| Uno Tsunami a Napoli. Il 
			Palabarbuto ha retto perfettamente l’ondata di kickboxer che da 
			tutta Italia si sono riversati a Napoli. Ottima l’organizzazione di 
			Di Bernardo e Montuoro, la cui squadra trionfa ancora nel computo 
			totale del medagliere di semi contact. Campionati Italiani Assoluti FIKBMS discipline ring e tatami“La carica dei 1300”Di: Ennio Falsoni
			   Ogni volta che vengo a Napoli,  ho ricordi bellissimi di questa 
			città dove ci arrivai per la prima volta nel 1967 in macchina, 
			insieme a Hiroshi Shirai (allora mio maestro di Karate) e a Luigi 
			Zoja per darvi una storica prima esibizione su invito di Beppe 
			Panada, che la organizzò allo Yacht Club di Posillipo. 
			 Successivamente , nel 1971,  passai addirittura 5 mesi nella 
			Caserma del Genio Trasmissioni di S.Giorgio a Cremano (un terribile 
			quartiere dell’hinterland napoletano) e non basterebbero ovviamente 
			le poche pagine di questo articolo per raccontarvi i 40 anni di 
			frequentazioni con questa città di cui ho visto le trasformazioni e 
			le inguaribili pecche. Ecco, una di queste è  proprio…la sporcizia, 
			la spazzatura che regna sovrana ad ogni angolo di  moltissimi 
			quartieri della città , un vero e proprio  tormento  per cui Napoli 
			è ormai nota in tutto il mondo, un incubo da cui sembra che nessuno 
			riesca a farla uscire.  
			 Tornato a Napoli per l’edizione 2011 dei Campionati d’Italia, 
			svoltisi al Palabarbuto di Fuorigrotta, speravo nel miracolo, ma 
			così non è stato. Napoli…è la solita Napoli: bella e tormentata 
			dalle mille contraddizioni. Mentre ci avviciniamo al palazzo dello 
			sport in auto, dalla circonvallazione si vedono le bruttissime 
			costruzioni di Secondigliano e, intorno al Palabarbuto, i cumuli di 
			spazzatura che costellano la strada, visioni di degrado che fanno 
			male al cuore  e che francamente non sono degni della fama che 
			l’Italia  ha  nel mondo.  Ma sembra che la Camorra,  che tiene in 
			pugno ancora questa città nonostante la lotta che lo Stato stesso le 
			ha sferrato, sia una malattia endemica da cui non c’è rimedio…  
			   Ma entrando nel Palabarbuto, ecco  il vero miracolo: mi trovo di 
			fronte ad una struttura ampia, pulita e luminosa che presenta  8  
			tatami, 8 aree di gara   perfettamente allineate e in perfetta 
			armonia cromatica con l’arredamento del palazzetto. Sul fondo, 2 
			ring, uno dei quali – in verità -, non mi piace per niente pur 
			avendo 4 corde. E’ vecchio e arrugginito, preso in affitto  da Elio 
			Cotena, ex pugile professionista, noto maestro e organizzatore. 
			Verrà successivamente imbellettito  da degli striscioni pubblicitari 
			di uno sponsor tecnico  di questi Campionati che è la ditta 
			Elefantino Sport – di Napoli appunto , che ha lanciato da qualche 
			anno la linea di protezioni “Barrus” per la kickboxing. La perfetta 
			organizzazione è opera di Gianni Di Bernardo, presidente del 
			comitato regionale campano, e di Roberto Montuoro, suo braccio 
			destro nonché direttore tecnico  nazionale federale per le squadre 
			cadetti e juniores di semi contact. Praticamente è la coppia che già 
			organizzò   i Mondiali Cadetti/Juniores della WAKO nel 2008, quindi 
			una coppia affiatata e collaudata nel campo dell’organizzazione  di 
			eventi sportivi come questo. E della cui professionalità  ero certo.
			 
			   Era un ottimo inizio per questa edizione 2011 degli Italiani e 
			notoriamente, se si sbaglia la logistica, si  rischia di mandare a 
			carte quarantotto tutta la gara, tanto più che sapevamo di dover 
			ricevere  quasi 1300 atleti provenienti da ogni parte d’Italia. 
