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Ai recenti Mondiali WMF di BangkokIl bottino sembra risicato : 2 sole medaglie di bronzo, ma in una specialità , la Muay Thai, che attualmente nel mondo ha due padroni, la Tailandia e la Bielorussia. Ma non è stato difficile scoprire perché.di Ennio FalsoniNel corso della mia lunga militanza nel mondo delle arti marziali (festeggio, ahimè, quest’anno i 40 anni!), ho avuto a che fare, per ragioni professionali e non, ovviamente, con un incredibile numero di maestri asiatici in quasi tutte le discipline esistenti. E devo francamente dire che, salvo qualche rara eccezione, ho imparato a diffidare di loro e ad essere scettico circa i loro comportamenti, le loro parole e le loro azioni. Un esempio? Ho avuto un lungo colloquio a Beirut, diversi mesi or sono,nel corso degli Arabian Muay Thai Games, con due dirigenti della World Muay Thai Federation, la sigla che nelle intenzioni voleva riunire sotto un’unica bandiera la due associazioni allora esistenti, la IAMTF e la IFMA, che mi assicuravano che ciò era avvenuto. Torno in Italia, parlo della cosa nell’ambito dei miei collaboratori, e vengo smentito. La IFMA continua ad esistere, mentre la WMF continua a giurare che la sua esistenza è illegale, addirittura “criminal” – come hanno detto nel corso dell’Assemblea Generale e che adiranno a vie legali per questo-. A tre mesi dall’inizio dei Mondiali WMF, ricevo un invito ufficiale da parte degli organizzatori e in allegato tutte le categorie di peso della competizione. Noto che hanno deciso di avere juniores e seniores insieme, ma che vi sono anche ben 21 categorie di peso diverse contro le 12 solite. A pochi giorni dall’inizio dei Campionati, attraverso il loro sito internet, vengo a sapere che quelle categorie sono state tutte nuovamente cambiate. Si è tornati all’antico. L’unico problema è che l’Italia già aveva mandato conferma della sua partecipazione sulla base delle categorie iniziali ricevute. Che fare? Poiché l’errore è dipeso da loro e non certamente da noi, chiaro che dopo aver pagato biglietti aerei e prenotazioni alberghiere era impensabile che qualcuno non combattesse, a Bangkok. Uno dei due italiani, per la precisione Rosario Presti dell’Accademia Sicilia di Mauro Samperi, è stato iscritto come un atleta di un altro paese...e si è trovato a combattere, al secondo turno, contro l’italiano in gara che era Fabio Siciliani, col quale poi ha perso ai punti. A pochi giorni dalla partenza per Bangkok ( eravamo 20 persone) , mando l’ennesima e-mail alla WMF confermando il nostro arrivo e soprattutto la nostra prenotazione alberghiera. All’arrivo, stanchi per essere stati in giro quasi 20 ore tra scali e attese negli aeroporti, arrivati all’albergo che ci era stato confermato per e-mail, abbiamo la sgradita sorpresa di sapere che l’albergo è “full up” – pieno-, e che quindi non ci sono stanze disponibili... Insomma, potrei continuare di questo passo. Ma ciò basti per dire che l’edizione dei Mondiali WMF cui abbiamo partecipato ( 247 gli atleti in rappresentanza di 37 nazioni) è stata una delle più confuse e disorganizzate che mai abbia visto. Mancavo da un Mondiale di Muay Thai da diversi anni, da quando cioè nel 1997 l’IAMTF, che allora era praticamente diretta da Master Woody, preferì una singola persona, Marco De Cesaris, all’idea che la Muay Thai italiana fosse finalmente convogliata in un’unica Federazione, ancorché, allora, non ancora ufficialmente riconosciuta, la Fikeda. La storia andò a finire che, quasi per ripicca come tutti sanno, aprii poi la Thai/kickboxing nella Wako (specialità che, tra l’altro, sta avendo un grande successo); che comunque la Fikb (ex Fikeda) coordina e promuove ufficialmente in Italia la Muay Thai; e che Marco De Cesaris è tornato a far parte della nostra Federazione. Insomma, “Master Woody and Company” non ce l’hanno fatta a liberarsi del sottoscritto. Al di là però di queste autentiche seccature, del fatto che il palasport della Thamarasat University, sede dei prossimi Asian Indoor Games 2005, era situato a 55 chilometri da Bangkok, devo dire che ho assistito alla rinascita del settore Muay Thai in Fikb. Il gruppo di atleti e tecnici che ha partecipato a questi Mondiali, ha mostrato una tal armonia, un tal senso di gruppo, che non ho riscontrato mai prima. A partire dai coach della nazionale, Diego Calzolari e Franco Lai (che occasionalmente erano supportati talvolta da Mauro Samperi, a Bangkok per accompagnare ben 3 suoi atleti) , assolutamente encomiabili per spirito di collaborazione e umiltà, agli arbitri Fragale e Binelli, agli atleti tutti ( Marceddu nei 51 chili, Emmi nei 54, Brunazzo nei 60, Carico nei 67, Siciliani e Presti nei 75 ( per le ragioni che abbiamo spiegato), Ragalmuto negli 81, Biagioli negli 86 e per le donne, Morelli nei 50 chili e infine Vallone nei 60), ai coordinatori Max Baggio e Marco De Cesaris, tutti insomma finalmente stretti intorno ad un unico obbiettivo: fare bella figura, tenere alto l’onore italico. E l’Italia ce l’ha fatta . Alla fine ha portato a casa solo 2 medaglie di bronzo, ma , signori miei, la Muay Thai è sport che purtroppo ha ancora due padroni al mondo – almeno a livello amatoriale - : la Tailandia , ovviamente, e la Bielorussia. In verità, occorrerebbe addirittura ribaltare la graduatoria, perché la Bielorussia è finita prima delle Tailandia a questi Mondiali, ma questo perché i migliori atleti tailandesi non erano certo presenti. Ridacchiando, un noto dirigente della AMAT, la principale associazione dilettantistica tailandese mi ha detto :” I migliori atleti tailandesi non sono presenti a queste gare. I migliori atleti combattono solo per soldi...”