“
…Una cosa che non ha prezzo…”
OSPITIAMO ADESSO COMPIACIUTI, L’ARTICOLO DI UNO
DEI NUOVI COMPONENTI
LA NAZIONALE
AZZURRA
CHE HA PRESO PARTE ALLA SPEDIZIONE DEGLI EUROPEI WAKO 2004 DI BUDVA, IL QUALE
CI RACCONTA DAL SUO PUNTO DI VISTA
LA SUA ESPERIENZA
DI ESORDIENTE. SICURAMENTE INTERESSANTE RISULTERA’ CONOSCERE ANCHE IL PUNTO
DI VISTA DI UNO DI QUELLI CHE SONO STATI I MAGGIORI PROTAGONISTI DEL
GRANDE EVENTO… GLI ATLETI! NOI LO RINGRAZIAMO PUBBLICANDOGLI TUTTE LE NOSTRE
FOTO SUL SUO PRIMO INCONTRO… SE QUALCUN ALTRO LO VOLESSE PRENDERE AD
ESEMPIO...
Di: Marco Mastrorocco
Il lunghissimo viaggio da Pisa a
Bari, dove mi sarei imbarcato con il resto della nazionale
FIKB per
la Serbia Montenegro
in occasione dei Campionati Europei Wako degli sport
da ring, è stato un susseguirsi di pensieri, paure , domande e risposte
con me stesso circa quello che di li a poco sarebbe accaduto… Mai avrei
pensato, il preludio ad una bellissima sorpresa! Era la mia “Prima volta”..
come membro del Team azzurro.. e la cosa oltre
che riempirmi di orgoglio, mi caricava inconsciamente di adrenalina e
subdolamente di responsabilità. Sapevo che avrei incontrato tante persone
nuove, i più bravi atleti (ed atlete) italiani di settore, i migliori Tecnici e
Dirigenti Federali…alcuni dei quali amici o conoscenti per via delle tante
occasioni sportive in cui ci siamo ritrovati “avversari” , in quanto facenti
parte di scuole diverse.

E la domanda che si insinuava
sempre più era: ”che clima ci sarà tra di noi?” ed ancora: ”io… sarò
alla loro altezza?” Chi non ha mai preso parte alle nostre manifestazioni,
alle gare.. ai matches… agli stages… non può comprendere quelli che sono
pensieri ed atteggiamenti che, seppur senza volerlo, si impossessano del tuo
cervello e ti fanno valutare spesso le cose e le persone in modo poco
obiettivo! Sto parlando di quel senso di appartenenza al “gruppo” –della
propria palestra e scuola- quel richiamo di fedeltà a volte non richiesto, ma
che sorge spontaneo quando si viene messi in contrapposizione con elementi di
altre scuole… scuole che tutte insieme compongono quel variegato (ed a volte
litigioso) macrocosmo che è una Federazione nazionale di qualsivoglia sport…
nello specifico la nostra FIKB.

Ebbene, per i fortunati che
hanno provato le brezza dei combattimenti, le adrenaline di uno “scontro
sportivo”, le battaglie su di un ring, di certo a questi non sarà sfuggita la
sensazione da me descritta e che certamente ognuno di noi almeno una volta ha
provato. Per farci capire da tutti ed in senso molto più generico, è un po’
come quando da bambini il “nostro papà è sempre e comunque il migliore -così
come il nostro Maestro- Arrivando appunto al porto di Bari, la prima sensazione
che ho avuto sono stati gli sguardi dei miei futuri colleghi di nazionale, nonché
compagni di viaggio… che sospettosi e circospetti si (e ci) osservavano
vicendevolmente…quasi a commisurare il valore o la personalità del nuovo
arrivato. Alcuni ragazzi erano miei amici e quindi, naturalmente, è con loro
che inizialmente mi unisco a chiacchierare… La traversata dell’Adriatico
(nove ore) è stata scandita dalle prime presentazioni… i primi timidi scambi
di convenevoli con gli “sconosciuti”… e pian piano il ghiaccio ha iniziato
a sgretolarsi lentamente, ma inesorabilmente.

Mi era stato raccontato da amici che avevano preso parte in
precedenti occasioni a questi tour della nazionale, che solitamente avveniva una
divisione tacita e naturale tra i diversi settori ( il Full,
la Low
Kick
e
la Thai
)…fino al formarsi inesorabile dei famosi “gruppetti”(!!!)… cosicché di
nazionali alla fine ce n’erano 3 e non una sola! Ed all’inizio, proprio
questo era ciò che stava accadendo…anche se avendo amici nel “gruppetto”
della Kick e legami “regionali” con gli atleti pugliesi del Full…mi
dividevo più o meno equamente, sebbene il mio stato d’animo di fondo fosse
rivolto ed assorbito quasi tutto dal pensiero dell’imminente gara e dei
relativi atleti che mi aspettavano al di la del mare. La nottata passa veloce
nelle cuccette della nave ed il risveglio è grigio e sempre più umido,
all’attracco nel porto montenegrino.

