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Kickboxing Superstar al Palalido: uno spettacolo superboA FAVORE DELL'INFANZIAPer la prima volta nella storia dei nostri sport l'intero incasso lordo devoluto in beneficenza. Grazie a Lino Guaglianone, munifico promoter milanese. di Ennio FalsoniGiù il cappello, signori, per questo grande gesto di solidarietà che viene in un momento difficile della nostra economia : Lino Guaglianone, munifico promoter milanese, ha deciso di donare ad alcune associazioni non profit che si occupano dell'infanzia abbandonata l'intero incasso "lordo" - si badi bene - della sua manifestazione, la nota Kickboxing Superstar. Un gesto generoso che è anche una signorile lezione per tutti noi, che spesso siamo chiusi nei nostri particolarissimi egoismi. E va subito detto che lo spettacolo offerto sabato 13 dicembre al Palalido di Milano è stato davvero superbo , apprezzato da tutti, sia dal punto di vista coreografico (perfetto il sincrono tra le accattivanti musiche e le uscite degli atleti che di volta in volta venivano presentati sul ring), sia dal punto di vista tecnico. E del resto, come avrebbe potuto essere diversamente se si schierano di fronte calibri come Aurelien Duarte e Ivan Strugar , Wanlop Sitpholek e Jassine Benhadi , Ruben Dia e il nostro Angelo Valente? La serata, che ha avuto una cornice di pubblico elettrizzato di oltre 2000 unità ( niente male davvero se si tiene conto dell'imminenza delle vacanze natalizie coi suoi problemi), è partita con un bel match femminile di kick (la Wako ha aperto ufficialmente la kick anche alle donne dai prossimi Europei di Budva-Montenegro del prossimo ottobre). Di fronte la milanese Valeria Imbrogno della University of Fighting e la torinese Loredana Piazza della Sap Team di Stefano Gila. La Imbrogno sembrava dovesse fare boccone della piccola torinese che è partita contratta nella prima ripresa ( fors'anche perché era la prima volta che appariva in un grande proscenio),ma dalla seconda , superata l'impasse iniziale, Loredana ha messo in mostra un bel caratterino e ottime tecniche. Ne è uscito un match molto piacevole e ben combattuto dalle due ragazze. Ma alla fine, la maggior potenza dei colpi della Imbrogno ha fatto la differenza e ha meritatamente vinto. Subito dopo il milanese Emanuele Ciavarella ( che si cimenta anche nel full contact), allievo di Roberto Giacomelli della Bulldogs Gym, affrontava nella Thai/kixkboxing il bustocco Michele Valleri della palestra Olympia . Ma quest'ultimo si è rivelato troppo forte per lui e già nel secondo round doveva alzare bandiera bianca : dopo un'ennesima gragnuola di colpi , veniva decretato K.O. dall'arbitro centrale Ruggiero Valenti. Nel terzo incontro, la coriacea Laura Tavecchio dava prova della sua straordinaria forza e sebbene la serba Biljiana Vucetic abbia cercato di resisterle in tutti i modi, al quarto tempo è stata decretata K.O. : non si reggeva più sulla gamba sinistra martoriata dai suoi potenti low-kick. La serata saliva ancora di tono con una buona proposta di full contact. Di fronte un veterano della specialità coi suoi 46 match in carriera - molti dei quali anche di pugilato -, Matteo Cortesi che oggi milita per la Doria e un azzurro di Fikeda ai Mondiali di Parigi, Michele Manzoni di Civate. Mi ricordavo un Cortesi potente sia di calcio che di pugno, ma quando è partito l'incontro francamente ho notato che i colpi di Manzoni erano migliori in ogni reparto. L'incontro è stato molto equilibrato, ma a mio avviso il full contact di Manzoni è apparso più convincente e spettacolare e avrebbe meritato la vittoria. Di diverso avviso sono stati i giudici e il Palalido è stato impietoso: ha sonoramente fischiato per la prima e ultima volta. Molto interessante anche l'incontro successivo perché si sono affrontati due atleti dalle caratteristiche completamente diverse: Lorenzo Paoli , della University Of Fighting di Alberton e Sirtori, è un atleta magro, alto e longilineo per la sua categoria. Laze Suat, dell'Unione Sportiva Lombarda, un atleta dalle origini rumene allenato da Massimo Spinelli, invece è tracagnotto, tarchiato e basso. Paolo è stato molto intelligente: viste le masse muscolari dell'avversario, ha pensato bene di stargli sempre alla larga, di non scambiare mai alla corta distanza, e di batterlo sul piano puramente tecnico. Suat si è mostrato molto aggressivo, persino spavaldo in alcuni frangenti. Si è accattivato le simpatie del pubblico buttandosi all'arrembaggio, ma Lorenzo non si è mai fatto trovare e ha meritatamente vinto.Anastasia Sorinova non compariva in Kickboxing Superstar dal duro incontro con la molto più esperta portoghese Dina Pedro. Lino Guaglianone l'ha allenata e accolta nella sua famiglia da quando aveva 15 anni e oggi, una splendida fanciulla, è tornata sul ring più convinta che mai, sciorinando splendide tecniche di calcio ( tra cui un calcio doppiato, che non ricordo di aver mai visto in un match di kick. La serba Maja Dukanovic è stata letteralmente annichilita in meno di due riprese da tanta potenza, agilità e flessibilità. La serata era ormai entrata nel vivo, stavano per entrare in scena i pezzi da