| Ufc Story: Una Storia IncredibileDi: Ennio Falsoni
			 Helio 
			Gracie era un maestro brasiliano di Ju Jitsu che aveva 9 figli. 
			Decise un giorno di migrare negli Stati Uniti, a Los Angeles in 
			California , perché pensava che quel paese gli avrebbe offerto più 
			opportunità. Eravamo verso la fine degli anni ’80. Come tutti sanno, 
			l’America è sempre stato un vero “melting pot”, un pentolone di 
			razze e costumi diversi, così come di Arti Marziali diverse che, in 
			un modo o nell’altro, avevano e hanno avuto l’obbligo di convivere. 
			Non a caso, proprio in questo paese nacque il "full contact Karate" 
			che successivamente divenne Kickboxing. In fatto di Arti Marziali 
			infatti, la situazione americana era ed è del tutto diversa da 
			quella europea. Mentre in Europa, a partire dagli anni ’60, ogni 
			arte marziale (si chiamasse Karate, Taekwondo, Kung fu o Judo) aveva 
			un proprio circuito nazionale e internazionale, negli Stati Uniti – 
			sia per l’organizzazione dello sport che è profondamente diversa, 
			sia per la diversa mentalità che appunto si è sviluppata grazie alla 
			presenza di razze e culture così diverse tra loro -, è nato una 
			sorta di “interstile” che ha portato negli anni ’70 alla creazione 
			del “Karate full contact” , la prima vera e propria forma di Arte 
			Marziale Mista che si conosca. Infatti il ‘karate full contact’ non 
			aveva tradizioni filosofico-culturali alle spalle (come invece tutte 
			le arti marziali asiatiche), era una sintesi di diverse arti da 
			combattimento tra cui la boxe, il karate, il taekwondo, il kung fu e 
			il ju jitsu. Nei primi incontri di full contact, erano infatti 
			valide anche le ‘ancate’ del Judo o gli Hane Goshi. Quando però il 
			nuovo modo di intendere e praticare il Karate arrivò in Europa, gli 
			occidentali storcevano il naso e gridavano “Boooh” a quegli atleti 
			che proiettavano gli avversari con quelle tecniche che 
			successivamente, proprio per questo vennero tolte. Sempre negli USA 
			dunque, Elio Gracie voleva dimostrare che la sua arte, il Brazilian 
			Ju Jitsu com’era chiamato , era una forma di combattimento più 
			valida di qualunque altra. E così a Denver, il 12 Novembre del 1993 
			presso il Marriott Hotel , fu organizzato da Rorion Gracie (uno dei 
			fratelli Gracie) per la prima volta nella storia delle Arti 
			Marziali, il primo confronto tra 8 esperti di arti marziali diverse 
			che si sarebbero affrontati senza categoria di peso, senza limiti di 
			tempo all’incontro e dove, praticamente, valeva “tutto” o quasi ( di 
			qui, il termine più noto di Vale Tudo che si diede al nuovo modo di 
			intendere il confronto). Il primo premio per il vincitore era di 
			50.000 dollari. Vi parteciparono un lottatore di Sumo, un ex pugile 
			professionista, un lottatore di stile libero, un karateka ecc., 
			insomma esponenti di varie arti marziali, tutti grandi campioni 
			comunque.  Elio 
			Gracie, come avevo detto prima, aveva ben 9 figli, ma scelse a 
			rappresentare la “famiglia” Royce , il più giovane, che era alto un 
			metro e 90 (6’1”), ma che pesava solo 176 libre, poco meno di 80 
			chili, un atleta anche molto flessibile oltre che resistente. Il 
			confronto, che ebbe luogo in un ring ottagonale chiamato appunto 
			Octagon (senza la K) o ottagono, fu chiamato Ultimate Fighting 
			Championships, che successivamente divenne la sigla di famiglia dei 
			Gracie o UFC. Inutile dire che Royce Gracie batté tutti i suoi 
			avversari in pochi minuti uno dopo l’altro (tra cui Ken Shamrock che 
			qualche anno dopo invece pareggiò con Royce) e che il suo nome 
			divenne per i successivi 7 anni una leggenda. Da quel evento 
			nacquero ufficialmente le MMA (o Mixed Martial Arts). L’intenzione 
			dei Gracie, una volta affermatisi come una delle scuole di 
			combattimento più formidabili al mondo, era di continuare ad 
			organizzare show di quel tipo in tutto il paese, di attirare 
			l’interesse delle televisoni e, speravano, di guadagnarci anche un 
			sacco di soldi. Purtroppo “nemo profeta in patria” – per così dire, 
			perché le loro aspettative andarono parzialmente deluse. Molti stati 
			americani si opposero all’organizzazione di spettacolo di quel 
			genere. Ma come - dicevano - , si mettono le persone nelle gabbie 
			come degli animali ! – oppure, che erano troppo brutali e violente e 
			cose del genere. Per cui la vita dei Gracie non fu poi così facile, 
			tanto che nel 2001 decidono di vendere la loro azienda, l’UFC. E chi 
			la compra? Due italo americani di Las Vegas , Lorenzo e Frank 
			Fertitta (il cui augusto genitore possedeva un Casinò a Las Vegas), 
			in maniera si deve dire molto lungimirante intravedono un grande 
			business e acquistano da Gracie la società per 2 milioni di dollari 
			(da segnalare che la UFC dei Gracie era quasi alla bancarotta). Li 
			aveva indirizzati in tal senso un certo Dana White che a Las Vegas 
			possedeva un palestra, e i 3 diventano grandi amici oltre che soci. 
