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CRISTIAN

CRISTIAN VINCITORE O SCONFITTO?

Vincere cosa… vincere chi?

DI: DOTT.  GIULIO SOCCI

Come tutti certamente saprete, sabato 22 novembre Cristian ha combattuto contro Kaopom-Lek.

Cristian è conosciuto come “il riscatto italiano della Muay Thai”, con i suoi matches disputati e molti dei quali vinti in Thailandia contro atleti di questi circuiti.  Kaopom Lek è uno dei più forti atleti di Muay Thai in Thailandia il quale spesso viene in Italia per disputare dei matches con  francesi, olandesi o belgi di turno (non esistendo italiani che, forse,  possano anche solo “pensare” di incontrarlo) i quali, sistematicamente, vengono da lui battuti, malgrado molti di essi, per accettare di confrontarvisi, “esigano” estromettere i gomiti dai colpi consentiti (i colpi di gomito sono la sua imbattibile specialità per  la quale è conosciuto - e soprattutto temuto - in tutto il mondo!).  Per la prima volta ha potuto combattere contro un italiano che ha accettato di misurarsi col campione thailandese  con i colpi di gomito ammessi. Molte sono state le persone accorse a gustarsi il confronto, molti quelli che avevano sperato in una sua possibile vittoria, alcuni altri, intervenuti sperando di vederlo ridicolizzare in poche battute. Quel match lo ha vinto Kaopom Lek per ferita all’arcata sopracciliare, inferta con una gomitata d’incontro che  ha richiesto (si dice) 16 punti di sutura! Questo è avvenuto alla fine del terzo round, dopo aver subito due conteggi da parte dell’arbitro centrale, uno nel 2° round, provocato da una gomitata al mento, un altro nel 3° round (poco prima della ferita) con un potente calcio alla testa. In entrambi i casi si pensava, temeva, o si sperava….che Cristian fosse fuori combattimento, ma ogni volta, testardo ed indomito guerriero, si è rialzato ed ha  ripreso a combattere con lo stesso coraggio precedentemente mostrato;anzi, in più di una occasione le sue ginocchiate hanno insidiato il viso del campione, rasentando il “colpo di scena”…. Ma, sicuramente,  nel percorso, si sarà accorto ed avrà capito che l’avversario era più forte di lui…ma ha continuato a compiere la propria missione progettata e desiderata: riuscire a combattere contro i più forti… i migliori! La conseguente sconfitta di Cristian ha poi generato, in alcuni “forum di discussione”, qualche post di intervento dove lo si è definito “una pippa”… in altri “un martire”, mandato al macello da gente di pochi scrupoli… in altri ancora un eroe nazionale! Con la stessa facilità con la quale lo  si era prima osannato… ora alcuni lo rinnegavano usando il termine “ridimensionamento”… Ho sinceramente pensato allora che, forse, se fortunatamente avesse vinto quello stesso incontro con una di quelle ginocchiate… oggi credo che gli stessi lo acclamerebbero come un “eroe”… e forse si accanirebbero contro il campione thai… definendolo “una pippa”? A parte il luogo comune proverbiale per cui tutti saremmo naturalmente ed istintivamente pronti ad accanirci contro lo sconfitto ed a brindare sempre con il vincitore…. Forse, per scaricare e proiettare le proprie frustrazioni si dice… Ma se potrei, forse, essere d’accordo con questa ultima parte, sicuramente non lo sono sul fatto della sua naturalezza…  Secondo me “istinto e naturalezza” sono due cose “simili”, ma “diverse”. Ritengo, infatti, le azioni naturali un qualcosa, una “pulsione” in seguito ad un  “sentimento” che nasce da dentro e che si sente il bisogno di esprimere palesemente… Ritengo, invece, che l’azione istintiva sia dettata da regole ed abitudini comportamentali introiettate intimamente attraverso l’educazione e la formazione della propria “esterna” personalità, nell’ambito sociale in cui viviamo. Già questo la dovrebbe dire molto lunga sui comportamenti avuti da molti di noi… ci lamentiamo continuamente del cinismo ed opportunismo di questa nostra società… e ci dimentichiamo, forse… che siamo noi tutti a determinarla nel suo continuo divenire!

