I CHING
e
il Tai Ch’i Chuan
di Paola Vecchiarelli
Ho parlato, in uno dei numeri precedenti del giornalino, de I
Ching, Il Libro dei Mutamenti, sottolineando due aspetti: che è uno dei testi
fondamentali della tradizione cinese, tutt’oggi fonte di stimolanti spunti e
che lo sviluppo del kung fu trova il suo fondamento più remoto in questo libro.
Il libro è strutturato in 64 segni, detti ‘esagrammi’, composti ciascuno,
come dice la parola, da 6 linee: linee continue o yang e linee spezzate o yin,
che ricalcano nelle loro diverse combinazioni, le stagioni e il ciclo cosmico.
In effetti I Ching può essere considerato uno dei libri più importanti della
letteratura mondiale: le sue origini risalgono all’antichità mitica. Infatti
la letteratura cinese indica quattro santi come suoi autori: Fu Hsi, il re Wen,
il duca di Chou e Confucio, tutte figure semi-leggendarie. Per esempio Fu Hsi è
un personaggio mitico, rappresentante dell’era della caccia, della pesca e
dell’invenzione della cottura. Indicarlo come inventore dei segni del Libro
dei Mutamenti significa attribuire a questi segni un’età molto antica, ben al
di là della memoria storica. Ancora oggi i più illustri dotti della Cina
continuano a occuparsene. Quasi tutto ciò che in più di tremila anni di storia
cinese è stato pensato, in fatto di idee grandi e importanti, è in parte stato
suscitato da questo libro e in parte ha influito sulla sua interpretazione,
così che si può tranquillamente affermare che in esso è contenuta l’elaborazione
più matura della saggezza di millenni. Entrambi i rami della filosofia cinese,
il confucianesimo e il taoismo, hanno qui le loro comuni radici. In Cina, non
solo la filosofia, ma anche la scienza naturale e l’arte del governare hanno
attinto sempre a questa fonte di saggezza. Anche all’esterno della Cina,
questo libro ha avuto grande diffusione e suscitato l’interesse di molti
intellettuali ed artisti. Perfino il ramo, a mio avviso più evoluto, della
moderna psicoanalisi, quello junghiano, ha attinto non poco da questo libro,
elaborando la teoria delle ‘immagini interiori’ e un metodo di approccio al
disagio psicologico non a caso più legato all’interiorità del paziente,
piuttosto che alla parola e al pensiero concettuale.
Dopo questa premessa, credo sia importante iniziare a
evidenziare i punti di contatto de I Ching con il Thai Chi, perché tutti lo
stiamo praticando da qualche tempo e ci può probabilmente essere utile capire
appieno il senso di questa pratica e i benefici che essa può offrire.
Avrete forse sentito definire il Thai Chi come ‘meditazione
in movimento’ o come ‘poesia in movimento’: senza esaltarsi in inutili
misticismi, credo che ognuno di noi, a qualsiasi grado di pratica o di approccio
con questa pratica, abbia sentito che era qualcosa di più di una complicata
sequenza di strani movimenti, difficili da ricordare e anche un po’ più
faticosi di quello che può sembrare dall’esterno. Credo che tutti abbiate
ricevuto energia e carica dalla pratica della forma che stiamo studiando
insieme.
Ho quindi pensato che si può raccontare qualcosa di più
riguardo a questa pratica, inquadrandola meglio nel contesto culturale in cui si
è storicamente sviluppata, senza perdere mai di vista l’ottica interiore,
quella delle più profonde motivazioni, centrale per ogni praticante di Lung
Chan Pai, oltre che di Thai Chi.
Il Thai Chi è in primo luogo una pratica meditativa, al pari
di altre come lo yoga, lo zen, ecc., fondata sul movimento. E’ inoltre, come T’ai
Chi Ch’uan un’efficace arte da combattimento.
Secondo un leggenda accreditata per molto tempo, Huang Ti, il
cosiddetto Imperatore Giallo che governò a partire dal 2700 a.c. praticava una
forma di esercizio chiamato Tao Yin con lo scopo di allungare la durata della
vita. La parola Tao qui indica ‘guida’ e Yin ‘condurre’. Questi termini
ci offrono un accenno sul funzionamento dell’esercizio. I movimenti degli arti
guidano la circolazione del sangue così che i tessuti in ogni parte del corpo
possano essere guariti e purificati nel modo più efficace. I movimenti,
inoltre, assolvono il compito di condurre il respiro entro e fuori i polmoni,
così da garantire una maggiore assunzione di ossigeno nutrendo ed energizzando
il corpo e migliorando inoltre l’eliminazione dei veleni tramite l’espirazione.