. E meno male, aggiungo io, perché altrimenti non ci sarebbe davvero storia. E si sa che quando uno sport è dominato da un solo paese, ne va a scapito di tutto il movimento. In altre parole, quello sport non è universalmente sviluppato. Se poi ti capita, come è successo ad alcuni dei nostri azzurri, di affrontare comunque al primo turno un atleta russo , francese o marocchino, beh sai anche che sarà più forte e esperto di te. E’ esattamente quello che succede anche negli sport da ring della kickboxing in questo momento, dove paesi dell’est e magrebini sono sempre ai vertici delle classifiche. Mario Emmi, ingegnere nautico ma con la passione della Muay Thai, della Scuola Arti Marziali Fragale di Pisa, nonostante avesse avuto nei giorni precedenti le gare un febbrone da cavallo che fino alla fine ha messo in forse la sua partecipazione a questi Mondiali, ha affrontato al primo turno il russo Vassily Zherebtsov. Per due riprese ha combattuto alla pari, ma nella terza, un po’stanco, ha preso un calcio frontale al volto (grandemente rivalutata questa tecnica dalla Muay Thai!) che lo ha costretto al conteggio e alla sconfitta. Ma è stato bravo! Nicolò Ragalmuto si sentiva bene, ma all’avversario ha dato 4 chili di differenza di peso. Inizialmente avrebbe dovuto combattere nei 77 chili e non negli 81. Differenza di peso che il russo Muslim Abdulaev ha fatto valere sino in fondo e che lo ha estromesso dal torneo. Così pure Giorgio Carico, sempre della SAM, che al primo turno è incappato nel francese (di origini marocchine- guarda il caso!) Nicolas Bachir e contro il quale ha ben combattuto. Ma si è visto che Bachir aveva più dimestichezza con la Muay Thai classica di Giorgio, e anche lui ha perso onorevolmente ai punti. E’ un po’ la sorte che ha accomunato la maggior parte dei nostri atleti , da Biagioli alla Vallone. Discorso a parte andrebbe fatto per Silvia Morelli, allieva di Diego Calzolari che nonostante i suoi 32 anni di età, ha tanta grinta e voglia di combattere. Ha affrontato la tailandese Kritsana Rodvinij con grande cipiglio , spavaldamente e a detta di tutti aveva vinto largamente l’incontro. Ma i giudici non sono stati di questo avviso, purtroppo, ed è stata ingiustamente fatta fuori. Passavano il primo turno solo Edoardo Brunazzo, allievo di Diego Cazolari che ha incontrato l’indiano Satish Kumar, ma che purtroppo perderà l'incontro successivo contro un atleta franco-marocchino; Sergio Presti che ha messo k.o. il libanese Kher Eddine e il leccese Fabio Siciliani , classe 1981, allievo di Marc De Cesaris, che ha battuto l’iraniano Saeed Ahmadi. Al secondo turno , come già è stato detto, Siciliani e Presti si giocavano il derby per l’ingresso in semifinale, garantendo comunque all’Italia un bronzo sicuro. Vinceva meritatamente Siciliani in virtù di una migliore tecnica di Muay Thai. Siciliani, per la cronaca, era giunto già secondo agli Europei svoltisi nella Repubblica Ceca lo scorso anno. E’ quindi un atleta completo e tecnico. Ma il capolavoro nel primo turno lo ha compiuto il “capitano” della squadra azzurra ( così subito simpaticamente eletto dalla squadra per la sua anzianità come atleta) : Gianpietro Marceddu, già valido atleta di full contact, quindi di low-kick, poi di Thai/kick e oggi di Muay Thai. Marceddu, nato a Torino da madre napoletana e padre sardo, oggi vive e lavora a Firenze. Al primo turno aveva un brutto cliente, l’ucraino Askerdv Dzabhar. Pensavamo che non ce la facesse, e invece Gianpietro, coi suoi guizzi, la sua velocità d’azione, la sua determinazione, ha macinato l’avversario dall’inizio alla fine del match, trionfando e inorgogliendo il drappello azzurro! Al secondo turno però gli è toccato il tailandese Weerapong Nonting, un vero talento, e nonostante un match caparbio, Marceddu è stato sopraffatto da un atleta certamente più tecnico e bravo di lui. E ha giustamente perduto. Per la cronaca, lo stesso tailandese ha ridicolizzato poi in finale il bielorusso Skiba Siahey, il che è tutto dire. Ecco, il Mondiale WMF è tutto qui. Ma da questo nucleo che si composto felicemente a Bangkok, penso di poter dire che il settore Muay Thai della Fikb saprà ripartire per garantirci ulteriori soddisfazioni in futuro. Come il Coni ha ufficialmente scritto (anche al signor Davide Carlot), per quanto ancora non lo sapessero, da oggi esiste una federazione ufficiale di Muay Thai nel nostro paese: la nostra, che dall’Assemblea Generale WMF tenutasi il 20 marzo, rappresenta ufficialmente anche quella sigla nel nostro Paese. dal sito www.fikb.it |