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W.A.K.O.

Europei Wako a Maribor

GRANDI ATLETI SI CONFERMANO… e nuove star crescono, visto che abbiamo trionfato con new entries come Chiara Leonardi (Sicilia) e Laura Penone (Piemonte), Manuel Esposito(Campania) , alla loro prima uscita internazionale. Italia ancora prima in Europa nel semi contact e nell’aero-kickboxing , quinta nel light.

di: Ennio Falsoni

Una insolita Maribor soleggiata ( quando ci aspettavamo di trovarla innevata!) ha ospitato l’edizione degli Europei Wako 2004, dopo che nel 2001 già era stata la sede dei Mondiali dei nostri sport da tatami, ossia di semi, light contact, forme musicali e aero/kickboxing. Allora, l’edizione fu squassata dai catastrofici avvenimenti dell’11 settembre ( l’attacco alle Torri Gemelle) che tenne lontano dalla nostra manifestazione sia gli americani che i rappresentanti dei paesi arabi. Questa volta, essendo gli europei lontani (ma non immuni) da altri tragici avvenimenti internazionali, le cose sono comunque andate piuttosto meglio, visto che abbiamo avuto 430 atleti in rappresentanza di 28 paesi. Tenuto conto che in Montenegro, il mese passato, per gli europei degli sport da ring (full, low-kick e thai/kick) ne avevamo avuti 300 in rappresentanza di 25 paesi, possiamo dire di essere soddisfatti per questi ottimi risultati numerici che non sono mai disgiunti da quelli tecnico-agonistici. E proprio di questo non finirò mai di stupirmi: di come, da un solo anno all’altro, il tasso tecnico-atletico nelle nostre discipline continui a crescere e a migliorare.

 Ciò che mi strabilia è il notare come, attraverso un allenamento scientifico, metodico,razionale, si riesca sempre a superare ciò che credevi insuperabile: le prestazioni dei nostri atleti in generale (non sto parlando solo di quelle degli italiani, ovviamente). Vi sono atleti davvero bravi nella Wako, incredibili, che col loro corpo riescono a compiere ogni genere di evoluzione e provo per loro una grande invidia non disgiunta da grande ammirazione.

A Maribor, abbiamo portato ben 46 atleti che con i tecnici federali, gli arbitri, e altri dirigenti hanno formato una delegazione di 59 persone, una cifra ragguardevole . 19 gli azzurri nel semi contact, 18 nel light, 8 nell’aero/kickboxing e 1 solo nelle forme musicali, Rudi Uliana, ma che si è dimostrato troppo legato a schemi tradizionali per aspirare ad un podio . Ebbene, l’Italia è finita prima sia nel semi contact (con largo margine, 25 contro 14, sulla seconda nazione, l’Ungheria); prima nell’aero/kickboxing e quinta nel light contact. E scusate se è poco!

 Tra gli uomini, siamo andati in medaglia in tutte le categorie salvo che in due: sono infatti usciti al primo turno, sia Rudi Uliana negli 84 chili che Andrea Ongaro nei supermassimi. Sono apparsi entrambi un po’ contratti in avvio e non sono riusciti ad esprimersi al meglio perdendo da avversari che erano comunque alla loro portata. Peccato.

Tra le donne, su sei atlete partecipanti, solo Chiara Staffini che all’ultimo momento aveva rimpiazzato Monica Compagno nei 55 chili , non è riuscita ad entrare in zona medaglia.

Per il resto, il bottino è stato complessivamente di ben 5 ori, 3 argenti e 4 bronzi.

Avevamo quattro campioni del mondo in questa squadra, Roberto Belotti e Gregorio Di Leo tra gli uomini, Samanta Aquilano e Luisa Lico tra le donne. Ebbene si sono tutti riconfermati ai vertici delle rispettive categorie. Qualcuno ha faticato più di qualche altro, ma nel complesso, alla fine è venuta fuori la classe di questi autentici campioni e abbiamo trionfato.

