VORRESTE OSPITARE UN THAI NELLA
VOSTRA PALESTRA?
ROBERTO FRAGALE CI RACCONTA LA SUA
ESPERIENZA!
Stages tecnici di Muay Thai in
tutta Italia.
Si è concluso il tour di stages tecnici in tutta la
penisola di:Sarawut Pomtale, nome di battaglia: “Song-Sam”. Il giovane Thai
(17 anni) con più di 100 incontri alle spalle e tre cinture di campione
conquistate in altrettanti stadi della Tailandia e in diverse categorie di peso
ed età. Ha entusiasmato ed ulteriormente motivato i praticanti del nostro
Paese.
Di: Roberto Fragale
Due
mesi sono passati in fretta e a malincuore, seppur contento di tornare a casa,
“Sarawut” ringrazia tutti gli appassionati italiani di Muay Thai che gli
hanno manifestato amicizia, comprensione e solidarietà, facendolo sentire tra
amici pur a migliaia di chilometri distante da casa. Quando il piccolo
“moretto” è arrivato, tutto sembrava… fuorché un grande guerriero di
Muay Thai. Sceso dal treno, piccolino (ma non esile) in ciabatte,
pantaloncini corti e maglietta, con una piccola borsa in mano (vuota)
accompagnato da Cristian “Crischiai” Daghio, si guardava intorno stupendosi
di tutto e tutti. Non appena vedeva qualcosa di strano si rivolgeva
immediatamente all’amico Cristian (magari incurante di interrompere una
discussione) per chiedere spiegazioni, per cercare di capire… un sorriso gli
allargava la bocca, poi una scrollatina di spalle lo faceva pensare ad altro.
Ma quegli occhi piccoli, pungenti e vispi, facevano capire ad un più attento
osservatore che “quell’omino” non era tutto ciò che si poteva vedere… lì
dentro doveva esserci di più! Infatti Cristian, comprendendo l’imbarazzo
precisa che nonostante fosse per noi poco più di un bambino, ha maggiore
esperienza di un nostro grande campione a fine carriera. Il suo peso è 57 kg.
ma qui in Europa pùò combattere fino a 67 kg….. e senza problemi di sorta!
Ci dice Cristian: <Naturalmente smessi i panni di Thai Boxer in palestra…
dovete stargli dietro come ad un bambino, perché qua… è meno responsabile di
un bambino!> E la sua esperienza e valenza la vediamo dopo poche ore in
palestra, dove per scrollarsi di dosso l’intorpidimento del viaggio assieme a
Cristian, inizia a sparare sui “pao”. Come se in quel bambino albergasse un
mostro… questo si anima per magia alla vista dei bersagli su cui
“scaricare” tutta la sua aggressività e vitalità di diciassettenne.
Fischiettando tra un colpo e l’altro (dice che gli serve per respirare) spara
veloci e potenti “mine” su quei poveri “pao” con noncuranza e
tranquillità. Non parla una parola di inglese… tanto meno di italiano, per
questo abbiamo fatto venire per i primi giorni una interprete: la
signorina: KANIUTA KINGHOIHLANG detta “Jeab” che ci aiuterà a capire ciò
di cui avrà bisogno. Cristian consiglia di non perdere tempo a cercare di
insegnargli l’inglese… tanto vale insegnargli l’italiano… < è
sveglio e farà in fretta!>. Tanto sveglio che dopo qualche giorno,
realizziamo che avrebbe insegnato lui il tailandese a noi , per comunicare! A
quanti non avessero esperienza di sorta e volessero cimentarvisi, voglio
spiegare che non è semplice gestire e sentirsi responsabili della permanenza di
un guerriero thai nel nostro Paese, tuttavia voglio sperare che questa mia
esperienza induca altri a fare lo stesso. Non è vero che il nostro modo di
vivere sia da loro preferito in assoluto, solamente perché è forse più
agiato…
-
problema: l’alimentazione. Mangiano alle ore
più svariate ed ogni 3-4 ore. Non è detto che gradiscano i nostri snacks
vari e spuntini o panini. Amano i loro cibi, sapori ed odori…il loro riso,
le zuppette ed il piccante fino all’inverosimile. Cade la convinzione
comune che gli spaghetti ed il pane siano graditi in tutto il mondo… tanto
più i nostri sapori e spezie.
-
problema: il clima. Sono abituati ad indossare
pantaloncini, maglietta e soprattutto ciabatte, e così arrivano! Bisogna
fornirli di tutto il necessario, insegnargli che il maglione và indossato
sotto il giubbotto e non sopra… che non serve essere vestiti pesantemente
se non indossi, a contatto con la pelle una maglietta… e quando lo
hai fornito e vestito di tutto punto… devi essere pronto ad accorgerti che
al momento di uscire non ha indossato calzini e scarpe, magari è
ancora in ciabatte ed accetta con riluttanza di cambiare le calzature.