			Mentre Gianni e Roberto continuavano ad occuparsi della sistemazione 
			dell’interno del palazzetto, Betty, Barbara e Francesco Mazzoni si 
			sono trovati alle prese, nelle giornate di venerdì e sabato, con le 
			procedure di accredito e iscrizioni alle gare.  A parole, sembra sempre tutto facile. Ma a conti fatti, avere a 
			che fare con tutta quella massa di atleti e coach è stato 
			massacrante da ogni punto di vista, come se un piccolo Tsunami si 
			fosse abbattuto sulle nostre misere forze schierate in campo, ma che 
			sono sopravvissute e che egregiamente hanno portato a termine il 
			lavoro stabilito. Ma è stato commesso, ancora una volta, un grosso 
			errore: ossia, di aver concesso a molte società – per far  
			sostanzialmente risparmiare loro i soldi del pernottamento a Napoli 
			-, di effettuare peso e iscrizioni la mattina stessa della gara.  
			   E’ chiaro che chi è preposto ai sorteggi e quindi alla stampa e 
			alle fotocopie dei tabelloni di gara, non può nemmeno cominciare il 
			suo lavoro se prima non ha tutti i nomi degli atleti  perfettamente 
			controllati (ossia che siano presenti in quella  tal categoria di 
			peso e quella tal specialità), nel suo computer. Se a ciò si 
			aggiunge la scarsa professionalità di diversi coach che sbagliano la 
			categoria di peso dei loro stessi atleti al momento dell’iscrizione, 
			la qual cosa obbliga ovviamente la segreteria a spostare questo e 
			quello , con grosse perdite di tempo, si capisce perché 
			l’organizzazione burocratica dei Campionati è diventata, ancora una 
			volta,  una corsa contro il tempo che si è poi tramutata  in un 
			grande stress da parte di tutti. Dulcis in fundo: c’è poi il 
			problema dei tempi di gara. E se nel semi contact abbiamo la facoltà 
			di ridurre i tempi di gara, da 2 riprese di 2 minuti a una ripresa 
			di 3, la stessa cosa non è applicabile nel light contact (va subito 
			detto che una delle piacevoli note di questi Campionati è stato il 
			grande numero di partecipanti alla Kick-Light, disciplina ultima 
			nata in casa WAKO che ha soppiantato l'aerokickboxing, e che sta 
			avendo grande successo: oltre  200 i partecipanti che insieme al 
			light contact risultavano essere in tutto ben 586!  Purtroppo non 
			sono riuscito a vedere manco un match di Kick-light - e me ne scuso 
			con gli intreressati -, ed è per questo che non ne parlo in questo 
			articolo). Tutto ciò per spiegare la ragione principale per la quale 
			le gare di sabato, iniziate alle 11.30 del mattino, pur lavorando 
			ininterrottamente su tutte e 10 le aree, sono poi terminate alle 11 
			di sera, mentre quelle della domenica, cominciate alle 11.00, hanno 
			avuto termine – tra la soddisfazione generale -, alle 18.30, 
			permettendo a tutti di rientrare nei rispettivi luoghi di 
			provenienza. Insomma, nonostante i problemi succitati, la fatica e 
			lo stress, i Campionati si sono svolti perfettamente. Ma per darvi un’idea della complessità dell’organizzazione 
			napoletana, vi basti  sapere che generalmente un Campionato del 
			Mondo seniores della WAKO, che implica la partecipazione di 800 
			atleti circa, è svolto mediamente in 7  giorni  di tempo!  
			   Dunque i Campionati mi sono piaciuti e il plauso sincero va agli 
			atleti e ai coach in primis, quindi agli arbitri e ai giudici, allo 
			staff di servizio e a tutti coloro che hanno collaborato per questo 
			ennesimo successo federale. Pur alle prese coi tanti problemi 
			organizzativi, ho ovviamente seguito le gare, anche perché mi piace 
			proprio vedere i migliori atleti in azione, ammirarli nelle loro 
			plastiche ed eleganti azioni. Sono ormai un guardone professionista 
			per questo. Ma devo anche dire che mi piacciono sempre di più le 
			evoluzioni dei giovani. Credo proprio che tra di loro ci siano i 
			grandi campioni di domani e quest’idea di continuità del nostro 
			sport è davvero confortante e gratifica  tutti coloro che nei 
			giovani hanno sempre creduto e investito tempo ed energie. Avevo già 
			mandato un avviso ai naviganti, dicendo che dagli juniores stavano 
			emergendo dei talenti che una volta arrivati tra i seniores, 
			avrebbero dato loro del filo da torcere. Ero stato facile profeta e 
			infatti  Veronica Lanzilao, la figlia del maestro Marco Lanzilao, 
			già campionessa del mondo  di semi contact tra gli juniores appunto, 
			ha battuto nettamente in finale nei 50 chili la calabrese Giulia 
			Cavallaro, pupilla di Giorgio Lico nonché azzurra e campionessa 
			italiana uscente. 
