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INIZIAMO CON QUESTO ARTICOLO, UNA GRADITA COLLABORAZIONE PER IL SETTORE DELLE ARTI MARZIALI, CON IL WEBMAGAZINE www.irimi.it .  L’ARTE MARZIALE IN QUESTIONE E’ IL KARATE E LO STILE SPECIFICO E’ LO SHOTOKAI. SICURAMENTE MOLTI DI VOI NON LO CONOSCERANNO, MA VI BASTI SAPERE PER IL MOMENTO CHE FU UNO DEI PRIMI, SE NON ADDIRITTURA IL PRIMO STILE DI KARATE CHE E’ ARRIVATO NEL NOSTRO PAESE. A CAUSA DEI SUOI ALLENAMENTI PARTICOLARMENTE DURI, FU LENTAMENTE SOPPIANTATO DALLO SHOTOKAN CHE DIVENNE IN SEGUITO, POTREMMO QUASI DIRE, LO STILE EGEMONE NEI NOSTRI DOJO. IL NOME DELL’AUTORE E’ QUANTO DI PIU’ ILLUSTRE POTREMMO TROVARE SULL’ARGOMENTO: IL M° SHIGERU EGAMI ! ALLIEVO DIRETTO DEL M° Gichin Funakoshi E FONDATORE DELLO SHOTOKAI.

KATA

Di: Shigeru Egami (da www.irimi.it)
(testo tratto da: "The Heart of Karate-Do" - Traduzione: Mirca Mazzavillani)

I diciannove Kata destinati alla pratica dello Shotokan erano: Taikyoku Shodan, Taikyoku Nidan, Taikyoku Sandan, Heian Shodan, Heian Nidan, Heian Sandan, Heian Yodan, Heian Godan, Bassai, Kanku, Tekki Shodan, Tekki Nidan, Tekki Sandan, Hangetsu, Jutte, Empi, Gankaku, Jion e Ten No Kata (Omote e Ura; questi e i Taikyoku kata furono creati da G. Funakoshi).

Oggi il Taikyoku Nidan e Sandan ed il Ten No Kata sono poco praticati. Penso che il Nidan e Sandan dei Taikyoku dovrebbero essere aboliti e che al Taikyoku Shodan dovrebbe essere dato il nome di Taikyoku No Kata.

Per quanto riguarda il Ten No Kata, prendendo in considerazione i grandi cambiamenti che si sono verificati nel modo di colpire e di bloccare, penso che sarebbe meglio evitare di praticarlo fino a che non saranno stati fatti ulteriori studi.
Questo lascia sedici kata da praticare, ed io consiglio di concentrarsi su questi.

Se si ha tempo, si può praticare qualche vecchio kata, ma farlo allo scopo di potersi vantare di aver imparato un grande numero di kata è cosa priva di senso. Si dice che in passato un singolo kata venisse praticato per un minimo di tre anni (ichi kata san nen).

Pensate a cosa significa:

Un Kata può essere considerato come un'integrazione di tecniche offensive e difensive, ma è più di questo. Si dovrebbe cercare di capire lo spirito del maestro karateka che creò il kata, perché esso ha una sua vita e richiede cinque o sei anni per essere perfezionato.

Persino nei quarant'anni che ho praticato, i cambiamenti sono stati molteplici (sarebbe interessante ritornare indietro nel tempo, al momento in cui i kata furono creati e studiarli).

L'ordine dei movimenti e la struttura dei kata non sono cambiati di molto; è il modo di pensare, basato sui movimenti del corpo, che è cambiato immensamente.

Guardando all'esecuzione di un kata, oggigiorno, i movimenti, nell'insieme, dalla posizione naturale iniziale a quella finale dovrebbero sembrare armoniosi e fluenti, l'esecuzione bella e ritmica e l'esecutore pieno di vitalità e in grado di irradiare energia.

Corpo e spirito devono essere una sola entità, e l'energia deve essere concentrata.

La respirazione deve essere continua senza alcuna interruzione.

Nella pratica di un tempo c'era una pausa tra un movimento e l'altro; ora il movimento continua ritmicamente ed è fluido e flessibile.

Le apparenze possono ingannare. Sebbene i movimenti sembrino inefficaci in realtà non lo sono.

