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Europei wako 2004

EUROPEI BUDVA:
“la parola al presidente”.

OSPITIAMO CON ORGOGLIOSO ENTUSIASMO QUESTO ARTICOLO CHE ILLUSTRA SINTETICAMENTE LE IMPRESSIONI DEL PRESIDENTE F.I.KB, SULLA PROVA RESA DALLA SQUADRA AZZURRA, AI RECENTI CAMPIONATI EUROPEI WAKO, DAL TITOLO:

TUTTE LE MEDAGLIE DI BUDVA

Di: Dott. Ennio Falsoni

Sono stato in Serbia e Montenegro (come viene chiamata oggi quello che resta della Yugoslavia) un’infinità di volte ormai. A chi mi chiede “come mai”, dirò subito che la ragione è molto semplice: esiste una grande tradizione sportiva in questo paese, esistono grandi atleti, e soprattutto si respira da queste parti un’importanza che viene data alla kickboxing che non esiste da altre parti.

 

Hai proprio l’impressione che lo sport che pratichiamo abbia un largo seguito popolare. Stampa e televisione sono sempre presenti con numerosi giornalisti, ampi spazi sui quotidiani e nei telegiornali. Insomma è un piacere essere da queste parti, incontrare Ministri dello Sport, Primi Ministri, Presidenti della Repubblica, gente ad altissimo livello che in Italia ci sogneremmo d’incontrare per ragioni meramente sportive. Il Montenegro poi ha anche una sua attrattiva paesaggistica.

   

Gli alti e neri monti dei Balcani che si tuffano nel mare, le piccole baie, le cittadine sul mare col caratteristico campanile a punta , opera dei veneziani che hanno dominato su queste coste per secoli, l’isola di S.Stefano, un vero gioiello. Se a tutto ciò si unisce l’indubbia capacità organizzativa della federazione serba, ecco che abbiamo abbondantemente spiegato perché siamo di nuovo qui. Arriviamo a Budva con due arbitri internazionali (Roberto Fragale e Francesco Pellegrino), 26 atleti nelle tre specialità del ring della kickboxing, ossia full, low-kick e thai/kickboxing, guidati rispettivamente dai 4 tecnici Donato Milano (Massimo Liberati è dovuto restare a casa per ragioni familiari), Massimo Rizzoli, Riccardo Bergamini e Mauro Samperi.

 

La squadra, che ha ben lavorato nella fase di preparazione, ha una marcia in più quest’anno: quella della coesione, quella del collettivo, del gruppo affiatato che sostiene l’amico fuori e quando è impegnato sul ring. Dirò subito che se siamo riusciti a fare buon bottino, lo si deve innanzitutto alla bravura dei singoli, ma anche alla forza del gruppo.

 

I nostri avversari li conosciamo bene. Sono quelli di sempre. La Russia in primis, che è sempre una vera e propria corazzata Potomkin; i padroni di casa, che hanno nelle discipline da ring le uniche che praticano; i bielorussi, grandi specialisti di thai; eppoi finlandesi e norvegesi ( che presentano corpi che paiono scolpiti nella roccia), francesi la cui squadra è imbottita di magrebini e “pieds noirs” , tedeschi che stanno avendo un buon ritorno negli sport da ring dopo un lungo periodo buio,
bulgari, croati, macedoni. 25 le nazioni presenti, ma quelle citate erano certamente le più rinomate e importanti, anche se le sorprese non sono mancate, magari complice un po’ anche la ...fortuna.
Come il caso del giovane cipriota Phillip Billides che, raggiunta la semifinale di Thai-kickboxing in cui doveva incontrare una delle nostre punte di diamante della squadra, il livornese Michele Iezzi, giovane poulain della scuderia dei fratelli Rizzoli – su cui avevamo speranze di medaglia d’oro , per intenderci-, passa invece il turno e quindi accede alla finale senza colpo ferire. Cos’era successo? Michelino, complice del cibo ingurgitato ( o chissà cosa diavolo d’altro) che deve avergli fatto male, aveva passato la notte...in bagno, a vomitare anche l’anima, e il giorno seguente il medico lo ha fatto ricoverare d’urgenza perché praticamente disidratato. Billides ha così incassato un argento che magari non avrebbe mai vinto. Infatti, contro il bielorusso Andrei Kotsur in finale non c’è stata storia.