Tutti insonnoliti… e con
sguardi che proprio da combattenti non erano, a giudicare dalla reattività
quasi nulla agli stimoli esterni a quell’ora del mattino, ci ritroviamo dopo
poco meno di un’ora nel nostro albergo, una sorta di villaggio turistico, con
decine di piccoli complessi chiamati “calette” che ricordavano, per lo meno
a me, quelle bianche casupole che troneggiano sulle isolette greche. Ebbene in
queste “calette” erano alloggiate le diverse nazionali che avrebbero preso
parte al torneo. Iniziamo ad aggirarci tra le viuzze, esplorando il
territorio, sebbene la giornata sia piovosa e umidissima… Scopriamo che è una
vera e propria città in miniatura, con negozietti di vestiti, souvenir,
mercatino, alimentari, bar e ristoranti. Ah… dimenticavo, un internet point!
Tutto il necessario per non sentire mancanza di nulla e godersi una comoda e
confortevole permanenza a due passi dal mare. Anche se della bellezza di
quest’ultimo, ci siamo resi conto solo il giorno seguente, quando il sole ha
iniziato a farla da padrone. Le prime difficoltà di alcuni atleti sul controllo
peso iniziano a cementare le conoscenze… in circostanze problematiche i gruppi
si compattano automaticamente… l’unione fa la forza! Iniziavano a ridursi le
distanze tra le 3 nazionali italiane… Il giorno successivo, tutti in libertà
e in attesa della cerimonia di apertura dei giochi, che si sarebbe tenuta in
serata nel centro storico della città ospite dei campionati, Budva.

Le ore scorrevano ed i
“gruppetti” timidamente si avvicinavano e si conoscevano. Anche se gli
allenamenti, avvenuti per forza di cose in modo separato tra le diverse
specialità , avevano riacuito le distanze…. ma ci aveva pensato la cerimonia
serale di apertura dei giochi a ricompattare tutti e… non me ne vogliano i
pisani (pur essendo io stesso pisano onorario…) anche grazie alla splendida
verve e simpatia della compagine livornese (dei veri fenomeni di allegria)
atleti e tecnici tutti! L’indomani le gare! Iniziavano le “danze”… Ma
prima di andare a letto (presto) riunione con i Tecnici per le ultime dritte e
consigli, tabelloni alla mano per meglio inquadrare l’avversario e la tattica
di gara più consona alla singola persona.. Quello è stato davvero un bel
momento… adrenalina e senso di appartenenza iniziavano a scorrere a fiumi,
mentre tutti seduti e silenziosi ascoltavamo i consigli pratici, le risposte ai
nostri dubbi, da parte dei coaches… e pian piano ci dirigevamo in stanza con
ancora quelle parole che ronzavano nelle orecchie… ma soprattutto che
continuavano a rimbalzare nella nostra testa! Colazione abbondante, visi tirati,
sorrisi abbozzati e qualcuno che per sdrammatizzare o smorzare la tensione fa
finta di non interessarsi troppo a quello che sta per accadere. Chi più chi
meno, siamo tutti indistintamente emozionati, mentre a piedi ci dirigiamo al
palazzetto a poche centinaia di metri dall’albergo. L’attesa è febbrile, i
tabelloni con i combattimenti in programma si passano da una mano all’altra…
tutti vogliono vedere.. tutti vogliono riguardare quel nome (già letto e
riletto) che tra poco si tramuterà nel proprio ostacolo per superare il
turno.

