| In una Garden Arena 
			stracolma di gente, il gigante olandese, già campione del K-1 
			giapponese , di Strike Force e di Pride, chiude il conto col rivale 
			in un amen.  Dopo la sconfitta, Lesnar annuncia il ritiro.Overeem Chiude La Carriera A LesnarNuovamente a  Las Vegas, per l’evento UFC dell’annoDi: Ennio Falsoni
			 Sono  Las 
			Vegas per il secondo anno consecutivo nello stesso periodo, verso la 
			fine dell’anno. Ma ci sono venuto, al contrario della maggior parte 
			di altri  milioni di persone che arriva in questa che è considerata 
			la capitale mondiale dell’intrattenimento, non per giocare al casinò 
			o per andare a vedere uno dei tanti e meravigliosi spettacoli in 
			programma, quanto per assistere  al mio primo evento UFC  “live”, 
			ossia dal vivo. L’incontro a Milano nei mesi scorsi, complice Emilio 
			Appiana di Budo International, con Lorenzo Fertitta, uno dei 
			proprietari della società Zuffa che gestisce l’UFC, era stato 
			determinante in questo: mi aveva invitato ad andare a Las Vegas 
			perché mi rendessi conto di cos’è oggi l’UFC. Ed eccomi qui, ansioso 
			di fare questa ennesima esperienza. Sono ospite al MGM Grand, uno 
			dei più grandi alberghi della città con le sue 3.000 stanze (anche 
			se ormai un po’ vecchiotto e bisognoso di un restyling) , capace 
			quindi di contenere oltre 6000  persone. Proprio davanti alla 
			reception, come uno arriva sbatte contro la famigerata “cage” o 
			‘gabbia, o ottagono , che è il luogo dove avverranno gli incontri di 
			MMA. Al centro della gabbia, un leone  dorato della MGM -  il 
			simbolo di questo albergo – che serve a pubblicizzare l’avvenimento 
			e che è usato dai molti turisti per immortalare la loro presenza. 
			  E’ il 28 di dicembre e vado ad assistere alla conferenza stampa 
			di presentazione dell’avvenimento che è organizzata proprio lì, alle 
			ore 13.00 ,  davanti alla gabbia,  in uno spazio organizzato con 
			tanto di palco e posti a sedere per i soli giornalisti e invitati e 
			davanti ad uno stuolo di televisioni di molti paesi stranieri che 
			ormai stabilmente seguono   gli incontri di MMA, come la televisione 
			israeliana o la Fox Tv Messicana. Dietro le transenne, almeno 200 
			gli spettatori e i curiosi che seguiranno l’evento. Fa il suo 
			ingresso sul palco per primo Dana White, presidente dell’UFC e 
			praticamente l’uomo che ha convinto i fratelli Frank e Lorenzo 
			Fertitta ad investire nelle MMA acquistando l’UFC dai Gracie nel 
			2001. Parla brevemente a raffica, con voce ferma e decisa, 
			annunciando il 141esimo evento della storia dell’UFC e che sarà 
			imperniato sostanzialmente su due incontri clou: quello che vedrà di 
			fronte Donald “Cowboy” Cerrone (28 anni, di Albuquerque, 17 vittorie 
			e 3 sconfitte nel suo record, un kickboxer puro) contro Nate Diaz, 
			di Stockton (California), di 26 anni che ha al suo attivo 14 
			incontri vinti e 7 persi e un passato di Ju Jitsu; e, quello più 
			atteso, tra l’ex campione dei massimi dell’UFC Brock Lesnar, di 
			Alexandria nel Minnesota, 34 anni, già lottatore e giocatore di 
			football americano, di 120 chili, un colosso taurino pazzesco per 
			193 centimetri d’altezza, che dovrà vedersela contro colui che è 
			ormai una leggenda vivente degli sport da combattimento, Alistair 
			Overeem, 31 anni per un metro e 98 centimetri, di Amsterdam 
			(Olanda), 69 incontri professionistici alle spalle con 11 sconfitte, 
			ma già campione del mondo di Strike Force e di Pride nell’MMA, e due 
			volte vincitore del K-1 Grand Prix giapponese (l’ultima volta 
			demolendo Peter Aerts in finale). Prima di dare la parola ai 