Figuriamoci a convincerli di indossare il pigiama per andare a letto! Salvo
poi naturalmente, vederli continuamente infreddoliti a braccia strettamente
conserte.
-
problema: abitudini comportamentali.
Quando qualcosa di interessante non cattura il loro pensiero e non hanno
niente da fare… dormono! In qualsiasi luogo e posizione… in macchina,
sulla poltrona, al pub, in palestra, sul ring e finanche per terra,
con la semplicità ed umiltà caratteristica dei bambini ma che li fa
apparire agli occhi degli inconsapevoli, come indolenti e svogliati di fare.
-
problema: il metodo di insegnamento. Hanno
metodi validissimi che però ben si adattano ad allenamenti singoli o di
pochissime persone alla volta e con conoscenze già evolute dell’arte.
Corsa, sacco, decine di minuti di clinch, e pao… decine di rounds da 4
minuti ai pao. Ed è qui che correggono ed affinano tecniche, resistenza ed
esplosività delle stesse, con un lavoro che non tarda a dare i frutti
sperati, ma che crea qualche problema alla massa dei nostri praticanti nelle
palestre. Non ultimo il fatto che noi siamo abituati ad accettare per valida
una tecnica solo dopo che ce ne siano stati spiegati tutti i risvolti e
peculiarità, fino addirittura alle controindicazioni! E non sono in
grado di farlo perché non ne concepiscono… l’utilità!
E dei problemi potremmo parlarne ancora per ore… La prima
cosa da fare è insegnargli… ad” insegnare”, secondo i nostri schemi
abituali e preordinati di apprendimento tecnico. Ma una volta terminato questo
lavoro… e se avete a disposizione un atleta appena appena valido… vi si apre
un mondo completamente nuovo, che pensavate invece di conoscere, almeno
sufficientemente. Non sanno neanche loro… tutto quello che sanno! Tutto viene
fuori empiricamente e naturalmente, colmando finalmente lacune o risolvendo
annosi problemi tecnici, con la semplicità di chi te ne parla come di un
assioma scontato ed ormai da tutti accettato e ben risaputo.
E’
quindi con enorme piacere che abbiamo contribuito alla diffusione e conoscenza
della Muay Thai in Italia attraverso stages tecnici in tutte le palestre che ce
lo hanno richiesto, per motivare gli allievi o incentivare i propri corsi
attirando persone esterne ad essi.
Prima prova a Pisa, nella nuova palestra “X planet”
dell’istruttore Juri Cervelloni. Stage condotto con l’assistenza di Cristian
“Crischiai” Daghio, che guidandolo cronologicamente nelle metodiche a noi più
familiari gli ha permesso di provare praticamente il metodo da noi suggeritogli.
Una ventina di praticanti, seppur novizi, hanno potuto così vedere all’opera
esempi di personaggi da emulare ed a cui chiedere consigli tecnici, teorici e
pratici. Vedendo in loro un lusinghiero ed azzardato forse, punto di arrivo…
avranno sicuramente almeno imparato la direzione a cui tendere, nello studio
dell’arte.
Nello
stage di Massa nella palestra “Body Center”, come specificatamente
richiestoci dall’istruttore Lorenzo Niccoli, si è lavorato le tecniche di
clinch. Pochi allievi e già smaliziati nell’arte. Nessun problema, il
ragazzino eccelle soprattutto in questa peculiarità della Muay Thai, riuscendo
misteriosamente ad avere la meglio anche e soprattutto con persone più pesanti
e grandi, più sono forti… e prima vanno in terra, non senza la nostra
meraviglia. Qua ci spiega, si apre un ulteriore altro mondo fatto di sensazioni,
inviti, sbilanciamenti e caricamenti, controlli delle braccia e delle gambe e
soprattutto tante, tante malizie. Piccole e apparentemente insignificanti, ma
che nel combattimento risultano poi enormemente determinanti. Come capire le
intenzioni, come incentivarle ed approfittarne, come evitare che si presentino e
come riposarsi facendo affaticare l’altro. Una lezione “a tema” che ha
dato dei punti di riferimento oggettivi, su cui lavorare successivamente.
Chiamati a Genova da Roberto La Rosa, in una palestra
pugilistica e con una quindicina di persone di varie società, il suo compito è
stato quello di far comprendere come l’ottima tecnica pugilistica di cui
apparivano dotati, pur essendo ottima ed utilissima per certi aspetti, non fosse
poi così determinante ed importante come pensavano. Nella Muay Thai infatti,
pur prevedendo l’utilizzo dei pugni, questi non sono così importanti e
determinanti come nella kick boxing, e non perché non costituiscano punteggio
ma perché ci sono tutta una serie di accorgimenti tattici-tecnici per potersene
guardare e difendere. Il controllo delle braccia nel clinch, i colpi di gomito,
le ginocchia ecc. che se usati con maestria, possono giungere a rendere vani gli
assalti di pugno, pur rimanendo un’ottima opzione da non tralasciare
assolutamente nella varia e variegata strategia della Muay Thai.