Il bergamasco Roberto Belotti e la calabrese Luisa Lico sono stati gli atleti che hanno vinto con maggior autorità, anche se Luisa Lico si è trovata addirittura indietro nel punteggio in semifinale contro l’ostica irlandese Patton. Lo stesso dicasi per Gregorio Di Leo, assolutamente perfetto, impeccabile, autoritario per quasi tutte e tre le riprese. Ma è bastato che calasse psicologicamente di un niente ( a 30 secondi dal termine , quando si è trovato in vantaggio di 4 punti, ha cercato di controllare risultato e avversario per trovarsi subito in difficoltà e rischiare di compromettere la vittoria). Aquilano si è trovata di fronte una spilungona russa, alta e magra come un chiodo, che mulinava pericolosamente i piedi davanti alla sua faccia. E lei, intelligentemente, ha fatto quello che si deve fare contro avversarie di quel tipo: girarle intorno, pedalare anche all’indietro e rientrare prontamente quando l’avversaria era in scarico di azione. Perfetta. Ma la piccola si è messa quasi a piangere dopo, parlando con me, per il modo in cui lei aveva vinto e che non le era piaciuto!

Mi hanno un po’ deluso in verità gli argenti di Domenico De Marco e di Neri Stella per il fatto che i due, da cui mi aspettavo la vittoria, hanno avuto una prestazione davvero opaca rispetto ai brillanti incontri precedenti. Tenere la concentrazione per quattro giorni di torneo non è certamente facile. Ed essendo entrambi atleti un po’ emotivi, che sentono la competizione, probabilmente si sono trovati svuotati dalla tensione e proprio nel momento più importante: l’ultimo incontro. Peccato anche per loro, ovviamente, che forse tenevano alla vittoria più del sottoscritto.

Ma mi hanno invece entusiasmato le ottime prestazioni di due nuove entrate nella squadra azzurra; quella del napoletano Manuel Esposito, nei 57 chili, (un furetto napoletano dai capelli alla punk) e quella della bella siciliana (acqua e sapone) Chiara Leonardi nei 65 chili. Vi erano stati momenti di perplessità per la scelta di Manuel fatta dai tecnici Rizzi e Bozzolani nel collegiale di Napoli del luglio scorso, tanto che temevo ci fosse stato qualche problema di carattere più politico che sportivo. Invece devo dare atto ai due di aver indovinato la scelta, fatta soprattutto in vista della finale contro l’incredibile ungherese Deszo Debreczeni (incredibile perché ha delle gambe da far invidia ad una ginnasta tanto le muove con naturalezza e grande velocità allo stesso tempo, un incubo per gli avversari). Manuel ha largamente vinto tutti i match precedenti, ma contro questo satanasso di ungherese, che nelle ultimi tre anni è imbattuto e che ha sempre vinto per cappotto contro gli avversari italiani incontrati in precedenza, ha invece perduto , ma facendogli vedere i sorci verdi, standogli sempre a ridosso di punti e soprattutto tenendo viva la speranza di vittoria sino alla fine, lottando fino all’ultimo respiro. Chiara invece è stata davvero brillante. Pur essendo ancora una juniores( ha vinto infatti il titolo ai Mondiali di Carrara lo scorso mese di settembre), ha gareggiato con grande personalità e fantasia e dominando le avversarie, anche quelle più titolate come la svizzera Patrizia Berlingieri incontrata in finale, come manco una veterana avrebbe potuto fare. Sono certo che sentiremo ancora parlare di queste due nuove stelle nostrane.

Roberto Montuoro, Gianluca Guzzon, Anna Migliaccio e Romina Succi, ossia le medaglie di bronzo, hanno anche loro avuto giornate storte. Del resto, basta un leggero calo di concentrazione in questa disciplina dove vince chi alla fine fa più punti, che vieni subito infilato da qualche colpo che ti pregiudica la vittoria finale.