			   Entrambe molto elastiche e dotate di grandi tecniche di calcio, 
			si confrontavano mulinando le gambe con tecniche stellari. Ma la 
			laziale aveva dalla sua una grande risorsa in più: sembrava più 
			furba e smaliziata dell’avversaria! Grande incontro quello della 
			Lanzilao che nella seconda ripresa prendeva il largo andando a 
			vincere nettamente e finendo tra le braccia del padre che se la 
			coccolava.     Il  maestro calabrese Giorgio Lico (che è anche un 
			vice-presidente federale)  avrebbe ripreso a sorridere quando la 
			sorella di Giulia,  Roberta Cavallaro, porterà a casa una bella 
			vittoria nei 60 chili vincendo chiaramente contro la napoletana 
			Vittoria Annunziata e soprattutto quando riuscirà a piazzare ben 2 
			atleti calabresi, Maurizio Sciarrone e Vincenzo gagliardi, nella 
			finale  dei 57 chili seniores, finale che per la cronaca è stata 
			dominata dal Gagliardi, sempre più in odore di maglia azzurra 
			quest’anno. Sempre nel semi, mi sono molto piaciuti altri due 
			giovani, Adriano Passaro di Piacenza e Georgian Cimpeanu di Anzio, 
			altro allievo di Lanzilao. Arrivavano infatti entrambi nella 
			finalissima dei 63 chili, categoria orfana  quest’anno di Andrea 
			Lucchese di Palermo (che si è preso una pausa di riflessione, anche 
			a causa di qualche infortunio al ginocchio destro). Cimpeanu è 
			ancora uno junior e a riprova del suo talento e della sua bontà, ha 
			dato del filo da torcere al più esperto  avversario, allievo di 
			Gianfranco Rizzi, che è stato in passato anche campione del mondo 
			nella sua categoria.  
			   Davvero elegante la loro azione, piacevole a vedersi, 
			ancorché entrambi fossero velocissimi nelle loro azioni  e molto 
			determinati a battersi. Ha vinto meritatamente Passaro, ma su 
			Cimpeanu (che ha gareggiato anche nel light contact, vincendo nella 
			sua categoria), c’è da scommettere per il futuro.  
			   Per parlare di juniores che stanno dando qualche grattacapo ai 
			seniores, citerò infine Matteo Milani, figlio di Federico, direttore 
			tecnico del light contact, uno spilungone che, come già il padre, ha 
			nelle tecniche di calcio le sue armi preferite.  Le mulina a piacimento ad altezze vertiginose. Ma Neri  Stella, 
			pluricampione mondiale da juniores e con un numero imprecisato di 
			piazzamenti a livello europeo e mondiale tra i seniores, 
			pluricampione d’Italia, aveva più birra in corpo del suo giovane 
			avversario che comunque ha battuto nettamente.  Matteo ha qualità 
			fisico-atletiche incredibili, ma ha scarso fondo atletico e 
			soprattutto gli manca ancora la malizia che può venire solo 
			dall’esperienza di gara. Anche lui un talento da tenere d’occhio, 
			anche se a Napoli il “vecchietto” Stella lo ha nettamente battuto.
			 Per parlare del nuovo che avanza, ecco che nel semi contact – 
			dopo le straordinarie prove degli Europei e di Catania -, 
			registriamo la sconfitta del lombardo Andrea Ongaro (un veterano di 
			mille battaglie che non vuole rassegnarsi ad attaccare i guantoni al 
			chiodo) e il giovane campano Marco Natale che lo ha battuto per 
			15-11. Per quasi tutti gli altri azzurri seniores, sia maschi che femmine 
			che non ho menzionato, direi normale amministrazione, nel senso che 
			hanno vinto tutti e a volte con largo margine, come il lombardo 
			Domenico De Marco, un vero mattatore nei 69 chili dove ha rifilato 
			due cappotti (distacco di 10 punti!) ai suoi diretti avversari in 
			semifinale e finale, rispettivamente Fabrizio Gaverini (di Bergamo) 
			e Davide Sfulcini di Piacenza.