			protagonisti, Dana White aveva invitato tutti a vedersi i filmati di 
			presentazione degli atleti in questione. Su due display, alcuni 
			spezzoni dei protagonisti in match passati, ottimamente   montati, 
			alcune riprese nel corso degli allenamenti e le loro dichiarazioni 
			che verranno poi ripetute anche dal vivo nel corso della conferenza 
			stampa. Tra Cerrone e Diaz pare non corra buon sangue. Cerrone è 
			molto fiducioso, è pronto a combattere e darà il massimo come fa 
			sempre. Diaz è molto nervoso e dice che non vede l’ora 
			di   cominciare. Ma quando i due vengono invitati  a mettersi di 
			fronte per le fotografie di prammatica, Diaz spintona Cerrone che 
			invece sorride beffardo. Ma si passa subito dopo al vero clou della 
			serata, quello che vedrà di fronte i due colossi dell’UFC. Dana 
			White dice di essere contento che finalmente Alistair sia approdato 
			da loro ed è ovvio che, nonostante il suo curriculum impressionante, 
			l’UFC non poteva fargli incontrare subito il loro campione del 
			mondo, Junior Dos  Santos, brasiliano, che aveva precedentemente 
			tolto il titolo  proprio a Lesnar che era stato costretto alla resa 
			con uno strangolamento effettuato  dal brasiliano  con le gambe 
			quando si trovava a terra e Lesnar era sopra di lui. Quell’incontro 
			dunque era una sorta di semifinale e il vincitore, avrebbe avuto la 
			possibilità di sfidare il campione. Brock Lesnar, che mi è apparso 
			più teso del rivale, si è detto convinto di poter battere Alistair 
			perché più veloce, più determinato e più forte nella lotta a terra 
			dell’avversario. Per contro Overeem, con la sua faccia sempre 
			uguale, i suoi occhi piccoli come spilli e il suo enorme e iper 
			sviluppato trapezio, si limita a dire con voce calma e sicura: “ So 
			che il mio avversario non ama prendere colpi in faccia e allora io 
			dico che lo picchierò come nessuno lo  ha mai fatto prima, con tutta 
			la potenza che possiedo. Prevedo che il match non vada oltre la 
			prima delle tre riprese previste, al massimo entro la seconda.” Era 
			una dichiarazione molto forte e che certamente  incuteva rispetto, 
			detta da uno straniero in suolo americano. E visto che era a casa di 
			Brock e di fronte al suo pubblico, ho pensato che Alistair deve 
			avere una fiducia estrema nei suoi mezzi e un grande carattere.  Di 
			fatto, visti anche i brevi filmati sulle rispettive carriere, il 
			match si presentava perfetto perché c’erano a confronto due modi di 
			interpretare l’MMA: da una parte un lottatore puro, uno che “la 
			lotta l’aveva   nel suo DNA –come ha detto poi lui stesso -, perché 
			lo faceva dall’età di 5 anni” -;  dall’altra un vero e proprio “striker”, 
			un colpitore, un atleta che aveva nei calci, nei pugni e nelle 
			ginocchia le sue armi più temibili e efficaci (anche se Overeem sa 
			lottare benissimo).  La pubblicità  dell’incontro diceva: “Più 
			grossi di così non si può” (nell’UFC , dove esistono solo 7 
			categorie di peso, la categoria  dei massimi si ferma a 120 chili) e 
			vi assicuro che visti da vicino al peso, i due mi sono sembrati due 
			armadi, due tank pazzeschi, due atleti che di lì a due giorni, si 
			sarebbero lanciati uno contro l’altro in uno schianto terribile. Nel 
			listino delle scommesse , Lesnar era dato vincente per il 67% degli 
			scommettitori, mentre all’olandese restavano le preferenze di solo 
			33 persone su cento. Non vedevo l’ora di vederli all’opera. Il 29 
			Dicembre, Ike Lawrence Epstein, vice-presidente esecutivo dell’UFC e 
			Consigliere Generale di Zuffa Llt. (che avevo conosciuto al primo 