Il movimento rappresenta quindi il fondamento di una disciplina tramite la quale
i processi automatici del corpo possono essere guidati e condotti al fine di
permetterne un funzionamento di gran lunga più benefico. Essenziale alla
pratica del Tao Yin era il modo in cui i movimenti degli arti venivano combinati
con la respirazione. E’ proprio questa combinazione che rende l’esercizio
così benefico per la salute. Le pratiche di Huang Ti erano conosciute anche
sotto il nome di T’u Na. La parola T’u significa ‘espirare’ e Na ‘inspirare’.
Si racconta che un giorno Huang Ti salì sulla montagna dove incontrò il saggio
immortale Kuang Cheng-Tze. Costui gli consigliò che, al fine di preservare la
vita, doveva stare attento a non stimolare smodatamente le sue passioni o le
emozioni, ma piuttosto sedersi spesso tranquillamente per rendere la mente più
quieta. Seguendo questo consiglio e praticando i suoi esercizi, Huang Ti fu in
grado di condurre una vita strabiliante e di governare come imperatore per cento
anni. Ebbe più di cento mogli. Alla fine divenne un immortale e volò in cielo
sul dorso di un drago.
Le attività di Huang Ti furono le antesignane dei metodi di
meditazione taoista e della forma di esercizio oggi conosciuta come T’ai Chi
Ch’uan. Al tempo suo queste pratiche non trovarono grande diffusione. Il
taoismo si sviluppò e prese piede solo parecchio tempo dopo.
La teoria che sottende queste pratiche è però basata sul
Tao, ovvero sull’unificazione degli opposti che è il principio fondamentale
della filosofia taoista. Le due opposte manifestazioni del Tao, lo Yin e lo Yang,
possiedono una valenza universale e trovano applicazione nei fenomeni cosmici
così come nelle funzioni del corpo umano.
Alcuni esempi: il cielo è yang mentre la terra è yin. Il
giorno è yang e la notte è yin. Un tempo luminoso e chiaro è yang, mentre uno
scuro e tempestoso è yin. Sul piano delle cose animate: il maschio è yang, la
femmina è yin. Lo spirito è yang mentre il corpo viene considerato yin. I due
opposti possono trovare una loro collocazione anche per quel che riguarda le
parti del corpo e le loro rispettive funzioni. Nel sistema circolatorio, ad es.,
le arterie sono yang e le vene sono yin. Nella respirazione, l’espirazione
viene considerata yang, mentre l’inspirazione yin. Nelle faccende umane il
movimento è yang, il riposo yin.
Ed ecco la prima concreta relazione fra Thai Chi e I Ching, i
cui esagrammi contengono una descrizione sistematica delle relazioni che
intercorrono fra lo yin e lo yang. Gli esagrammi stessi risalgono a un’epoca
di almeno due secoli precedente a Huang Ti. Infatti le pratiche per la salute,
costituite da un’alternanza fra movimento e riposo e da esercizi di
inspirazione ed espirazione, sono un’espressione diretta del principio yin e
yang. La buona salute richiede infatti un bilanciamento di queste due forze all’interno
del corpo.
Diversi esagrammi dell’ I Ching rappresentano e descrivono
sia la pratica meditativa sia il processo che essa determina all’interno del
corpo. Un esempio di questo fatto è costituito dall’esagramma 5, Hsu (L’Attesa).
Il carattere cinese che indica questo esagramma raffigura una persona che medita
in posizione seduta.
5.
Hsu – L’Attesa (il Nutrimento)
sopra K’AN, L’ABISSALE, L’ACQUA
sotto CH’IEN, IL CREATIVO, IL CIELO
"Tutti gli esseri hanno bisogno di essere alimentati
dall’alto. Ma l’elargizione di nutrimento ha il suo tempo, e bisogna
attenderlo. Il segno mostra le nuvole nel cielo, dispensatrici della pioggia che
allieta tutto il mondo vegetale e fornisce all’umanità cibo e bevanda. Questa
pioggia verrà a suo tempo. Non si può costringerla a scendere, bisogna
attenderla. L’idea dell’attesa è inoltre suggerita dalle qualità dei due
segni primordiali: dentro forza, davanti ad essa pericolo. Forza davanti a
pericolo non agisce precipitosamente ma sa attendere, mentre debolezza davanti a
pericolo si agita e non ha la pazienza di attendere.
LA SENTENZA
L’attesa.
Se sei verace hai luce e riuscita.
Perseveranza reca salute.
Propizio è attraversare la grande acqua.
L’attesa non è un vano sperare. Essa ha la certezza
interiore di raggiungere la meta. Unicamente questa certezza interiore dà la
luce che sola conduce alla riuscita. Ciò porta alla perseveranza che reca
salute e conferisce la forza per attraversare la grande acqua.