 

Ma, per restare in tema di Thai, è finalmente arrivata la volta di Gianpietro Marceddu, piemontese di nascita – classe 1975 – ma ormai toscano d’adozione, avendo frequentato e insegnato a Livorno nella palestra di Massimo Rizzoli per anni e attualmente occupato a Firenze nella società Ki-Dojo. Nei 51 chili, Marceddu ha provato in carriera , come azzurro, a tirare sia nel full che nella low-kick. Ma è stata in questa specialità che lui ha cominciato a praticare solo qualche anno fa che ha trovato finalmente la gloria dopo tanti piazzamenti. Ha vinto finalmente l’oro avendo battuto in finale ai punti il serbo, un giovane scuro di pelle, di probabili origini rom. Un simpatico gipsy per intenderci.

  

Altro metallo prezioso ( argento) è stato portato a casa dal siciliano Salvatore Abate, altro uomo di punta nella squadra Thai. Allievo di Mauro Samperi, Salvatore si era già guadagnato la medaglia di bronzo ai Mondiali dello scorso anno a Yalta (Ucraina). Qui è partito come testa di serie numero due nella sua categoria (81 chili) e in finale, dopo aver superato ai punti con una condotta intelligente il serbo Aleksandar Maric , incontrava appunto la numero uno, lo statuario russo Magomed Magomedov, un ragazzone abilissimo sia di calcio che di pugno. Abate era comunque tranquillo e preparato. Parte il match finale, siamo tutti lì a farli il tifo che “pam”, al primo low-kick che lancia, notasi bene “il primo”, si apre letteralmente il muscolo paratibiale. Era successo che Magomedov aveva alzato la gamba sinistra per bloccare il calcio destro in linea bassa di Salvatore, e l’impatto è purtroppo avvenuto sul ginocchio avversario. Si sono aperti due squarci, ma quello di Abate era impressionante perché gli si vedeva l’osso tibiale. Match finito e addio speranze ...
Stoico poi il nostro, perché si è fatto ricucire lo sbrego subito dopo senza manco anestesia locale!

 

Per finire con la Thai , non mi resta che citare Marco Mastrorocco che nei75 chili, una categoria molto dura e affollata, è riuscito a portare casa il bronzo ma con grande bravura e dignità. Nei quarti, in un match stupendo, è riuscito a battere un atleta locale, Miloje Petrovic ( e battere i locali non è mai facile!). In semifinale ha certamente trovato un atleta più forte di lui, il bielorusso Kyril Astraukhan, e non c’è stato niente da fare.

 

Nel full contact, sicuramente la disciplina principe tra quelle da ring presentate, quella che ha annovera sempre il maggior numero degli atleti, su 9 atleti italiani presentati solo 2 sono andati in medaglia. E scusate se è poco con quello che c’è in giro in questa disciplina. Abbiamo conquistato
1 bronzo con Biagio Tralli di Matera,allievo di Donato Milano che nei quarti aveva addirittura battuto lo svedese Thomas Karlsson , lo ricordate?, oro agli Europei di Leverkusen (germania) qualche anno fa dove battè in finale nientemeno che il francese Habano Fouad e per K.O.! Quindi, un cliente che ve lo raccomando! Temevo proprio che, vista la notorietà e la validità dell’atleta avversario, per lui ci fossero poche speranze. Invece Biagio con i suoi continui spostamenti, con i suoi pronti rientri, lo ha messo in seria difficoltà battendolo poi ai punti nettamente. Un piccolo capolavoro che però non si ripetuto in semifinale dove ha incontrato il francese Malik Nagouchi – un nome, una storia che la dice lunga -, e non c’è stato niente da fare. Il francese ha finito poi per vincere, tanto per la cronaca, anche contro il russo Vladimir Pykhtin in finale.


La seconda medaglia , questa volta un altro prezioso argento, è venuta dal giovanissimo piemontese Ivan Sciolla, sicuramente sia dal punto di vista tecnico che da quello atletico-agonistico uno degli uomini più interessanti della nostra squadra se si pensa che ha solo 18 anni! E che a Settembre aveva vinto il titolo mondiale juniores a Carrara. Anche lui ha battuto un serbo in semifinale, Srdan Hadryanski, ma in finale ha trovato l’ennesimo russo, Dmitry Ayzyatulov, che era più alto, più forte fisicamente, meglio impostato di boxe e ha perso. Onore al merito.