Nella lezione di Bergamo, chiamato e caldamente consigliato
da Flavio (che già lo conosceva, essendosi allenato a più riprese e per
anni al “Pedh Rung Rang Boxing Camp” da cui proviene) al M° Tinti, il quale
ha organizzato e riunito in una palestra comunale, una quarantina di
appassionati di diverse società con un certo grado di conoscenza tecnica e
pratica. In questa sede il piccolo Sarawut ha potuto spiegare quali sono a suo
avviso i più diffusi difetti tattici di noi appassionati e praticanti
occidentali. Uno su tutti: andare indietro oltremodo subendo un attacco. Dando
così e predisponendo la distanza migliore e ottimale per il caricamento dei
colpi successivi. Contribuendo a far accettare il comportamento contrario,
non soltanto con tecniche di incontro o di chiusura, ma soprattutto
con spostamenti tattici laterali e preparando e caricando i colpi di rimessa…
è stato il più bel regalo che potesse fare ai partecipanti.
A San Remo pochi ma esperti conoscitori, radunati da Fabio
Forte in una bella e attrezzatissima palestra nei pressi del casinò municipale,
hanno potuto toccare con mano la differenza tecnica degli orientali madrepatria
della Muay Thai, ricevendo istruzioni e consigli pratici per potenziare le
tecniche e la loro resistenza. Uno studio più approfondito dell’uso dei
gomiti dal clinch e non… ha fatto registrare un positivo bilancio alla lezione
per i pochi ma veramente appassionati e motivati ragazzi, che hanno preso parte
all’appuntamento.
Infine a Catania, in uno stage tecnico di due giorni,
organizzato con la collaborazione di Carmelo Strano e Mario Saperi (che è
molto conosciuto nell’ambiente essendo il maestro di Sciacca Matteo), si sono
visti riuniti più di una quarantina di partecipanti provenienti da varie
discipline della kick e specifici di Muay Thai, formando il gruppo più
eterogeneo e variegato che abbia mai avuto Sarawut. Ma ormai lo sveglio
ragazzino aveva i numeri per non deludere nessuno ed ha affascinato,
convinto e interessato tutti. Sia per mezzo di tecniche semplici e lavorate con
metodi graduali, che con tecniche più sofisticate e specifiche per gli atleti e
agonisti più smaliziati. Nei due giorni si sono così potute sviscerare tutte
le questioni inerenti le problematiche occidentali circa la pratica di questa
disciplina da combattimento… sia attraverso gli allenamenti e le lezioni
tenute da Sarawut, che ormai non aveva quasi più bisogno di nessuna
assistenza esterna, che per quanto riguarda il regolamento di gara delle varie
discipline che noi occidentali abbiamo saputo costruire per rendere complicate
le cose semplici nell’illusione di migliorarle e catalogarle. Sfruttando
quindi la presenza di Roberto Fragale si è tenuto, successivamente alle
lezioni, uno stage di formazione di arbitri-giudici nella regione Sicilia, per
sostenere competentemente le numerose gare, anche internazionali, che si vanno
preparando in futuro nell’isola. Si sono potuti chiarire così le numerose
difficoltà di intendimenti derivanti dai tanti “detti” di assertori delle
varie discipline sportive e non, che ultimamente hanno ed affollano tutt’ora,
la mente di molti. Sviscerando, confrontando, chiarendo e dividendo con critica
costruttiva i regolamenti delle varie discipline sportive e nelle varie
federazioni nazionali e non. Credenze sulla regolamentazione sportiva di: Muay
Thai, Thai Boxing, Muay Boran, la nuova Thai Kickboxing FIKeDA ed il
K1, vagliate e corrette da chi nella propria carriera le ha arbitrate e
giudicate tutte svariate volte e soprattutto ai massimi livelli.
L’unico
rammarico è quello di non averlo potuto vedere in combattimento… il suo peso
troppo leggero ha creato alcune piccole difficoltà a reperire un avversario
valido che lo potesse impegnare. Inoltre non ci sono stati molti galà
professionistici prima della sua partenza (29 novembre) ma speriamo che la sua
venuta abbia invogliato altri ad emulare questa operazione e soprattutto che i
fortunati che lo hanno conosciuto facciano tesoro dei suoi consigli ed
insegnamenti. Magari, se qualcuno di questi volesse andare a trovarlo al Pedh
Rung Rang Boxing Camp…
(lo stesso di Cristian Crischiai Daghio) può visitare il
sito: < www.comune.pisa.it/doc/fragale
> e trovare tutte le informazioni per poterlo fare.