Un pericolo ci sta dinanzi e bisogna superarlo. Debolezza e
impazienza non possono far nulla. Solo chi è forte potrà affrontare il proprio
destino, poiché egli è capace di persistere nell’attesa grazie alla sua
sicurezza interiore. Questa forza si manifesta in una sincerità inesorabile.
Solo se si sanno vedere le cose come sono, guardandole in faccia, senza inganni
e illusioni, dagli avvenimenti nasce una luce che indica la via per riuscire. A
ciò deve seguire un’azione risoluta e perseverante; poiché soltanto andando
decisi incontro al proprio destino si può venirne a capo. Allora è possibile
attraversare la grande acqua, cioè prendere la decisione superare il pericolo.
L’IMMAGINE
Nubi salgono nel cielo: l’immagine dell’attesa.
Così il nobile mangia e beve, e di è lieto e di buon umore.
Quando le nubi salgono nel cielo è indizio di pioggia. Non
si può fare altro che attenderne la caduta. Così avviene anche nella vita
quando un destino si prepara. Fintanto che il momento non è ancora maturo non
bisogna darsi pensiero né voler plasmare il futuro intervenendo e
affaccendandosi; si deve invece accumulare tranquillamente forza per il corpo,
mangiando e bevendo, e per lo spirito, stando sereni e di buon umore. Il destino
giunge spontaneo, da sé, e allora si è pronti".
Il testo dell’esagramma allude al flusso di energia vitale
attraverso i diversi canali, che si manifesta durante la meditazione. Come già
detto sono molti gli esagrammi de I Ching (per esempio il n. 63), che alludono
al processo meditativo, ma il numero 5 è particolarmente significativo. Lo
stesso ideogramma corrispondente, nella sua rappresentazione visiva, indica i
diversi aspetti del meditante. Seguendo i numeri collegati all’ideogramma
infatti si possono isolare i diversi aspetti corporei del praticante: testa,
spalle, braccia, colonna vertebrale e costole, il seggio su cui è seduto e le
gambe.
Il commento all’esagramma descrive l’insieme dei principi
generali su cui si fonda il processo meditativo. "Attendere vuol dire
trattenersi". Questo significa che il chi, l’energia vitale, deve essere
rafforzata prima che possa fluire verso l’alto e trasformarsi in shen
(spirito).
L’esagramma mette anche in guardia i praticanti dagli
effetti negativi che può causare un esercizio non corretto: "Davanti c’è
il pericolo".
Ma per coloro che si concentrano e mantengono lo stato di
quiete durante la meditazione il commento dice: " Se sei verace hai luce e
riuscita. Perseveranza reca salute".
L’esagramma racchiude anche l’altro significato di
Alimentazione, che è molto importante perché la circolazione del chi o energia
vitale attraverso tutti i canali psichici (il cosiddetto ‘Grande Circuito’)
è un processo di nutrizione e di accrescimento dell’energia. "Nubi
salgono al cielo" simboleggia infatti l’energia del meditante che sale
sotto forma di vapore fino alla testa, dove verrà distillato il nettare
salivare che verrà successivamente inviato nell’addome, nel punto denominato
Tan Tien che è la sede del chi all’interno del corpo umano.
Tre sono gli elementi del processo meditativo di
trasformazione dell’energia: Ching (energia sessuale); Chi (energia vitale);
Shen (spirito). Il Thai Chi e la meditazione servono proprio a favorire questo
processo di trasformazione e di circolazione dell’energia.
Proprio la circolazione del chi attraverso il cosiddetto ‘Grande
Circuito’ (formato dagli otto canali psichici e dai dodici meridiani,
disseminati di punti specifici, reticolo che costituisce la base della
fisiologia cinese) e la trasformazione del Ching in Chi e poi in Shen
costituiscono lo scopo della pratica del Thai Chi e del Chi Kung. Conto di
approfondire l’argomento del Piccolo e Grande Circuito Celeste in un prossimo
numero del ‘Codino Parlante’.
Per concludere vorrei sottolineare di nuovo come il Thai Chi
sia anche un’arte marziale molto efficace. Le due cose (cioè il Thai Chi come
pratica meditativa e come arte da combattimento) non sono in contraddizione:
anche il combattimento nel T’ai Chi Ch’uan si basa sullo sfruttamento e
sullo spostamento dell’energia o del chi dell’avversario che sferra l’attacco.
Cioè il chi durante il combattimento viene, per così dire, ricevuto e
rispedito al mittente. Non è, secondo me, molto diverso dal principio del Lung
Chan Pai: ‘partire dopo e arrivare prima’.