 

Di tutti gli altri italiani, c’è poco da dire. Abbiamo visto alcune prestazioni poco convincenti, come quelle di Alessandro Spinelli di Roma , Giovanni Laterza di Bari, o di Michele Manzoni di Civate(Milano); o pesanti sconfitte come quella del romano Mauro Nerone che è incappato in uno spaventoso destro del finlandese Markus Hakulinen che lo ha mandato malamente al tappeto.
Tra le ragazze, mi è piaciuta la toscana Paola Torrente alla sua prima uscita internazionale che, pur perdendo di misura al primo turno contro la svedese Jenny Hardengz, ha un ottimo potenziale davanti a sè. Così come mi è piaciuta la romana Tatiana Rinaldi, nei 52 chili, che ha battuto la finlandese Hanne Makinen al primo turno e perdendo di misura in semifinale da una eccellente norvegese, Mette Solli, che poi dominerà in finale la campionessa del mondo uscente, la tedesca Fatma Akyuz. Nulla da fare invece per Silvia Panzeri (Civate) che pur lottando tenacemente, ha perso contro la tedesca Natali Kalinowski al primo turno, così come la bergamasca Barbara Pezzera, messa fuori nettamente dalla polacca Monika Florek . Ha tenuto alto il gonfalone di Bergamo invece Pierina Guerreri nei 70 chili. Dopo aver battuto nei quarti la svedese Sabrina Sedin , Guerreri ha trovato – pue lei – la polacca di turno, Karolina Lukasik, tecnicamente a lei superiore almeno di una spanna e non c’è stata storia.

La low-kick è stata la specialità che ci ha dato le maggiori soddisfazioni considerando il rapporto numero atleti-medaglie: 1 oro, 3 argenti e 3 bronzi .

 

L’oro è venuto da quella bergamasca eccellente che è Barbara Plazzoli. Dopo aver vinto medaglia analoga a Belgrado nel 2001, Barbara ha cercato nuovi stimoli e si è cimentata nella “kick” che lei non aveva mai praticato. Seguendo le indicazioni di Massimo Rizzoli, suo tutor, e allenata da Egidio Carsana, Barbara manca ancora , a mio avviso, dei meccanismi e della potenza necessaria nei low-kick per garantirsi un posto nell’Olimpo di questa specialità. Ma ha tecnica e soprattutto intelligenza strategica per sopperire a certe lacune tecniche. Ed è per questo che ha vinto, nonostante tutto, battendo in finale la serba Goranka Blagojevic.

  

I bronzi sono stati nell’ordine vinti da Mario Donnarumma di Napoli, battuto in semifinale dal polacco Michal Tomczykowski; Stefano Paone di Pescara , allievo di Riccardo Bergamini, fermato nella sua corsa solo da colui che poi sarà il vincitore nella sua categoria, il russo Dmitry Krasichkov; Umberto Lucci della Yama Team di Roma ( già bronzo anche lui ai Mondiali di Yalta), battuto in semifinale dal solito russo di turno, Alexandr Poydunov , a mio avviso, uno dei migliori atleti di questi Campionati d’Europa. E lo ha dimostrato a Podgorica, la capitale, dove si è tenuto una sorta di Gala con una decina di finali. Contro l’idolo serbo Ninic Drazenko, pluricampione d’Europa e del Mondo a livello di campionati Wako.

 

Tra gli argenti, cito subito la bella medaglia della romana Rita de Angelis, allenata da Giorgio Perreca. Dopo aver battuto la Imbrogno a Como nei primi mesi di quest’anno, la vita della romana non è più stata la stessa. Ha scelto la low-kick. Purtroppo, non avendo ancora certi automatismi, ogni tanto si scorda di bloccare i calci in linea bassa delle avversarie. Come in finale, dove è approdata dopo aver battuto l’ungherese Reka Krempf. Contro la russa Maria Krivoshapkina, è andata letteralmente nel pallone nella prima ripresa, non riuscendo a fare un bloccaggio ch’era uno.
Quando si è svegliata, nella terza ripresa, ormai era troppo tardi e l’oro aveva già preso il volo.
Peccato perché la ragazza ha un ottimo temperamento che, se sorretto da tecnica adeguata, potrà portarla lontano.

 

L’altro argento è venuto da un’altra ragazza pescarese allenata da Riccardo Bergamini, da Mimma Mandolini, anche lei alla prima esperienza internazionale, che in finale ha trovato la solita russa esperta pure di boxe , Lopatina Lyubov, che l’ha fatta soffrire. Ma è stata bravissima a finire l’incontro e a farsi una grande esperienza.