Nel light contact , disciplina molto dura in barba al nome, l’Italia , al contrario che nel semi, ha sempre avuto posizioni di media classifica, apparizioni dignitose, ma mai niente di eclatante. Non ci aspettavamo dunque di finire nei piani alti della classifica. Ma in questo sport, fatto di scambi continui, a volte incessanti, che richiedono comunque tecnica sopraffina, grande fondo atletico e determinazione, abbiamo invece conquistato 4 bronzi con le ragazze ( Manuela Fugazza nei 50 chili , Daniela Stefanelli ,55, Chiara Mandelli, 65, Evelis Boscolo, 70) e 1 oro con Agostino Pavesi nei supermassimi e 1 argento tra gli uomini (Andrea Primitivi) !, che ci hanno proiettato al quinto posto in classifica generale. E forse avremmo potuto fare di meglio se la malasorte – leggi, sorteggio!- , non avesse messo di fronte il resto della nostra truppa con atleti che poi sarebbero risultati i vincitori o giù di lì dei Campionati nelle loro rispettive categorie. Ungheresi, russi, polacchi e francesi è meglio trovarli, di solito, al secondo turno. Ma incappare in uno di questi al primo, è sempre durissima, e così atleti pur validi come Simone Concu o Elio Pinto, pur ben diretti dai tecnici Federico Milani e Silvano Cosentino, nulla hanno potuto contro i quotati avversari.
Agostino Pavesi, ex allievo del Milani stesso, ha coronato il sogno di una vita: laurearsi campione d’Europa. Ha passato i suoi guai contro il polacco Bartlomiej Bocian in semifinale il quale ha peccato di eccesso di contatto, cioè ha sparato contro l’italiano un paio di destri che avrebbero steso chiunque e si è beccato la squalifica. Ben gli sta. Arrivato in finale, Pavesi ha saputo aggredire sin dall’avvio il croato Vladimir Celar e a far suo l’incontro in virtù soprattutto di maggior fondo atletico.

 L’atleta comunque di punta di tutta la squadra è indubbiamente il piemontese (di Asti) Andrea Primitivi che di mestiere fa il preparatore atletico...al Milan! Sì, avete letto bene: preparatore atletico di Sheva e soci. Andrea è un atleta eccellente che ci è ammirato da tutti, in possesso di tutto quello che dovrebbe avere un grande atleta: elasticità, velocità d’esecuzione, calci fenomenali, buona impostazione pugilistica, determinazione, carisma. Eppure, pensate un po’, tutto questo non è ancora bastato per vincere l’oro contro quel autentico fenomeno che è l’ungherese Dancso Zoltan. Tre volte campione del mondo, sia nel semi che nel light contact ( altra cosa fuori del comune), Zoltan è più alto di almeno 6 centimetri di Primitivi ( che non è un nano e pesa 79 chili di muscoli asciutti!), ha tecniche di gambe e braccia eccellenti, in più ha anche un’attitudine superiore a quella di Primitivi nell’andare a punto che gli deriva dalla pratica del semi contact. Insomma è superiore in ogni reparto al nostro e contro atleti così non c’è che da inchinarsi. E questo per dirvi quanto sia difficile conquistare un oro o una medaglia pregiata in un campionato Wako.

Per finire, l’aero-kickboxing.

A Parigi, lo scorso anno, si era tenuto il primo campionato mondiale con 10 squadre partecipanti e 10 atleti nell’individuale. Quest’anno abbiamo avuto 12 squadre solo in Europa e 12 partecipanti nell’individuale ( quasi tutte donne). Ciò significa che la disciplina sta prendendo piede e a mio avviso ha un futuro migliore di quello delle forme musicali.

Per dirla sino in fondo, mentre le forme musicali rischiano di sparire dai programmi Wako, soprattutto gli stili soft, poiché è pressoché impossibile che si possa coreografare una forma al ritmo di una qualunque musica, un “must” in questa disciplina, l’aero-kickboxing utilizza invece tecniche che vengono dalla nostra disciplina e non dal karate, dal taekwondo o dal kung fu con cui non abbiano più nulla da spartire se non le origini. Spingiamo per l’affermazione di questa disciplina anche perché essa può essere praticata veramente da tutti ed essere un metodo d’allenamento divertente e utile. Ovviamente le regole devono essere precisate meglio in questo tipo di gare, ma si è già sulla buona strada per la definitiva affermazione di questo sport.
I tecnici Franco Liberati e Mario Carella stanno lavorando bene e i risultati si vedono. La squadra femminile con step, formata da Monini Federica, Falaschini Alessia e Svara Elena, ha vinto alla grande, mentre quella senza step ( Marconi Eleonora, Fiori Laura, Krassoi Beata) è arrivata seconda dietro alla Slovenia per un solo decimo di punto!

Dove invece abbiamo trionfato è stato negli individuali. Monini Federica, con lo stesso esercizio della squadra , si è imposta nello step mentre Laura Penone, ha vinto nella prova a terra . Il marito, Bruno Manca, già campione del mondo a Parigi nella prova a terra ( oltre che campione di semi e full contact a livello europeo) , è arrivato invece secondo dietro al francese Laurent Fries con una bella coreografia sulla musica accattivante resa più famosa dal noto Jean Frenette

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