI ORGANIZZAZIONI SI SERVONO DEL NOSTRO STRUMENTO INFORMATIVO PER RAGGIUNGERE OGNI GIORNO, IL NUMERO PIU’ ALTO POSSIBILE DI APPASSIONATI. RINGRAZIAMO IL SITO WWW.MUAYTHAI.IT PER L’AUTORIZZAZIONE CONCESSACI NELL’USO DEL MATERIALE IN ESSO CONTENUTO.

Power Muay Thai

 l’allenamento per il valetudo

Di: Marco De Cesaris

La diffusione dei combattimenti di Vale Tudo su scala planetaria ha avuto un effetto collaterale estremamente positivo: la presa di coscienza reciproca da parte di due categorie di combattenti che normalmente si ignoravano e forse non si stimavano eccessivamente, i colpitori ed i lottatori.

Entrambi i gruppi sono in possesso di tecniche efficaci e conclusive che, se eseguite alla perfezione non lasciano scampo a chi le subisce; se si cerca una maggiore garanzia di successo nella pratica di uno sport estremo come il Vale Tudo però la corretta e razionale combinazione delle migliori strategie e tecniche dei due approcci, non può che offrire migliori possibilità.

In particolare, si può notare come, tra tanti stili di combattimento più o meno similari, i più forti atleti di NHB grazie all’esperienza accumulata negli ultimi anni scelgono, nella maggioranza dei casi, due Arti rinomate l’una per la potenza devastante dei propri colpi, l’altra per l’efficacia assoluta dei controlli e delle finalizzazioni a terra: la prima è la Muay Thai e la seconda è il Ju Jitsu Brasiliano.

Da questa fusione sono nati alcuni dei migliori esponenti attuali di tale tendenza come il campionissimo Jose “Pele” Landi, noto in Sud America, negli Usa, ed in Giappone per il suo stile esplosivo e per la potenza delle sue ginocchiate portate da tutte le posizioni ed il suo “collega” e partner Vanderlei Silva, reputato oggi in Giappone come il più duro combattente NHB nei pesi medi o l’americano Heath Herring, proveniente dalla lotta ed approdato alla Muay Thai con l’olandese Coor Hemmers (già allenatore del super fighter Ramon Dekkers).

La Muay Thai praticata da questi super atleti, plasmata secondo le loro specifiche esigenze, ha ormai poco in comune con quella praticata in Thailandia ma, ciò nonostante, è un esempio della adattabilità della disciplina siamese alle diverse esigenze marziali o, come in questo caso, sportive; peraltro, i metodi di allenamento come il lavoro per l’impatto dei colpi agli attrezzi o le sessioni di sparring effettuate combinando colpi e lotta, riproducono fedelmente quelli in uso nei campi di Bangkok..

 

In particolare, la tipologia di esercizi detti di “allenamento all’impatto” o impact training che rappresenta in un certo senso il marchio di fabbrica della Muay Thai , soprattutto per quanto riguarda l’uso dei pao, o thai pads, si rivela insostituibile per sviluppare al meglio le qualità di un combattente di vale tudo.

Il principio di allenare il praticante a colpire con la massima potenza un bersaglio più o meno mobile è ormai comune a tutte le arti marziali: sicuramente l’uso di questo sistema, essendo nella Muay Thai di fondamentale importanza imparare fin dai primi allenamenti a colpire massimizzando in ogni azione la potenza del colpo, è molto esteso nella pratica di questa dura disciplina da combattimento.

Con un istruttore esperto l’allenamento ai colpitori, i pao in modo particolare, può rivestire un significato che va oltre la mera esecuzione di attacchi prestabiliti su un bersaglio in movimento, fino ad arrivare ad essere la forma più sofisticata di allenamento al combattimento. Anche il cuscino o scudo per calci, che è in realtà un attrezzo tipico della kick boxing, viene utilizzato in maniera intensiva al fine di sviluppare potenza ed abilità tecnica soprattutto nell’esecuzione dei micidiali low kicks (o calci circolari alle gambe) un tipo di colpo efficacissimo che, sviluppato dai thai boxers nel corso dei secoli è ormai diventato di uso comune in tutti gli sport da combattimento a contatto pieno, valetudo compreso.

 

Il sacco ed i focus gloves fanno invece parte dell’attrezzatura presa in prestito dai combattenti siamesi dal pugilato occidentale e l’uso di questi ricalca in massima parte quello che viene effettuato nella boxe.

Un’eccezione è invece rappresentata dall’utilizzo di un sacco allungato (definito da alcuni “Banana Bag”) solitamente del peso di 50 kg. che trova attualmente un uso esteso anche nella Muay Thai per la possibilità che fornisce di combinare colpi portati in linea alta (alla testa), in linea mediana (al tronco) ed in linea bassa (alle gambe), permettendo all’atleta di sviluppare la potenza dei colpi ed al contempo di condizionare tibie e ginocchia, preparandole ai duri impatti che dovranno subire nel corso di combattimenti.

 

Attraverso l’utilizzo di questi attrezzi specifici, si può arrivare ad apprendere come far intervenire l’intera massa corporea in ogni colpo scagliato, si sviluppa esplosività, resistenza muscolare e cardiovascolare elevatissima, si condizionano in maniera eccelsa le armi naturali quali tibie, gomiti, ginocchia, avambracci e pugni.

I pao meritano un discorso a parte: essi sono l’attrezzo tipico dell’Arte Marziale della Muay Thai (come il Makiwara per il Karate o il Wooden Dummy per alcuni stili di Kung Fu) e, nel corsi dei decenni, il loro uso è stato sviluppato al punto di renderlo uno degli strumenti di allenamento più efficaci e versatili mai concepiti.

Nelle mani di un Khru esperto i pao possono far sviluppare nell’atleta doti di potenza esplosiva, resistenza e fluidità nel combinare calci, pugni, gomitate e ginocchiate che non hanno pari. Inoltre, se l’istruttore è un vero esperto, può far allenare con risultati egregi, gli spostamenti in fase offensiva e difensiva, le strategie di attacco e contrattacco, l’uso della distanza per mettere in situazione svantaggiose l’avversario e per mettere il proprio atleta in condizione di colpire con la massima efficacia.

Al livello più alto, il maestro, indossando pao, cintura addominale imbottita e paratibie, permetterà all’allievo di attaccarlo quasi liberamente, eseguendo a sua volta manovre evasive e difese, rendendo la sessione di allenamento un vero e proprio sparring eseguito scagliando i colpi con potenza massima (cosa difficilmente realizzabile durante lo scambio di colpi tra due atleti, per quanto protetti).

 

In conclusione, possiamo affermare che la Muay Thai e la sua Arte Marziale “madre” la Muay Boran, sono specialità antiche ma allo stesso tempo in continua evoluzione, al fine di essere sempre massimamente efficaci in un dato contesto sociale; un contributo notevole è stato dato allo sviluppo dell’Arte di combattimento tailandese proprio dal confronto e dall’apertura verso sport similari o, come nel caso del valetudo, dall’utilizzo delle sue tecniche in scontri aperti a tutte le discipline di combattimento.


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