Quando il corpo e i movimenti erano rigidi e l'energia dispersa, le tecniche sembravano potenti. In realtà era solo l'esecutore che sentiva i suoi colpi potenti. L'unica soddisfazione era da parte sua; cioè si trattava di autosoddisfazione.

L'avversario non sentiva la forza del colpo e la pratica dei movimenti bloccati, in realtà, era pericolosa.

Poteva significare la morte per la persona che eseguiva.

Un pugno soffice e rilassato che sembra privo di vitalità nel quale l'energia è concentrata, sfonda qualsiasi cosa.

Tuttavia le tecniche non dovrebbero essere praticate semplicemente allo scopo di poterle eseguire nel kata. Poiché il karate è un'arte combattiva, ogni tecnica o movimento, sia offensivo che difensivo, ha il suo proprio significato, come e perché sono efficaci, e dovrebbe praticare di conseguenza.

Sebbene i movimenti eseguiti in un kata sono continui e ritmici, qualche volta sono fatti lentamente, altre volte velocemente.

Questo è uno dei tre punti essenziali del Karate:

  1.  applicazione leggera e pesante della forza;

  2. espansione e contrazione del corpo;

  3. movimenti veloci e lenti nelle tecniche.

Non ha senso utilizzare la forza indiscriminatamente, e nemmeno la velocità in se stessa ha qualche significato.

Si deve capire il senso di ogni tecnica, ogni movimento e il kata come insieme. Tutte le arti marziali hanno dei punti in comune, tipo il ritmo, il tempo, la distanza, la respirazione e il flusso di energia vitale e questi sono impliciti nel karate.

Ma diciamo che non è necessario praticare la respirazione come un qualcosa di specifico.

Il punto cruciale è l'atteggiamento dell'esecutore verso l'esecuzione. Il flusso di energia vitale è un punto più difficile perché non sono mai stati portati a termine definiti studi. Tuttavia credo che si possa perfezionare attraverso la concentrazione del corpo e dell'anima.

Cos'è l'energia vitale o intrinseca ("KI" in giapponese "CH'I" in cinese)?

Mentre è impossibile dare una risposta definitiva, si può dire che è posseduta non solo dagli esseri umani ma da tutti gli oggetti animati o inanimati. Si dice che è l'energia che riempie tutto l'universo.

La telepatia e psicocinesi sono state oggetto di studi recenti negli Stati Uniti, in Russia e in Giappone. Credo che fin dai tempi antichi ci siano state persone in possesso di tali poteri "soprannaturali", e che anche fra i budoka del passato ce ne fossero alcuni a conoscenza e che utilizzassero tali poteri nella loro pratica.

Mi sembra che si siano verificati numerosi casi nei quali sono stati mostrati questi poteri.

Ma il principiante non si deve aspettare di manifestarli. Questo è impossibile! Può praticare karate come una semplice arte combattiva e può impegnarsi per diventare più forte possibile ma il principiante non sarà in grado nemmeno di differenziare la concentrazione dal rilassamento.

E' meglio inizaire un kata semplice, come il Taikyoku, in gruppo con qualcuno che da le istruzioni. Lo si dovrebbe praticare dieci, venti, cinquanta, cento volte senza sosta. Non sarete in grado di usare molto il cervello ma non dovete aspettarvi di farlo.

A questo punto, dovreste praticare strenuamente senza preoccuparvi se il corpo è rigido oppure no. Semplicemente praticate duramente; questo è tutto.

Cosa succederà?

Nel caso di ragazzi dotati di grande energia e vigore praticando il kata in questo modo, dopo venti o trenta ripetizioni saranno esausti, perché c'è un limite.
Continuando a praticare diventeranno ancora più esausti, fino al punto di non essere in grado di reggersi in piedi, il respiro affannososi trasformerà in sussulti e la vista si oscurerà.

In questo stato di assoluta spossatezza è probabile che desiderino uno stato di incoscienza. Ma non dovrebbero fermarsi. Continuando in questo stato, diventerebbero come degli automi e sarebbero incapaci di concentrare l'energia nei loro movimenti.