			incontro con Lorenzo Fertitta), mi viene a prelevare nella Hall 
			dell’albergo e mi porta alla Grand Arena dove avrà luogo il Gala il 
			giorno dopo. Si va a vedere il peso ufficiale degli atleti. Anche 
			Brock e Alistair dovranno pesarsi perché devono rientrare  nei 120 
			chili, che è il massimo consentito. Mi introduce nel back stage , 
			nel dietro le quinte, dove nel frattempo, prima di pesarsi, gli 
			atleti che partecipano al Gala sono tutti visitati da due medici 
			specializzati  che fanno parte dell’Athletic Commission del Nevada, 
			l’organo che è preposto al controllo e alla supervisione di tutti 
			gli sport professionistici in ogni Stato degli Stati Uniti. I 
			medici  compiono dei prelievi anti-doping fuori gara e dopo la gara, 
			controllano i certificati medici, compiono addirittura 
			elettroencefalogrammi o cardiogrammi nel caso gli atleti non ne 
			possiedano e test anti-droghe. Uno dei successi dell’UFC dei 
			Fertitta e di White, risiede proprio nell’aver inserito le categorie 
			di peso rispetto ai tempi dei Gracie, e soprattutto la serietà dei 
			controlli medici prima, durante e dopo gli incontri. Per l’UFC, 
			incontro  un veterano del mestiere, Marc Ratner che si occupa dei 
			rapporti con l’Athletic Commission, Michael Mersch, un altro 
			vice-presidente di Zuffa e con loro mi intrattengo parlando di WAKO 
			e di come, nei diversi paesi, siamo pronti a dare una mano allo 
			sviluppo di una vera e propria Federazione mondiale dilettantistica 
			di MMA, la WMMAF appunto cha a Tallinn, in Estonia, terrà  la sua 
			seconda edizione dei propri Mondiali nel mese di Giugno.  Tutti sono 
			interessati alla nascita e allo sviluppo di una vera e propria 
			federazione, perché l’UFC sa benissimo che in Europa, in Asia e in 
			Africa, l’avere al proprio fianco una Federazione riconosciuta dai 
			rispettivi Comitati Olimpici è di fondamentale importanza se si 
			vuole poter organizzare eventi UFC. Pertanto, una collaborazione tra 
			le due entità sarà auspicabile se non addirittura ineluttabile. Ed è 
			la ragione fondamentale per cui mi trovo a Las Vegas , ovviamente. 
			Qui, rivedo Lorenzo Fertitta che nuovamente ringrazio per 
			l’ospitalità e per avermi invitato, nonché mi  introducono ad 
			Alistair Overeem in persona. Mi trovo davanti un vero e proprio 
			colosso, oserei dire  dalle sembianze di un gorilla, tanto è grosso. 
			Mi stringe la mano con la sua manona e mi sorride. Mi sembra proprio 
			un bravo ragazzo e ovviamente gli auguro “in bocca al lupo” per il 
			suo prossimo match. Mi sposto quindi nella parte dell’Arena adibita 
			al peso ufficiale e vedo una roba mai vista, una scenografia 
			grandiosa: ci saranno almeno 4000, dico 4000 persone ad assistere al 
			peso! Una roba mai vista neanche ai tempi del K-1 di Ishii  e ciò 
			basti per farvi capire l’attesa, la tensione palpabile, l’interesse 
			incredibile che Gala di quel tipo e con quei personaggi suscitano 
			nel pubblico  americano. Due mega screen fanno vedere in sintesi i 
			profili dei vari atleti che , sempre da Dana White, vengono chiamati 
			sul palcoscenico per il peso ufficiale. Salgono, si spogliano 
			restando in mutande (solo Alistair Overeem si peserà in jeans), 
			posano uno di fronte all’altro per le solite foto di prammatica ad 
			uso e consumo dei fotografi, pacche sulle spalle, strette di mano, 
			abbracci e scendono bevendo sempre qualcosa per idratarsi e 
			recuperare i liquidi persi per fare il peso. Solo uno non risulterà 
			entro i limiti: sarà Nate Diaz che risulterà sovrappeso di mezzo 
			chilo, ma Cerrone non fa sconti: esige il rispetto delle regole. 