Queste appena espresse sono alcune riflessioni intime e personali che gli episodi sopra narrati mi hanno generato… ma ve ne sono anche altre, ancora più articolate, di cui  vorrei ora con calma parlare ed esporvi….

Sapete tutti qual è stato l’esito dell’incontro: Cristian ha perso il combattimento con Kaopom-Lek. Questo è quello che palesemente e superficialmente appare, quello che tutti “possono” e, per alcuni, solo quello che “vogliono” vedere, ma, forse, non proprio quello che è… Ma come? direte voi…  In tanti hanno visto Cristian andare giù e sanguinare… Ma proviamo a domandarci: cosa è la “vittoria”? Cosa vuol dire “vincere”? In questo caso, penso, tutti noi potremmo rispondere che vincere è dimostrare di essere superiori al nostro avversario. Benissimo, forse, per alcuni versi ed accezioni, sono d’accordo. Ma chi è stato superiore? Chi, nella nostra interpretazione, riteniamo abbia vinto l’incontro, vero?

Quindi, non certo Cristian. Ma perché considerare e vedere Cristian come un perdente? Egli ha perso cosa? Il fatto di non essere stato superiore a Kaopon-Lek come molti avrebbero forse sperato, temuto o preteso?

Essere vincenti  o sconfitti dipende da quello che sono le nostre aspettative.

Quello che manca, invece, è ciò che siamo e sentiamo di essere in quel momento, mentre siamo sul ring, mentre stiamo combattendo. Abbiamo questa consapevolezza? Oppure, mentre combattiamo, pensiamo solo di dover vincere, oppure pensiamo che… stiamo perdendo? Forse riteniamo che, a seconda dei due casi, il nostro atteggiamento e comportamento debba cambiare? Forse, mentre siamo sul ring, non pensiamo…  combattiamo! In quel momento siamo soli e stiamo  dando il meglio di noi stessi. Attenzione: “il meglio” non è solo quello che potenzialmente in assoluto siamo in grado di fare, ma, forse, quello che “in quel momento” stiamo dando. Sì… comunque sia, in quel momento diamo il meglio. Anche quando  non ci siamo mentalmente, cosa pensate che stiamo dando in quel momento? Il meglio che in quel momento possiamo dare… non può che non essere così, vero? Quando si riesce a fare questo… non possiamo che essere vincenti. Quind:i come possiamo “noi” giudicare chi sia vincente e chi sconfitto? Possiamo solo prendere atto di chi ha vinto il confronto “tecnico” tra i due. Quello che noi chiamiamo vittoria, “vincere” , penso derivi solo da una visione contrapposta delle situazioni in cui ci troviamo, dell’esperienza che stiamo vivendo. Siamo abituati a vedere le varie situazioni come bianco o nero. Non facciamo altro che interpretare le situazioni che accadono entro quella che è la nostra “istintiva” contrapposizione dualistica ( bianco o nero), perdendoci così, purtroppo, tutte quelle sfumature che sono comprese tra i due colori solo apparentemente antagonisti. Vincere o perdere dipende da come noi interpretiamo gli eventi. Vincere, quindi, non è un termine assoluto, ma relativo. Attenzione: non relativo al fatto che, se c’è un vincitore, è perché c’è un perdente; vincitore relativamente alle aspettative e proponimenti personali in quell’evento.

E’ vero, si sale sul ring per vincere, ma vincere cosa… o vincere chi? Ci siamo mai fatti questa domanda, forse assurda? Vincere l’incontro con il nostro avversario? Ma, per sperare di poter vincere l’incontro, cosa abbiamo fatto? Per poter sperare o pensare  di vincere, naturalmente dobbiamo anche accettare il fatto, forse, di potere eventualmente perdere il confronto. Il che è, forse, o potrebbe essere la stessa cosa... L’una sembra non possa esistere senza l’altra: due facce della stessa medaglia.