 
			   Nel light contact, un match mi è rimasto impresso in maniera 
			particolare, quello disputato sul ring (siamo infatti stati 
			costretti ad utilizzarli entrambi per sveltire le operazioni)  
			tra l’ex azzurro Simone Concu di Cuneo e il veneto Marco 
			Perissinotto. Concu veniva da un grave infortunio al braccio destro 
			che lo aveva tenuto lontano dalle competizioni per tanti mesi, 
			mentre invece Perissinotto non solo aveva vinto l’Europeo a Baku, ma 
			aveva dominato anche a Catania, nella Coppa del Presidente. E’ stato 
			un ottimo incontro, teso, vibrante e  anche tosto dal punto di vista 
			fisico perché i due non si risparmiavano colpi potenti. Concu ha 
			retto bene nella prima ripresa, ma nella seconda si vedeva che aveva 
			ancora problemi al braccio e ha perduto. Perissinotto comunque è un 
			ottimo elemento ed è bene avere due atleti così validi in vetta ai 
			74 chili che si fanno concorrenza.  
			   Anche  alcune finali  degli sport da ring mi sono piaciute e 
			molto (nel full, quella dei 71 chili tra Sechi e Denora, quella dei 
			75 tra  Casale e Di Flavio, il match-esibizione di Elio Pinto).  
			   Ma il tempo è tiranno  così come lo spazio a disposizione e 
			allora, anziché parlare solo di cose positive, voglio invece parlare 
			di un incontro che proprio non mi è piaciuto, soprattutto perché a 
			vincerlo è stato quello che a mio avviso aveva nettamente perduto. 
			Parlo dell’incontro di low-kick  tra Luciano Nubile, allievo di 
			Riccardo Bergamini di Pescara, e Gianluca Stitzer del Fight Club 
			Palestre di Riccardo Wagner.  Premesso che Stitzer si è cimentato 
			nella kick perché non aveva avversari nel full, ci ha messo una 
			ripresa a ritrovare i ritmi e la distanza giusta di questa 
			specialità, e poi ha macinato l’avversario che ha cominciato – in 
			maniera quasi insopportabile – a legare il suo avversario per 
			impedirgli di combattere.  Entrambi i ring avevano in uso l’Easy Scoring System, ossia si 
			poteva seguire l’andamento del giudizio arbitrale sui monitor posti 
			ai bordi delle scalette o sui televisori ai lati del quadrato. A 
			giudicare questo incontro, anche un giudice – di cui non farò il 
			nome - , ma della stessa società di Nubile che, guarda caso, non 
			segnava mai i punti che Stitzer metteva a segno.  
			   L’arbitro centrale dell’incontro era un romano  (ma anche qui  
			non voglio citare il nome e  fargli cattiva pubblicità, perché 
			chiunque può umanamente sbagliare), ma si è limitato a richiamare 
			verbalmente il pescarese e quindi a dargli un richiamo ufficiale 
			soltanto. Stitzer, specie nella terza ripresa, stava proprio 
			dilagando e l’avversario è rimasto in piedi per puro riflesso tra 
			clinch continuati ed esasperanti, lasciati correre dall’arbitro 
			centrale che invece avrebbe dovuto penalizzarlo o addirittura 
			squalificarlo. Insomma è finita che Nubile quasi non si reggeva più 
			in piedi, ma che alla fine è risultato vincitore per…non si sa quale 
			ragione. E’ stato un momento veramente vergognoso del Campionato. E 
			credo che anche Riccardo Bergamini sia rimasto deluso da questa 
			vittoria immeritata (come poi mi ha confermato telefonicamente). Non 
			sempre fila tutto liscio. Purtroppo. Ma almeno abbiamo il coraggio 
			di ammetterlo. Ma ovviamente tutto questo non intacca le altre tante 
			medaglie portate a casa dagli atleti abruzzesi (ben 13, se non vado 
			errato) . Se ricordiamo cosa sta passando l'Abruzzo a causa del 
			terremotodi qualche anno fa, quello che Bergamini riesce a fare 
			nella sua regione sa del miracoloso. Complimenti  dunque a tutta la 
			sua squadra.  
			   Così come devo fare i complimenti all'Aikya di Palermo di 
			Giampaolo Calajò (direttore tecnico del semi contact della nazionale 
			norvegese che ha  ricreato dal nulla), e che vanta tantissimi 
			talenti, tra cui, oltre ad Andrea Lucchese, Gregorio Di leo, Luisa 
			Gullotti e una schiera di giovani talenti da far paura. La squadra 
			di Calajò ha battuto in finale quella di Gianfranco Rizzi grazie 
			soprattutto agli ottimi risultati di "Grillo" Di Leo appunto e di 
			Luisa Gullotti, determinanti per la vittoria finale.E' finita così 
			in gloria. Nonostante la sfacchinata, si  è  tornati a casa felici 
			di sapere che la Kickboxing, al di là dei tanti problemi dovuti alla 
			situazione economica e sociale in cui ci troviamo , alla sua 
			crescita impetuosa,  sta godendo ottima salute. Ed eccovi tutti i risultati: |