			“L’atleta ha un’ora di tempo per rientrare nel peso” – viene 
			annunciato da Dana White. Ma non c’è dubbio che ce la farà. Pregusto 
			ormai il giorno del Gala. Il 30 Dicembre, arrivo all’MGM Garden 
			Arena verso le 5 del pomeriggio. Anche se mi avevano consigliato di 
			arrivare più tardi, visto che gli incontri principali sono previsti 
			dalle 7 in poi, voglio vedere anche gli incontri preliminari e 
			guardarmi attorno per riempirmi gli occhi e la mente, per assorbire 
			quanto più potrò di quell’esperienza. L’Arena ha numerose entrate, 
			ma noto immediatamente l’incredibile numero di personale addetto 
			alla sicurezza.  il controllo del pubblico che affluisce è accurato 
			come di più non si potrebbe e non c’è verso che chi ti controlla sia 
			mosso da compassione per alcuno o qualcosa. Hanno avuto degli ordini 
			e sono molto fiscali. Devi seguire le loro indicazioni e nessuna 
			discussione. Tutti devono attenersi alle disposizioni. Entrare 
			nell’Arena   è come andare in un aeroporto e dirigersi verso il gate 
			del tuo aereo. Ci fanno scendere nel parterre e stuoli di hostess ti 
			ricevono e ti accompagnano nei posti assegnati. Sono a pochi metri 
			dall’ottagono, dalla gabbia, ma essa è circondata letteralmente da 
			altri uomini enormi , dagli addetti alla sicurezza. Non c’è 
			possibilità di avvicinarsi ulteriormente. Al mio arrivo, l’Arena 
			presenta ancora molti posti a sedere vuoti, ma non ho alcun dubbio 
			che per gli incontri principali ci sarà il pienone. E così sarà. IL 
			cartellone prevede ben 11 incontri, tutti della durata di 3 riprese 
			di 5 minuti con intervallo di 1 minuto per il recupero tra una 
			ripresa e l’altra. Prima dell’ingresso ufficiale di ogni atleta, 
			annunciato da Buffer con la sua voce ormai inconfondibile, su 6 mega 
			schermi posti in alto, all’interno della grande  Arena, compaiono le 
			interviste realizzate ai contendenti nel back stage, negli 
			spogliatoi, nel dietro le quinte così che ciascuno comincia a farsi 
			un’idea, attraverso i loro curriculum,  di chi e come combatterà, 
			l’arte marziale da cui provengono, cosa pensano dell’avversario. 
			Buffer annuncia un protagonista alla volta. Sugli  schermi li vedi 
			uscire  dagli spogliatoi, seguiti dai loro   secondi (sempre almeno 
			3-4 persone al seguito), ed entrare nell’Arena accolti – a seconda 
			della caratura dei personaggi -, dai boati della folla presente. 