novanta. Era il turno del tailandese Wanlop Sitpholek, 185 incontri in carriera - un curriculum impressionante - , contro il francese di chiare origini magrebine, Jassine Benhadj del team Kuider di Parigi. Peccato solo che il match non fosse di Muay Thai tradizionale, bensì di Thai/kickboxing. Peccato perché i due, che hanno ovviamente gli automatismi della Muay Thai ( dove si può afferrare la gamba dell'avversario quando questi calcia e colpire) continuavano sì ad afferrarsi, ma l'arbitro centrale che era costretto ad arrestare sempre l'incontro proprio sul più bello.Ne è uscito un match molto equilibrato, dove Jassine, per nulla intimorito dal miglior palmares di Wanlop, ha tenuto bene il campo ribattendo colpo su colpo. Alla fine, anche i giudici hanno decretato la parità. Angelo Valente, uno dei poulains di Guaglianone, tentava quella sera l'assalto al titolo mondiale dello spagnolo Ignacio Sanchez, allievo di Vicente Eguzquiza. Purtroppo Sanchez si infortunava a Marsiglia in un torneo di full contact promosso da Eric Romeas meno di un mese prima, e allora Eguzquiza lo sostituiva con un altro suo allievo, Ruben Diaz. Il basco ( viene da Pamplona), si è rivelato subito un atleta forte di pugno, irruente. Angelo è stato bravo nella prima ripresa perché ha saputo essere mobile e a rientrare sullo spagnolo con ottimi calci bassi, ma nella seconda ripresa, ad un certo punto è come se improvvisamente gli fosse mancata benzina nel motore. Si è bloccato alle corde in difesa e non ha saputo uscire da una serie impressionante di colpi di pugno che lo spagnolo gli scaricava addosso. Inutilmente dall'angolo venivano indicazioni precise: Angelo nons entiva e non riusciva più a reagire. Colpito anche da un potente calcio al volto proprio mentre stava per andare al tappeto, Valente non ce l'ha più fatta a rialzarsi in tempo per continuare ed è stato decretato K.O. Peccato perché l'incontro era partito con ben altre prospettive. E si arrivava così a quello che, a mio giudizio, era il più atteso incontro della serata. Di fronte infatti due grandi campioni. Uno, Aurelien Duarte, ormai di casa a Kickboxing Superstar e amatissimo dal pubblico, specie dalle donne. L'altro, il montenegrino Ivan Strugar, assolutamente sconosciuto al grande pubblico milanese, m che io invece conoscevo benissimo per essere un campione del mondo Wako-Pro che in carriera non solo ha vinto tutto quello che si può vincere, ma che non ha mai sbagliato un match. Pensate che Strugar, atleta di punta della nazionale jugoslava, è stato campione del mondo Wako-Pro nei 71 chili, quindi nei 75, poi nei 78.100, quindi negli 81.400, in un crescendo di tecnica e potenza davvero impressionanti. Oggi, che è intorno agli 83 chili per 188 centimetri di altezza , si è posto l'obbiettivo di vincere anche negli 85 chili. Contro Duarte, che non aveva mai incontrato, è partito subito al centro del ring che non ha più mollato. Non è mai arretrato di un passo, se non per schivare sapientemente le belle ed eleganti soluzioni di calcio del francese, che alla fine ha dichiarato di non essersi presentato al meglio. Ma imprimendo all'avversario una pressione costante utilizzando molto il calcio frontale della gamba avanzata che alternava con circolari al tronco e al volto e soprattutto mostrandosi solidissimo di pugno, Strugar faceva suo il match, con giudizio unanime, mettendo in seria difficoltà Duarte nella quinta e ultima ripresa. Mi piacerebbe molto vedere Duarte a Podgorica, la capitale del Montenegro, proprio nella prossima difesa mndiale di Strugar, ma sulla distanza di 12 riprese come da regolamento internazionale nella low-kick. Sarebbe un fantastico spettacolo per le solite 7000 persone - il tutto esaurito nel palasport locale - che di solito lui ha. L'ultimo incontro metteva di fronte due vecchie conoscenze del ring. Il croato Sinjsa Andrjasevic, tirato a lucido, tonico e dimagrito rispetto al suo ultimo match contro l'inglese Russell (ha fermato l'ago della bilancia a 94 chili!), e il greco Paris Vasilikos, già vincitore di una sfortunata edizione del K-1 di Bologna, che invece era sopra i 100 chili. Beh, il match è partito subito malissimo per il croato: dopo alcune schermaglie di studio, il greco ha rotto gli indugi e pim pum pam, bella combinazione classica di diretto destro, diretto sinistro e calcio circolare sinistro al volto di Andrjasevic che si abbatteva sulle corde, schiantato. Era il primo conteggio. Buon per lui che l'azione era proprio allo scadere del tempo e la campana lo ha salvato . Si sedeva pesantemente sullo sgabello e la sensazione era che non ce l'avrebbe fatta a continuare tanto a lungo. Vasilikos sapeva di avere in pugno l'incontro, e all'inizio della seconda ripresa è partito deciso a porre fine all'incontro. Altra combinazione di pugno, questa volta , col croato alle corde che cercava di bloccare l'iniziativa dell'avversario, ma su un altro buon destro alla tempia che gli ha fatto piegare ancora le gambe, veniva decretato il K.O. quando Sinjsa aveva ancora il ginocchio a terra. A 36 anni, con una carriera lunghissima e logorante alle spalle, fossi nei suoi panni, sarebbe il caso di pensare al ritiro . |