			I due fratelli detengono oggi il 40,9 della società che si chiama 
			ZUFFA (ed è la società che gestisce l’UFC), Dana White ne detiene 
			solo il 9%, perché recentemente hanno ceduto il 10% della società 
			allo Sceicco di Abu Dhabi all'astronomica cifra di…250 milioni di 
			dollari! In 10 anni di attività (2001-2011) , la società ZUFFA dei 
			Fertitta e di Dana White , è stata valutata dalla famosa rivista 
			Forbes ben 1 Bilione di dollari! Come hanno fatto? Mi sono 
			documentato, e devo dirvi che nei primi 2 anni di attività i 
			Fertitta stavano perdendo ben 40 milioni di dollari (vuole dire che 
			comunque ce li avevano!). Le ragioni? Sempre le stesse che avevano 
			affossato anche i Gracie: sostanzialmente vi erano ancora molti 
			preconcetti da abbattere. Ma attuarono alcune cose fondamentali: 
			inserirono le categorie di peso, stabilirono i tempi dell’incontro 
			(3 riprese da 5 minuti l’una), resero gli incontri comunque più 
			sicuri grazie ad arbitri centrali allenati e preparati che 
			interrompevano l’incontro ogniqualvolta uno dei contendenti era in 
			difficoltà, avvicinarono ai loro show un sacco di VIP e cominciarono 
			a farsi un’immagine ‘diversa’ rispetto a quella del loro  recente 
			passato. Ma il loro grande successo lo devono sostanzialmente alle 
			televisioni e in particolare alle Pay per View. Pensate che hanno 
			rifiutato un contratto da 100 milioni di dollari l’anno con la HBO, 
			una delle TV di maggior successo nell’Entertainment negli Stati 
			Uniti. I fratelli Fertitta e Dana White gestiscono in proprio anche 
			quel business che porta nelle loro casse non meno di 20 milioni di 
			dollari per show (occorre spendere negli Stati Uniti 45,99 dollari 
			se si vuol vedere un loro show  , tanto costa vedere uno spettacolo  UFC 
			a casa propria) , quando l’incasso al botteghino va dai 4 ai 7 
			milioni di dollari. Oggi, in ogni show di UFC, vi sono dai 20 ai 
			50.000 spettatori, come a Vancouver recentemente (grazie anche al 
			fatto che in questo momento una delle stelle della UFC è proprio il 
			canadese Georges St.Pierre). Incredibile signori!, ma tutto vero. E 
			grazie alle solite televisioni, c’è da credere – come già sta 
			succedendo , che le MMA entrino impetuosamente nelle nostre case, 
			come è già successo per il Wrestling. Con la differenza però che qui 
			si tratta di uno sport comunque vero in ogni suo aspetto, e non una 
			baracconata come il wrestling. Come ho detto in qualche occasione, a 
			mio avviso dobbiamo prepararci a questo TSUNAMI che sta arrivando 
			dagli Stati Uniti e che rischia di fare piazza pulita, a mio avviso, 
			di molte altre forme di spettacolo da combattimento sportivo. Questa 
			è una delle ragioni per cui la nostra Federazione, considerando 
			anche la sua storia di avanguardia degli sport da combattimento in 
			Italia, ha inserito da quest’anno e ufficialmente le MMA tra le 
			proprie attività. Questa la ragione per cui molto volentieri ho 
			incontrato oggi  Lorenzo Fertitta a Milano insieme ad Emilio 
			Appiana. |