			Appena l’atleta si avvicina alla “cage”, un   addetto lo ispeziona, 
			anche se tutti portano shorts attillati (e certamente non potrebbero 
			nasconderci dentro un’arma o un oggetto contundente), bendaggi e 
			guantoni indossati e pronti  dunque per combattere. Finita 
			l’ispezione, entra in azione un altro specialista che cosparge della 
			vasellina sulle arcate sopraccigliari, a tutti la stessa quantità e 
			con gli stessi gesti esperti e le stesse modalità, quindi fa il suo 
			ingresso nella gabbia. Per lo più molto concentrati e abbastanza 
			tesi (nessuno sorride…) una volta al’interno dell’ottagono 
			cominciano a saltellare o  a muovere la testa a destra e  a sinistra 
			per liberare il trapezio dallo stress del momento, dalle tensioni 
			accumulate nell’attesa. E così attendono l’avversario , il cui nome 
			viene urlato dal solito Buffer. Si assiste al rito precedente, 
			finché entrambi gli atleti sono all’interno dell’area di 
			combattimento. Escono i secondi, l’arbitro centrale chiama al centro 
			i contendenti, fa loro le ultime raccomandazioni  e  si parte: il 
			match può cominciare. Tocca a loro, ai protagonisti e finalmente 
			sotto i miei occhi, assisto per la prima volta ad un incontro UFC! 
			 Noto subito però che guardare gli atleti combattere nella cage non 
			è agevole. La rete e la porta mi impediscono di vedere bene quello 
			che succede anche se sono a pochi metri. Anzi, di fatto l’incontro 
			lo si segue molto meglio osservando uno schermo e il pubblico, mi 
			accorgo, fa lo stesso. Si seguono gli incontri molto meglio 
			guardando lo spettacolo come se lo si guardasse in televisione. 
			Oserei dire che di spettacolo non ce ne sarebbe se così non fosse! 
			L’UFC dunque solo in questo modo è spettacolo, in sintonia coi tempi 
			e con le  moderne tecnologie. Ecco allora l’importanza della 
			televisione a circuito chiuso nell’Arena. Ovviamente non tutti gli 
			incontri sono belli. Alcuni sono molto sbilanciati, ossia vi è 
			un’enorme disparità di rendimento tra un atleta e l’altro, c’è un 
			vero e proprio dominio da parte dell’uno nei confronti dell’altro, 
			come nel caso di Jimy Hettes, un giovane esperto di ju jitsu e 
			judo contro Nam Phan , un californiano di origini vietnamite che 
			incassa un sacco di colpi, viene proiettato a più riprese, ma che 
			riesce a uscire da situazioni imbarazzanti e  a terminare 
			l’incontro  tra gli applausi del pubblico che elogia il suo spirito 
			indomito, pur perdendo per un divario abissale. Oppure finiscono 
			molto presto, per colpi precisi  che vanno a segno implacabili, come 
			nel caso di Johnny Hendrick (un texano dalla barba di un musulmano 
			sciita) che ha messo K.O. con un perfetto gancio di sinistro alla 
			punta del mento il suo avversario, il californiano di S. José, Jon 
			Fitch. O come lo svedese Alexander Gustaffson, un bel atleta 
			longilineo di 24 anni, che ha messo K.O. di diretto destro il 
			californiano di El Segundo Vladimir Matyushenko, di ben 40 anni, a 
			pochi secondi dall’inizio dell’incontro! Ma è verso la fine del 
			Gala, quando entrano in scena i 4 che avevo conosciuto nel corso 
			della conferenza stampa, che riesco ad emozionarmi di più. Nate Diaz 
			e Donald Cerrone rappresentano l’ultimo incontro prima dell’arrivo 
			dei colossi. Mi aspettavo ,anche qui, un confronto di stili diversi: 
			Diaz che cerca di buttare a terra l’avversario per far prevalere la 
			sua miglior disposizione alla lotta e Cerrone che lancia i suoi 
			potenti attacchi di calcio e di pugno per evitarli. Invece per quasi 
			tutte e tre le riprese abbiamo assistito…ad un incontro di boxe dove 
			il più alto e longilineo Diaz ha impartito una sonora lezione a 
			Cerrone, che in conferenza stampa  mi pareva più forte e spavaldo. 
