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F.I.KB.

19 ANNI DOPO

di: dott. Ennio Falsoni (tratto da: www.fikb.it)

Eravamo un paese di santi, poeti e navigatori. Oggi , a parte i pochi santi in circolazione, scarseggiamo sicuramente di poeti e in quanto ai navigatori..., lasciamo perdere. Mi sembra invece che gli italiani di oggi siano pieni di luoghi comuni, di tabù , con poca voglia di muoversi se non per andare in vacanza. Quando invece si tratta di muoversi per una competizione, ecco che ti tirano fuori la stagnazione, il momento difficile del paese dal punto di vista economico, i problemi famigliari. Tutto il repertorio cioé del “dejà vu”.

Se poi ci mettiamo a parlare di Napoli, ancora peggio. Certo, le radio e le televisioni non hanno aiutato i napoletani , specie nell’ultimo anno, a rifarsi il maquillage con tutti quei morti ammazzati nel suo hinterland, ma ciò è bastato per far storcere il naso a moltissimi quando la federazione aveva scelto di riportarvi i campionati italiani di semi e light contact, ossia la massima competizione nazionale delle specialità. “Troppo insicura”, “i napoletani sono inaffidabili” , “troppo al sud”, “troppo lontana”, troppo qui e troppo là. Questi solo alcuni dei malumori che mi erano stati personalmente espressi anche da autorevoli esponenti della federazione, che non vedevano di buon occhio questa scelta federale. Del resto, sono ancora molti quelli in circolazione e che avevano avuto una brutta esperienza ben 19 anni fa, quando i campionati furono organizzati in un vecchio e fatiscente palazzetto dello sport di S.Giorgio a Cremano, alle falde del Vesuvio (a pochi passi dalla Caserma Genio Trasmissioni dove passai 5 mesi della mia vita assolutamente indimenticabili e che mi legheranno per sempre a Napoli).

Sfortuna volle che quel giorno piovve , e anche parecchio. Finì che gli atleti dovettero combattere tra chiazze d’acqua e mucchietti di segatura perché il tetto era un colabrodo. Ricordo che il titolo del mio articolo fu “Napocalypse”, che era , già dal titolo, tutto un programma.

Di acqua ne è passata ormai tanta sotto i ponti, ma i vecchi luoghi comuni persistono e sono difficili da estirpare.

Gianni Di Bernardo è da molti anni alla guida della Federazione in Campania. Come tutti, ha avuto i suoi alti e bassi. Ma ha lavorato bene e con grande serietà. Dalla sua scuola, e comunque dal suo entourage, sono usciti tanti atleti di valore tra cui, in tempi recenti, un manipolo che ha raggiunto , e anche in pianta stabile, la nazionale di semi contact. Citiamo i nomi di Roberto Montuoro (a lui va fatto un complimento particolare perché, nonostante fosse impegnato direttamente nell’organizzazione dei Campionati con tutti i suoi problemi , i suoi stress e le sue distrazioni, ha saputo trovare la concentrazione per gareggiare nella sua categoria, quella degli 89 chili, e battere tutti. E anche piuttosto agevolmente!), Neri Stella, Anna Migliaccio, Manuel Esposito. Tutti atleti di valore che hanno portato medaglie pregiate all’Italia. A parte il Montuoro, che ha già alle sue spalle una carriera alla quale è purtroppo mancato, sino ad ora, soltanto l’oro a livello mondiale, Neri Stella è stato un “enfant prodige”: da juniores ha vinto ben 3 medaglie d’oro in tre partecipazioni mondiali e una volta passato tra i seniores, ha già portato a casa argenti a iosa. Anche a lui manca, per il momento, l’oro mondiale nella massima divisione, ma essendo ancora uno studente universitario, possiamo sinceramente sperare che copra presto anche questa lacuna nel suo splendido curriculum sportivo. Manuel Esposito è un giovane talento, balzato alla ribalta lo scorso anno quando, dopo aver vinto il titolo italiano e avuto accesso alla maglia azzurra, ci ha regalato a Parigi un argento mondiale straordinario. Purtroppo, la finale per lui fu chiusa da un inarrivabile atleta ungherese dalle leve lunghissime e abilissimo nei calci.

Anna Migliaccio è da anni la ragazza di punta del semi contact campano. Ha vinto numerosi titoli italiani e si è sempre ottimamente comportata negli Europei e Mondiali cui ha partecipato. Ha vinto un titolo europeo proprio a Jesolo, nel 2002. Quest’anno si era infortunata ad un occhio combattendo nel veneto contro Gloria De Bei di Chioggia. Ha saltato sia la Coppa Italia che la Coppa del Presidente, ma qui a Napoli, al rientro, ha battuto in finale nientemeno che la livornese Romina Succi, un’atleta anche lei esperta.

Se questo è la punta di diamante del movimento napoletano, non va dimenticato che la Campania rappresenta un grosso serbatoio di atleti dal potenziale eccellente. Certo gli atleti campani prediligono il semi contact, in generale, ma abbiamo avuto campioni del mondo anche nel light, come Marco Pirone, e ai tempi nostri, un campione del mondo wako-pro come Mario Donnarumma nella kick (kg.62,200).