 


Ho volutamente lasciato per ultimo Daniele Petroni, argento nei supermassimi di kick ( lui che pesa oggi 94 chili soltanto!) perché per lui dovrei scrivere un articolo a parte.
Ebbene Daniele è stato grande , grande, grande (non sto cantando Mina).Dovrebbe esservi nota la storia di questo ragazzo di ormai 31 anni. E’ stato un campione da subito. Della scuola di Massimo Rizzoli, livornese verace, ultras della squadra cittadina locale, già bagnino d’estate e istruttore di kickboxing l’inverno, Daniele ha vinto in carriera quasi tutto quello che c’è da vincere. Ha militato per tanti anni nei 75 chili e in quella categoria non ha avuto rivali per diversi anni, battendo persino atleti del calibro del serbo Ivan Strugar, oggi un idolo nel suo paese. Purtroppo fu proprio Strugar a portargli via il titolo mondiale circa 6 anni fa. Poi un brutto incidente in macchina. Una brutta botta alla testa e Petroni che letteralmente sparisce dalla palestra e dalla kickboxing. Di lui non si sente più parlare, né lo si vede più in giro. Qualche anno dopo mi dicono che ha fatto di nuovo capolino in palestra. Il bell’ atleta tirato ch’era, s’era ...” sfasciato” : pesava 115 chili! Roba da non credere.
Il richiamo della foresta dev’essere stato fondamentale, perché nella sua testa è scattata una molla e un desiderio: provare a ritornare quello di prima. I ritorni sono sempre un po’ patetici. Quello di Daniele no. L’uomo soffre, si mette in dieta, comincia ad allenarsi sempre più regolarmente. Ci trova il, vecchio gusto. Sia per l’altezza che per la stazza, prima di questi Europei avevo suggerito che facesse i –91 chili, peso per lui fattibile. Invece ha voluto tentare nella categoria dei supermassimi, dove trovi di tutto, da quelli di 100 a quelli di 125 chili. Mi pareva una follia. Non per Daniele. “ So che sono più grossi – mi ha detto - , ma conto sulla velocità”... Se era convinto lui, perché no?

 

Ebbene a Budva ho assistito a un match epico contro il serbo Draagan Jovanovic, un tarchiatissimo atleta dal fisico possente e dalla mascella quadrata. Mi pareva solido e fortissimo. Ebbene Daniele, che mi aveva parlato di velocità ( pensavo anche di spostamento), si è piantato al centro del ring e ha cominciato a scambiare con lui alla corta distanza. 10 chili di differenza tra i due, ma credetemi: i colpi più forti e potenti erano dell’italiano. Cavolo, avevo assistito a decine e decine di incontri in cui serbi e russi, come tritasassi, avanzavano sempre e comunque. Era una soddisfazione, un piacere, vedere invece adesso il contrario! Ivan Strugar, tutti, eravamo in piedi a vedere questa icona del passato che stava facendo una cosa incredibile. Bravo davvero, un cuore immenso, la tecnica sempre valida . Un vero piacere per lui e per l’Italia tutta. Petroni vinceva all’unanimità l’incontro di semifinale, ma purtroppo proprio sul finire dell’incontro, subiva uno stiramento dei legamenti del ginocchio sinistro. Meglio lasciar perdere la finale. Ora che l’abbiamo ritrovato, spero solo che si rimetta al più presto e bene. Del resto, di atleti così, quanto dovremo aspettare per rivederne un altro uguale?

   

TUTTE LE MEDAGLIE ITALIANE
17° EDIZIONE CAMPIONATI D’EUROPA WAKO – SPORT DA RING –
BUDVA – MONTENEGRO – 21-24 OTTOBRE 2004


FULL CONTACT - UOMINI
KG.-51 2° IVAN SCIOLLA (CUNEO)
KG.-63 3° BIAGO TRALLI (MATERA)

FULL CONTACT –DONNE
KG.-52 3° TATIANA RINALDI (ROMA)
KG.-70 3° PERINA GUERRERI (BERGAMO)

LOW-KICK UOMINI
KG.-60 3° MARIO DONNARUMMA (NAPOLI)
Kg.-75 3° STEFANO PAONE (PESCARA)
KG.-86 3° UMBERTO LUCCI ( ROMA)
KG.+91 2° DANIELE PETRONI (LIVORNO)

LOW-KICK DONNE
KG.-52 2° RITA DE ANGELIS (ROMA)
KG.-56 1° BARBARA PLAZZOLI (BERGAMO)
KG.-65 2° MIMMA MANDOLINI (PESCARA)

THAI/KICKBOXING
Kg.-51 1° GIANPIETRO MARCEDDU (FIRENZE)
KG.-63 3° MICHELE IEZZI (LIVORNO)
KG.-75 3° MARCO MASTROROCCO (PISA)
KG.-81 2° SALVATORE ABATE ( CATANIA)

Ulteriori informazioni su: www.fikb.it



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