			Invece Diaz ha vinto per giudizio unanime e con largo margine un 
			incontro che è stato per certi aspetti deludente per le ragioni 
			succitate. E siamo dunque al match più atteso e importante, Brock 
			Lesnar contro Alistair Overeem, e anche se l’incontro  non è valido 
			per il titolo di campione del mondo, a battersi sono due 
			autentici  giganti e sono certo che non mancherà lo spettacolo. Nel 
			frattempo, in attesa che facciano il loro ingresso , faccio 
			conoscenza di Randy Couture, un famosissimo campione di un recente 
			passato nella UFC ( e che forse verrà in Italia allo Stage 
			Nazionale  federale), e un altro grande e storico personaggio della 
			lotta e dell’UFC (ha partecipato e perso nel secondo torneo a 8 del 
			1995  proprio contro Gracie), l’americano Dan Severn.  Sia Brock che 
			Alistair non mi sembrano abbiano sudato più di tanto prima di salire 
			nell’ottagono. L’olandese appare calmo, mentre al solito l’americano 
			è teso  e contratto, e lo si vede. Sono proprio curioso di vedere se 
			Overeem sarà di parola e se Brock, come pensavo, al via dell’arbitro 
			centrale si butterà come una furia su Alistair.Di lì a poco resterò 
			deluso:  niente di tutto questo. Il pubblico è ammutolito, la 
			tensione è alle stelle. Tutti sappiamo che a quel peso, basta un 
			colpo ben assestato  per  chiudere la partita e sono attentissimi 
			alle mosse dei due. Entrambi si mettono in guardia, si portano al 
			centro dell’ottagono  e noto subito che Overeem ha le braccia più 
			abbassate di quando combatteva nel K-1 ovviamente, e una posizione 
			più bassa e larga , con gamba sinistra avanti , che quella usata 
			contro Peter Aerts . La ragione è semplice, ovviamente: gli atleti 
			tengono le braccia all’altezza dei pettorali  perché le insidie 
			arrivano sia di pugno e calcio, ma anche dagli attacchi alle gambe. 
			Per questo il baricentro   della posizione di guardia è pure 
			abbassato, per evitare di essere portati al suolo facilmente. Sia 
			Brock che Alistair tentano qualche timido attacco di pugno, ma 
			riescono a schivarli. Brock non osa attaccare l’avversario, ed 
			allora  è Alistair  che rompe gli indugi a poco meno di un minuto 
			dal’inizio dell’incontro e  mentre Brock è  quasi contro la rete 
			della gabbia, gli lancia un poderoso colpo di ginocchio sinistro che 
			va a schiantarsi contro il tronco del carro armato americano. E’ 
			come se un missile fosse andato a segno. L’americano è visibilmente 
			scosso, quasi piegato in due, ma anziché balzargli addosso  Overeem 
			lo fa rimettere in posizione eretta  e dopo aver fintato un attacco 
			di pugno,  sempre da guardia destra, scarica questa volta un 
			poderoso calcio circolare sinistro che va perfettamente a segno 
			nella zona del fegato dell’americano che si accartoccia in due 
			contro la rete della gabbia. Finisce  seduto sul tappeto con la 
			schiena contro la rete, ma nel regolamento UFC  non c’è conteggio in 
			questi casi , quindi Alistair ,questa volta sì, è su di lui e mentre 
			con la sinistra gli tiene la testa, con la destra lo colpisce tre 
			volte di gancio. Interviene prontamente l’arbitro e decreta il TKO. 