Per essere più chiari, non sanno più quello che stanno facendo. A questo stadio, realizzeranno che i movimenti sono diventati soffici e naturali. Non potranno usare la mente, ma i movimenti saranno acquistati dal corpo. Se continuano la pratica, è possibile che raggiungano lo stadio in cui la mente è molto trasparente e in grado di capire i movimenti del corpo. Oppure è probabile che dimentichino qualsiasi cosa e si trascinino sul pavimento.

Possono ripetutamente perdere e ritrovare coscienza fino a che non scoprono di sentirsi enormemente esausti. E' allora che capiranno di essere caduti o svenuti dall'esaurimento.

Ma anche allora, nel caso di un comando, reagirebbero in qualche modo, sebbene non necessariamente fisicamente. Allo stesso tempo arriveranno a comprendere la relazione fra loro e la persona che  impartisce gli ordini, la relazione fra gli esecutori e la relazione fra la mente e il corpo. 

I movimenti del corpo e il flusso delle sensazioni all'inizio saranno molto confusi, poi si calmeranno, e alla fine si entrerà in uno stato di tranquillità e concentrazione, e il respiro diventerà regolare nonostante il vigore dei movimenti.

Non sarà il principiante a riuscirvi. Solo dopo una lunga pratica sarà possibile gradualmente avvicinarsi a questo stato. Solo quando il corpo sarà allenato completamente si riuscirà a raggiungerlo. Non limitate l'esercizio dei vostri poteri ad un livello minimo.

Penso che nessuno conosca veramente i propri poteri e capacità fisiche. E' probabile che vi sembri impossibile continuare, ma alla fine arriverete a comprendere il grande potere del corpo e della mente.

Dovreste sfidare quel potere finché non crollate veramente a terra.

Questo tipo di pratica dovrebbe essere eseguita con dei movimenti veloci, per esempio, eseguire il Taikyoku kata in cinque secondi.

Ma c'è un altro tipo di pratica che consiglio di fare:

Cercate di eseguire il Taikyoku kata in tre minuti e mezzo o quindici minuti senza fermare mai i movimenti.

Quest'ultima pratica si rivelerà più difficile di quella veloce.

E' naturale a questo stadio mostrare delle critiche; anzi è solo umano. Ciò che va tenuto presente è che state entrando e sfidando un mondo sconosciuto, un mondo di pratica, per il quale il vostro stato attuale di conoscenza è insufficiente.

Dovete praticare fino a che il corpo non apprende.

Questa è pratica. La pratica del kata non deve mai essere considerata come qualcosa di ovvio. 

Considerate ad esempio la posizione di partenza (yoi) in vari kata, dquella degli Heian, del Kanku, del Jutte, dei Tekki kata e così via, e vedrete che sono tutte diverse.

Perché? Si è indotti a pensare che la posizione di partenza di tutti i kata dovrebbe essere la stessa, ma non è così.

Possiamo anche chiederci se in un'arte marziale ci sia una posizione fissa (kamae), e se sia necessaria una tale posizione.

Pare che questo abbia delle relazioni con le posizioni yoga, ma ha qualche relazione coi mudra del buddhismo esoterico?

Stando alla letteratura sul Tai Chi Ch'uan cinese, la posizione di partenza nel Jutte è una espressione dell'unità fra Yin e Yang.

Come è successo e che funzione ha?

So che ci sono dei cambiamenti nella funzione dei vari kata, ma devo confessare che non ne conosco la ragione, e nemmeno perché cambiano a seconda del kata.

Questo è un problema, e ce ne sono molti altri che, penso, debbano essere studiati più approfonditamente in futuro.

Fra i vari kata ce ne sono alcuni i cui fondamentali sono stati chiaramente descritti. Tuttavia, in realtà, è difficile eseguirli stando ai fondamentali. Sebbene non si riescano a comprendere a fondo, non si deve pensare che i movimenti non abbiano significato o una ben precisa funzione. Consiglio di eseguire i movimenti pensandoli, e interpretandoli a vostro modo, mettendoci il cuore e l'anima.

Questa è pratica.

In un certo senso, la pratica, sia fatta da soli che in gruppo, è una lotta contro il proprio io.

C'è una forte tentazione ad essere pigri e a praticare con comodo. Non si deve essere pigri; si deve imparare ad accettare una dura pratica.

Non si deve pensare alla pratica come ad una lotta contro un avversario.

Si devono sfidare i limiti estremi della propria forza.


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