Ma, evidentemente, non ne siamo consapevoli, dal momento che saliamo sul ring per vincere… nessuno salirebbe per perdere, vero?  Ma, consciamente, dovremmo considerare che potremmo  anche perdere. Può darsi che, più o meno consciamente, evitiamo di pensarci, ma l’uno è dentro l’altro. Generalmente, crediamo di dover pensare solo a vincere, solo alla vittoria. Non pensiamo a come evitare la sconfitta, a non perdere,  quindi, forse… pensiamo  sempre e solo di poter vincere. Dal momento che tentiamo di separarli nasce il conflitto. Perché,  forse, separando la sconfitta non potrebbe esistere la vittoria… non potrebbe, senza il suo opposto. Pertanto,  vittoria è l’opposto di perdita e perdita è l’opposto di vittoria. Questo sembra ovvio, ma, se facciamo attenzione, vediamo che non è tanto ovvio…. “Ovviamente”, forse, finché non lo si comprende e, quindi, non lo si accetta! Il fatto che siano opposti vuol dire che, per esistere l’uno, deve esistere anche l’altro. Vittoria non è un termine assoluto e non potrebbe esserlo, proprio in virtù del suo significato relativo a qualcosa o  qualcuno. La nostra mente, il conscio e l’inconscio, sono formati su queste idee. Ma, generalmente, il conscio tende a reprimere quello che sono termini che reputiamo e connotiamo come negativi, così come, forse, anche ammettere e accettare la perdita, la sconfitta. Ma non si può eliminare, proprio perché altrimenti non esisterebbe la Vittoria.

Di tutto questo processo, forse, possiamo non essere consapevoli… Per quanti, invece, riescono a comprendere questo processo, ecco che la vittoria può assumere un diverso significato e cioè “l’accettare il termine contrapposto”. Per poter vincere, “il guerriero” deve saper accettare la possibile sconfitta. Ma come? direte voi, come è possibile accettare la sconfitta già prima di combattere? Pensare di vincere, pensare alla vittoria senza pensare ed essere pronti ad accettare anche la possibile sconfitta…. cosa pensate sia se non già un’ intima sconfitta personale? Perché? Per il fatto che non vogliamo accettare o considerare una parte di un tutto che è compresa nell’idea stessa di combattimento. Se non comprendiamo che il combattimento è l’uno e l’altro, che è vittoria quanto sconfitta, ma ne consideriamo soltanto una parte, avremo già intimamente perso, in quanto manca qualcosa che completa la comprensione del combattimento stesso! Ecco perché pensiamo di aver vinto l’incontro, così come pensiamo di averlo perso; in tal modo,  interpretiamo solo quello che vogliamo o possiamo  vedere, ma non quello che,forse, è veramente il combattimento… Ma cosa vuol dire “combattere”? Forse… non solo vincere! Noi pensiamo al combattimento sul ring, vero? Ma quello è solo il risultato di ciò che siamo, di quel poco che forse abbiamo compreso. “Il guerriero”, dal momento che sale sul ring, ha già vinto, proprio perché pensa alla vittoria accettando eventualmente anche l’idea della possibile sconfitta. In realtà, la sua vittoria si è formata e compiuta già prima di salire sul ring, nel momento in cui comprende, in cui diventa consapevole, che la contrapposizione “vittoria e sconfitta” sono solo dentro di lui, in quella che è la sua interpretazione di ciò che accade, di quello che è la realtà.  Allora… siamo in grado, adesso, di poter dire chi è più forte? Chi pensa, crede e sa… solo di vincere, oppure chi accetta la possibile ed eventuale sconfitta per la gioia di potersi misurare in confronti ardui e pericolosi? Penso che, a questo punto, siamo in grado di poter rispondere, ognuno per proprio conto, in base a queste poche riflessioni… su chi sia… “IL VINCENTE”! (Ma attenzione a non farvi “imbrogliare” dai miei intricati ragionamenti… quel match di confronto… lo ha vinto KAOPOM LEK!)


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