			Alistair ha vinto e ha mantenuto la promessa in poco meno di un paio 
			di minuti, che sicuramente saranno stati lautamente pagati! Come 
			tutto il pubblico, sono anch’io balzato in piedi per una “standing 
			ovation” per il vincitore, e inneggio ad Alistair  che avevo dato 
			vincente, ma anche perché negli ultimi due incontri ho visto come 
			dei kickboxer  perfettamente allenati , possano impensierire e 
			battere i lottatori. Overeem lo considero un kickboxer, uno striker  e 
			prevedo grosse possibilità anche per i nostri atleti di ben figurare 
			in questo nuovo aspetto delle Arti Marziali. Entra nell’ottagono 
			anche un intervistatore ufficiale che pone le solite classiche 
			domande: cosa pensi del tuo avversario, che farai adesso? E Brock 
			Lesnar, in maniera del tutto inaspettata sia per i fans che per gli 
			organizzatori, senza mezzi termini si complimenta con il vincitore, 
			ringrazie i Fertitta per le opportunità che gli hanno dato  e 
			dichiara che quello era il suo ultimo match della carriera. Dice che 
			lo aveva promesso a sua moglie e ai suoi figli. Era tempo che si 
			dedicasse a loro. Chiude così la carriera nell’UFC ,un poco 
			amaramente, un figlio di questa moderna America.   Overeem è anche 
			lui di poche parole: è andata come pensavo che andasse. E alla 
			seconda domanda dice: “e ora toccherà la stessa cosa a Dos Santos!”, 
			il quale nel frattempo era   a bordo ring e si godeva la sua fresca 
			notorietà e sorrideva compiaciuto  all’idea di affrontare il colosso 
			olandese. Sarà  sicuramente un altro match tutto da gustare perché 
			anche Junior Dos  Santos è un lottatore puro, un grande esperto di 
			Brazilian Ju Jitsu e dal confronto dei due modi fondamentali di 
			combattere, nascerà l’interesse e la bellezza dell’incontro. Anch’io 
			avevo avuto  la  mia bella esperienza e una volta in camera,  mi 
			sono  chiesto come mai le MMA abbiano questo travolgente successo in 
			America e tra poco, sono certo,   nel mondo intero. Ho rivissuto i 
			sogni di coloro che hanno lanciato il “full contact karate” nel 
			1974: erano i progenitori degli ideatori dell’UFC, avevano combinato 
			diverse arti marziali e creato una bella sintesi. Sognavano la 
			gloria e il denaro che oggi stanno facendo quelli dell’UFC. Non mi 
			ci è voluto molto per rispondermi: innanzitutto questo fenomeno 
			poteva nascere solo negli Stati Uniti, dove esiste un popolo che va 
			al sodo perché è un po’ rude, ama il confronto e la fisicità degli 
			incontri.
			 Poi 
			credo di poter dire che il loro successo risieda nel fatto  che 
			sono  un’opera di sintesi fantastica. Sono l’anello di congiunzione 
			tra gli aspetti del combattimento da posizione eretta  con quelli 
			della lotta e del lavoro al suolo. Sono il perfetto connubio di 
			pugilato, kickboxing, muay thai, judo, lotta e ju jitsu. Mettono 
			d’accordo tutti. Ciascuno è libero di  praticare quello che vuole e 
			come vuole , di esprimersi come meglio crede e in fatto di 
			combattimento reale, di vero confronto, che  il migliore prevalga. 
			Soprattutto, unisce tutti praticanti e da sempre sono un convinto 
			sostenitore che le Arti Marziali solo così possono  uscire dal buco 
			in cui si sono auto-ghettizzate  da anni e anni per colpa di 
			frammentazioni, divisioni, inutili e vuote dispute su chi è più 
			bravo e più valido. Sono milioni e milioni i praticanti di Arti 
			Marziali nel mondo. Solo attraverso una sana competizione tra tutte 
			le forze in campo quelli dell’UFC sono riusciti nell’impresa 
			vagheggiata, ma mai raggiunta, dei tanti Mike Anderson di questa o 
			quella disciplina: ossia, di organizzare incontri che abbiano 
			credibilità, un sacco di pubblico pagante sia al botteghino che in 
			pay-per-view (si parla di 20-30 milioni di dollari a Gala incassati 
			di soli diritti televisivi !), ma soprattutto l’attenzione dei media 
			che in genere verso  le Arti Marziali è nulla. Signori, giù il 
			cappello. Questi dell’UFC  hanno realizzato il sogno di molti e 
			stanno rivitalizzando le neglette  arti marziali. Davvero bravi!, e 
			presto li vedremo anche al Forum di Milano. Tenetevi pronti. Noi, 
			ancora una volta,  ci saremo. |