Lavorando dunque sulla qualità, sapendo districarsi tra i mille problemi di Napoli e della Campania (non è certo una città facile, riconosciamoglielo), Gianni Di Bernardo aveva il sogno di riportare la sua città tra quelle degne di essere tenuta in considerazione per grandi eventi. Prima di approdare a Napoli, avevamo già tastato il terreno in qualche provincia. Benevento era stata, due anni or sono soltanto, un ottimi banco di prova per la rinate aspirazioni campane. E quindi, il grande balzo a Napoli.

Che i giovani dirigenti avessero ben lavorato, già lo si era visto entrando nello splendido Palavela di Ponticelli, una struttura grande, ariosa, luminosa con un enorme parquet circondato da una pista di atletica leggera (per darvi le dimensioni).

Tutt’intorno, gli stand più o meno grandi delle ditte produttrici di protezioni e uniformi per la kickboxing che davano all’ambiente ulteriore importanza. Cinque i tatami delle dimensioni regolamentari utilizzati in contemporanea per lo svolgimento delle competizioni che si sono snodate senza particolari intoppi. Qualche sbavatura tra alcuni elementi della rinnovata classe arbitrale, ma per il resto, avercene di organizzazioni come quella offerta dagli amici campani!, a cui deve andare il nostro più vivo apprezzamento.

650 gli atleti in gara, 200 nel light contact e 450 nel semi, disciplina principe della Fikb. Si sono notate ovviamente molte defezioni importanti, in particolare dalla Sardegna, alle prese con un ricambio generazionale dei suoi atleti e con una particolare congiuntura economica, dal Veneto e dal Lazio. Per quest’ultima regione aleggia il sospetto che avendo in programma un Trofeo Città di Ariccia la settimana successiva, si siano tenuti a casa gli atleti per paura di non averne poi a sufficienza per la loro manifestazione. Ma così va il mondo e in ogni caso, 650 atleti che rappresentano la “creme de la creme” del movimento in rappresentanza di tutte le regioni d’Italia sono stati un’ottima cosa. Così come ottimo è stato il livello tecnico generale, sia nel light che nel semi ovviamente.

Ho apprezzato nel light la scuola del maestro Silvano Cosentino che si sta molto impegnando anche nel campo della preparazione atletica. Al di là che i suoi atleti poi vincano o perdano, è un bel vedere quello che producono sul tappeto. Sciolla, Concu e Manca, sono le sue punte e arrivano sempre a piazzarsi trale prime posizioni quando, addirittura, non vincono.

Altre scuole mi sono piaciute: quella del maestro marchigiano Cianfaroni, quella del molisano Fabrizio Carbone dell’Athletic di Campobasso, del bergamasco Egidio Carsana e del bresciano Roberto Ferrari o di Neri Baglioni di Asti ( Andrea Primitivi, in assoluto, è l’atleta più spettacolare che ci sia in circolazione). Ma anche Chiara Leonardi, della Tao Fitness di Giarre in Sicilia, è ormai una confermata splendida realtà.

Tra il semi contact, dovrei dire i soliti noti: dai citati Montuoro, Migliaccio, Stella, a Gregorio “Grillo” Di Leo, a Domenico De Marco, Luisa Lico, Samanta Aquilano. Ma vorrei spendere due parole per due veterani del semi contact che mi hanno particolarmente colpito. Il primo è Andrea Ongaro che a 40 anni – sì, avete letto bene -, trova ancora le motivazioni per cimentarsi in questo tipo di gare e a questi livelli. Ha sempre militato nella massima categoria, ma sentito forse la concorrenza di un altro veterano, Marco Culiersi ( che è tornato alle gare nonostante rotture di legamenti, matrimonio e la nascita di due gemelli!), è sceso di peso e quindi di categoria. Qui, giunto in finale, ha battuto – e anche piuttosto chiaramente -, il titolare della maglia azzurra, Gianluca Guzzon della società Yama Arashi di Piacenza , di Gianfranco Rizzi, che non ha saputo trovare il tempo e la misura per scardinare la tecnica del varesotto. Culiersi, anche lui bello tirato a lucido per l’occasione, nonostante i suoi 100 chili, è stato uno degli atleti più spettacolari del campionato e ha regolato in finale un altro veterano supermassimo di mille battaglie ( sposato con prole, ma col desiderio di divertirsi ancora a gareggiare), Luca Letizia di Venafro ( allenato da Nicky Vallone).

Tra le vere novità di questi campionati, mi hanno entusiasmato le evoluzioni di alcuni giovanissimi foggiani , allievi dei Magno ( padre e figlio) che operano a Manfredonia, per l’esattezza, dei veri funamboli con le gambe e che vanno sotto il nome di Scialandrone e Trimigno. Sono giunti alla vittoria battendo atleti sulla carta più forti e titolati di loro grazie a grande determinazione, tenuta atletica e psicologica.

Tra le sorprese, l’uscita di scena anzitempo proprio di Manuel Esposito, da Napoli, l’azzurro che a Parigi che ci aveva fatto sperare addirittura in un oro nei 57 chili. Passato di categoria (63), è chiaro che lui, basso di statura com’è, ha enormi difficoltà contro atleti molto più alti e con leve maggiori.

Nel complesso dunque, una splendida edizione degli Italiani di semi e light che dovrà essere presa d’esempio per i futuri organizzatori.

Ma chi l’avrebbe detto? “Napocalypse” è ormai un vecchio film in bianco e nero.

Per tutti i risultati, vedasi il sito della FIKB www.fikb.it


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