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CON QUESTO ARTICOLO CI CALIAMO NEI GLORIOSI ANNI 70-80… QUANDO IL KARATE COMINCIAVA AD IMPORSI IN EUROPA ATTRAVERSO UN MANIPOLO DI GRANDI APPASSIONATI CHE NON ESITAVANO AD ESPATRIARE PER PARTECIPARE AGLI STAGES DEI GRANDI MAESTRI PRESENTI IN TUTTA EUROPA. DOBBIAMO SOPRATTUTTO ALLA LORO GRANDE PASSIONE E SACRIFICI, SE OGGI TANTE DELLE COSE CHE RIUSCIAMO A FARE, CI SEMBRANO DI FACILE ATTUABILITA’.SERIGNAN(CRONACA DI 130 ALLENAMENTI)Di: Claudio Vacchi (da www.irimi.it )I bei tempi, per antonomasia, sono quelli andati. E forse c'è perfino del vero in questa affermazione cara ai nostalgici. Va bene. Mi schiero, almeno per il momento, apertamente dalla parte dei nostalgici, e da buon karateka che ha visto con i suoi occhi sfilare i decenni e, con essi, persone e fatti, mi perdo un attimo nel ricordo di Serignan, piccolo paese nel sud della Francia. Non tanto per il paese stesso (anche se non ho preclusioni per i piccoli paesi della Francia) quanto per lo stage che ogni anno là viene organizzato. Uno stage importante, sicuramente il maggior appuntamento dell'intera stagione che tutti i marzialisti dello Shotokai conoscevano per la sua levatura, la sua grande tradizione e per il maestro che per anni lo ha condotto: il leggendario Murakami. MILLE KM A NORD-OVESTTanti erano i chilometri che bisognava percorrere per arrivare al luogo di appuntamento, quella Serignan che quarda il Mediterraneo. Si saliva in macchina e via, si arrivava dopo ore di cambi alla guida - sfatti e soddisfatti - all'appuntamento con lo stage più epico e più duro che il calendario europeo poteva offrire. Ad attenderci c'era sempre lo stesso meraviglioso scenario: tutto il vecchio continente era là, sulla spiaggia di Serignan ad attendere gli insegnamenti del Maestro Murakami.
Un melting pot delle arti marziali che per due settimane arricchiva i partecipanti di tecniche nuove, ma soprattutto di un'esperienza umana davvero nuova, esclusiva, indimenticabile. Periodo prescelto per il raduno era quello delle ultime due settimane di luglio, con la possibilità di optare per l'una, per l'altra o addirittura per entrambe. Teatro dello stage, la spiaggia davanti al campeggio, spazzata dai venti africani che attraversano il Mediterraneo. Il risultato: si arrivava a fine allenamento col karategi non più bianco, ma venato di un deciso riflesso rossastro, frutto del colore della sabbia che in sette giorni si era depositata sugli abiti, ma anche negli occhi e nelle orecchie e con i piedi dal fondo amaranto, segno inconfondibile che contraddistingueva noi marzialisti, che ci allenavamo per ore sulla sabbia. GLI ALLENAMENTIHo partecipato allo stage di Serignan per tredici anni, dal 1975 al 1987. Tredici splendide stagioni durante le quali ho fatto sì duri allenamenti, che sono serviti ad affinarmi tecnicamente, ma sono state soprattutto tredici estati nelle quali ho vissuto in tutto e per tutto la splendida atmosfera che si creava tra i partecipanti. Per tutti noi Serignan era un appuntamento da non perdere, una tappa obbligata del nostro percorso formativo, un momento di grande emotività. Gli allenamenti si tenevano due volte al giorno, il primo dei quali alle sette del mattino, durante i quali il Maestro spremeva tutta la nostra energia. Estremamente stimolante era il fatto di doversi allenare e confrontare con atleti stranieri, e così emergevano le differenze tra le diverse scuole, un confronto costruttivo, positivo.
Un break per il pranzo poi, verso le 16 si ricominciava con le tecniche. Una fatica grandissima dovuta ai disagi della sabbia, del sole e a volte (raramente) della pioggia. E attorno a noi cosa succedeva? Succedeva che passeggiavano tranquillamente ragazze in topless che ci osservavano curiose. È necessario forse dire, a questo punto, che se il topless oggi è la normalità, negli anni settanta era, soprattutto per noi italiani, la trasgressione totale, quasi una scena da film hard-core, e sicuramente un elemento di totale distrazione per noi, stanchi e sudati, che sgranavamo gli occhi alla vista di quelle rotondità. Alla sera si tornava tutti al campeggio, dove si creava un'atmosfera di grande cameratismo. I disagi non si contavano: zona assolata e completamente priva di alberi, frammenti di conchiglie che si piantavano sotto i piedi, se pioveva l'acqua si infiltrava in ogni angolo. Ma tutto questo era facilmente sopportabile per l'amicizia che si instaurava in quell'angolo di Europa unita, dove l'unico interesse per il Karate, la vita in comune in un ambiente spartano e la mancanza di comodità creavano un gruppo estremamente compatto e solidale. GLI ALTRI ITALIANINoi italiani eravamo tanti e rumorosi. Lo spirito latino, infatti, non mente mai.
Il trascinatore era Paolo Giuntoli. Viareggino, Paolo ha fatto da papà a generazioni di italiani che partecipavano allo stage di Murakami. Per primo ha conosciuto la sabbia di Serignan partecipando alla prima edizione dello stage. Aiutava i più imbranati a montare la tenda, portava il vino da casa per le feste che si organizzavano alla sera. Un toscanaccio verace e sanguigno, al quale si aggiungevano altri leggendari personaggi: Mauro Ferrini di Scarperia, paese del Mugello, che arrivava con un camper autocostruito munito di alcuni optional particolari come ... il camino. Poi Franco "Bombolone" Romboli, faentino, così chiamato per la sua attività di pasticcere. Tutti insieme, alla fine degli allenamenti, ci tuffavamo in mare dopo aver lanciato via il karategi. Fido scudiero del Giuntoli era Frosini l'"Ingegnere". Frosini era specializzato a costruire complicati ripari per il vento con delle canne. Ma nessuno ricorda, nonostante anni di tentativi, che un solo riparo abbia resistito più di poche ore. E poi ancora Vecchiet di Trieste, Cellini di Pisa, Matteini e Romolini di Firenze. Tutti insieme, alla sera, a parlare di Karate oppure a cercare fidanzate francesi. Chi riusciva a trovarsi un'amica faceva inevitabilmente tardi, con il risultato di arrivare per ultimo al campo di allenamento. E Murakami? Murakami era più severo di un SS nazista: giri di campo e saltelli sulla sabbia per il malcapitato. Ciao Serignan. Ti ho abbandonato nel 1987, anno in cui Murakami se n'è andato per sempre, e per me non era più la stessa cosa. Ma il ricordo di quei giorni è rimasto un ricordo speciale. |