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IL NOSTRO COLLABORATORE PER LE ARTI MARZIALI GIULIANO DELLE MONACHE, CI INVIA QUESTO ARTICOLO DI MICHAEL TOMPSON SULLO SHINTAIDO CHE CI SPIEGA NEI PARTICOLRI UNA SUA PECULIARITA’: LO SHU HA RI. PROPRIO SU QUESTO TEMA SI E’ SVOLTO UNO STAGE SPECIFICO NEL NOSTRO PAESE E QUINDI CE NE INVIA LA RECENSIONE. SEMPRE SULLO STESSO TEMA POI, CI FORNISCE IN ULTIMO ALCUNE SUE INTERESSANTI RIFLESSIONI.Shu Ha Ri
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Chi è Michael Thompson: Michael Thompson inizia a studiare Shintaido in Francia nel 1971. In Francia incontra Aoki Sensei e poi va in Giappone a studiare con lui ed il gruppo Rakutenkai. Dopo 2 anni in Francia , ritorna negli Stati Uniti ed incomincia ad insegnare shintaido all'università di Hobart, dove rimane per 2 anni. Più tardi si trasferice a San Francisco, dove con Ito Sensei, crea la prima organizzazione nazionale di Shintaido, poi nota come Rakutenkai-Shintaido della California. Nel 1978 si trasferisce in Giappone a studiare ed insegnare Shintaido e vi rimane per 2 anni. Nel 2004 diventa Master Instructor, Doshu,di Shintaido, attualmente è l'unico non giapponese ad avere questo grado. |
Lo stage che si è svolto alla fine di giugno ad Omegna sede della Scuola Shintaido Italia, ha visto la partecipazione di praticanti provenienti da varie parti d'Europa.
Durante i tre giorni di intensa pratica di Shintaido sviluppata sul tema SHU HA RI si sono alternati responsabili della Scuola Alain Chevet Francia, Gianni Rossi Italia, e il Maestro Michel Thompson dello Shintaido of America e per le pratiche di Shintaido Karate il Maestro Masashi Minagawa, responsabile Europeo della Scuola Shintaido.
L'appuntamento di questo anno ha visto anche la partecipazione di alcuni praticanti in rappresentanza di varie palestre provenienti da diverse Federazioni Italiane di Karate riunite in un gruppo di lavoro per studiare lo Shintaido Karate e lo Shintaido nelle sue discipline: Shintaido Bo-Jutsu, Shintaido Honka pratica a mani nude e Kenko Taiso esercizi per la salute,distensione e meditazione.
Shu Ha Ri per i giapponesi la definizione grezza della parola è conservare, rompere e separare, questi tre stati sono paralleli al viaggio di un keiko-nin, uno che persegue le mete dell’ illuminazione attraverso la pratica di una disciplina che è stata trasmessa da corpo a corpo attraverso le varie epoche.
Nel karate del maestro Funakoshi questa dimensione del Do è evidente, ma purtroppo non passa dall’ agonismo, questa concezione ha scatenato notevoli discussioni ma in qualsiasi modo la si voglia rigirare il Maestro ha sempre ragione, per cui definire studente di karate-do chi pratica agonismo non è corretto , forse è più corretto dire , studente di karate, allora come si può inquadrare chi con tanto impegno ha contribuito anche alla diffusione di un arte cosi complessa?
Personalmente ritengo che lo stadio shu sia la dimensione in cui collocare tutto questo lavoro se analizzato dal punto di vista del karate-do ed è vero che se la dimensione di uno studio è anche un fatto personale è anche vero che il superamento di tale fatto può far si che si apra una nuova interpretazione e che in questo caso può aiutare a comprendere meglio un lavoro che se vuol progredire deve per forza compiere il suo passaggio completo nello SHU HA RI.
Con questo non voglio dire che chi pratica agonismo sia tagliato fuori da questa possibile progressione, ma non rendersi conto che esiste una dimensione di studio che non si trova sui libri (ma che in questi ne è definita nei contorni e a volte anche nelle modalità) ma traspare nella pratica intesa come Do, forse è un peccato che uno paga molto .