Si respira quel classico odore
che tutti noi atleti ben conosciamo… olii canforati.. creme e vaselline…
protezioni e guantoni che odorano (in senso metaforico) di fatica e sedute di
allenamento. I primi combattimenti iniziano e non appena il primo di noi sale le
scalette del ring…. ecco che il miracolo accade. Quei timidi segnali che si
erano intravisti in quei primi due giorni di permanenza si fanno realtà…
quelle piacevoli sensazioni di gruppo (accantonate per via delle precedenti e
poco “unite” spedizioni azzurre) non sono più solo pensieri o
speranze di vedere finalmente unito il gruppo azzurro…no! Sono la realtà!….
L’Italia si dimostra e si scopre un vero ed unico TEAM! Tutti…nessuno
escluso, ci ritroviamo gomito a gomito per urlare e sostenere l’atleta
italiano di turno… pronti a festeggiarlo in caso di vittoria od a consolarlo
se sconfitto. Tutti comunque uniti a tifare, a ridere, scherzare e godersi
quella bellissima esperienza che si consumava all’ombra dei Balcani. Che si
trattasse di Full, di Low Kick o di Thai… la nazionale era una sola… così
come noi li a combattere o gridare dagli spalti o sotto il ring. Ci sentivamo
parte di un’unica entità… e per quell’entità volevamo dare il
massimo! Probabilmente per chi non ha preso parte o non era presente , la cosa
potrà sembrare anomala o di scarso interesse… perché vogliamo sempre leggere
solo di vittorie o sconfitte… di chi è campione e chi no… dobbiamo sempre
“catalogare” tutto, ma diamo poco spazio a certi valori che poi invece,
danno il vero senso alle cose! E qui di vittoria, al di la delle gare in se e
per se, ce n’e’ stata una sola , grande ed importantissima… della

Nazionale tutta: l’Unità
ritrovata! E, a quanto mi hanno raccontato gli “anziani” della nazionale,
era davvero da tanto tempo che non accadeva una cosa del genere, che quella
scritta alle spalle delle nostre tute.. raramente era stata così vera… ITALIA
KICKBOXING TEAM. Nei 4 giorni di combattimenti le cose sono andate sempre
meglio… e le amicizie sono diventate più vere. Tutti noi avevamo superato
quelle diffidenze iniziali tra “scuole” che a volte infantilmente ci
offuscano… ma soprattutto quelle rivalità tra specialità….”meglio il
Full… no meglio
la Thai
…no meglio
la Low
Kick
”…che sembrano piuttosto le chiacchiere da bar che possono rubare il tempo a
chi di questo sport poco capisce. Alla fin fine siamo tutti fratelli, ragazzi
che per mesi si allenano duramente per raggiungere un traguardo… che superano
difficoltà e si sacrificano quotidianamente… tutto per amore dello stesso
sport!. Che si faccia questa o quella specialità, che si appartenga a questa o
quella scuola. Si prendevano allegramente i caffè insieme, si girava per il
borgo antico della città, si mangiava tutti insieme il gelato (quando
permesso… e persino offerto dai Tecnici) qualcuno (ahimè fuori gara prima
delle finali) se la spassava un’oretta nelle discoteche o con qualche
bicchiere di vino in più (in senso stretto… e solo perché usualmente non ne
beve affatto) ma tutto era ormai concesso, con lo stress che scivolava via dopo
le fatiche e l’impegno riconosciutogli sul ring. Comunque, tutti insieme a
godere di quella briosa familiarità.

Ed una grande dimostrazione di
questo piccolo, ma enorme passo avanti tra noi membri del team, si è avuta in
occasione della finale della bravissima Barbara Plazzoli.. (che era l’unica
italiana a dover disputare la finale di categoria nella città di Podgorica, ad
un paio d’ore di pullman da Budva). Ebbene, in quell’occasione… senza
quasi neanche parlarne, ci siamo ritrovati tutti su un bus, gentilmente messoci
a disposizione dal nostro presidente Falsoni, tutti uniti e carichi per dare
supporto alla nostra alfiera (che ancora una volta non ci ha delusi, ma mai
avrebbe potuto e voluto farlo, comunque fosse andata) e quando dico tutti , dico
proprio tutti… compresi atleti che il giorno seguente avrebbero dovuto
disputare la loro finale, ma che pur di esser li (e parte del gruppo) non hanno
esitato a venire, sebbene sapessero che il rientro sarebbe avvenuto in tarda
serata (mezzanotte..). Insomma, questa trasferta azzurra non ha solo
rappresentato un ottimo risultato sportivo (per cui rimando
all’articolo specifico) ma soprattutto un risultato a livello umano, che
penso non abbia pari. Perché assistere e partecipare alle chiacchiere sul ponte
della nave, di ritorno a casa… lo scherzare tra una birra ed un aneddoto nel
bar della stessa e tutti intorno ad una bella tavolata… Tecnici, Arbitri,
Sponsor e Dirigenti Nazionali compresi… scambiarsi i numeri di telefono, le
confidenze, sentire quell’appartenenza (adesso si, ben venga!) tra tanti
atleti , ragazzi e ragazze di diverse regioni, scuole e specialità che fino ad
una settimana prima si aggiravano diffidenti e guardinghi… ebbene, per
parafrasare una nota pubblicità di carte di credito:
”è una cosa che non ha prezzo!” ..

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